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Alla fine della settimana, incalzata
dagli eventi di cronaca e messa all'angolo e alla gogna dalla
loschissima vicenda dei bilanci di Ama e delle dimissioni della ormai
ex assessora Pinuccia Montanari, la Giunta si è trovata nella
necessità di tirar fuori il canonico coniglietto dal cilindro.
Non si amministra, infatti, per il bene
comune, no: si amministra per gestire l'opinione pubblica,
ammansirla, raggirarla ogni giorno. Si amministra in base alle
indicazioni che provengono dai micidiali guru della comunicazione,
personaggi agghiaccianti della caratura di Rocco Casalino e suoi
lacché. In base a loro si struttura la strategia, non in base alle
esigenze della città.
Subito dopo le dichiarazioni durissime
di Sora Pinuccia (“la città è governata dagli amici di
Lanzalone”), l'ordine è stato perentorio: usciamo con qualcosa
per distogliere! E allora si sono trovati sotto il primo progetto che
stava lì a marcire da mesi e mesi, hanno fatto una Giunta
straordinaria, lo hanno approvato e giù conferenza stampa in fretta e furia (non una grafica, non un rendering...) per
presentarlo. Ordinaria amministrazione: tanto non esiste stampa che
sbugiarda, non esiste opposizione politica che incalza. Si entra con
qualsiasi nefandezza possibile come un coltello caldo penetra nel
burro.
LA SOLITA CONFERENZETTA INSOPPORTABILE
La conferenza è ancora disponibile sul profilo Facebook della sindaca e presenta le solite caratteristiche
di sempre: contenuti risibili, naif, puerili, bambineschi, applausi (gli applausi
alle conferenze stampa, altra raccapricciante novità grillina ormai
considerata da tutti normale) e frasette sconclusionate e alquanto
odiose da parte della prima cittadina con tanto di ricorso alle
solite locuzioni da alunnetta insicura di seconda media (“momento
storico oserei dire”... OSEREI DIRE!!!). Tra un po' son tre anni e
nessuno si è occupato di far seguire un corso di public speaking
alla sindaca che continua ad essere semplicemente urticante quando parla in pubblico, pure se dice cose giuste (cosa
che avviene molto di rado). Facendo per converso fare una pessima figura alla città tutta.
IL NUOVO CINEMA METROPOLITAN
Ma bypassiamo la forma e addentriamoci
nella sostanza. La conferenza stampa in questione raccontava
dell'approvazione in Giunta del progetto riguardante il nuovo Cinema
Metropolitan. Un progetto che abbiamo sempre sostenuto (qui la storia è spiegata davvero come si deve), di cui
abbiamo scritto più volte e che abbiamo segnalato come scandaloso per le lentezze con le quali andava avanti. Ma allora, se la novità
è stata sempre da noi auspicata, perché ora che finalmente l'hanno
approvata la critichiamo? Semplice: perché hanno cambiato tutto lo
schema, hanno imbrogliato un'altra volta, hanno pasticciato, hanno
raggirato, hanno fatto una cosa sbagliata raccontandovi che la
facevano giusta, hanno seguito le loro ideologie invece di seguire
ciò che avrebbe fatto del bene a tutti e hanno – come sempre, sul
modello dello stadio di Tor di Valle – peggiorato un progetto che
era già stato ben impostato e andava semplicemente approvato senza
modifiche.
