Da qualche mese a Roma è nata una nuova patetica isteria, una delle tante in una città che vive solo di tic, di frasi fatte, di riflessi condizionati, di paure di cambiare e di sentito dire (solitamente dalla persona sbagliata).
Mentre, insomma, in ogni città evoluzione e progresso significa anche demolire edifici vecchi e superati e realizzarne al loro posto di nuovi e migliori sotto ogni punto di vista (architettonico, ma anche energetico, estetico, funzionale ecc...), a Roma questo appare come un atto del demonio. Ci sono fior di giornalisti, intellettuali, comitati di quartiere che lottano contro cose che dovrebbero essere del tutto ordinarie e normali aizzando folle profondamente ignoranti all'insegna di un terrorismo psicologico di bassissima lega che si serve del solito armamentario di parole chiave che ormai senti solo a Roma: "speculazione edilizia", "colada de cemendo", "pugno in un occhio", "opera faraonica", "edificio fuori dal contesto"... Quando sentite qualcuno pronunciare queste keywords siete fortunati perché non dovete indagare molto: al 99% si tratta di un imbecille che parla senza sapere nulla di quello che dice.
Questo modo di pensare (pensare?) è atterrato recentemente sui famigerati "villini": ogni demolizione (Roma ha meno investimenti immobiliari di una cittadina di provincia e il mercato delle costruzioni di muove in maniera inferiore che a Bari o a Catania, tanto per dire...) è diventata motivo di dibattito e di scontro con un tasso di retorica oltre ogni ragionevole limite di guardia: i protagonisti sono sempre gli stessi, tra giornalisti in vena di battaglie ecologiche al limite dell'inquietante (ciò che sta facendo Paolo Boccacci su Repubblica rasenta il ridicolo e lo sorpassa), associazioni ambientaliste che hanno contribuito a portare la città nelle condizioni di olocausto economico in cui è ora e comitati di quartiere che si muovono con modalità che non hanno eguali in Italia e in Europa.
Ovviamente nessuno auspica che edifici di reale valore architettonico, di reale pregio storico e di importanza urbanistica certificata vengano abbattuti, ci mancherebbe. E bene ha fatto in questo caso l'assessore all'urbanistica Montuori a evitare un vincolo complessivo su interi pezzi di città (perché le vestali dell'ambientalismo di cui sopra questo risultato volevano raggiungere) puntando semmai a vincoli soprintendenziali modulati sul singolo pezzo. Considerare le città come organi imbalsamati e immutabili genera solo un risultato: la Roma di oggi! Una città raccapricciante, orribile, putrescente, da cui scappare e dalla quale tutte le persone di buon senso con la possibilità di farlo stanno scappando. Questo ovviamente poco imposta a giornalisti benestanti, nobili annoiati "impegnati" in finte battaglie ambientaliste e comitati governati dall'ignoranza e dalla superstizione.
Una battaglia ridicola si è fatta ad esempio per Villa Paolina, un edificio scadente e rimaneggiato migliaia di volte negli anni e dunque senza alcun valore reale. Nonostante la proprietà abbia tutti i diritti di demolirla e ricostruirla, comitati e giornalisti stanno attuando una indebita pressione tale che l'operazione immobiliare rischia di saltare. E poi ci meravigliamo se gli investimenti in rigenerazione urbana provenienti dall'estero a Roma sono a ZERO. Quale developer internazionale viene ad investire in una città dove hai diritto di fare una cosa, ma dove se qualche ciarlatano si mette a dire bugie per non fartela fare, infinocchia fior di istituzioni e ministeri che alla fine ti bloccano il progetto? Questo ecosistema è perfetto per far fuggire - come infatti avviene - qualsiasi investitore.
Il problema, per Villa Paolina come per qualsiasi altra operazione di demolizione-ricostruzione, è lottare - questo sì - affinché l'opera sostitutiva sia architettonicamente più significativa di quella demolita. Insomma: lottare per far crescere la città, per migliorarla, per lasciarla alle successive generazioni più bella, più contemporanea, più viva. Se la logica di oggi fosse esistita nel periodo di edificazione dei "villini", nessuno avrebbe ottenuto i permessi per costruirli perché ci sarebbe stato un giornalista o un comunicato che sarebbe riuscito a impedire i permessi in nome del patrimonio di case di campagna da salvare, dell'agro romano da non "cementificare", delle vigne storiche suburbane da mantenere e così via cialtroneggiando. Per fortuna negli anni Dieci, Venti o Trenta la percentuale di ciaraltani era molto più bassa di oggi e per fortuna all'epoca la gran parte dei cittadini pensavano al domani e al benessere dei loro figli, non a ieri e all'esclusivo benessere proprio.
In questi giorni sui giornali è stato protagonista un altro "villino", perché ormai il termine villino è un passe-partout, parla alla pancia delle persone e semplifica la vita a chi deve ciarlataneggiare come dicevamo sopra. E così un edificio piuttosto anonimo degli anni Sessanta diventa un "villino" la cui demolizione si trasforma automaticamente in scempio. La storia che Paolo Boccacci (ancora lui, argh) racconta in questo articolo è però paradossale. Sia per i tempi (i proprietari hanno iniziato le pratiche per sostituire questo edificio nel 2015, siamo a metà del 2019 e ancora non se ne parla. Questo ci racconta molto sul perché la città sta morendo), sia per le modalità. A quanto pare, infatti, siamo arrivati al punto in cui l'operazione ha avuto il benestare delle soprintendenze solo perché il nuovo edificio invece di essere un segno contemporaneo in città (e dio sa quanto ce n'è bisogno), scimmiotterà lo stile dei vecchi villini degli anni Venti.
Insomma si demolisce una tipica costruzione degli anni Sessanta (la vedete sopra, nella foto, affacciata sul solito marciapiede devastato e pieno di auto in sosta abusiva) per costruire un falso storico che - stando ai rendering - è una mostruosità bella e buona. Ma una mostruosità che premia perché consente al costruttore di avere dei via libera che viceversa - con un progetto vero, con un architetto di qualità, con una proposta contemporanea - non sarebbe arrivata. È un precedente micidiale. Naturalmente nell'articolo di Repubblica la questione è letta esattamente all'inverso di come dovrebbe; e il fatto che in città invece di costruire architetture degli anni Venti del Duemila si costruiscano architetture degli anni Venti del Novecento dimostrando di essere intellettualmente fermi a cento anni fa, viene considerata tutto sommato una cosa positiva, una salvezza. È invece solo una tristezza.
