Parlando del favoleggiato Piano Calenda per il rilancio di Roma, ovvero della serie di provvedimenti messi insieme dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) per portare investimenti nella capitale, bisogna partire da due premesse.
La prima premessa è che quando parliamo di 2 miliardi di investimenti sembra che parliamo di chissà quale cifra. In realtà, tenuto conto il bilancio, la stazza e anche il depresso pil annuo che cuba la città, stiamo parlando di una cifretta incapace di spostare realmente le cose, tanto più se spalmata in annu e anni. 2 miliardi, tanto per capirci, sono poco più dell’investimento che era previsto a Tor di Valle con la trasformazione immobiliare che comprendeva lo stadio della Roma. Sarebbe bastato che una amministrazione di lestofanti non avesse bloccato l’ottimo progetto messo in campo da Giovanni Caudo durante gli anni della Giunta Marino e avremmo avuto la stessa quota di investimenti. Senza chiacchiere, senza finti litigi tra ministro e sindaca, senza giochi di ruolo e gioco delle parti. E soprattutto senza esborso di denari pubblici (soldi dei contribuenti di Gorizia e di Trieste, di Biella e di Lecce, tutti gettati nel buco nero di Roma), ma esclusivamente privati.
La seconda premessa è che seppur volessimo considerare significativo l’ammontare del piano, si tratterebbe comunque di un provvedimento fragilissimo, sub iudice delle prossime elezioni, destinato a vacillare e forse a cadere visto il periodo di feroce campagna elettorale che ci aspetta e visto il certo cambiamento di quadro politico a Palazzo Chigi e dunque in tutti i dicasteri.
Tutto ciò premesso prendiamo la cosa sul serio e ne parliamo come se fosse una cosa davvero cocreta. E moduliamo le nostre critiche, anzi sostanzialmente la nostra unica critica, assumendo che questo piano andrà in porto.
Quale è la nostra unica critica? La visione distorta della città. Carlo Calenda e il suo team hanno prodotto settimane fa un eccellente documento di analisi della disperata situazione della Capitale. Hanno perfettamente capito che siamo agli sgoccioli e che le pressoché inesistenti chance di risollevare la città stanno esaurendosi e che la situazione si fa pericolosa non solo economicamente e politicamente parlando, ma anche socialmente e in termini di ordine pubblico. Roma è una polveriera pronta a generare violenza, un laboratorio antropologico dove si stanno producendo cittadini privi di dignità, pronti a tutto, aggressivi, autolesionisti. Un qualcosa che non ha paragoni e raffronti a livello nazionale e men che meno internazionale.
Come reagire? Calenda risponde che - da una parte sollecitando e dall’altra tendendo la mano a Comune e Regione - bisogna aumentare gli stanziamenti sulla città. Individua insomma una città sottofinanziata, e probabilmente ha ragione, e immagina che per finanziarla serva del denaro dall’estero. Denaro pubblico, drenato a tutti i contribuenti italiani e investito in un contesto di illegalità, inefficienza, corruzione, racket, mafia. In un contesto ingovernato e ingovernabile.
Secondo noi così non si risolvono i problemi bensì se ne generano di nuovi. Ecco la visione distorta della città, ecco la mancata osservazione della realtà: Roma non ha bisogno di soldi, ha solo bisogno che i soldi che già ci sono, e sono tanti, prendano la strada corretta. Escano dalle saccocce dei furfanti e entrino nelle casse di chi gestisce i servizi pubblici ad esempio, o nei portafogli dell'economia sana, pulita, internazionale.
Calenda non ha ben compreso che il punto non è trovare 100 milioni per comprare autobus Atac, il punto semmai è recuperare i 100 milioni all’anno (all’anno!!!) di evasione dei ticket, anche perché una azione simile non solo genera cash vero ma combatte l'inciviltà diffusa (se al mattino ti obbligo a pagare il bus ti svegli sentendoti attorno una città che non è terra da depredare); il punto è valorizzare i cespiti immobiliari Atac pregiatissimi ma abbandonati, che valgono anche loro centinaia di milioni.
Il punto non è finanziare le municipalizzate, bensì renderle efficienti, fare in modo che chi lavora bene venga valorizzato e i tantissimi che lavorano male licenziati in tronco. Il punto non è trovare i soldi per la manutenzione delle strade andandoli a chiedere ai cittadini di Bologna o di Ancona che versano le loro tasse allo stato, il punto è capire che il mondo delle bancarelle a Roma versa al Comune 7 milioni l’anno mentre ne potrebbe cubare 90; capire che il mondo dei cartelloni pubblicitari versa al Comune 20 milioni quando il settore è valutato 80; capire che solo facendo pagare il giusto a chi mette tavolini fuori al proprio ristorante (e che deve poterlo fare con maggiore facilità nell’ambito di una semplificazione normativa radicale e profonda) si potrebbe risanare mezzo debito pubblico.
Per tacere poi dello sviluppo immobiliare. Ex Fiera di Roma ferma, Tor di Valle ferma, Torri dell’Eur ferme, ferma perfino la sistemazione di superficie del parking di Via Giulia perché nessuno si piglia la responsabilità di mettere una firma. E se si abbatte un palazzo irrilevante sulla Salaria per sostituirlo con un edificio nuovo si mobilita mezza città. Questa mentalità, questo atteggiamento, queste tare mentali costano alla città in termini direttamente economici molto più dei 2 miliardi spot che arriverebbero in ossequio al piano.
