Dopo le palestre popolari, le osterie sociali, le ciclofficine occupate e gli interi palazzi residenziali sottratti con la violenza ai legittimi proprietari in ossequio ad una emergenza abitativa inesistente e inventata all'unico scopo di dar potere e ruolo a gruppi di potere paramafiosi che in cambio di case arbitrariamente assegnate in omaggio a amici e lacché possono disporre di forza contrattuale e di varie armi di ricatto, oggi abbiamo una novità ulteriore nella pozzanghera urbana di Roma: la redazione di giornale abusiva.
Si parla della rivista Scomodo. Scomodo è stata una iniziativa editoriale molto interessante. Al di là dei contenuti - spesso naif e velleitari e comunque concepibili solo in una città con una mentalità sociale e civica ferma a quarantacinque anni fa come Roma, dove i giovani non viaggiano, non osservano, non si confrontano e pensano che il mondo si esaurisca all'anello del Grande Raccordo Anulare - il progetto era interessante perché coinvolgeva le scuole, perché riesumava la vecchia pratica del giornalino scolastico, perché metteva in campo le forme della grafica editoriale e dell'illustrazione (fondamentali per l'editoria contemporanea) e perché tornava a riflettere sull'importanza di stampare riviste di carta.
Dopo i primi successi - come spesso accade agli immaturi e a chi è incapace di gestire in maniera civile la propria crescita nella società - evidentemente i "ragazzi" di Scomodo (a Roma chiunque parta con una iniziativa contemporanea - a riprova dell'arretratezza intellettuale della città - viene bollato come "ragazzo". I ragazzi di Scomodo, i ragazzi del Cinema America e così via...) si sono sentiti padroni del mondo e hanno deciso di far passi ulteriori. L'iniziativa editoriale studiata anche fuori da Roma e seguita da migliaia di lettori deve trasformarsi in qualcosa di più profondo, e quale strada migliore avendo le spalle coperte da amicizie giuste se non quella di entrare - come tutte le iniziative più tristemente in voga di Roma - nella più totale illegalità in nome di violenza, prepotenza, sopraffazione e concorrenza sleale?
Il progetto di per se è super interessante, intendiamoci. (C'è anche - guardatelo qua sopra - l'immancabile video aspirazionale che ovviamente omette il fatto che tutto il progetto si basa totalmente sull'illegalità). Creare una grande redazione del giornale che però sia aperta a tutti, funga pure da hub culturale per eventi e presentazioni, sia accogliente per i bambini e per chi vuole andarci perfino solo a giocare, si apra al coworking ospitando postazioni e librerie e anche spazi per la ristorazione. Questo non è certamente l'unico modo, ma senz'altro è uno dei modi grazie ai quali un qualcosa che si chiama "giornale cartaceo" può sopravvivere e guadagnarsi il proprio ruolo nella società e nella città. Dunque bravi per la visione. Peccato per l'attuazione. Perché se la visione è internazionale e centrata (e chapeau un'altra volta!), la attuazione è disgustosamente romana e basta rifletterci cinque minuti per scoprire quanto è raccapricciante e quanto manca di rispetto alle migliaia di imprese culturali della città che lottano ogni giorno per stare nella legalità.
Quale è il progetto? Facile facile: occupare abusivamente un enorme garage di 2000 mq a Via Statilia. Di proprietà di Inps\Cassa Depositi e Prestiti. Insomma di proprietà dello stato italiano e dunque di tutti noi. Un immobile che qualora fosse liberato dagli occupanti abusivi potrebbe essere venduto, valorizzato e trasformato probabilmente in residenze o albergo. Un progetto che, se la proprietà fosse messa nelle condizioni di attuarlo, genererebbe molti molti molti più posti di lavoro rispetto al numero stesso di famiglie oggi ospitate in nome della fasulla emergenza abitativa che dicevamo sopra. Solo questo calcolo algebrico può bastare, per tutti, a spiegare l'imbroglio che c'è dietro queste occupazioni: danno risposte al disagio di 100 famiglie? Forse è vero. Ma l'immobile che usurpano potrebbe dare risposte al disagio di 200 famiglie. E in più potrebbe farlo generando lavoro sano, vero, legale, e non illegalità gestita da movimenti para-camorristici che sfruttano la disperazione delle persone per tornaconto e giochi di potere. Con questa gentaglia i ragazzi di Scomodo hanno deciso di allearsi. Questo è l'esito a cui è arrivata una delle iniziative editoriali più interessanti degli ultimi anni.