Mentre, insomma, in ogni città evoluzione e progresso significa anche demolire edifici vecchi e superati e realizzarne al loro posto di nuovi e migliori sotto ogni punto di vista (architettonico, ma anche energetico, estetico, funzionale ecc...), a Roma questo appare come un atto del demonio. Ci sono fior di giornalisti, intellettuali, comitati di quartiere che lottano contro cose che dovrebbero essere del tutto ordinarie e normali aizzando folle profondamente ignoranti all'insegna di un terrorismo psicologico di bassissima lega che si serve del solito armamentario di parole chiave che ormai senti solo a Roma: "speculazione edilizia", "colada de cemendo", "pugno in un occhio", "opera faraonica", "edificio fuori dal contesto"... Quando sentite qualcuno pronunciare queste keywords siete fortunati perché non dovete indagare molto: al 99% si tratta di un imbecille che parla senza sapere nulla di quello che dice.
Questo modo di pensare (pensare?) è atterrato recentemente sui famigerati "villini": ogni demolizione (Roma ha meno investimenti immobiliari di una cittadina di provincia e il mercato delle costruzioni di muove in maniera inferiore che a Bari o a Catania, tanto per dire...) è diventata motivo di dibattito e di scontro con un tasso di retorica oltre ogni ragionevole limite di guardia: i protagonisti sono sempre gli stessi, tra giornalisti in vena di battaglie ecologiche al limite dell'inquietante (ciò che sta facendo Paolo Boccacci su Repubblica rasenta il ridicolo e lo sorpassa), associazioni ambientaliste che hanno contribuito a portare la città nelle condizioni di olocausto economico in cui è ora e comitati di quartiere che si muovono con modalità che non hanno eguali in Italia e in Europa.
Ovviamente nessuno auspica che edifici di reale valore architettonico, di reale pregio storico e di importanza urbanistica certificata vengano abbattuti, ci mancherebbe. E bene ha fatto in questo caso l'assessore all'urbanistica Montuori a evitare un vincolo complessivo su interi pezzi di città (perché le vestali dell'ambientalismo di cui sopra questo risultato volevano raggiungere) puntando semmai a vincoli soprintendenziali modulati sul singolo pezzo. Considerare le città come organi imbalsamati e immutabili genera solo un risultato: la Roma di oggi! Una città raccapricciante, orribile, putrescente, da cui scappare e dalla quale tutte le persone di buon senso con la possibilità di farlo stanno scappando. Questo ovviamente poco imposta a giornalisti benestanti, nobili annoiati "impegnati" in finte battaglie ambientaliste e comitati governati dall'ignoranza e dalla superstizione.
Una battaglia ridicola si è fatta ad esempio per Villa Paolina, un edificio scadente e rimaneggiato migliaia di volte negli anni e dunque senza alcun valore reale. Nonostante la proprietà abbia tutti i diritti di demolirla e ricostruirla, comitati e giornalisti stanno attuando una indebita pressione tale che l'operazione immobiliare rischia di saltare. E poi ci meravigliamo se gli investimenti in rigenerazione urbana provenienti dall'estero a Roma sono a ZERO. Quale developer internazionale viene ad investire in una città dove hai diritto di fare una cosa, ma dove se qualche ciarlatano si mette a dire bugie per non fartela fare, infinocchia fior di istituzioni e ministeri che alla fine ti bloccano il progetto? Questo ecosistema è perfetto per far fuggire - come infatti avviene - qualsiasi investitore.
Il problema, per Villa Paolina come per qualsiasi altra operazione di demolizione-ricostruzione, è lottare - questo sì - affinché l'opera sostitutiva sia architettonicamente più significativa di quella demolita. Insomma: lottare per far crescere la città, per migliorarla, per lasciarla alle successive generazioni più bella, più contemporanea, più viva. Se la logica di oggi fosse esistita nel periodo di edificazione dei "villini", nessuno avrebbe ottenuto i permessi per costruirli perché ci sarebbe stato un giornalista o un comunicato che sarebbe riuscito a impedire i permessi in nome del patrimonio di case di campagna da salvare, dell'agro romano da non "cementificare", delle vigne storiche suburbane da mantenere e così via cialtroneggiando. Per fortuna negli anni Dieci, Venti o Trenta la percentuale di ciaraltani era molto più bassa di oggi e per fortuna all'epoca la gran parte dei cittadini pensavano al domani e al benessere dei loro figli, non a ieri e all'esclusivo benessere proprio.
In questi giorni sui giornali è stato protagonista un altro "villino", perché ormai il termine villino è un passe-partout, parla alla pancia delle persone e semplifica la vita a chi deve ciarlataneggiare come dicevamo sopra. E così un edificio piuttosto anonimo degli anni Sessanta diventa un "villino" la cui demolizione si trasforma automaticamente in scempio. La storia che Paolo Boccacci (ancora lui, argh) racconta in questo articolo è però paradossale. Sia per i tempi (i proprietari hanno iniziato le pratiche per sostituire questo edificio nel 2015, siamo a metà del 2019 e ancora non se ne parla. Questo ci racconta molto sul perché la città sta morendo), sia per le modalità. A quanto pare, infatti, siamo arrivati al punto in cui l'operazione ha avuto il benestare delle soprintendenze solo perché il nuovo edificio invece di essere un segno contemporaneo in città (e dio sa quanto ce n'è bisogno), scimmiotterà lo stile dei vecchi villini degli anni Venti.