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Cinema Metropolitan in foto d'epoca |
TRASFORMARE I CINEMA E' GIUSTO
Mezza città pensa che il progetto del nuovo Metropolitan non
vada bene perché sarebbe per qualche bizzarro motivo sbagliato
trasformare un cinema in uno spazio commerciale. Questa è in tutta
evidenza una fesseria: i cinema devono cambiare; tutta la città deve
cambiare, continuamente! Il Metropolitan era prima un centro
commerciale, poi è diventato cinema, poi è diventato multisala, poi
è diventato rudere ora torna spazio commerciale con cinema. Questo è
fare la città. Questo significa correre dietro alle esigenze dei
cittadini e dei tempi che evolvono. Ed è sano. Cinema duri e puri
sono condannati a morte, il cinema però deve resistere anche nel
tessuto urbano perché non possiamo rassegnarci al fatto che la gente
assolva alla propria domanda di cinematografia solamente con
satellite e Netflix, ma per restare in vita deve essere collocato in un'esperienza più complessiva e maggiormente coinvolgente. Dunque
cinema all'interno di grandi spazi commerciali, cinema che diventano
durante il giorno spazi per eventi di altro tipo, cinema associati ad
interessanti offerte enogastronomiche, cinema che riducono le proprie
dimensioni ma aumentano le proprie tecnologie immersive, cinema che
sfruttano parte della loro cubatura per attività più redditizie
(immobiliari, commerciali, residenziali come è avvenuto in tutta
Italia) che sostengano la tutt'altro che redditizia attività di
proiezione dei film.
Tutto questo è normale e avviene dovunque
nonostante le cialtronate che vi hanno raccontato i “ragazzi” del
Cinema America e tutta la parte di città che abbocca e condivide
queste filastrocche che ormai senti esclusivamente a Roma. Ne deriva
che la trasformazione del grande Cinema Metropolitan in spazio
commerciale + spazio per uffici + cinema da 100 posti è un progetto
sensato. Ed è un progetto ancor più sensato perché genera oneri a
favore del Comune: tu Comune mi permetti di fare un cambio di
destinazione d'uso così importante e io proprietario delle mura
(nello specifico il proprietario è un imprenditore per bene, dunque
nulla quaestio su questo versante) ti do in cambio tanti bei soldini
che tu potrai investire sul territorio.
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Villa Aldobrandini |
COME VERRANNO SPESI GLI ONERI
CONCESSORI?
Bene, il punto è proprio questo: dove
vengono investiti questi soldi? Stiamo parlando di 7 milioni di euro
che per una città normale sono spiccioli, ma che per Roma –
abituata ad investimenti col contagocce – sono una valanga di
quattrini. Nello schema precedente, approvato dalla Giunta ma mai
ratificato dal Consiglio, i soldi venivano spesi tutti nel Primo
Municipio (dove insiste il Metropolitan) o nelle aree circostanti: si
riqualificavano delle aree nei Fori Imperiali, si interveniva a
sanare dei problemi a Villa Borghese e soprattutto si rifaceva tutta
Villa Aldobrandini.
I grillini, con gli assessori Cafarotti
e Montuori per i quali non abbiamo più aggettivi, e nel silenzio
dell'assessore alla cultura Bergamo hanno cambiato tutto. Togliendo i
soldi alle aree verdi e riassegnandoli in maniera surreale.
Ovviamente nessuno dall'assessorato all'ambiente si è potuto
lamentare per la sottrazione dei fondi per Villa Aldobrandini (che
resterà sommersa da un degrado raggelante) e Villa Borghese perché
la Giunta ha preso la decisione, guardaumpò, in assenza
dell'assessore all'ambiente, giustappunto dopo le dimissioni di Sora
Pinù.
Ma dove hanno messo tutta questa
montagna di soldi? E perché lo schema è stato cambiato? Il perché
sul cambiamento è presto detto: lo schema precedente era stato fatto
“da altri” e dunque andava cambiato, a prescindere, per questioni
di mera e miope ideologia. Non importa se era giusto o sbagliato,
andava modificato. Anche, oltretutto, per giustificare i mesi e mesi
di ritardo che hanno portato all'approvazione facendo perdere tempo e
soldi e lasciando un pezzo di via del Corso in preda al degrado più
incredibile. Dovendo cambiare tutto, i grillini hanno deciso di
investire quei soldi nel rifacimento di altri due cinema.