Non è la prima volta che il gruppo di Scomodo "occupa" spazi pubblici più o meno abbandonati. Lo hanno fatto con lo Stadio Flaminio, con gli Ex Arsenali Pontifici o con Palazzo Nardini con un bel girotondo a cui si unì Luca Bergamo... I temi erano sempre sbagliati beninteso: contro lo sviluppo, contro la rigenerazione urbana, contro la generazione di posti di lavoro. Secondo la visione ridicolamente naif del mondo dei ragazzi di Scomodo ogni spazio abbandonato della città dovrebbe essere trasformato in un non meglio specificato "spazio culturale" (magari gestito da loro o ospitante la loro redazione). Poco importa se la città è già ricolma di spazi culturali che non riesce a gestire e poco importa che le pratiche di rigenerazione urbana prevedano per gli spazi abbandonati un mix di funzioni: culturale certo, ma anche residenziale, ricettivo, commerciale, artigianale e molto altro. Ma quando si è giovani si ha diritto di sognare e perfino di ritenere che ogni area non utilizzata tramuti le proprie funzioni in sala prove per boy band o skate park. La cosa grave è quando queste legittime aspirazioni giovanili che si dissolvono crescendo vengono avallate da politici navigati e scafati in cambio di facile consenso. Questo è veramente meschino e questo è avvenuto in passato.
Ad ogni modo, al di là delle occupazioni temporanee, questa volta l'occupazione non sarà simbolica, ma si occupa proprio per rimanere e aggiungere una casella alla già lunga e vergognosa lista dell'illegalità romana contrabbandata per cultura.
Me mettiamoci nei panni di qulsivoglia altro operatore culturale che volesse realizzare un progetto simile a quello di Scomodo. Chiunque volesse realizzare una piattaforma simile, realizzarla in centro, realizzarla disponendo di 2000 mq dovrebbe passare i guai. In un mondo normale dei ragazzi intenzionati a rendere davvero concreta una visione simile cosa fanno? Cosa farebbero in Austria, in Francia, in Danimarca o semplicemente a Firenze, a Bologna o a Milano? Quanto segue:
1. Si scrive un progetto e un business plan serio che sia davvero valoriale, ed emozionante.
2. Si inizia a fare il giro di partner, finanziatori, mecenati spiegando il progetto e cercando i finanziamenti necessari.
3. Nel frattempo, con lo stesso progetto e lo stesso business plan, ci si impegna a studiare tutte le opportunità in termini di bandi europei, regionali, cittadini vedendo se esistono delle opportunità in questo senso.
4. Una volta trovata una base economica, pubblica o privata che sia, ci si mette a cercare lo spazio. Probabilmente ci si dovrà accontentare di uno spazio in periferia perché 2000mq in pieno centro sono inavvicinabili, ma è anche un bene perché così si va a fertilizzare un'area dove non c'è nulla invece di atterrare come invece faranno gli Scomodo in un territorio dove c'è già tanto: anni e anni a parlare degli "ultimi" e poi si apre l'hub nella Roma signorile di Via Statilia: semplicemente patetico. Ma andiamo oltre.
5. Una volta trovato lo spazio si fa un progetto, si chiedono i permessi per i lavori, per ogni attività contenuta all'interno si chiedono le licenze (ristorazione ad esempio) con una complicazione burocratica sfiancante per non dire degli oneri per la sicurezza, le Asl, i Vigili del Fuoco. Specie in uno spazio così grande, con tante funzioni e - dagli intendimenti dei gestori - aperto al pubblico inclusi i minori. Questo è ciò che affrontano tutti quanti coloro che non hanno un santo in paradiso. E se sgarri di un millimetro, vieni massacrato dalle multe quando non dalle chiusure e dal ritiro delle licenze. Poi c'è qualcuno che può fare invece come gli pare, non si capisce bene perché...
6. A quel punto si fa un piano di gestione che renda tutto il progetto sostenibile nel tempo. Anche nel rispetto delle risorse ricevute che vanno valorizzate.
Per i "ragazzi" (brrr) di Scomodo tutto questo è troppo... scomodo! Semo de Roma e nun ce va da lavorà e da impegnasse. Mejo cercà quarche scorciatoia. Se chiamamo scomodo ma volemo le cose comode, mica semo scemi come tutti quelli che pagano l'affitto, rispettano le leggi e fanno impresa culturale in maniera regolare: noi semo furbi, dritti e paraculi.
Una volta le occupazioni le facevano di notte e di nascosto. Oggi le dichiarano giorni e giorni prima pubblicamente sui giornali. Diventano un progetto condiviso nel quale coinvolgere la cittadinanza chiedendo donazioni, facendo call per avere mobili usati coi quali riempire gli spazi rubati alla collettività. In una lettera a Repubblica, affiancata da un articolo dello stesso giornale martedì scorso, gli Scomodo annunciano che occuperanno lo spazio, dichiarano candidamente che si prenderanno 2000mq in pieno centro di Roma senza rispettare le norme di sicurezza, senza pagare l'affitto, senza seguire le procedure di autorizzazione, senza licenze o haccp per la ristorazione. Senza rispondere a nulla o a nessuno. Come se fossero in un altro comune e in un altro stato.