Insomma si demolisce una tipica costruzione degli anni Sessanta (la vedete sopra, nella foto, affacciata sul solito marciapiede devastato e pieno di auto in sosta abusiva) per costruire un falso storico che - stando ai rendering - è una mostruosità bella e buona. Ma una mostruosità che premia perché consente al costruttore di avere dei via libera che viceversa - con un progetto vero, con un architetto di qualità, con una proposta contemporanea - non sarebbe arrivata. È un precedente micidiale. Naturalmente nell'articolo di Repubblica la questione è letta esattamente all'inverso di come dovrebbe; e il fatto che in città invece di costruire architetture degli anni Venti del Duemila si costruiscano architetture degli anni Venti del Novecento dimostrando di essere intellettualmente fermi a cento anni fa, viene considerata tutto sommato una cosa positiva, una salvezza. È invece solo una tristezza.
Non dovrebbe essere difficile capire la differenza tra vecchio e storico. Ma evidentemente, non è così.
RispondiEliminaUna domanda per il genio che amministra il blog: una palazzina in stile liberty del 1950 che sta al portuense invece che a Coppede', e' vecchia o storica?
RispondiEliminaRisposta: una palazzina anni '50 NON PUÒ ESSERE LIBERTY. È solo anni '50.
EliminaIl liberty è uno stile di epoca totalmente diversa.
Se volevi fare ragione al "genio" ci sei riuscito splendidamente.
Scaricate sempre ADblock sui vostri dispositivi prima di leggere tali blog. Facciamo in modo che chi guadagna sui malesseri popolari vada a lavorare come quelli che li mantengono.
RispondiEliminaTe lo dico io, se è del 1950 non è liberty. Peró puó comunque avere un valore architettonico, si deve valutare caso per caso.
RispondiEliminaE chi sei tu?
EliminaQualcuno che ha letto un libro di storia dell'architettura?
EliminaFatela finita con questo meccanismo di screditamento. Alla prossima la risposta sarà: uno meno deficiente di te.
A me non è apparsa mai nessuna pubblicità su Roma Fa Schifo....
RispondiEliminaAl romano la sua citta' piace così, non gli interessa un'edificazione tipo Milano. Ci sono problemi molto piu' gravi da risolvere, come la nettezza delle strade e l'affidabilita' dei mezzi di trasporto pubblico.
RispondiEliminaIl fatto è che l'architettura di qualità costa, e costa tanto, se chi investe vuole tanto guadagno subito è chiaro che gli conviene far tirare su un cubo di cemento dal primo geometra che passa! Mica so'filantropi questi, che investono sul bello per il benessere della collettività!
RispondiEliminaNew York non ha tutti i problemi di Roma, ma c'e' da dire che e' molto piu' piccola
RispondiEliminarfs risparmiaci le tue lezioni di architettura di superato e scadente qua c'è solo il tuo cervello.
RispondiEliminadalla magliana alla tiburtina passando per viale marconi ci sarebbero interi quartieri pieni di obrobri degli anni 50-60 da demolire e rigenerare e te te la prendi con villa paolina.
vergognati per le boiate che scrivi
A me l'architettura moderna non piace proprio.
EliminaPupazzi, una città abitata da pupazzi!
RispondiElimina
RispondiEliminaSe alcune zone di Roma hanno il valore al metro quadro che hanno, è SOLO per la bellezza dei "vecchi e rimaneggiati" villini creati in quel periodo di cui straparli.
Per chi avesse voglia, qui si può leggere cosa dice un urbanista vero sullo stesso argomento:
http://www.carteinregola.it/index.php/ecco-finalmente-una-spiegazione-chiara-e-sintetica-della-vicenda-dei-villini-e-di-cosa-le-istituzioni-potrebberodovrebbero-fare/
Ti credo e la penso come te
EliminaEr grattacielo a Roma po' esse' ar massimo de tre piani, senno' rovina er scailain. Io e' de quando so' nato che vedo ste catapecchie e un piatto de pasta sur tavolo l'ho sempre avuto, nun vedo perche' se deve cambia'
RispondiEliminaCiao! Sei un frustrato beta che odia il mondo e se stesso? Collabora anche tu con Roma Fa Schifo.
RispondiEliminaOramai i valori immobiliari di Roma sono sempre più calanti. Le case valgono meno perchè la città vale sempre di meno. La qualità non ha alcuna importanza. Chi mai comprerebbe un atticuccio nel semicentro di Roma se, uscendo di casa si trovasse costretto a fare lo slalom tra rifiuti, sorci, gabbiani, piccioni e vari individui diversamente italiani?
RispondiEliminaSe passate per caso a Milano andate a vedere la Torre Unicredit, l'edificio piu' alto d'Italia con i suoi 232 metri. Da sotto non si riesce a scorgere la fine, uno spettacolo
RispondiEliminaVilla Paolina è da tutelare, guardatevi le foto degli interni prima di giudicare, questa palazzina degli anni sessanta può essere sacrificata, sono due edifici completamente diversi, non si può fare di tutta l'erba un fascio.
RispondiEliminaLa palazzina degli anni '60 non ha alcun valore. Ottima cosa che qualcuno abbia preso l'iniziativa di demolire e ricostruire.
RispondiEliminaAlmeno il 20% di quanto costruito tra anni '50 e '60 dovrebbe subire lo stesso trattamento, senza considerare che molte case in quegli anni sono state costruite con materiali talmente scadenti, non solo a Roma, che prima o poi la demolizione dovrà essere considerata in ogni caso.
Con gli orrori edilizi che ha Roma, iniziare ad abbattere antichi villini di un certo pregio è ridicolo. Finitela coi tentativi di nobilitare la pura speculazione edilizia con argomenti assurdi!
RispondiEliminaHai ragione. Cominciamo a demolire tre quarti del Tuscolano, le spettacolari porcate del Portuense per non parlare di quasi tutta l'edificazione del Tiburtino.
EliminaDimenticavo, gli abitanti di quei quartieri li sistemiamo per un tre anni da te?
Spazio agli Architetti e agli storici, freno agli speculatori e agli ignoranti.
RispondiEliminaManco Ciancimino.....
RispondiEliminaRfS, curate!!!!!!!!!
Alla fin fine il punto è solo uno, un qualunque tizio proprietario di un qualunque palazzo o palazzetto o villino o catapecchia che sia, avrà o non avrà il sacrosanto diritto di farne quel che gli pare?
