San Lorenzo è sempre stato un quartiere un po' così. Dove il radical scicchismo della peggior risma si sublima e si auto imbroda facendosi estremismo folkloristico impastato di ottusità. Un fazzoletto di terra dove rischi di sentirti in una contrada medievale. Con tanto di porte, varchi, gabelle, piccoli staterelli o finte Libere Repubbliche che esercitano il potere per il potere, fine a se stesso.
Questa deriva è sempre stata in potenza, mescolata a tante altre cose (l'esprit popolare, poi il boom localaro, quello studentesco e così via) e mai esplosa del tutto, da un po' di tempo invece sta prendendo corpo, la annusi, la percepisci plastica nel comportamento - sempre più assurdo - delle persone, nell'escalation dei post sui social, nella ostentata caccia al diverso. San Lorenzo è forse l'unico posto, assieme a Garbatella?, in cui l'identità di quartiere, che di per se sarebbe una cosa santa e bellissima, si appalesa nelle patetiche vesti del fondamentalismo cieco, dell'intolleranza verso chi ha idee e opinioni diverse. Un territorio che rischia di chiudersi, sulla difensiva.
Il quartiere come una fortezza da "presidiare", tra l'altro dando importanza a quattro sfigati che dovevano invece essere solo ignorati e si sarebbero vaporizzati |
Il quartiere (o meglio una parte del quartiere che si crede maggioranza e che invece da oggi scopriremo non esserlo) ogni giorno di più è convinto di poter vivere non solo al di fuori dell'andazzo internazionale, non solo al di fuori dell'andazzo italiano, ma per fino al di fuori delle leggi comunali. Come se essere appassionati del proprio territorio consenta automaticamente di strumentalizzarne lo stato di diritto. A San Lorenzo le persone che non la pensano come questa rumorosa minoranza che si è auto eletta a leader non possono "entrare", vengono respinte alle porte del quartiere, come se una marcia di sfigati neo fascisti fosse per fino accettabile finché sta a San Giovanni e poi diventi un'onta quando si avvicina all'antico Scalo. Dinamiche da strapaese, da ultraprovincia, o da Scampia e da San Basilio. Decidete voi. Non a caso San Lorenzo ha le sue Repubbliche appunto (così si chiama uno dei comitati di quartiere più attivi, che opera all'insegna di un estremismo che farebbe tenerezza se non facesse rabbia) e ha i suoi precisi confini. Gli stessi personaggi che chiedono porti aperti a casa d'altri, a casa loro ergono muri e adottano l'espediente tipico della criminalità organizzata delle "vedette" e delle delimitazioni geografiche simboliche. San Lorenzo ha le sue porte fatte di scritte, di motti, di messaggi in codice, di infilate di manifestai abusivi. Devi capire che entri a casa loro. Succede sul muraglione di Porta Maggiore, succede a Largo Passamonti, succede perfino lungo le Mura Aureliane di Via di Porta Labicana dove uno dei centri sociali dimostra la sua pretesa onnipotenza, da anni, imbrattando con una scritta enorme uno dei più importanti monumenti della città.
Porta Maggiore, la più importante della città, si affaccia su un muraglione trasformato in bacheca loro e solo loro |
Zero rispetto anche per le mura di cinta del Cimitero Monumentale |
Un quartiere microscopico quanto a estensione, ma presidiato in maniera millimetrica. Se osi dire qualcosa contro l'ordine costituito e vieni riconosciuto come nemico o solo come persona dotata di un pensiero libero e di una opinione diversa, se va bene sono sputi in faccia. Come è successo ad uno di noi quando fece notare ad un attacchino che stava imbrattando abusivamente la città: "ah ma tu sei di Roma fa Schifo, SPUUH!!!" e anche "stai attento che io so dove abiti". Questo è ciò che in tutto il mondo si chiama criminalità e violenza e invece a San Lorenzo - ma purtroppo in buona parte di Roma - si chiama "organizzazioni sociali", "beni comuni", "spazi culturali"...
A queste persone non importa ciò che viene scritto sui muri addosso alle "porte" del quartiere. A loro importa solo l'atto del territorial pissing, far capire che loro possono, farti capire che stai entrando nel loro territorio. Men che meno a comitati di quartiere e gruppi di finto attivismo e vera propaganda importa - salvo eccezioni che per fortuna ci sono - il benessere del territorio stesso: interessa solo esercitare un presidio, interessa solo affermare un potere decisionale e di influenza: occupare spazi. Non interessa se il quartiere sta bene o sta male.
In questo quadro come può essere visto chi invece si vuole impegnare per un autentico bene comune senza alcun secondo fine e senza il minimo inquadramento ideologico e politico? Malissimo!