Roma ha in se stessa, in questo momento, le risorse necessarie per sviluppare, per fare investimenti, per trasformarsi. . Non occorrono dunque nuove risorse ma occorre profonda semplificazione burocratica, cambiamento radicale della classe amministrativa (o sostituzione di persone o cambiamento totale di mentalità delle persone che già ci sono), commissariamento lungo. Ad oggi queste risorse l’amministrazione rinunzia ad andarle a prendere, preferisce lasciarle nelle tasche della peggiore imprenditoria europea dei bancarellari, degli ambulanti, dei tassinari, dei balneari, delle dittuncole di manutenzione stradale, dei pessimi esercenti, dei mutandari, dei cartellonari. Queste realtà portano un sacco di voti e in cambio vogliono un sacco di soldi. Sono questi potentati che privano la città di ossigeno. In questo quadro i soldi di Calenda farebbero la stessa identica fine: in larga parte nelle tasche dell’imprenditoria alla romana.
Solo gestendo in maniera imprenditorialmente sana un bene straordinario come i suoi arenili, le sue splendide spiagge, le sue dune, i suoi lungomare Roma potrebbe generare annualmente economie 5 volte tanto quelle del piano Calenda. Basterebbe solo sistemare il mare. E poi ci sono cento altre cose così: business abbandonati da chi amministra per favorire orde di speculatori che succhiano sangue alla città minuto dopo minuto. Vogliono mettere in circolo nuovo sangue, senza nessunissima azione su chi a vario titolo e a vario spettro succhia. Dalla signora che non fa il biglietto sul tram su su fino al palazzinaro che lucra sui suoi pessimi edifici forte di una città che pur di favorirlo artatamente ha rinunciato a modernizzare le sue architetture e la sua urbanistica.
Cultura politica pari a zero, tanto per cambiare.
RispondiEliminaIl "Piano Calenda" non è rilevante né per gli importi né per i contenuti.
E' rilevante perché ripropone, mutatis mutandis, il dilemma dello scorso anno, relativo alle olimpiadi.
Accetta il M5S "di governo" di ragionare secondo i parametri tradizionali di investimento/redditività/sviluppo?
Oppure, ancora una volta, dirà no?
Questo è il motivo del Piano. Porre nuovamente i grillini di fronte al bivio fra responsabilità di governo e opportunismo nelle piazze.
certo l'errore sul titolo non si può guardare, forse intendevi concettualmente?
RispondiEliminaQualsiasi cosa è meglio del nulla attuale. Vogliamo parlare del cancello di Villa Pamphili rotto da una settimana e non ancora aggiustato dopo le pompose dichiarazioni di Raggi in persona sulla rinascita della stessa. Le cose da fare sono quelle dette. Ma, poiché l'attuale giunta non fa nulla (o quasi), ben venga Calenda.
RispondiEliminaSpero la mossa di Calenda sia solo strumentare per levare a quell'incompetente della Raggi la scusa che il governo le rema contro ...
RispondiEliminaRoma ha in se stessa, in questo momento, le risorse necessarie per sviluppare, per fare investimenti, per trasformarsi.
RispondiEliminavero, basterebbe sistemare il litorale per ottenere risorse ben più ampie di quelle che si vorrebbero spendere, creare business, aprire la città e il suo patrimonio immobiliare alle start up, alle multinazionali che operano globalmente nei settori più innovativi, attrarre gente qualificata anzichè pensare solo alla spesa pubblica
Non occorrono dunque nuove risorse ma occorre profonda semplificazione burocratica, cambiamento radicale della classe amministrativa (o sostituzione di persone o cambiamento totale di mentalità delle persone che già ci sono), commissariamento lungo.
RispondiEliminacondivido tutto (la digitalizzazione serve a questo e gli strumenti già esistono) ma non il commissariamento, sia perchè un commissariamento "lungo" non è previsto da alcuna legge (quindi non esiste) sia perchè i commissari sono burocrati, quindi non possono sburocratizzare niente
mi piace l'approccio del posto, l'accento sul potenziale inespresso (piuttosto che su vecchie procedure stantie)ed è verissimo che
RispondiElimina"ci sono cento altre cose così: business abbandonati da chi amministra"
cominciamo, giustamente, dal chiudere i cantieri aperti da anni, a far lavorare giorno e notte e festivi compresi
roma ha bisogno di grandi opere ma nuove, sia nell'architettura che nella concezione tecnologica e urbanistica, la periferia va trasformata
RispondiEliminae soprattutto bisogna ragionare con logica da città metropolitana, non stancamente municipale
Quello di Calenda non e' nient'altro che l'ennesimo piano di spreco di soldi pubblici che TUTTI gli italiani dovranno sborsare per darli in pasto a Roma, che poi puntualmente li scialacquera' nel suo malaffare...un finto salva-Roma che come al solito pesera' soprattutto sulle tasche dei contribuenti del Nord. Quale futuro puo' avere una citta' cosi' statalista dove si tira a campare solo a forza di sovvenzioni pubbliche, e dove ogni forma di capitalismo privato e' ripudiato? I romani sono rimasti ai tempi di Mussolini, che ancora stimano tanto, lo si e' visto qualche mese fa quando a Roma vi fu' la guerriglia urbana dei tassinari fascistoni contro le leggi pro-UBER.
RispondiEliminaCalenda non ha ben compreso che il punto non è trovare 100 milioni per comprare autobus Atac, il punto semmai è recuperare i 100 milioni all’anno (all’anno!!!) di evasione dei ticket; il punto è valorizzare i cespiti immobiliari Atac pregiatissimi ma abbandonati, che valgono anche loro centinaia di milioni. Il punto non è finanziare le municipalizzate, bensì renderle efficienti, fare in modo che chi lavora bene venga valorizzato e i tantissimi che lavorano male licenziati in tronco.