Ne Repubblica, ne RomaToday che poi ha ripreso la notizia hanno pensato minimamente di far presente ai loro lettori che si trattava di una operazione totalmente fuori legge e banditesca. Zero. Stampa totalmente appecoronata agli interessi dei furbetti di turno. Poi quando un ristoratore mette per quattro centimetri fuori posto un tavolino Repubblica ci fa la prima pagina mettendolo alla pubblica gogna per settimane... Dopo l'articolo sulla cronaca di Roma, poi, non poteva mancare il pezzo in nazionale niente meno che su Robinson... Secondo l'inserto culturale (!) di Repubblica per dei giovanissimi occupare abusivamente 2000mq a scrocco in pieno centro città equivale a "diventare grandi", così titolano la doppia pagina di celebrazione di questo svezzamento dell'illegalità. Ma non è la prima volta: storie come quella di Scomodo germinano grazie ad una solidarietà generazionale salottiera tipica di Roma, sostanzialmente nei gruppi giovanili stanno i figlioletti dei gruppi maturi che li sostengono. Figli di giornalisti, figli di assessori, perfino figli di vicesindaci...
Tutto attorno a loro decine e decine di migliaia di imprese culturali (teatri, sale prove, gallerie d'arte, spazi e location per presentazioni, piattaforme di performing art, cinema d'essai, librerie e decine di redazioni di giornali perfino più interessanti di Scomodo stesso) continuano a operare pagando l'affitto, seguendo la burocrazia, adeguandosi alle norme cittadine, regionali, nazionali e europee, pagando Siae, concessioni, bollette e contributi ai collaboratori. E soprattutto gestendo la concorrenza sleale e profondamente (profondamente!) fascista di chi - avendo i santi in paradiso che abbiamo accennato - può permettersi il lusso di pigliare la scorciatoia. La città di serie A e la città di serie B, coi privilegiati di serie A che fingono di essere contro i poteri forti e a favore degli ultimi. Una scorrettezza, una violenza, una ingiustizia e una prepotenza che non hanno confini. Tutto questo, secondo noi, è criminalità bella e buona. E senza tema di smentita.
E ci raccomandiamo a voi, anche questa volta cascate nell'imbroglietto eh! Fatevi complici dell'iniziativa, donate i vostri mobili (!), versate un'offerta in denaro. E soprattutto, una volta che lo Spazio Scomodo sarà aperto, portateci a giocare i vostri figli come chiedono gli occupanti, in uno spazio che non rispetta le normative di sicurezza, se ne infischia di ogni regolmento, non è coperto da nessuna assicurazione. Nell'attesa che qualcuno si faccia male per davvero, poi si vedrà... Del resto so ragazzi no!?
Si parla della rivista Scomodo. Scomodo è stata una iniziativa editoriale molto interessante. Al di là dei contenuti - spesso naif e velleitari e comunque concepibili solo in una città con una mentalità sociale e civica ferma a quarantacinque anni fa come Roma, dove i giovani non viaggiano, non osservano, non si confrontano e pensano che il mondo si esaurisca all'anello del Grande Raccordo Anulare - il progetto era interessante perché coinvolgeva le scuole, perché riesumava la vecchia pratica del giornalino scolastico, perché metteva in campo le forme della grafica editoriale e dell'illustrazione (fondamentali per l'editoria contemporanea) e perché tornava a riflettere sull'importanza di stampare riviste di carta.
Dopo i primi successi - come spesso accade agli immaturi e a chi è incapace di gestire in maniera civile la propria crescita nella società - evidentemente i "ragazzi" di Scomodo (a Roma chiunque parta con una iniziativa contemporanea - a riprova dell'arretratezza intellettuale della città - viene bollato come "ragazzo". I ragazzi di Scomodo, i ragazzi del Cinema America e così via...) si sono sentiti padroni del mondo e hanno deciso di far passi ulteriori. L'iniziativa editoriale studiata anche fuori da Roma e seguita da migliaia di lettori deve trasformarsi in qualcosa di più profondo, e quale strada migliore avendo le spalle coperte da amicizie giuste se non quella di entrare - come tutte le iniziative più tristemente in voga di Roma - nella più totale illegalità in nome di violenza, prepotenza, sopraffazione e concorrenza sleale?