RispondiEliminaLa tua domanda è talmente ovvia e ben posta che nessuno avrà mai il coraggio di rispondere.
EliminaCerto, l'Urbanistica ha il sacrosanto dovere di verificare eventuali progetti "ecomostro", ma la risposta è una sola: SI, ma non a Roma.
e ci si meraviglia se poi c'è una fuga di gas e il palazzo tutelato crolla.........
RispondiEliminaTutto giusto, la palazzina da abbattere non ha nessun pregio architettonico e gran parte degli edifici sono *vecchi*, non antichi, e ben venga la demolizione. Però certe cose io non le avrei scritte. Se proprio si voleva fare un paragone sul mercato immobiliare in altre città anche di dimensioni minori, non avrei preso Bari e Catania come modelli. Senza offender nessuno beninteso, ma c'era proprio bisogno di citare due città dove a "muovere" il mercato immobiliare forse e sottolineo forse c'è anche lo zampino di qualche organizzazione non proprio filantropica? Senza offendere nessuno né voler scadere nell'ovvietà, per l'amor di Dio! E poi: "Per fortuna negli anni Dieci, Venti o Trenta la percentuale di ciaraltani era molto più bassa di oggi": non sarà mica forse perché in quegli anni (soprattutto venti e ancora di più trenta) venivano zittiti con l'olio di ricino? "e per fortuna all'epoca la gran parte dei cittadini pensavano al domani e al benessere dei loro figli"... sì bel domani infatti.... quanto ai "figli" devo dare atto che un grande impulso alla natalità la propaganda del tempo lo ha dato! Salvo poi farne carne da macello per le varie guerre tra Corno d'Africa, Spagna e guerra mondiale... Un consoglio fraterno, da chi si trova spesso d'accordo con lei, nel merito ma raramente nel metodo: certe citazioni meglio non farle, possono ritornare come boomerang! Sorvolo poi sulla spocchia perché purtroppo credo che correggere questo suo carattere sia tempo perso: "al 99% si tratta di un imbecille che parla senza sapere nulla di quello che dice" chi è lei per dare patenti di imbecillità? E lo dico con tutto il rispetto. Se vuole un consiglio, si faccia un bagno di umiltà di tanto in tanto: farebbe bene solo alla causa ed eviterebbe di passare dalla parte del torto anche quando ha ragione. Cordialmente
RispondiEliminaA Roma ci sono centinaia di ettari di macerie!
RispondiEliminaCominciamo da lì!
chi mi ha preceduto ha detto più o meno tutto. Io aggiungo:
RispondiElimina- chi decide il valore architettonico? non penso sia chi scrive l'articolo né chi intravede l'affare
- l'identità di quartieri e città è data anche dagli edifici. Rinnovare tutto è una scelta di campo e come tale può essere discussa e poi accettata o rifiutata. Argomentando tutto è lecito.
L'arroganza meno.
E in ogni caso, come ogni scelta di campo, presuppone che lo si voglia o no, una cultura di riferimento, che nel caso del blogger è chiara, anche se mai esplicitata.
Citare il periodo dal 1870 al 1940 è una sciocchezza in quanto nel 1870 Roma era edificata per lo più dentro le mura aureliane per circa il 25% per cento della superficie, e iniziò allora un aumento della popolazione. In seguito è facile dimostrare che i piani regolatori hanno SEMPRE favorito i costruttori (e arricchito i politici, aggiungerei) e quando non è stato così le autorità hanno accettato e in seguito sostenuto l'espansione edilizia mediante opere pubbliche a carico di tutti etc
I veri scempi comunque si hanno nel dopoguerra, e come è stato già detto lì ci sarebbe da fare.
Cordialità
Com'e' possibile che un quartiere di 105 kmq come Parigi abbia 220 km di metropolitana, mentre Provincia Capitale che si estende per 1287 kmq ne abbia solamente 60 ? Servono leggi speciali ancora piu' speciali di quelle attuali, per riuscire finalmente a fare andare in malora lo stato italiano
RispondiEliminaPure da sotto li villini de Roma nun se vede mai la fine: la fine der degrado
RispondiEliminaUn'altro quartiere come Barcellona di km di metro ne ha 150; fra i quartieri, la piu' scarsa e' Milano: soli 100 km di metro, ma fra qualche anno saranno 130. Rogna Capitale per la sua estensione dovrebbe avere avere almeno 800 km di metro, invece e' ferma a 60
RispondiEliminanice
RispondiEliminaio credo che a Roma servano edifici moderni e alti, veri quartieri di grattacieli (non pochi singoli edifici sparsi nel nulla) per ridurre il consumo di suolo, i consumi idrici ed energetici. Ovviamente nei quartieri di fine 800 e primo 900 l'operazione di abbattimento e ricostruzione per essere minimamente conveniente e fattibile ha bisogno di un qualche premio in volumetria. ma la facciata dovrebbe essere il più possibile simile alla preesistente per non spezzare l'unitarietà di cui alcuni quartieri già beneficiano e che non dovrebbero perdere. Le costruzioni innovative, molto innovative, andrebbero create nelle nuove zone di espansione e rendere la Roma contemporanea davvero moderna ed attraente
RispondiEliminaVirgin Radio, Danny Devito e Spongia: il trio delle meraviglie di Fogna Capitale. Passeranno alla storia, come Gullit - Van Basten - Rijkaard
RispondiEliminaIl 64% del territorio di Roma Capitale e' costituito da aree verdi protette da vincoli ambientali: non si possono costruire i grattacieli su spazi che spettano ai cinghiali. I grattacieli possono essere costruiti solo demolendo gli edifici attuali, sempre tenendo conto che al massimo possono arrivare a tre piani di altezza, nel rispetto dello skyline capitolino
RispondiEliminaA me l'architettura moderna non piace proprio
RispondiEliminalo pensano in molti, ma anche quella classica all'inizio era moderna. poi col tempo è diventata classica. Gli antichi romani costruivano edifici enormi (il nome colosseo ci dice qualcosa no?) che sicuramente ai conservatori dell'epoca saranno apparsi ecomostri
- chi decide il valore architettonico? non penso sia chi scrive l'articolo né chi intravede l'affare
RispondiElimina- l'identità di quartieri e città è data anche dagli edifici. Rinnovare tutto è una scelta di campo e come tale può essere discussa e poi accettata o rifiutata. Argomentando tutto è lecito
sul primo punto va detto che la procedura di verifica dell'art. 12 del Codice dei Beni Culturali accerta l'esistenza dell'importante interesse storico artistico solo di un singolo edificio ma un altro articolo (il 136) dello stesso codice può consentire di vincolare un intero complesso (ad esempio i villini).