RispondiEliminaANALISI PERFETTA
Ma temo che Calenda abbia capito benissimo, perché non viene da Plutone. Sa come funzionano le cose in Italia e propone cose all'italiana
come al solito pesera' soprattutto sulle tasche dei contribuenti del Nord. Quale futuro puo' avere una citta' cosi' statalista
RispondiEliminaverissimo, Roma ha una mentalità statalista. la faccenda dei contribuenti del nord invece è fasulla
l'ipotesi che solo al nord si paghino le tasse è farlocca, infatti i romani versano tasse fra le più alte d'Italia
RispondiEliminasapete quanto versa un romano procapite di IMU ? il doppio o il triplo o il quadruplo di quanto versa un cittadino residente al sud
Io per esempio pago all'AMA 500 euro l'anno per la nettezza urbana. A Varese quanto si paga? A Belluno?
RispondiEliminaQuindi secondo voi io che risiedo ar sudde non pago irpef, contributi, iva, imu, ecc.?
RispondiElimina
RispondiEliminaROMA ... CALENDA EST!
OTTIMA ANALISI,
RispondiEliminama basterebbe semplicemente dire che possono essere tagliati costi ENORMI con l'ingresso dei privati in settori come il trasporto pubblico e lo smaltimento dei rifuti (non a caso AMA e ATAC sono tra i principali fautori del letale connubio degrado/disservizi di roma).
Inoltre ottima conclusione sul litorale. Basterebbe che il demanio rendesse possibile l'edificazione alberghiera sui primi tre isolati a partire da quello frontemare e avremmo una riqualifica strategica dell'intero quartiere in maniera da renderlo un settore trainante dell'economia romana.
Infine, c'è una quantita infinita di immobili pubblici FATISCENTI ubicati in posizioni di pregio (tra cui l'ufficio tecnico del x municipio e l'ex colonia vittorio emanuele direttamente, e l'ex istituto alberghiero direttamente fronte mare).
Venderli tutti farebbe entrare qualche centinaio di milioni e creerebbe non pochi posti di lavoro, come è gia successo per l'ex poligrafico di stato.
Sono d'accordo con l'articolo. Basta buttare soldi nella cloaca maxima delle municipalizzate/pubblici/clientelismo romani, Roma deve trovare da sola le risorse per evolvere. La stessa ricetta andrebbe fatta mangiare a forza al sud che ormai è indistinguibile rispetto a Roma. Privatizzare, liberalizzare, sviluppare questa è l'unica ricetta possibile. L'ennesimo salvaroma è irricevibile dal paese che tira la carretta.
RispondiEliminaBasta con la piccola imprenditoria catto-mafiosa, dobbiamo aprire la città alle grandi multinazionali.
RispondiEliminaBisogna distinguere. Calenda parla di entrate dello Stato, di tutti, non di entrate locali, da dirottare d'imperio sulla capitale. Se parliamo di imposte locali, ognuno si piange le sue, nel senso che ne rispondono i comuni e le regioni di fronte agli elettori. Il fatto che a Roma di.imposte locali se ne paghino di piú per ottenere di meno stizzisce ancora di piu' i cittadini di belluno e di caltanissetta (ebbene sí, anche al sud si paga la stessa irpef e iva del nord), che farebbero volentieri a meno di buttare altri soldi per sistemare i bus della capitale invece che quelli della propria citta'.
RispondiEliminaSe fossi nato al nord voterei Lega e secessione, non c'è altra soluzione, spero che finisca presto questa pantomima dell'Italia in Europa.
RispondiEliminae intanto a Milano la gente fa la fila per andare a vedere la Torre Hadid.
RispondiEliminaLa vispa teresa, a Tor di Valle, farà delle simpaticissime palazzine a 5 piani...........e il ponte sul Tevere lo paghiamo noi, mentre la scuola di mia figlia c'ha i ferri del cemento armato di fuori e gli intonaci di aule e corridoi che sembra Beirut anni 80.
Premesso che non ho mai molta fiducia in merito alle effettive capacità dei figli di papà cresciuti nella bambagia e con la strada spianata sin dalla nascita - ma trattasi ovviamente di mio puro e semplice pregiudizio -, ho apprezzato questo interessamento del Ministro per Roma e per la sua uscita dal tunnel.
RispondiEliminaTuttavia mi trovo perfettamente in linea con il commento di RFS, ovvero:
1) ATAC: ci vorrebbero pochi giorni per organizzare una reale feroce repressione dell'evasione tariffaria sui mezzi, che otterrebbe il duplice effetto di far incassare milioni di Euro l'anno in più all'ATAC e di guadagnare spazio aggiuntivo all'interno dei bus/tram/metro, invogliando magari anche chi soffre di clausotrofobia o chi non sopporta di viaggiare stipato come una sardina a lasciare l'auto a casa ed a viaggiare su mezzi pubblici;
2) AMA: far rispettare il contratto di servizio con il Comune di Roma, che prevede, oltre alla raccolta dei rifiuti da parte dell'AMA, anche lo spazzamento quotidiano/trisettimanale o bisettimanale (a seconda delle zone) delle strade; poi qualche telecamerina per incastrare quei porci/disadattati che gettano ingombranti per strada non guasterebbe;
3) manutenzione dei parchi pubblici: assumere un numero congruo di giardinieri (giovani e possibilmente fisicamente idonei all'impiego), visto che le poche centinaia attualmente in forza (dei quali alcuni invalidi) non possono evidentemente bastare per curare il verde romano. Parimenti, pattugliare quotidianamente le ville e provvedere ad una seria manutenzione delle recinzioni.
4) VIGILI URBANI: repressione spietata e continuativa (in fondo non si chiede nulla, se non di eseguire il mandato per il quale sono stati assunti) delle infrazioni commesse su suolo pubblico: auto/moto in divieto di sosta (spesso su marciapiedi o in isole pedonali), mutandari non autorizzati che invadono intere aree urbane, proprietari di cani che non raccolgono le deiezioni e che non sono in grado di dimostrare di avere con sé le bustine per raccogliere gli escrementi el proprio animale.
5) asservimento semaforico immediato per tram.