Il progetto di per se è super interessante, intendiamoci. (C'è anche - guardatelo qua sopra - l'immancabile video aspirazionale che ovviamente omette il fatto che tutto il progetto si basa totalmente sull'illegalità). Creare una grande redazione del giornale che però sia aperta a tutti, funga pure da hub culturale per eventi e presentazioni, sia accogliente per i bambini e per chi vuole andarci perfino solo a giocare, si apra al coworking ospitando postazioni e librerie e anche spazi per la ristorazione. Questo non è certamente l'unico modo, ma senz'altro è uno dei modi grazie ai quali un qualcosa che si chiama "giornale cartaceo" può sopravvivere e guadagnarsi il proprio ruolo nella società e nella città. Dunque bravi per la visione. Peccato per l'attuazione. Perché se la visione è internazionale e centrata (e chapeau un'altra volta!), la attuazione è disgustosamente romana e basta rifletterci cinque minuti per scoprire quanto è raccapricciante e quanto manca di rispetto alle migliaia di imprese culturali della città che lottano ogni giorno per stare nella legalità.
Una delle occupazioni temporanee di Scomodo |
Quale è il progetto? Facile facile: occupare abusivamente un enorme garage di 2000 mq a Via Statilia. Di proprietà di Inps\Cassa Depositi e Prestiti. Insomma di proprietà dello stato italiano e dunque di tutti noi. Un immobile che qualora fosse liberato dagli occupanti abusivi potrebbe essere venduto, valorizzato e trasformato probabilmente in residenze o albergo. Un progetto che, se la proprietà fosse messa nelle condizioni di attuarlo, genererebbe molti molti molti più posti di lavoro rispetto al numero stesso di famiglie oggi ospitate in nome della fasulla emergenza abitativa che dicevamo sopra. Solo questo calcolo algebrico può bastare, per tutti, a spiegare l'imbroglio che c'è dietro queste occupazioni: danno risposte al disagio di 100 famiglie? Forse è vero. Ma l'immobile che usurpano potrebbe dare risposte al disagio di 200 famiglie. E in più potrebbe farlo generando lavoro sano, vero, legale, e non illegalità gestita da movimenti para-camorristici che sfruttano la disperazione delle persone per tornaconto e giochi di potere. Con questa gentaglia i ragazzi di Scomodo hanno deciso di allearsi. Questo è l'esito a cui è arrivata una delle iniziative editoriali più interessanti degli ultimi anni.
Non è la prima volta che il gruppo di Scomodo "occupa" spazi pubblici più o meno abbandonati. Lo hanno fatto con lo Stadio Flaminio, con gli Ex Arsenali Pontifici o con Palazzo Nardini con un bel girotondo a cui si unì Luca Bergamo... I temi erano sempre sbagliati beninteso: contro lo sviluppo, contro la rigenerazione urbana, contro la generazione di posti di lavoro. Secondo la visione ridicolamente naif del mondo dei ragazzi di Scomodo ogni spazio abbandonato della città dovrebbe essere trasformato in un non meglio specificato "spazio culturale" (magari gestito da loro o ospitante la loro redazione). Poco importa se la città è già ricolma di spazi culturali che non riesce a gestire e poco importa che le pratiche di rigenerazione urbana prevedano per gli spazi abbandonati un mix di funzioni: culturale certo, ma anche residenziale, ricettivo, commerciale, artigianale e molto altro. Ma quando si è giovani si ha diritto di sognare e perfino di ritenere che ogni area non utilizzata tramuti le proprie funzioni in sala prove per boy band o skate park. La cosa grave è quando queste legittime aspirazioni giovanili che si dissolvono crescendo vengono avallate da politici navigati e scafati in cambio di facile consenso. Questo è veramente meschino e questo è avvenuto in passato.
Ad ogni modo, al di là delle occupazioni temporanee, questa volta l'occupazione non sarà simbolica, ma si occupa proprio per rimanere e aggiungere una casella alla già lunga e vergognosa lista dell'illegalità romana contrabbandata per cultura.
L'ingresso del nuovo spazio: 2000mq interrati sotto il grande palazzo Inpdap di Via Statilia\Santa Croce in Gerusalemme |
Me mettiamoci nei panni di qulsivoglia altro operatore culturale che volesse realizzare un progetto simile a quello di Scomodo. Chiunque volesse realizzare una piattaforma simile, realizzarla in centro, realizzarla disponendo di 2000 mq dovrebbe passare i guai. In un mondo normale dei ragazzi intenzionati a rendere davvero concreta una visione simile cosa fanno? Cosa farebbero in Austria, in Francia, in Danimarca o semplicemente a Firenze, a Bologna o a Milano? Quanto segue:
1. Si scrive un progetto e un business plan serio che sia davvero valoriale, ed emozionante.
2. Si inizia a fare il giro di partner, finanziatori, mecenati spiegando il progetto e cercando i finanziamenti necessari.
3. Nel frattempo, con lo stesso progetto e lo stesso business plan, ci si impegna a studiare tutte le opportunità in termini di bandi europei, regionali, cittadini vedendo se esistono delle opportunità in questo senso.