sul secondo c'è stato un dpcm del 2009 sul piano casa, cui sono seguite una legge regionale e una delibera comunale attuativa e il premio in maggiore cubatura è indispensabile altrimenti la ristrutturazione di alcuni edifici costa troppo e conviene ai proprietari lasciarli in abbandono o degrado
Il 64% del territorio di Roma Capitale e' costituito da aree verdi protette da vincoli ambientali: non si possono costruire i grattacieli su spazi che spettano ai cinghiali. I grattacieli possono essere costruiti solo demolendo gli edifici attuali, sempre tenendo conto che al massimo possono arrivare a tre piani di altezza, nel rispetto dello skyline capitolino
RispondiEliminaè vero che i cinghiali ormai la fanno da padrone, ma avete presente central park a manhattan ? un immenso parco circondato da grattaciaeli, ed è una meraviglia. roma è piena di grandi aree verdi che possono essere valorizzate così, tra l'altro questo consentirebbe di finanziare il rimboschimento della città, che ha perso migliaia di alberi (messi nei posti sbagliati, abbattutti e mai sostituiti)
E ma i grattacieli intorno a Central Park mica hanno tre piani. Io a Roma capito spesso, non l'ho girata tutta per carita', ma di grattacieli non mi sembra di averne visti, forse un palazzo piu' alto della norma all'Eur, mi sembra. Non e' nella mentalita' di chi governa Roma, costruire grattacieli. I grattacieli di Roma sono le palazzine alla romana di cinque piani, consolati andando a farti un giro a Milano, Parigi o Francoforte
RispondiEliminaNon e' nella mentalita' di chi governa Roma, costruire grattacieli. I grattacieli di Roma sono le palazzine alla romana di cinque piani, consolati andando a farti un giro a Milano, Parigi o Francoforte
RispondiEliminaè una mentalità che va cambiata e di corsa
GIUSEPPE BANCHI ha detto...
RispondiEliminaIl fatto è che l'architettura di qualità costa
vero, però alla lunga costa di più l'architettura scadente. e aggiungo anche che di pessima fattura ormai sono anche i marciapiedi, le strade asfaltate e gli arredi urbani. se possibile sono molto più brutti e impattanti di tanti edifici
Ma quali grattacieli volete costruire, sistemate le strade e fate funzionare la nettezza urbana ed i trasporti, che Roma sembra il biafra. Si e' visto con lo stadio della Roma che i grattacieli a Roma rimangono sempre un'utopia. Roma e' una citta' in default, dovete salvare il salvabile
RispondiEliminaMa a che cazzo ci servirebbero i grattacieli? Mancano le case, gli uffici o i negozi? Pare proprio di no. Le costruzioni sarebbero occasione di lavoro per molti? Basta guardarsi attorno per vedere che di lavoro da fare ce n'è in quantità stratosferiche, a partire dal recupero di milioni e milioni di metri cubi già costruiti e lasciati andare in malora, deturpando l'ambiente urbano in centro come in periferia, tutta roba che andrebbe espropriata agli incapaci falliti che la possiedono e riqualificata a beneficio di tutti. Altro che "villini"...
RispondiEliminaAllora:
Elimina1) costa di più ristrutturare che costruire ex novo;
2) se agli "incapaci falliti" non dai i permessi urbanistici per convertire le cubature, ti terrai per sempre gli edifici abbandonati;
3) essendo questa la situazione, t'assicuro che gli stessi "incapaci falliti" avrebbero piacere a vedersi espropriate quelle aree abbandonate con cui non possono fare nulla e che costano un patrimonio in imposte dirette e indirette.
4) ovviamente NESSUNA amministrazione pubblica esproprierà mai una beneamata mazza, mica sono scemi! Senza contare che una buona percentuale di edifici abvandabban sono . . . pubblici.
Studiare prima di parlare, grazie.
Ma quali grattacieli volete costruire, sistemate le strade e fate funzionare la nettezza urbana ed i trasporti
RispondiEliminauna cosa non deve escludere l'altra. il mondo non si ferma perchè noi non sappiamo gestire i cassonetti
Caro pappagallo che ripete i commenti degli altri: salvare il salvabile vuole dire preoccuparsi prima delle cose piu' importanti, visto che il comune di Roma naviga in un mare di debiti. Mi raccomando, caro pappagallo, ripeti anche questo commento
RispondiEliminahai ripetuto tu due volte la parola pappagallo, comunque c'è libertà di espressione e ripetizione. peraltro non ripeto i commenti ma li riposto per rispondergli : così dimostro attenzione a chi ha scritto qualcosa di interessante, anzichè fare un soliloquio
RispondiEliminaun villino non può avere valore architettonico in quanto tale o per la sola epoca in cui è costruito. abbiamo nel centro storico cose costruite negli anni 20 e 30 che sono orribili
RispondiEliminavero è che un insieme omogeneo di villini (penso a coppedè, la garbatella o città giardino a montesacro) è un tessuto di valore di per se', quindi se ne altero anche solo uno, abbattnedo e ricostruendo in modo completamente difforme, ho commesso un danno all'intero quartiere
A Tor Bella Monaca ci sono grattacieli, e' il centro finanziario di Roma, la city
RispondiEliminaAnche quì perdono il confronto, le torri del Gratosoglio o di Bruzzano sono molto piu' alte. Non e' il loro campo, meglio che continuino a svilupparsi in lunghezza
RispondiEliminaNon sara' il nostro campo. Non ti vantare di Milano che Parigi a periferie vi caga in testa 50 volte
RispondiEliminaMassibelloooooo, come stai? Hanno assolto l'Ignazio, che meraviglia. Ma tu lo sapevi che era una buona persona, l'hai sempre scritto e io ti ho appoggiato fino in fondo. Senti, sono in riunione, rimaniamo d'accordo per stasera come ci eravamo detti? Cena gratis dalla Bowermann e per festeggiare l'assoluziobe la bamba la prendi tu o la porto io? Fammi sapere. Ciao bello.