6) immediata realizzazione di ciclabili leggere;
7) individuazione di aree idonee nelle zone centrali e semicentrali della città e conseguente realizzazione di parcheggi interrati.
IO penso che tutto questo, al di là di tante chiacchiere sugli investimenti fatte da chi ha la pancia piena e che non consce minimamente le difficoltà del vivere quotidiano dei comuni cittadini, basterebbe ampiamente a risanare l'immagine della capitale e ad invogliare eventuali investitori.
si ma tutte queste belle cose che propone l'articolo le deve fare l'amministrazione comunale, non il ministero dello sviluppo. La paura è che l'incapacità dell'amministrazione risulti anche nello spreco dei soldi che il ministero manderebbe
RispondiEliminaMi limiterei ai primi 4 punti di FRANCIS DRAKE ,immediatamente realizzabili e che in poco tempo cambierebbero Roma.
RispondiEliminaUna soluzione è che Calenda dica: "Virgi, io questi soldi lì metto, ma sono quote di co-finanziamento a specifici progetti di investimento, che vengono erogate solo a condizione che la restante parte venga finanziata tramite.." e qui parte la lista utilissima di RFS.
RispondiElimina
RispondiEliminaPer tacere poi dello sviluppo immobiliare....................
Mi raccomando non metterti alla guida in queste condizioni
Bene, benissimo i punti evidenziati da FRANCIS DRAKE SOPRATTUTTO I PRIMI 4 COME DA ANONIMO delle 11 e 02. Si ricominci da qui, si renda Roma minimamente presentabile e poi si incominci a pensare ai grandi progetti, investimenti etc.
RispondiElimina"La vispa teresa, a Tor di Valle, farà delle simpaticissime palazzine a 5 piani...........e il ponte sul Tevere lo paghiamo noi, mentre la scuola di mia figlia c'ha i ferri del cemento armato di fuori e gli intonaci di aule e corridoi che sembra Beirut anni 80."
RispondiEliminaDa cui che deriva? Che se costruivano i grattacieli la scuola di tua figlia sarebbe stata rimessa a posto?
"3) manutenzione dei parchi pubblici: assumere un numero congruo di giardinieri "
Che verranno pagati con un grazie e una stretta di mano visti i 13 e rotti miliardi di euro di debiti del comune. Il servizio giardini è sotto organico di almeno 800 persone, chiediamoci perché siamo arrivati a questo punto. Un indizio: non è iniziato tutto il giugno 2016.
"7) individuazione di aree idonee nelle zone centrali e semicentrali della città e conseguente realizzazione di parcheggi interrati."
Parcheggi in centro= auto che vanno in centro.
RispondiElimina"7) individuazione di aree idonee nelle zone centrali e semicentrali della città e conseguente realizzazione di parcheggi interrati."
Parcheggi in centro= auto che vanno in centro
Quindi chi abita in una zona tipo San Giovanni/Monteverde/San Lorenzo, tanto per dirne qualcuna, cosa dovrebbe fare in assenza di parcheggi ? Continuare a metterla sul marciapiedi, visto che in zone semicentrali come quelle, nate nella prima metà del secolo scorso, non ci sono abbastanza box o parcheggi privati da comprare o affittare ?
@francis drake,
RispondiEliminainutile assumere giardinieri. Che se ne occupino i privati dei parchi, e che magari ci facciano anche dei bei soldi sopra, creando posti di lavoro e creando degi veri spazi di aggregazione.
Inutile anche pretendere che l'atac possa fare qualcosa, l'atac va chiusa, idem con patate per l'ama. I pizzardoni vanno mandati a casa senza se e senza ma.
Per Roma servono strategie serie che solo grandi multinazionali possono implementare. I trasporti vanno organizzati da chi ha dimostrato di saperlo fare in maniera efficiente come la RATP, per il riciclaggio dei rifiuti invece realtà come la VEOLIA sono riuscite a trasformare in fonte energetica redditizia persino la merda....
Per la sicurezza bisogna elimintare il diritto alla privacy (perche chi non commette crimini non ha nulla da nascondere), e con un buon sistema di videosorveglianza si potranno cogliere in flagrante migliaia di furbetti al giorno e levarceli velocemente dalle palle. Tutto ciò senza pagare migliaia di inutili agenti.
Concordo
EliminaCome sempre appena ci sono proposte sensate e realizzabili oltre che profittevoli come i punti di FRANCIS DRAKE viene fuori il benaltrismo velleitario e irrealizzabile o quanto meno da libro dei sogni.,del tipo mandiamo a casa tutti i pizzardoni.
RispondiEliminadobbiamo aprire la città alle grandi multinazionali
RispondiEliminasottoscrivo
( e complimenti a chi ha coniato la battuta "Roma Calenda est" )
il sogno irrealizzabile è vedere i pizzardoni lavorare, quello si che è da TSO.
RispondiEliminaSarebbe interessante vedere anche quale fatturato generano occupazioni e centri sociali, visto che rappresentano una buona percentuale dell'offerta "kulturale" della città (e non ultimo occupano spazi enormi che se riqualificati varrebbero miliardi).
RispondiEliminaPREMESSO CHE SONO TOTALMENTE D'ACCORDO SULL'ARTICOLO,TENGO TUTTAVIA A SOTTOLINEARE CHE GLI ABITANTI DI QUESTA CITTÀ SONO INCORREGIBILI. LA SITUAZIONE DISASTROSA DI ROMA HA ORIGINI MOLTO REMOTE.TUTTI I SINDACI CHE SI SONO SUCCEDUTI NEL TEMPO HANNO SOLO GESTITO L'ORDINARIO.NESSUNO HA MAI FATTO UNA PROGRAMMAZIONE DI LUNGO RESPIRO PER RENDERE LA CAPITALE MODERNA E SIMILE A QUELLE EUROPEE.