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Cinema Airone di sopra, dentro e di lato |
CONCORRENZA SLEALE ALLE SALE PRIVATE
Avete capito bene. In un periodo in cui
i cinema privati stanno chiudendo per mancanza cronica di pubblico,
il Comune pensa bene di mettersi in prima persona sul mercato
riqualificando con soldi pubblici cinema di proprietà comunale (come
se non fosse già una follia che il Comune sia proprietario di sale
cinema, manco fosse un impresario, manco fossimo a Cuba o in Corea
del Nord). In spregio della storia di questi cinema comunali che,
come racconta la cronaca degli ultimi anni (il Cinema Aquila, il
Cinema Induno), hanno una enorme difficoltà a trovare chi li
gestita, restano chiusi per anni tra ricorsi e burocrazie e generano
solo beghe a chi li gestisce e al comune stesso.
I due cinema in questione, dove chissà
come e chissà dopo quali gare d'appalto e quali infinite burocrazie
atterranno tutti questi denari, sono il Cinema Apollo all'Esquilino e
il Cinema Airone all'Appio Latino, quest'ultimo peraltro progettato tra gli altri dal babbo dell'assessore Montuori. Avete capito bene: Montuori ha
deciso di togliere soldi per la riqualificazione di una villa
pubblica ridotta in condizioni orribili e senza speranza di migliorìa per girarli sulla
riqualificazione di un edificio progettato da suo papà che non si sa
poi a cosa servirà, a chi verrà assegnato, quale ruolo avrà nel
quartiere se non quello di fare una concorrenza sostanzialmente
sleale alle sale private già provate e in difficoltà. A pochi passi
dal Cinema Airone, chiuso dalla notte dei tempi, ha appena abbassato
le serrande il Cinema Maestoso, dunque quale è la logica di
investire denaro pubblico per riqualificare una sala cinematografica da 800 posti (!) abbandonata da un'infinità? A pochi passi dall'Apollo invece ha appena chiuso il Royal, dunque a che gioco giochiamo: chiudono le sale gestite da privati e apriamo in maniera assitenziale sale gestite dal Comune a spese di tutti e gestite da qualche amico? E pensate che oltre a queste due sale il Comune gestirà anche ben 4 mesi del nuovo cinema che troverà posto proprio dentro al Metropolitan stesso. Ovviamente senza nessun progetto su cosa fare quei 4 mesi. E giustamente, perché non è certo compito di una amministrazione gestire un cinema! Al massimo quello che vi si può fare è propaganda. Durante il fascismo gli enti pubblici decidevano cosa farti vedere al cinema...
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Il Cinema Apollo |
I CINEMA SI RIQUALIFICANO IN UN ALTRO
MODO
Attenzione, nessuno pensa neppure
lontanamente che sia sbagliato riqualificare queste sale. Si tratta
tra l'altro di due edifici di grandissimo pregio architettonico che
stanno crollando a pezzi dunque in effetti è urgentissimo
intervenire. Ancor più urgente per quanto riguarda il Cinema Apollo,
zeppo di amianto che sta uccidendo di tumore i cittadini che ci
vivono nei pressi. Quanto al Cinema Airone, al di là delle considerazioni sull'eleganza di Montuori che finanzia la riqualificazione di un'opera del padre (speriamo che via via si succederanno all'urbanistica assessori figli o parenti di altri grandi nomi dell'architettura contemporanea, così vedremo riqualificate anche altre opere!), bisogna dire ad onor del vero che si tratta di un autentico capolavoro unico nel suo genere.