RispondiEliminaMa infatti una bella cura termonucleare e poi via di edilizia moderna ed efficiente, ma prima bisogna costruire un muro intorno al GRA che impedisca a chiunque di uscire.
RispondiEliminaAh dimenticavo la bomba andrebbe sganciata durante una plenaria in parlamento.
Hanno approvato l'ennesimo decreto salva-Roma che grava sulle tasche degli italiani, tra la protesta di tutti i sindaci della penisola che fanno i salti mortali per far quadrare i conti e non ne possono piu' di vedere che questa latrina di citta' ha sempre un trattamento privilegiato. Hai ragione, non se ne puo' piu', ci vuole la bomba termonucleare
RispondiEliminaquesti apprezzamenti così pacati ed equilibrati non potresti riservarli ad altre situazioni o al comune in cui vivi tu ?
RispondiEliminaNoi non viviamo in una cloaca di sorci e parassiti, siamo preoccupati del vostro tasso di riproduzione e dalla possibilità di venir infettati dalle malattie che portate: isolatevi non chiedeteci più nulla specie i soldi e la pacatezza regnerà sovrana.
RispondiEliminaPropongo il modello olandese: spostare la sede del governo in un'altra citta' di media grandezza. Verona secondo me sarebbe adattissima. Sarebbe la fine di Roma e dei suoi privilegi
RispondiEliminaVerona è una città romana
RispondiElimina"siamo preoccupati del vostro tasso di riproduzione e dalla possibilità di venir infettati dalle malattie che portate"
RispondiEliminala tua giornata non deve esser eandata molto bene. consiglio una camomilla e tutto passerà
l'articolo parla dei villini di Roma, non capisco chi si mette a parlare dello spostamento della capitale, del muro intorno al GRA... forse hanno sbagliato blog o stanno scrivendo sotto al post sbagliato. Anche io penso che con una bella ricerca su Google possono trovare altre bacheche più adatte per sfogarsi
RispondiEliminaVerona e' una citta' romana. Ti consiglio di andarlo a dire in giro per Verona: prima pero', saluta per bene la tua "gabbidale", perche' e' l'ultima volta che la vedi. Nel nord-est non c'e' molta simpatia per la "gabbidale", molto piu' tollerante la Lombardia, te lo assicuro
RispondiEliminaA Verona si sono mai chiesti chi ha costruito l'Arena di verona ? credo di si, comunque è un anfitatro, uno dei tanti che gli ingegneri romani, insieme alla rete stradale e ai ponti costruirono in Italia, Europa e Mediterraneo.
RispondiEliminaCiò detto l'articolo che qui si commenta non parla di "gabbidale" (PAROLA SCONOSCIUTA, A ROMA NESSUNO PARLA COSI') ma di rigenerazione urbana, edilizia, decoro urbano e urbanistica. Mi sembrano temi importanti
vero. da quello che si legge sui giornali sia nel decreto sblocca cantieri che nel decreto giornalisticamente chiamato "crescita" (anche se siamo quasi in recessione...) sarebbero introdotte norme per favorire la rigenerazione urbana, gli interventi di demolizione e ricostruzione e nuove norme per le distanze tra edifici nei centri storici, visto che quelle odierne rendono poco conveniente interventi di ristrutturazione integrale su vecchi edifici abbandonati o in degrado. però nessuno dei due decreti risulta ancora pubblicato in gazzetta
RispondiEliminaE sì ma tu sei rimasto a duemila anni fa, quando il nord Italia era una provincia di Roma. Al giorno d'oggi il prospero e vicino all'Europa nord Italia viene spolpato per ripianare i debiti della tua "gabbidale" nord-africana, le cose sono diverse. Tanto di cappello a chi a costruito l'Arena di Verona, ma non si puo' rivangare per l'eternita' cose di millenni fa'.
RispondiEliminaSi comunque a parte il generico discorso sul nord-est, sono proprio i veronesi che sono un popolo duro così. Basta vedere quando il Verona ospita la Roma o il Napoli, vengono sempre prese misure straordinarie perche' ce l'hanno a morte con quella gente lì. E' una citta' ricca, piu' ricca di Venezia, una piccola Milano assetata di autonomia. Io per un'ipotetica sede di governo allora preferirei Mantova, anche se e' in Lombardia dove c'e' Milano
RispondiEliminaio ho letto che volevano introdurre anche una sorta di silenzio assenso temporaneo per i pareri delle soprintendenze sui lavori su immobili vincolati ma forse ci hanno ripensato.
RispondiEliminain ogni caso abbattere e ricostruire in un vicolo medievale è molto più difficile e costoso, almeno le distanze vanno in parte derogate, non possono essere le stesse che in uno stradone di un quartiere contemporaneo
e soprattutto quando si interviene su zone edificate quando le leggi attuali non esistevano ancora !
https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/04/05/il-triangolo-milano-bergamo-monza-e-il-piu-ricco-ditalia/
RispondiEliminaALTRO CHE DUEMILA ANNI FA ! IL CONTRIBUENTE MEDIO 2017 (DATI MINISTERO ECONOMIA E FINANZE SUL SITO DEL SOLE 24 ORE POCHI GIORNI FA) A ROMA HA UN REDDITO IMPONIBILE PRO CAPITE DI 24.830 EURO , VERONA 23.186
QUINDI CHI E' CHE GUADAGNA E PAGA PIU' TASSE ?
Veronesi, bresciani, bergamaschi te li raccomando
RispondiEliminaper i proprietari di questi villini, se risulta impossibile eseguire in concreto tutte le opere autorizzate sulla carta, le leggi nazionali o regionali non consentono di monetizzarle e/o eseguirle in un altro punto del territorio del comune ?