RispondiEliminaConcordo sentitamente
EliminaIl bello di internet è che ha dato il dono della parola anche agli ignoranti economici, quelli della privatizzazione di tutto quello che è pubblico perché farebbe le cose in maniera migliore, addirittura i fenomeni che venderebbero tutto agli stranieri, gli anti-italiani, quelli che non amano la propria nazione, non hanno una propria identità forse perché l'hanno venduta emigrando illo tempore o essendo figli di immigrati del sud senza radici. Di questa bella gente, cresciuta nel disagio dell'assenza di radici, magari tra un accento poco consono a casa ed etichettata a scuola col nome del posto da cui provenivano i loro genitori, Roma non sa che farsene. Roma ha bisogno dei Romani che si rimbocchino le maniche, dei Romani con la loro strafottenza, con la loro apatia e con il loro cuore. Quel cuore che questi inetti venderebbero all'arabo coi petrol-dollari assieme alla loro figlia, per un marciapiede, un dehors e una palazzina dell'architetto di grido.
RispondiEliminaTornatevene al paese vostro Roma non vi vuole.
L'ignoranza ha un sapore diverso quando farcita da paroloni e campanilismi. Ma sempre ignoranza resta. Complimenti, spero avrai memoria di quel che scrivi.
EliminaI romanari possono pure morire tutti. I romani con la buona volontà della triade atac-ama-pizzardoni non sa veramente che farsene.
RispondiEliminaSoprattutto i romani di buona volontà si sono frantumati il cazzo di essere dissanguati da imposte che finiscono nelle panze di partecipate inutili. Benvengano i petrodollari.
Condivido pienamente. Ovviamente prima di muovere un passo è necessario rimuovere questa giunta di penta-incapaci. Servirebbe, ed uso il condizionale, una nuova classe politica e dirigenti di alto profilo e di capacità straordinarie. ...che illusione! E' sintomatico il fatto che negli ultimi tempi molte aziende ( vedi Sky, redazione Mediaset, Telecom, Esso, Mylan, Baxalta, Sigma Tau, Alfa Wasserman, Total Erg, etc) stanno trasferendo le proprie sedi (o parte) a Milano. E' evidente che a Roma non si può fare business per una serie di motivi legate all'inefficienza. Illudersi o rassegnarsi, questo è il dilemma!
RispondiEliminadue terzi di quelli che scrivono qui scrivono per dire che tanto non c'è niente da fare, tutti i cittadini sono incivili, gli amministratori tutti incapaci etc etc.
RispondiEliminama se un blog solleva un problema è per risolverlo non per dire che è irrisolvibile, altrimenti diventa una litania noiosissima
ok disfiamoci della giunta, ma pure dello spirito disfattista e rinunciatario
RispondiEliminaBah, potete metterci 100 200 o milleemila migliardi di triglioni, ma per me non ce la farete comunque. TONELLI visto che la mette sul piano dell'economia le lancio un principio di base: i soldi vanno investiti dove hanno prospettive di ritorno e la vostra citta' non rientra nel novero. Tenetevi stretti i ministeri ed il sottobosco ad essi connesso perche' dedotti quelli finireste alla fame.
RispondiEliminaUn inciso di tarsu pago 200 euro annui (4 persone in 100 mq), differenziata porta porta di 5 tipi efficiente (superiamo il 65/100) e sempre puntuale, piattaforma ecologica aperta 7 su 7 appena ristrutturata. Azienda di gestione 1000 dipendenti che servono 1.500.000 abitanti in 330 comuni, 1 dipendente ogni 1500. Ama 7800 dipendenti che servono 2.800.000 abitanti, 1 dipendente ogni 400. Con questi numeri sui marciapidi di Roma ci potreste fare le operazioni a cuore aperto e non lo slalom dei sacchetti di"rumenta".
Questa da te descritta non è solo la Tua realtà ma un buon esempio che andrebbe preso in considerazione da tutti anche su questo blog. Le critiche tutti bravi a farle ma le proposte? Ecco la tua descrizione in se è anche una buona proposta. È guardando e studiando il meglio che possiamo cambiare davvero le sorti di tante città come Roma e non solo. A noi cittadini spetta il grande sforzo di informarci sulle cose, di chiedere se non sappiamo se non capiamo e di morderci la lingua quando stiamo per cadere in campanilismi e pessimismi autolesionisti.
EliminaVedo che ti sfugge qualcosa, rancoroso anonimo delle 11:44... Gli abitanti di Roma, e spero vivamente che tu non sia fra questi, sono più o meno la cifra di cui parli, ma se a questi aggiungiamo turisti, pendolari, apolidi e sfaccendati vari che vengono qui a sbarcare il lunario con lavoretti saltuari o con furtarelli, vedrai che la cifra oltrepassa i 4 milioni.
RispondiEliminaAggiungiamo a tutto ciò un territorio da amministrare che è fra i più vasti d'Europa, poco presidiato, e il gioco è fatto.
L'AMA va obbligata a lavorare, come già qualcuno ha scritto. Aggiungerei che sarebbe opportuno abbandonare la politica del bastone e della carota (tanto cara ai sindacati) e adottare puramente e semplicemente quella del bastone con manager e dipendenti che non garantiscono l'esecuzione di un servizio adeguato alla città.
ottobre 20, 2017 11:44 AM Quoto, hai colto in pieno tutto. Infatti il piano Calenda dovrebbe essere "rompere" l'assistenzialismo imponendo a Roma un residuo fiscale pari a zero. Tanto entra in città tanto esce come risorse. Continuando a buttare soldi delle regioni produttive in questo schifo non si fa altro che peggiorare il tutto. Visto come non indicono il refferendum dei radicali? Visto come resistono nel dissanguare le regioni e le realtà virtuose? Il vero piano di sviluppo dovrebbe essere quello per cui Roma se la cava DA SOLA. Stessa cosa da applicare ai malati della stessa malattia Campania, Calabria, Sicilia e realtà assimilabili
RispondiEliminaNe Politica del bastone ne della carota .I materiali che possono essere riciclati ,con i numeri di Roma, renderebbero miliardi alle aziende che li smaltirebbero. Pertanto bisogna aprire il mercato ai privati è alla concorrenza cosicchè ogni cittadino possa scegliere chi ritiene più economico efficiente per occuparsi dei suoi rifiuti.