4. Una volta trovata una base economica, pubblica o privata che sia, ci si mette a cercare lo spazio. Probabilmente ci si dovrà accontentare di uno spazio in periferia perché 2000mq in pieno centro sono inavvicinabili, ma è anche un bene perché così si va a fertilizzare un'area dove non c'è nulla invece di atterrare come invece faranno gli Scomodo in un territorio dove c'è già tanto: anni e anni a parlare degli "ultimi" e poi si apre l'hub nella Roma signorile di Via Statilia: semplicemente patetico. Ma andiamo oltre.
5. Una volta trovato lo spazio si fa un progetto, si chiedono i permessi per i lavori, per ogni attività contenuta all'interno si chiedono le licenze (ristorazione ad esempio) con una complicazione burocratica sfiancante per non dire degli oneri per la sicurezza, le Asl, i Vigili del Fuoco. Specie in uno spazio così grande, con tante funzioni e - dagli intendimenti dei gestori - aperto al pubblico inclusi i minori. Questo è ciò che affrontano tutti quanti coloro che non hanno un santo in paradiso. E se sgarri di un millimetro, vieni massacrato dalle multe quando non dalle chiusure e dal ritiro delle licenze. Poi c'è qualcuno che può fare invece come gli pare, non si capisce bene perché...
6. A quel punto si fa un piano di gestione che renda tutto il progetto sostenibile nel tempo. Anche nel rispetto delle risorse ricevute che vanno valorizzate.
Per i "ragazzi" (brrr) di Scomodo tutto questo è troppo... scomodo! Semo de Roma e nun ce va da lavorà e da impegnasse. Mejo cercà quarche scorciatoia. Se chiamamo scomodo ma volemo le cose comode, mica semo scemi come tutti quelli che pagano l'affitto, rispettano le leggi e fanno impresa culturale in maniera regolare: noi semo furbi, dritti e paraculi.
Ne Repubblica, ne RomaToday che poi ha ripreso la notizia hanno pensato minimamente di far presente ai loro lettori che si trattava di una operazione totalmente fuori legge e banditesca. Zero. Stampa totalmente appecoronata agli interessi dei furbetti di turno. Poi quando un ristoratore mette per quattro centimetri fuori posto un tavolino Repubblica ci fa la prima pagina mettendolo alla pubblica gogna per settimane... Dopo l'articolo sulla cronaca di Roma, poi, non poteva mancare il pezzo in nazionale niente meno che su Robinson... Secondo l'inserto culturale (!) di Repubblica per dei giovanissimi occupare abusivamente 2000mq a scrocco in pieno centro città equivale a "diventare grandi", così titolano la doppia pagina di celebrazione di questo svezzamento dell'illegalità. Ma non è la prima volta: storie come quella di Scomodo germinano grazie ad una solidarietà generazionale salottiera tipica di Roma, sostanzialmente nei gruppi giovanili stanno i figlioletti dei gruppi maturi che li sostengono. Figli di giornalisti, figli di assessori, perfino figli di vicesindaci...
Tutto attorno a loro decine e decine di migliaia di imprese culturali (teatri, sale prove, gallerie d'arte, spazi e location per presentazioni, piattaforme di performing art, cinema d'essai, librerie e decine di redazioni di giornali perfino più interessanti di Scomodo stesso) continuano a operare pagando l'affitto, seguendo la burocrazia, adeguandosi alle norme cittadine, regionali, nazionali e europee, pagando Siae, concessioni, bollette e contributi ai collaboratori. E soprattutto gestendo la concorrenza sleale e profondamente (profondamente!) fascista di chi - avendo i santi in paradiso che abbiamo accennato - può permettersi il lusso di pigliare la scorciatoia. La città di serie A e la città di serie B, coi privilegiati di serie A che fingono di essere contro i poteri forti e a favore degli ultimi. Una scorrettezza, una violenza, una ingiustizia e una prepotenza che non hanno confini. Tutto questo, secondo noi, è criminalità bella e buona. E senza tema di smentita.
E ci raccomandiamo a voi, anche questa volta cascate nell'imbroglietto eh! Fatevi complici dell'iniziativa, donate i vostri mobili (!), versate un'offerta in denaro. E soprattutto, una volta che lo Spazio Scomodo sarà aperto, portateci a giocare i vostri figli come chiedono gli occupanti, in uno spazio che non rispetta le normative di sicurezza, se ne infischia di ogni regolmento, non è coperto da nessuna assicurazione. Nell'attesa che qualcuno si faccia male per davvero, poi si vedrà... Del resto so ragazzi no!?
Io a quella gente qua' gli donerei solamente un fracco di mazzate sui denti. Ho avuto anch'io vent'anni (adesso ne ho quarantatre') ma non ho mai occupato nulla, avevo in mente piuttosto di andare a mignotte, svaghi genuini: adesso siamo nell'epoca di internet, e questi qua' sono malati di protagonismo e vogliono fare i radical chic. Fossero gente senza un tetto sotto cui dormire al massimo si puo' capire, ma questa gentaglia no. E poi a chi interessano questi giornali ?