RispondiEliminai comitati di quartiere in genere si mobilitano quando nel quartiere si fa qualcosa. dovrebbero mobilitarsi anche quando non si fa niente e il quartiere muore.
RispondiEliminae poi questo parlare di "speculazione" ad ogni iniziative mi pare infantile : se si intende che qualcuno vuole guadagnarci da una operazione mi pare che si dica una ovvietà. Chi mai farebbe qualcosa solo per rimetterci ? l'essenziale è che le leggi siano rispettate, ma in questo caso la sovrapposizione di competenze (comune, regione, stato) non aiuta affatto e non si sa mai di chi è la colpa dell'approvazione di un progetto pessimo. l'alternativa non è bloccare le opere, è farle per bene !
@ 4:58 Te lo spiego facilefacile: lo Stato, anche se ci rimette, opera per un'appendicite o qualsiasi altra patologia anche la peggiore faccia di merda liberista, fornisce istruzione ai suoi figli e le fornisce una serie infinita di servizi che funzionano più o meno bene. Anche se ci rimette due volte: una perché non guadagna niente e un'altra perché favorisce la riproduzione di una faccia di merda che sputa nel piatto in cui mangia. Ecco chi (giustamente) fa qualcosa anche se ci rimette: noi tutti. Ma il coglione resta la faccia di merda liberista.
RispondiEliminaVa bene tutto ma per amor d'Iddio smettetela di chiamare "villino" qualsiasi edificio!
RispondiEliminaDa studente di architettura, a Roma il restauro/rinnovamento architettonico e urbanistico è inteso spesso come proteggere e tutelare piuttosto che innovare e cambiare. La si può pensare come si vuole su questo, si può guardare a Milano o a altre città europee che non si fanno problemi a demolire e ricostruire e chiedersi perché a Roma bisogna restare indietro o fermi del tutto. Poi però chiedetevi come mai Roma ha questo fascino ed è così romantica. Roma ha un anima, Milano ha grattacieli, innovazione ecc, e dobbiamo essere orgogliosi. Ma mentre Milano è come un adolescente che non vede l'ora di tirare fuori il membro e farti vedere quanto ce l'ha grosso, Ro mi a è quella signora con esperienza, con un po' di rughe forse, matta si, ma che fa l'amore da dio.
RispondiEliminama che cazzo hai scritto?
Eliminanon hai torto però anche a roma si è innovato in passato : pensiamo all'eur (che era una innovazione per tornare al classico) o agli sventramenti e ricostruzioni dei quartieri dopo l'unità d'Italia e fino a tutti gli anni 30. Da via Zanardelli a Corso Rinalscimento alla zona di Piazza Augusto imperatore a quella dietro al Ministero di Giustizia o altre ancora.
RispondiEliminaE poi le stesse chiese romane sono state demolite e ricostruite totalmente più volte, a cominciare da San Pietro che è stata rifatta con uno stile totalmente nuovo all'epoca (che ora è diventato classico). se guardate su internet le ricostrutioni della vecchia basilica vaticana non la ricoscereste. anche la chiesa osava ...
l'unica differenza è che chiamavano i milgiori artisti a ricostruire !
Non è tanto la tipologia del singolo edificio o la sua datazione a costituire un pregio : in effetti abbiamo cose orribili costruite negli anni venti e cose bellissime. Però capisco che se in un gruppo di isolati tutti a villino si introduce un edificio ipermoderno qualche problema visivo può nascere. ma le città sono vive, non possono fossilizzarsi e l'occasione è buona per usare materiali innovativi. Leggo per esempio oggi di un progetto di piantare un bosco linare intorno ad una stazione dismessa di Milano che si riqualifica. Perchè invece a Roma gli alberi spezzati dal maltempo di questi anni nessuno li ripianta sostituisce con alberature più adatte ?
RispondiEliminaSalve,
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Pyongyang è il centro nevralgico della Repubblica Popolare di Corea, dove i visitatori possono trovare l’Arco della Riunificazione, il Monumento del Partito dei lavoratori o il famoso Hotel Ruygyong. Le famiglie si concentrano nei grandi grattacieli costruiti durante la ricostruzione della città dopo la guerra. L’architettura nordcoreana si basa non solo sull’influenza comunista, ma anche sulle sue costruzioni ancestrali, con forme tonde e oblique e colori impressionanti. Anche in questo si dimostra la superiorità del sistema nordcoreano rispetto alla decadente miseria, sociale e culturale, capitalista.
RispondiEliminaRicordo bene quando al Nomentano si demolivano villini per ricostruire palazzine anni 60: i risultati sono scadenti, e sotto gli occhi di tutti. Villa Paolina non sarà di Michelangelo, ma è una componente di un quartiere che ha una sua identità e uno stile organico.
RispondiEliminaDemolire a Roma si potrebbe: a partire da Corviale che il proprietario di questo blog osa definire 'edificio d'autore' e che invece è una merdata. Si potrebbe demolire la fila di ex borgate abusive che si possono contemplare dalla linea C, e rinnovare interi quartieri di Roma, regalando agli abitanti valore aggiunto. Ma no, i palazzinari vogliono aggredire la città storica, come se ancora fossimo negli anni 60...
Questo blog documentava il degrado e faceva un onesto lavoro. Ma qualcuno si è montato la testa, pensa di essere un influencer, di avere competenze estetiche e politiche. Basta la sponsorizzazione della Raggi per screditarlo.