RispondiEliminaottobre 20, 2017 12:12 PM esatto ma la mentalità corporativa e meridionale romana impedisce questo alla radice (visto come stanno ciurlando nel manico gli honestih che dovrebbero essere fan della democrazia diretta per Atac?). Il vero piano per il rilancio della città dovrebbe coincidere con l'OBBLIGO di mettere a gara e privatizzare queste realtà ciucciasoldi, utili solo alla politica per il do ut des clientelare in pieno meridionalstyle.
RispondiEliminaIl vero piano di sviluppo dovrebbe essere quello per cui Roma se la cava DA SOLA
RispondiEliminase non dovesse sopportare i costi della doppia burocrazia statale e vaticana sarei d'accordo. sono solo costi e intralci, caro mio, altro che vantaggi.
peraltro tutta gente che per lo più viene da altre regioni
Caro Bat, perdonami, sai che spesso sono d'accordo con te, ma parlare di mentalità "corporativa" a Roma è una contradictio in terminis. Se c'è una città nel mondo dove campanilismo e mentalità corporativa sono del tutto assenti è proprio Roma. Qui regna l'anarchia totale e il gioco preferito è quello del tutti contro tutti. Forse è proprio questa la debolezza degli attuali romani, contrariamente alle passate glorie.
RispondiEliminaSul fatto invece di responsabilizzare ogni regione italiana sfondi una porta aperta. Fosse per me l'ideale sarebbe il sistema dei lander teutonici, quindi............
Si scusa Francis mi spiego meglio. In questo caso specifico chiamo con corporazione il semplice rapporto clientelare politico-cliente fatto ai danni della finanza pubblica. Ho usato in effetti il termine in modo improprio anche se il mostro Atac/Ama/pubblici ha se vuoi delle logiche "corporative"
Eliminala mentalità corporativa e meridionale romana
RispondiEliminaa parte il fatto che roma non è una città meridionale, ma questo conta poco : ti informo che la mentalià corporativa regna in tutta l'Italia centrale dall'Emilia Romagna alle Marche, dalla Toscana all'Umbria. Quindi di che gare e di che liberalizzazione parli se la colleghi alla geografia ?
il piano Calenda dovrebbe essere "rompere" l'assistenzialismo
RispondiEliminagiustissimo, ma ti faccio presente che questo fa fatto per l'Italia in generale. Una nota azienda torinese, ormai straniera, ha campato per decennni con agevolazioni pubbliche.
Non è un caso che tante imprese nostrane, molto celebrate, non abbiano la loro sede al nord, ma direttamente nei paradisi fiscali e societari oltreconfine e oltreoceano. E stiamo ancora qui a parlare delle regioni e delle province mentre il mondo corre.
Sarebbe interessante vedere anche quale fatturato generano occupazioni e centri sociali
RispondiEliminae tante onlus e associazioni culturali, che pagano nulla e in realtà fanno commercio e impresa. Quasi una concorrenza sleale, costruita a suon di leggi da decenni. Questa va spezzata, ovunque e subito
nei trasferimenti statali (chiamateli sussidi) sono in testa Alto Adige, Trentino e Valle D'Aosta, altro che Roma... Ma informatevi prima di parlare
RispondiEliminaquoto 12:49
RispondiEliminanella percentuale di spesa statale in rapporto al prodotto interno lordo Roma sta a metà classifica.
pure sul residuo fiscale c'è un equivoco : trattenere i tributi riscossi nel territorio regionale non si può fare, è costituzionalmente illegittimo.
RispondiEliminaSul fronte della spesa pubblica, il livello pro capite è più elevato nelle regioni a statuto speciale rispetto a quelle a statuto ordinario e le regioni speciali stanno anche al Nord (2 regioni e 2 province) nessuna invece al centro Italia, dove sta roma. Anche Liguria (Nord) e Umbria (Centro) come Basilicata, Molise e Abruzzo (Sud) mostrano livelli di spesa pro capite maggiori.
nel residuo fiscale il Lazio sta messo come l'Emilia. E viene subito dopo la Lombardia, altro che il Veneto e le chiacchiere
RispondiEliminahttp://www.lavoce.info/archives/49109/residui-fiscali-cosa-dicono-numeri/
ottobre 20, 2017 1:04 PM I residui sono difficili da calcolare e per il Lazio sono ballerini proprio a causa dell'enorme peso del pubblico che va detratto nel calcolo(ce ne sono alcuni anche molto generosi con il Lazio per questo). Io mi fido di questi http://noisefromamerika.org/articolo/crisi-ha-ridotto-residui-fiscali-regionali ma bada che un conto è il Lazio, un conto è Roma. Secondo Ricolfi, Roma peggiora il Lazio e io ci credo ampiamente.
RispondiEliminaSe andate a vedere i cumulati storici del residuo il Lazio è un assorbitore clamoroso.
chi parla di residuo fiscale vuole regionalizzare tutto ma è noto che le regioni producono solo moltiplicazione della spesa pubblica, non liberalizzano e non privatizzano niente, aumentano solo le tasse. La sanità lo dimostra
RispondiEliminaNo voglio che si smetta di alimentare i parassitismi a prescindere dalla modalità amministrativa del territorio. I residui fiscali sono una fotografia di chi dissipa e di chi produce, semplicemente questo
EliminaQuanto può essere brutto quest'essere. Tutta la sua idiozia si riversa nella fisiognomica e nell'inespressività. La natura colpisce ancora.