RispondiEliminaA mignotte si va da soli, e' un atto che comporta un'autonomia di pensiero che al giorno d'oggi e' sempre piu' rara. Oggi il pensiero e' quello del branco, l'individualita' non esiste piu'. Questi imbecilli quì pensano di essere intelligenti e alternativi a prendere ste iniziative ma sono degli inetti, gente standardizzata dal web; fa pena vedere sti ragazzetti e ste ragazzette tutti uguali, sempre incollati a sti smartphone, che manco si guardano piu' in faccia, che invece che parlarsi e pomiciare si mandano gli sms da un metro di distanza, e poi tutto quello che fanno lo devono filmare e metterlo su sto cazzo di internet. Ma dove portera' il mondo sta gente ?
RispondiEliminaBravo dici bene PENSAVI perchè sei talmente cesso che manco le mignotte te la mollavano, mentre questi trombano come ricci alla faccia tua...rosicone.
RispondiEliminaIo trovo coerenza editoriale in questa occupazione in fondo la rivista si chiama scomodo mica "lorf e apericena", avere una redazione scomoda è una conseguenza inevitabile, poi a dirla tutta chi è quel pirla che compra un garage dismesso a Roma: non puoi trasformarlo perchè ti vengono addosso tutti, usarlo come garage in affitto è ridicolo si parcheggia ovunque nella capitale. In pratica lo tieni li a far muffa aspettando che venga occupato da spacciatori tossici clandestini...
RispondiEliminaPer anonimo 6.32 pm: io ho i miei dubbi che questi trombino come dei ricci. E poi io non sono proprio un cesso, perche' se tu sei nato, e' evidente che qualche mignotta me l'ha mollata. Cordiali saluti
RispondiEliminaIo sto con scomodo! È criminale lo dici ai tuoi amici mafiosi palazzinari
RispondiEliminaMa il Comandante Di Maggio ha poi formalizzato la querela nei confronti dell'autore di questo blog? Forse no, visto l'abuso del solito linguaggio offensivo e fuori luogo anche in questo articolo. Comunque, nel merito, fa piacere constatare che in questa città ci sono ancora giovani in gamba, coraggiosi, che si danno da fare per migliorare la vita di tutti coloro che ancora non si sono ridotti a zombie. In bocca al lupo per questo ottimo progetto e rosichi quanto più possibile chi crede che il "pueblo" vada relegato nelle periferie mentre il centro della città debba essere ad uso esclusivo di riccastri, affaristi e speculatori.
RispondiEliminasolo una massa di fessi che non sa trovare un lavoro, che fa la rivoluZZione perché non ha voglia di studiare seriamente, a forza di fare casino è facile che ce ne ritroveremo qualcuno pure in politica
RispondiEliminaTrombano come ricci? Questi lobotomizzati giovani di oggi la sorca la vedono solo sui loro smartphones! Li vedi d'estate in spiaggia, tutti con il naso incollato su quei cazzo di telefonini, mentre le loro ragazzette stanno lì con una gran voglia di cazzo che mi verrebbe voglia di portarmene una in cabina e sbattermela per bene, cosi finalmente vedrebbe come è fatto un vero uomo, che tanto il suo ragazzo nemmeno se ne accorgerebbe. Ma pirca di quella puttana, ma quando avevo vent'anni io pensavo solo al pallone e alla fregna! Stavo col cazzo duro solo a vedere un centimetro quadrato di pelle, e questi invece hanno ste ragazze che gliela sbattono in faccia e rimangono indifferenti... Poi ci meravigliamo se siamo a crescita zero e se gli immigrati nordafricani si scopano le nostre donne. Vorrà dire che diventeremo tutti mulatti e islamici
RispondiEliminaMamma mia quanto sei maschio le fregne i palloni. Sei troppo maschio. Che maschio cazzo i palloni i cazzi gli immigrati. Che maschio italiano. Un vero maschio. Mamma mia troppo maschio la fregna i cazzi le palle risate i telefoni scopare
EliminaLa capitale d'Italia e' sempre stata Torino. Basta con questa buffonata di citta' grande come una provincia
RispondiEliminaaprile 14, 2019 11:21 AM
RispondiEliminaMMMhhhh come sei maschio....magari pure bello stagionato come me piaciono ammmé...so' eccitatissimo...e poi che artro fai? Chiamami subito anche outdoor e con accessori...