Dopo che uno ha preso un abbaglio simile, sarebbe decenza stare zitto.
la città storica rende di più al metro quadro ovviamente, per questo è sensato dare premi in volumetria, altrimenti a nessuno conviene spendere 8 per coomprare un edificio che puoi rivendere a 9, ma dovo aver investito 10 per ristrutturarlo, visto che se oggi ricostruisci devi usare obbligatoriamente (e direi per fortuna) accorgimenti e materiali che una volta era possibile non usare e che nemmeno esistevano. se non si rende conveniente nelle zone centrali l'abbattimento con ricostruzione il rischio è che la cementificazione eumenti solo in periferia con ulteriore consumo di suolo
RispondiEliminale ex borgate hanno una storia : nascono per dare casa agli immigrati da altre regioni che venivano a lavorare nell'edilizia a roma quando la città era in piena espansione. Ricordiamoci che al momento dell'Unità d'Italia a Roma ci abitavano quattro gatti mentre oggi è la città più popolosa ed estesa. Peraltro le borgate sono state progressivamente risanate e anche sanate legalmente portando i servizi, ed oggi sono paradossalmente molto più belle di quelle porcherie di quartieri (non è un insulto per chi ci abita ma per chi li ha costruiti) tirati su in modo perfettamente legale e con tutte le carte bollate in regola, che affollano di palazzoni enormi e desolati tutta la fascia del semicentro costruito nel dopoguerra. Quelli si che sono orrendi, ma ormai hanno un grande valore perchè sono nell'immediata fascia attorno alla città storica.
RispondiEliminaNel 1911 c'erano 76 mila abitazioni in tutta Roma. Oggi quante sono ? ormai la città arriva dal mare ai castelli, dai laghi ai monti e se i quartieri (parlo anche io di quelli formalmente regolarissimi) vengono costruiti in modo sparso non sarà mai economicamente conveniente farci arrivare una linea di metropolitana, le scuole, gli autobus. Le città moderne ed efficienti si sviluppano in altezza e tutti, dicasi tutti, gli edifici hanno parcheggi interrati ed in strada è vietato parcheggiare o lo si fa pagando carissimo. questo perchè ci sono mezzi pubblici efficienti. Ma se da un capo all'altro della città ci corrono decine e decine di km sarà sempre impossibile una rete di trasporto decente. Quindi meno palazzine e più grattacieli oltre le mura aureliane !
RispondiEliminai villini sono una tipologia edilizia ben precisa del piano regolatore del 1909 ma già negli anni Venti sono sfigurati e oggi chiamiamo villino anche palazzine poco interessanti sia dal punto di vista edilizio che architettonico. In teoria anche io preferisco un bel palazzo moderno ad uno sgorbio di villino però attenzione a denigrarli : il grosso problema del traffico a Roma Centro è dato dalle sopraelevazioni fatte (del tutto legalmente) tra la metà dell'800 e i primi del 900 per cui palazzi inizialmente altri tre piani (piano nobile + 2) sono doventati alti sei piani poggiando sullo stesso corpo di fabbrica : a parità di ampiezza della strada e senza garage o box auto (le automobili non eistevano) si sono raddoppiati gli appartamenti e anzi sono moltiplicati (frazionando le proprietà delle vecchie grandi case) abitanti e uffici inntorno a cui gira un numero di persone infinitamente maggiore di quelle per cui il palazzo era stato inizialmente concepito. Per questo i villini sono pochi e vanno preservati
RispondiEliminaio sono contro i conservatori : c'è tra gli studiosi chi rimpiange le antiche ville di fine 800 intorno al centro ma senza quella "cementificazione" non avremmo mai avuto quartieri come Trieste, Pinciano, Della Vittoria e Prati che sono ancora oggi tra i più belli e pregiati. E poi trovo che rispetto agli edifici moderni siano più oscene le milioni antenne tv, paraboliche, satellitari e unità di aria condizionata che sfregiano tetti e facciate ovunque. Guardiamo a quello di decoro, impedendo piccoli grandi sfregi che in altre città nessuno consente e si sogna di consentire.
RispondiEliminaRipeto, ribadisco: cosa cazzo ce ne facciamo di ulteriori costruzioni, di grattacieli, di palazzine nuovi???? Ma aprite un qualsiasi sito di vendite immobiliari e vedrete che l'offerta è infinita, in grado di soddisfare qualsiasi esigenza, dal monolocale in periferia al centro direzionale attaccato a Piazza Navona. Vaffanculo chi lucra su cemento e muratori al nero: prima usiamo ciò che già esiste, ristrutturando se necessario, e poi pensiamo a nuove edificazioni.
RispondiEliminal'identità di una città la fanno tante cose, ma tra queste ci sono i singoli edifici di pregio estetico/storico/architettonico (che ripeto il blogger non ha l'autorevolezza per definire) ma anche le zone omogenee in tal senso, per cui prima di abbattere e ricostruire bisogna andarci coi piedi di piombo anche perché appunto - come diceva aprile 12, 2019 1:29 PM - non abbiamo certo i grandi artisti ma al limite buoni professionisti (quando va bene).
RispondiEliminaPoi capisco che nelle zone di pregio si guadagni di più, ma come al solito resterà operazione elitaria, contrariamente alla riqualificazione delle periferie che ne hanno assai più bisogno.
La cementificazione delle periferie, invece, continua IN OGNI CASO (ponte di nona dice qualcosa a aprile 12, 2019 5:23 PM?) ed è una cosa del tutto diversa. Bisognerebbe costruire meglio e meno.
Una città che si estenda in alto renderebbe comunque il traffico ancora peggiore, soprattutto in assenza di un servizio pubblico come si deve. Non sono le distanze il problema, secondo me, quanto la densità abitativa.
Cordialità
Immagino che tu non sia mai stato a Londra.
EliminaLa citta' arriva dai castelli al mare con centinaia di kmq di campagne dove brucano le pecore. Parigi e' un quartiere di 105 kmq, New York ha 9 milioni di abitanti ma e' piccola, Milano e' un rione e Buenos Aires e' grande come Monte Mario. La citta' piu' estesa della tua fantasia, pisquano
RispondiEliminaRoma con l'hinterland va dall'Adriatico al Tirreno. Se tu non capisci queste cose perche' sei abituato a vivere in citta' piccole non e' affar nostro
RispondiEliminama cosa cazzo hai scritto?
EliminaRoma è talmente grande che ieri mi sono assopito su un autobus atac e mi sono trovato al terminal... sul lago Trasimeno.
RispondiEliminaRoma è talmente grande che passi 3 fusi orari da un capo all'altro della metro.
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