Ma una amministrazione degna di questo nome in
casi come questo si mette a lavorare e trova dei partner, trova degli
investitori, fa arrivare capitali, struttura dei progetti che siano
appetibili per chi vuole rischiare a Roma e trasforma dei problemi in
opportunità. Una amministrazione seria mette i soldi pubblici sulle
partite dove non è possibile coinvolgere investimenti privati (come
fare a trovare finanziamenti per riqualificare Villa Aldobrandini? È
sostanzialmente impossibile, ecco perché è giusto in quei casi
spendere i denari dell'erario), e per il resto imposta progetti,
sfrutta leggi (c'è la Legge Regionale sulla Rigenerazione urbana che
il Campidoglio si ostina ad esempio a non voler applicare) e spinge i
privati a dare una mano. Pensate la fila di investitori che ci
potrebbe essere, in presenza di un progetto serio, sul Cinema Apollo,
strategicamente collocato com'è a fianco dell'Ambra Jovinelli, di
fronte all'inizio di San Lorenzo, di lato alla Stazione Termini e al
Mercato Centrale, a pochi passi dalla metro di Piazza Vittorio, dal Mercato Esquilino e
della fermata del trenino e davanti al gigantesco palazzo della Zecca
che dovrà beneficiare di una grossa trasformazione nei prossimi
anni. Anche qui consentendo le opportune trasformazioni e modifiche
(pur magari mantenendo una parte a cinema) il Comune avrebbe potuto
mettere il bene sul mercato e trovare realtà di qualità pronte a
venire a Roma a investire. E invece si procede come a Cuba: si
restaurano cinema comunali da assegnare, dopo mille difficoltà, ad
associazioni amiche o magari alle stesse associazioni che male li
avevano amministrati prima (come è avvenuto per il Cinema Aquila
dopo peraltro tre anni di triste chiusura).
SCELTA PARACULA E IDEOLOGICA
Si tratta di una storia davvero
emblematica dei danni che il malgoverno, l'ideologia, la clientela
pentecatta sta facendo in città. Come diciamo sempre, danni che
dureranno decenni. Questa scelta è stata effettuata per ingraziarsi
i tanti ultras ideologici che spadroneggiano in città – il Cinema
America, citato prima, è solo un esempio – e che strumentalizzano
i cinema come vessillo delle loro idee che in tutto il mondo sono
state superate da trent'anni; e per avere una risposta pronta a chi
contesterà la trasformazione di un cinema, il Metropolitan appunto,
in centro commerciale. “Eh sì” potranno rispondere i nostri
prodi “questo diventa un centro commerciale però recuperiamo altri
due cinema”. Ma per farci cosa? Ma perché? Ma a che titolo? Ma
perché lo fai tu come Comune e non coinvolgi imprenditori o gente
del mestiere? E perché se devi scegliere tra riqualificare verde
pubblico e riqualificare sale cinematografiche chiuse da decenni opti
per quest'ultima decisione? Tutte domande che nessuno ha fatto e
nessuno farà mai: il giorno dopo la ridicola conferenza stampa, i
giornali hanno riportato tutti la notizia in maniera acritica, senza
riflessione, senza lucidità, senza visione, senza approfondimento
alcuno. "Così rinasce il Cinema Metropolitan" hanno scritto. Poi dice perché i blogghetti come il nostro acquisiscono autorevolezza internazionale...
COSA SUCCEDE ORA?
Unica speranza? Che l'Assemblea
Capitolina non ratifichi lo schema così come approvato in Giunta ma
che orienti i 7 milioni versati dalla proprietà del Metropolitan in
maniera diversa: la Giunta ha fatto delle scelte sbagliate e sta
gettando al vento quei soldi, l'Assemblea può e deve correggere
questo errore (certo, se ci fosse una opposizione in Assemblea tutto
questo sarebbe più probabile, ma non c'è...). Inutile dire che l'approvazione di un dispositivo come questo costituirebbe un precedente. Il prossimo cinema che dovrà trasformarsi (e ve ne saranno a bizzeffe) vedrà gli oneri concessori che andranno a finire un'altra volta su inutili cinema diroccati, senza un progetto, senza un perché e senza una visione. Solo per avere un argomento per anticipare e rispondere alle critiche, solo per far finta di sostenere la cultura quando in realtà la si sta affossando ancora di più.