RispondiEliminaNel parterre renziano sono tutti copie deformate del già deforme referente, occhi a palla uno di qua e uno di là, bocche viscide, guance bolse, gli indizi per rilevare la assoluta mancanza di etica e spirito.
Quanto al programma si tratta semplicemente del piano di emergenza del pd, che ha capito la fine che farà.
Renzi straparla di banche e immigrati, dopo aver fatto in entrambi i settori danni irreparabili, morti comprese, calenda fa finta di difendere la nostra industria, quando hanno affossato il lavoro in modo definitivo, vanno in aula a difendere i "ggggiovani", quando ormai grazie ai loro provvedimenti le ditte delocalizzano e in Italia chi assume può farlo solo con le defiscalizzazioni per stranieri.
Sono finiti, e annaspano, semplicemente.
PS anche wind ha spostato i call center in Albania, dove vige ancora la schiavitù, secondo il dettato gentiloniano.
Boicottare, subito.
http://www.lavoce.info/wp-content/uploads/2017/10/tuzi-660x594.png
RispondiEliminaCome potete vedere dalla tabella il lazio produce più dell'emilia e del veneto, ma per ripartire roma ha bisogno di un vigoroso piano di rilancio strutturale ed economico.
Peccato che i pentarincoglioniti hanno deciso bene di bloccare tutti i progetti di riqualificazione in essere, così tanto per far vedere che erano capaci di dire no, mettendo una metropoli in ginocchio. Solo l'isis è riuscita a ottenere risultati simili.
ottobre 20, 2017 1:58 PM questa del residuo fiscale del lazio migliore di quello dell'Emilia non si può vedere è assurdo. Errore di elaborazione a pensare bene...ne fece uscire uno molto generoso con il Lazio la CGIA di Mestre e venne sommersa dalle critiche per questo.
RispondiEliminahttp://www.cgiamestre.com/wp-content/uploads/2015/02/residuofiscale.pdf Eccolo. Quello della Voce non si può proprio vedere. Comunque nello stesso studio della CGIA il Lazio è dietro come residuo alle Marche, fatevi due conti.
RispondiEliminala differenza tra pil procapite e residuo fiscale è agghiacciante, per il nord però!
RispondiEliminahttp://www.lavoce.info/wp-content/uploads/2017/10/tuzi-3-660x403.png
Lol ti ho dato fuoco alla coda...
RispondiEliminaComunque 4 miloni divisi per 7800 significa 1 addetto ogni 500 abitanti, per arrivare ad 1 ogni 1500 vanno tagliati piu'della meta' secca degli addetti e i 330 comuni sono piu' estesi di Roma. Per inciso non ho rancore anzi me la rido di te che ci credi al "Rilancio" e non vivo a Roma, mi pareva chiaro da quanto scritto, ma la parte bella e' che qui funziona a livello di centro europa con costi da sud europa da voi nn funziona un cazzo con costi da nord europa. Goditi i tuoi concittadini dell' ama, atac acea ministeri campidoglio mutandari etc etc e fatti un ripasso in aritmetica base tipo le frazioni e le disuguagliaze: 200 euro minore di....
la differenza tra pil procapite e residuo fiscale è agghiacciante, per il nord però!
RispondiEliminahttp://www.lavoce.info/wp-content/uploads/2017/10/tuzi-3-660x403.png
se leggi la tabella vedi che il Lazio e la Lombardia (non il Nord) sono i più penalizzati
lo studio de La Voce è bastato sui dati usati dalla regione Lombardia ... quindi pure il Lazio dovrebbe prostestare e ben più di Liguria, Piemonte e Veneto !
RispondiEliminaquesta del residuo fiscale del lazio migliore di quello dell'Emilia non si può vedere è assurdo.
RispondiEliminaforse non la puoi vedere ma è così, la realtà va accettata. non è che se c'è il sole e tu decidi che piove poi piove veramente...
Secondo Ricolfi, Roma peggiora il Lazio e io ci credo ampiamente
RispondiEliminadal punto di vista produttivo il Lazio senza Roma NON ESISTE. Invece Roma senza il Lazio esisterebbe ampiamente.
Non a caso Roma ha un prodotto pro capite più alto della media italiana, più alto del veneto e della confinante Toscana. vedi quante cose si scoprono a leggere i numeri veri anzichè i luoghi comuni
http://www.regioni.it/newsletter/n-3065/del-12-12-2016/istat-il-pil-pro-capite-regione-per-regione-16013/
ottobre 20, 2017 2:38 PM Peccato che la stessa voce riporti una tabella con residui calcolati in modo ben diverso. Come la mettiamo?
RispondiEliminahttp://www.lavoce.info/archives/49135/divario-nord-sud-un-rimedio-dal-ritorno-al-federalismo/
Te lo dico io se incontri studiosi che vogliono rappresentare la realtà che gli aggradda....e voi vi ci appigliate.
ottobre 20, 2017 2:37 PM No è solo un riferimento quello studio. Le cifre dello studio della regione Lombradia sono qui
http://www.lombardiaspeciale.regione.lombardia.it/wps/portal/LS/Home/News/Dettaglio-News/2017/09-settembre/Residuo-fiscale-quello-lombardo-vale-54-miliardi/Residuo-fiscale-quello-lombardo-vale-54-miliardi
Anche per quanto riguarda il residuo fiscale pro capite, la Lombardia presenta i valori più alti d’Italia, con 5.217 euro. Seguono Emilia Romagna (4.239), Veneto (3.141), Provincia Autonoma di Bolzano (2.117), Piemonte (1.950), Toscana (1.447), Marche (1.310), Lazio (641), Valle d’Aosta (508), Friuli Venezia Giulia (430), Liguria (386), Umbria (-92), Provincia Autonoma di Trento (-464), Campania (-974), Abruzzo (-979), Puglia (-1.572), Molise (-1.963), Sicilia (-2.089), Basilicata (-2.192), Calabria (-2.975) e Sardegna (-3.169).
