Caduti un po’ tristemente nel
dimenticatoio i lavori per la sostituzione del guardrail sul viadotto
della Magliana (accesso per l’autostrada della Roma - Fiumicino) si
sono conclusi pochi giorni fa nella notte fra il 15 e il 16 febbraio.
Intervento che ricordiamo è stato
commissionato dal SIMU (Dipartimento sviluppo infrastrutture e
manutenzione urbana) e i cui i cantieri sono stati allestiti nella
notte tra il 1 e 2 agosto 2018 con data di ultimazione lavori
dichiarata entro il 15 settembre 2018. Lavori che però sono partiti
solo il 21 agosto 2018, obbligando così gli automobilisti a 20
giorni di code, seppur nel mese estivo, senza alcuna ragione.
Riepilogando si trattava di un
normalissimo lavoro di manutenzione che prevedeva la sostituzione di
ben 170 metri del vecchio guardrail, il rifacimento del cordolo in
calcestruzzo armato e il posizionamento dei nuovi new jersey in
cemento prefabbricati (come se ne vedono per chilometri e chilometri
su strade extraurbane e autostrade). Intervento reso necessario dallo
stato del vecchio guardrail dovuto a scarsa, o per meglio dire
inesistente, manutenzione ed ai frequenti incidenti.
Un lavoro che in qualsiasi città del
mondo si sarebbe svolto in circa 10 giorni con una squadra ben
organizzata su più turni 24h su 24h (soprattutto la sera, con meno flussi di traffico) ma che solo a Roma ha visto
impiegati una media di 2 operai con rare punte di 4 persone al lavoro
su un turno unico (8-16) rigorosamente solo nei feriali. Un andamento
che ha portato a 200 giorni la durata complessiva del cantiere.
Una situazione che già di per se si
presenta ridicola ma diventa ancora più grave se si ripercorrono le
tappe degli ultimi mesi: i lavori, iniziati come detto in ritardo,
sono andati ad un ritmo così lento che fin da subito si è pensato
bene di rinviare il termine prima al 30 ottobre (1 mese e mezzo in
più) e poi successivamente al 29 novembre (2 mesi e mezzo oltre la
data concordata) con l’amministrazione che si difendeva per mezzo
dell’ass. Gatta sia tirando in ballo il cattivo tempo sia con la
difficoltà degli operai a lavorare in pochi metri di spazio con il
traffico nella corsia vicina (come se nel resto del mondo non siano
all’ordine del giorno interventi di questo tipo).
Si arriva quindi alla fatidica data con
i cantieri in pieno svolgimento tanto da rinviare i lavori al 4
dicembre 2018 e poi addirittura al 15 dicembre 2018. A questo punto, arrivati a
fine dicembre, i lavori seppur complessivamente conclusi non erano
ancora completi. La consigliera capitolina Monica Montella del M5S ci
spiegava che la ditta “ha avuto problemi nel reperire un corrimano
d’acciaio dalla ditta fornitrice” obbligatorio per il collaudo
finale e quindi per la rimozione dei new jersey in plastica del
cantieri, lasciando quindi il restringimento e le lunghe code
praticamente ad ogni ora del giorno.
Se finora il livello di pressapochismo
con cui è stato condotto questo intervento non vi è sembrato
abbastanza c’è ancora da domandarsi come mai la ditta
costruttrice, a cui il SIMU ha assegnato i lavori su una delle
arterie più trafficate e importanti della città, nonostante i mesi
e mesi di ritardi non ha ordinato questo misterioso pezzo (da
luglio).
Ad ogni modo le conseguenze di un bando
scritto con i piedi sono sempre le stesse: nuovo rinvio della data di
fine lavori al 15 gennaio 2019, poi al 30 gennaio 2019, poi al 5
febbraio 2019 e infine al 20 febbraio 2019.
Data che è stata
anticipata con la riapertura al 16 febbraio grazie all’arrivo e al
montaggio del pezzo mancante.
Siamo dunque di fronte a 9 (nove)
rinvii ed una durata totale dei lavori di 180 giorni a fronte dei 21
previsti mentre se si considerano i giorni di cantiere si sale a 200
contro 45 previsti.
Di fronte ad una situazione che solo a
raccontarla ci sarebbe da ridere, se non fosse per le ore buttate nel
traffico e per i mille aerei perduti, la sindaca il 16 febbraio 2019 annuncia in pompa magna la
fine dei complessi lavori (per 170 metri di muretto, lo ricordiamo) con un post
su Facebook.
Tralasciando il
fatto che in qualsiasi città del mondo un intervento del genere non
sarebbe nemmeno sottoposto all’attenzione del sindaco della città e neppure ad un piccolo assessore municipale (ma dopo i ciclamini e i gabinetti di Pinuccia non ci si meraviglia più di nulla), Virginia Raggi ci informa che la ditta verrà “invitata”
a pagare le penali.
Sottolineo il lessico che non “obbliga”
ma “invita” a pagare le penali, come se fosse un qualcosa di
facoltativo. Penali che peraltro sono scattate solo il 1 dicembre,
ovvero 2 mesi e mezzo dopo la data di consegna prevista, e dovrebbero
ammontare a soli 700 euro al giorno, evidentemente una cifra non
sufficiente per far velocizzare la ditta che ha impiegato quasi due
mesi solo per reperire e montare la protezione metallica superiore.
Sia chiaro che è tutto nella norma grazie all’indecente
programmazione del SIMU.
Insomma un’incompetenza di una
gravità assoluta da parte dell’amministrazione a 5 Stelle che è
ricaduta sui cittadini costretti ad ore di code per uscire dalla
città e di conseguenza congestionando di un intero quadrante, devastando l'immagine di Roma rispetto ai turisti costretti a perdere migliaia e migliaia di voli. Una situazione che ora rischia di ripetersi per i più
complessi e lunghi lavori di manutenzione del Ponte Magliana
(proseguimento del viadotto). Intervento quest’ultimo richiesto
dagli ingegneri del SIMU per via dello stato di degrado in cui versa
il ponte (in parte dovuto ai frequenti incendi dei nomadi della
spazzatura sotto il viadotto) e per il quale saranno necessari 150
giorni di lavori e alcune giornate di chiusure totale del ponte stesso. Ci sarà da ridere, anzi come al solito da piangere.