Nessuno dice che al proprietario dello stabile l'okkkkkupazzzzzzione conviene, finché è il momento (Vedi Banca D'Italia a Viale Carlo Felice)? Ricordatevi che uno stabile abbandonato va alla malora, finisce per collassare prima o poi....uno stabile abitato è uno stabile dove invece, guarda un po', se ci si vuole abitare si deve fare manutenzione...Oh piccolo Jack, non ci avevi pensato a questo? Non c'avevi pensato al fatto che ho manutenzione gratis e che a me, Banca D'Italia o INPDAP o chi cacchio altro, a tenere le formichine che lavorano per me, fa comodo? Magari do loro anche l'illusione di essere liberi....poi Ops...è il momento...e arriviamo al blitz tipo Piazza Indipendenza...Continuate a giocà co "la democrazia Carloggggiulianamente autoggggggestista con le vostre APPs! (che oggi v'hanno pure staccato...)
RispondiEliminaHa sempre funzionato così a Roma, non è che arriva Tonelli e facciamo la città del sole di Campanella!
RispondiEliminafanno bene......anzi la prossima volta scendessero fino alle fogne che tanto quello è posto loro e di tanti altri
RispondiEliminaMettete comodo, e poi puliscite er culo con scomodo
RispondiEliminaSi capisce gia' dalla giovane eta' che e' gente che non e' capace di stare a casa sua, delle pecore che di alternativo non hanno nulla. E' gente destinata solo ad alimentare l'attuale deriva della societa' consumistica. Vuoi fare l'alternativo ? Passa una giornata in piu' insieme a tua nonna, spegni il telefono, fatti una passeggiata in campagna
RispondiEliminaE' vero la vera testa di cazzo, poi quello che viene fuori con la mentalita' del terrorista non viene da sti ambienti. Questi qui tra dieci-quindici anni avranno gia' ingrossato le fila della classe impiegatizia, avranno acceso un mutuo per comprare una casa con un valore di mercato 5 o 6 volte a quello reale, andranno regolarmente a votare etc. E' gente innocua, si vede subito, pero' con la loro deficienza tentano di farsi notare, e i media li sostengono perche' i deficienti tornano sempre utili e non danno mai fastidio
RispondiEliminaeh si questa e' l'innovazione de' noantri: occupare, violare le regole, protestare. Anziche' sviluppare piani di business organici in grado di attirare investitori si preferisce la strada piu' facile dell'illegalita'.
RispondiEliminaE poi ci si stupisce perche' le aziende private spostano gli uffici da Roma a Milano...
vero che occupare è illegale
RispondiEliminavero che + più facile che fare la trafila da buon imprenditore
verissimo pure che la stampa non è neutrale e sottolinea solo i lati positivi dell'iniziativa
PERO'
che si occupa? qualcosa di lasciato inutilizzato e quindi inutile. Per cui parlare di possibilità di lavoro per x famiglie è una polemica strumentale. Sarebbe rimasto abbandonato per chissà quanto altro tempo. Guarda caso vi svegliate tutti DOPO
chi fa la trafila, tra i giovani? tutti figlietti di paparino, colla macchinettina fichetta e soldi a sfare mai guadagnati, con idee assurde che vengono finanziate a buffo. Ci sono eccezioni, per carità, ma la maggior parte di questi progetti sono chiaramente destinati al nulla. Ci sta, per trovare l'idea che sfonda. Però non facciamo i moralisti con chi occupa
la stampa fa il suo gioco, e lo sappiamo. Però non possiamo tacere che per merito di queste persone (vedi anche le occupazioni che danno luogo a spazi sociali di ascolto, o di spazi per artisti etc) qualcosa si muove che non sia il profitto di pochi.
Nessuna polemica, stavolta, con chi scrive l'articolo, però secondo il fenomeno va visto a tutto tondo.
Cordialità
bisogna spostare la capitale a milano. subito. roma e' un disastro gonfia di fannulloni.
RispondiEliminaCapitale Milano dello sfascio italiano ? Milano puo' fare la capitale sì, dopo aver scavato un fosso largo 20 km e profondo altrettanto dopo l'Emilia Romagna, aver chiuso il traffico aereo e sigillato le telecomunicazioni
RispondiEliminaMilano e' la New York degli svizzeri, non puo' fare la capitale degli italiani
RispondiEliminaAl massimo dei paesini ticinesi che non sono considerati veri svizzeri dagli svizzeri che sono quelli di Zurigo, Berna e Milano non sanno cosa sia.
RispondiEliminaAllora i cantoni italiani della Svizzera non sono Svizzera. A Zurigo e Berna non conoscono Milano, conoscono Roma: i ricchi svizzerotti intraprendono rapporti d'affari con la borghesia romana, prendono il jet per fare un tour in mezzo all'immondizia e cercare un'appartamento nel grattacielo alto tre piani... sì conoscono Roma, la conoscono per essere una fogna, infatti appena ci mettono piede scappano. Cosa vuoi sapere tu che abiti nel mezzogiorno d'Italia, degli svizzeri. Preoccupati degli abruzzesi che e' meglio
RispondiEliminaIo non ho detto che Roma è New York. La provincia di Milano ha un pil pro-capite tra i 35 ed i 40mila euro. Londra ha oltre 100mila come Parigi, Amburgo è a 70mila e la parte meno ricca della Svizzera (quella italiana) ha un pil pro capite superiore di Milano. Come può essere Milano "New York della Svizzera" se è più povera del Ticino? E' fuori dal mondo e fa parte della narrativa provinciale italiana. Milano è migliorata dal punto di vista della qualità della vita ma è declinata economicamente come tutta l'Italia negli ultimi 20 anni. Questo lo dicono i dati eurostat, non io.