Quelli di Retake - una realtà sempre più matura, l'unica storia positiva della Roma atroce dell'ultimo lustro - hanno iniziato da qualche tempo a fare le loro azioni anti degrado nel quartiere. Ebbene, non ve lo diranno neppure sotto tortura perché non sono interessati a fare polemica, ma sapete che hanno dovuto fare dei retake sotto scorta perché venivano attaccati dai picciotti della mala che vi abbiamo descritto sopra?
Motivo? "Ripulendo cancellate la storia del quartiereh!". Come se l'identità la si potesse costruire sul degrado, la mancanza di rispetto del patrimonio architettonico, la bruttezza, la sciatteria. Ancora: "non potete togliere i manifesti dei centri sociali e degli eventi, ci togliete la libertà di espressioneh!". Per fortuna con i volontari in fratino blu non sono arrivati agli sputi...
Come dicevamo sopra: nella Libera Repubblica di San Lorenzo loro decidono le leggi. E qui le leggi dicono che se sei loro amico puoi affiggere dovunque, anche coprendo le regolari affissioni di chi ha pagato, anche imbrattando completamente edifici pubblici e addirittura scuole che potrebbero anche essere frequentate da ragazzi che non hanno nessuna voglia di vivere nel lerciume che a loro tanta soddisfazione dà. Loro decidono anche quali imprenditori possono operare nel quartiere e quali no, come in Corea del Nord, come nella Cuba dei tempi d'oro. Se sei amico puoi fare il tuo business, se non sei amico vieni massacrato: proprio ti prendono il tuo spazio, l'immobile di tua proprietà, e te lo occupano. Così hanno fatto con l'ex Cinema Palazzo nel quadro di una storia allucinante che ancora persiste nonostante le inchieste giudiziarie. Cose che se le fate voi finite a marcire in carcere, se le fanno loro diventano paladini della cultura. I brividi proprio...
E insomma chi arriva a ripulire, volontariamente peraltro, viene nella migliore delle ipotesi deriso e nella peggiore minacciato tanto da doversi muovere scortato dalla Polizia Municipale. A questo siamo...
Dopo i primi esperimenti però Retake non si è dato per vinto e anzi ha rilanciato. E così grazie alla capacità di questa organizzazione di interloquire altrettanto bene con la parte pubblica e con la parte privata, sono arrivate anche un po' di risorse. Realtà multinazionali ci hanno scommesso soldi a partire da Hertz per arrivare a Unicredit e così su San Lorenzo partirà un Retake sperimentale unico nel suo genere: ci saranno azioni ogni giorno per 5 mesi (fino a tutto ottobre), 5 volte a settimana. Sui siti e sui profili social di Retake si può sapere quando e come. La partecipazione è aperta a tutti, dalle famiglie del quartiere alle persone provenienti da fuori, dai singoli studenti ai gruppi aziendali che utilizzano il modello retake per organizzare team building.
L'organizzazione è riuscita a dotarsi non solo, come dicevamo, di un furgone, ma anche di un operaio specializzato. Retribuito. Questo significa che non solo si svolgeranno le azioni di ripulitura, ma che ogni nuovo reimbrattamento sarà gestito in maniera tempestiva con una successiva immediata ripulitura e vediamo chi si stanca prima. Un modello mai sperimentato prima che prevede una partecipazione anche economica degli esercizi commerciali: chi vorrà avere questo presidio dovrà pagare un contributo, dovrà dimostrare di crederci.
Una cittadinanza attiva contemporanea, focalizzata sui problemi (a differenza di quello che vi raccontano gli infojati dell'ideologia di cui sopra, scritte sui muri, scarabocchi e affissioni abusive sono un problema, e grande anche) e lontana dai tic che ci hanno portato dove siamo. A San Lorenzo dopo i fatti del 2018 con l'omicidio di Desirée Mariottini la situazione è complessa. Per uscirne c'è bisogno di questo tipo di iniziative; c'è bisogno di una lucidità civica che sappia mettere nella casella dei cialtroni chi si comporta da cialtrone e nella casella delle persone oneste e per bene chi si comporta in maniera civile; c'è bisogno di attività economiche che generino trasformazione urbana di qualità e che restituiscano opportunità e speranza (e forse tra The Students Hotels e Soho House qualcosa potrà avvenire).
La presentazione del progetto ieri |
Non basta togliere di mezzo spacciatori e micro criminalità, occorre recuperare un senso di appartenenza che sia radicalmente opposto a quanto proposto fino ad oggi. Occorre un senso di quartiere occidentale e serio, non una mafietta di quartiere retrograda e in definitiva sovranista. E a quel punto chissà che non se ne possa uscire fuori dignitosamente. Chissà che San Lorenzo - ormai rassegnata ad essere comandata a bacchetta da quella roba là - non si renda conto che la vera maggioranza del quartiere è questa roba qua...
Il progetto si chiama #magnificasanlorenzo, partecipate e soprattutto portateci i vostri bambini, poi diteci...