ammetto che Roma non è stimata correttamente ma resta il fatto che Milano è ampiamente più avanti. Concordo che il confronto tra regionie province ormai è preistorico : le città sono fatte di connessioni e pendolarismi, guardare alla performance del singolo comune è fuorviante. Ma in questo vince sempre Milano su Roma, perchè Milano è ancor più sottostimata : dentro il Comune c'è una popolazione residente di circa 1.350.000 abitanti, ma nella Città Metropolitana di Milano cioè l'ex provincia, Milano sale a 3.211.000. Se però guardiamo alla effettiva edificazione, la c.d. Grande Milano è la quarta area urbana dell’Unione Europea, dopo Londra, Parigi e l’agglomerato Reno-Ruhr con oltre 7 milioni e mezzo di abitanti (la città metropolitana di Roma ne ha la metà) e una infinità di aziende private (a Roma c'è anche una forte presenza di economia mista pubblico-privata che è più inefficiente) cioè l'aera urbana di Milano supera da sola la Finlandia, l’Irlanda, la Danimarca, la Croazia, la Slovacchia, la Bulgaria intere !
RispondiEliminaRoma provincia non città ha un Pil di 136 mld contro il Lazio di 171. Direi che non è trascurabile il resto della regione ottobre 20, 2017 2:43 PM
RispondiEliminaCOMUNQUE IL DIBATTITO COI NUMERI SI FA INTERESSANTE... PERO' RESTA IL FATTO CHE ROMA E' AMMINISTRATA DA SCHIFO
RispondiEliminaSu una pagina che si chiama "roma fa schifo" non so che senso abbia fare i paragoni con milano.
RispondiEliminaA nord c'è l'industria, per ragioni storiche e geografiche, farla a Eoma non conviene, pochi km piu giù c'è latina dove inizia il "mezzogiorno" con profondi sgravi fiscali.
rassegniamoci : lo stato, le regioni, i comuni ci spennano tutti, senza fare differenze geografiche
RispondiEliminaIl nuovo piano del governo prevede dieci miliardi per la sostituzione dei mezzi di trasporto. questo è parassitismo. cambiare mezzi funzionanti e continuare a pagare il personale il triplo, per la volontà di usare intermediari privati.
RispondiEliminacosì come il fruttivendolo non viene finanziato dallo Stato, deve finire questo sconcio della grande imprenditoria sempre in perdita che si fa mantenere da noi, come la fiat, ingrassando gli azionisti.
La verità è che l’Italia intera e’ un Paese profondamente anticapitalista; da noi le imptese private, nazionali o estere, da sempre hanno avuto le mani legate, e quando hanno avuto il semaforo verde per realizzare qualcosa e’ soltanto perché sono scesi a luridi patti di corruzione con la politica (tangentopoli docet); considerando che lo stato italiano fa schifo in tutto e per tutto, e’ facile immaginare in quale realtà viviamo. Da noi regnano i sindacalisti, non importa di quale sigla e colore, che con l’aiuto dei tribunali possono far pendere l’ago della bilancia nelle questioni aziendali a loro piacimento secondo i propri interessi (con la fasulla scusa di fare l’interesse dei lavotatori). La mentalita’ delle corporazioni, siano quelle socialiste o quelle della destra sociale (fascismo) da noi non sono mai sparite e probabilmente mai sparirannno. Roma e’ la degna capitale rappresentante di questo sistema di cose.
RispondiEliminaSottoscrivo.
RispondiElimina# "Anonimo ha detto...
RispondiEliminaLol ti ho dato fuoco alla coda...
Comunque 4 miloni divisi per 7800 significa 1 addetto ogni 500 abitanti, per arrivare ad 1 ogni 1500 vanno tagliati piu'della meta' secca degli addetti e i 330 comuni sono piu' estesi di Roma. Per inciso non ho rancore anzi me la rido di te che ci credi al "Rilancio" e non vivo a Roma, mi pareva chiaro da quanto scritto, ma la parte bella e' che qui funziona a livello di centro europa con costi da sud europa da voi nn funziona un cazzo con costi da nord europa. Goditi i tuoi concittadini dell' ama, atac acea ministeri campidoglio mutandari etc etc e fatti un ripasso in aritmetica base tipo le frazioni e le disuguagliaze: 200 euro minore di...."
Ti sei tu dato fuoco da solo alla tua codina mozza.....
Apprendo che sei fermo alle prime nozioni di aritmetica e ti invito vivamente ad approfondire con la dovuta attenzione il programma delle scuole secondarie...andando oltre la semplice divisione....
Per tutti i cultori del residuo fiscale, suggerisco gli articoli di oggi presenti in diversi quotidiani, dove si dimostra con dati inconfutabili che il Lazio, dopo la Lombardia, è la seconda regione italiana che dà più di molto quanto riceve.
Poi potete anche rivoltarvi dall'altra parte e continuare con l'amato onanismo antiromano,ma attenti che diventerete ciechi...
Cari inconfutabili un corno. Dalla tua hai solo quell'articolo della voce smentito da un articolo che mette numeri ben diverso giorni dopo. L onanista è colui che fa il vittimista di professione non volendo vedere il mare di degrado meridionale di Roma
EliminaTalmente anticapitalista che le imprese le mantiene il governo, cioè le nostre tasse.
RispondiEliminaL'unico paese al mondo in cui i poveri mantengono i ricchi.
http://www.truenumbers.it/residuo-fiscale/ ecco dati 2016 Lazio i debole attivo. Come dice Ricolfi colpa di Roma che fa diventare "in pareggio" un Lazio che avrebbe dati Toscani.
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