RispondiEliminaCome al solito si fraintende, lo sanno tutti che la Svizzera e' un paese piu' ricco dell'Italia, Milano compresa. Milano e' la New York degli svizzeri nel senso che, insieme a Monaco di Baviera, e' la metropoli a portata di mano. Visto che Berna e' una citta' piccola e Zurigo pur essendo una grossa citta', non e' certo la metropoli coi grattacieli. Milano offre un turismo culturale di livello, ma anche la sensazioni della metropoli, tutto qua'.
RispondiEliminaMilano è la parte dell'Italia che cerca di rimanere agganciata all'Europa ed è encomiabile per la capacità di gestione visto che funziona meglio delle grandi città autonome di paesi più avanzati. Imho Milano ha bisogno di trattenere una fetta più larga dei soldi che produce. UK e Francia dedicano regimi speciali a Londra e Parigi.
RispondiEliminaavete messo un link ad un articolo di Roma Today il cui titolo è "I collaboratori della rivista Scomodo vogliono riqualificare 2 mila metri quadrati di uno stabile all'Esquilino. Per riuscirvi chiedono il sostegno dei romani. Chi contribuisce ottiene una chiave dello spazio“ e poi nell'articolo di parla di donazioni in denaro o di aiuto pratico. Non si configura questocome un invito a concorrere in una attività non legittima ? e comunque non è tollerabile che in una città moderna ci siano spazi del genere abbandonati. se l'area è di società formalmente private ma di fatto pubblcihe, perchè non curano e valorizzano i propri beni ?
RispondiEliminaDel resto di che si stupisce pensi che oggi anche il figlio dell'operaio vuole fare il dottore ;)
EliminaMii, ho visto una foto nottura dell'Italia stamane. Mii, Milano sembra una gigantesca palla di fuoco, Roma manco si vede. Mii, non ci posso credere
RispondiEliminaVery interesting article! Thank you.
RispondiEliminaI can offer you online editing service. It helps me especially in college with scientific artical Paper writing is a daunting affair for most today. It is not easy to do the editing and the proofreading on your own.
Hi Nastia. Thanks for your offer. Now, please, do us a favour and fuck off.
RispondiEliminaL'articolo contro l'occupazione degli spazi di via Statilia fatta dalla redazione di Scomodo è incomprensibilmente livoroso. Questa occupazione è un atto politico nei confronti di una amministrazione inerte, che non solo non promuove iniziative culturali, ma non è nemmeno in grado di gestire il proprio patrimonio immobiliare. Tutti gli edifici citati nell'articolo (Via Statilia, Lo stadio Flaminio, l'Arsenale, Palazzo Nardini) sono in stato di abbandono e di incuria da anni, alcuni addirittura da decenni. Con l'aggravante, per il Comune di Roma, che gli ultimi tre hanno anche un grande valore storico-architettonico. L'argomento che le occupazioni impediscono l'utilizzo degli edifici da parte del Comune è capzioso e, per gli edifici citati, falso. Ben vengano allora occupazioni come questa, che tengono viva una città altrimenti morta (e sono cosa ben diversa dalle occupazioni di comodo o in malafede).
RispondiEliminaDue osservazioni circa i commenti: la pubblicazione di commenti anonimi e la pubblicazione di "commenti" volgari od offensivi è squalificante per la testata "Romafaschifo".
Valerio Preci
Thank you for your post, I look for such article along time, today i find it finally. this post give me lots of advise it is very useful for me
RispondiEliminadrawing games
Sono Peter di Milano... Alcuni dicono che l'incantesimo d'amore non funziona, ma ho visto che l'incantesimo d'amore funziona tutto a causa del dottor ADELEKE il miglior lanciatore che ha lanciato un incantesimo per me e ha riportato mio marito a me e ora stiamo vivendo come una famiglia tutto grazie al dottor ADELEKE. È possibile contattarlo su WhatsApp: +27740386124 o inviarlo via e-mail: ( aoba5019@gmail.com )
RispondiEliminaWould you be interested in exchanging links?
RispondiEliminaMyblogu.com
Information
Click Here
Visit Web
Would you be interested in exchanging links?
RispondiEliminaSaigon-ict.edu.vn
Information
Click Here
Visit Web