30 agosto 2017

Lettori che vanno in vacanza e tornano frastornati: foto da Bilbao

Livello delle architetture e degli spazi pubblici a Bilbao notati durante un viaggio questa estate.
Ovviamnte sono diventati attrazione turistiche mondiali e portatrici di gettiti nelle casse del Comune e Stato.
Ma una volta Bilbao non era così, vi era una area industriale e in uno stato fatiscente, in soli venti anni è stata trasformata.
Oggi la stessa area è stata profondamente trasformata con architetture di qualità e spazi a misura d’uomo pedonalizzati.
Capitolo parchi pubblici e verde urbano. Le piazze sono tutte curate e con giardini.

Le strade sono sgombere di auto in doppia fila grazie ad un arredo urbano fatto bene ed ai numerosi parking che assicurano un reddito alla municipalità. I marciapiedi sono sgomberi di auto e agli angoli fioriere impediscono la sosta, anche temporanea.
Nel corso degli anni intere vie sono state chiuse al traffico e pedonalizzate, sono state scavati parking nel sottosuolo con arredi e installazioni di qualità architettonica. Nella foto scale di accesso al parking e ascensore disabili.
Il lungofiume ha una linea tram impeccabile, piste ciclabili e viabilità senza ingorghi, oltre ad architetture di livello.
Ovviamente nessun graffito o scritta, se si fanno si puliscono immediatamente.
Carlo Ragaglini

28 agosto 2017

Il racket delle occupazioni a Roma e il ruolo inquietante di Nicola Zingaretti

Negli ultimi giorni, complici i fatti di Piazza Indipendenza, abbiamo provato a mettere di nuovo in fila le nostre idee sul mondo delle occupazioni, dell'immigrazione, dell'accoglienza, della presunta e in realtà inesistente emergenza abitativa romana. Lo abbiamo fatto con una lunga analisi sull'occupazione del Palazzo Curtatone e con una lunga analisi delle possibili conseguenze di un cambio di politica da parte del Ministero degli Interni. Cose che abbiamo sempre detto, ribadite in un momento particolare. Ma restavano sempre idee nostre e solo nostre. Molto meglio, in questo casi, trovare pareri esterni.

Ci mancava un pezzo. Un pezzo sostanziale. Ci mancava di arrivare al motivo della recrudescenza degli ultimi anni. Ci mancava di spiegare il perché della crescita di questo odioso fenomeno. CI mancava un pezzo di quadro politico e soprattutto ci mancava di inquadrare il ruolo che la giunta di Nicola Zingaretti ha avuto nella situazione che si è venuta a creare. Zingaretti diventa presidente della Regione Lazio nel marzo del 2013. I movimenti per la casa organizzano i loro Tsunami Tour e nell'ottobre dello stesso anno prendono possesso degli immobili, il Comune (all'epoca Luigi Nieri è, come scrive il Tempo, vice sindaco con la passione delle okkupazioni) non fa nulla, la Regione invece fa: si mette a scrivere una legislazione e un insieme di norme e delibere che premino i criminali che avevano occupato e che strumentalizzavano e strumentalizzano povertà e disagio delle persone. Per spiegare tutto questo e per mettere su questa storia il tassello che mancava, ovvero l'enorme responsabilità di Nicola Zingaretti, abbiamo preso in prestito, rubandolo dal suo profilo Facebook, un testo scritto dall'avvocato Benedetta Piola Caselli. Non vi perdete neppure una riga. 

***

MORTIFICARE GLI ONESTI: LA GRANDE TRUFFA DELLA REGIONE E DEI MOVIMENTI DIETRO LE CASE POPOLARI E LE OCCUPAZIONI
Questo post è un mattone: leggetelo se siete fortemente motivati.
Spiega, da un punto di vista giuridico (analizzando leggi regionali e delibere), quali sono gli interessi in gioco nei vari bracci di forza sgombero/non sgombero.
Vi siete chiesti perché le famiglie in stato di bisogno abbiano rifiutato le villette a Rieti?Davvero avete creduto che fosse perché i figli non potevano cominciare l'anno scolastico in un istituto diverso, et similia? Ovviamente no: la posta in gioco e' ben diversa. Sono le case popolari. Ecco il senso delle "Delibere" di cui stavano parlando. E non è un'invenzione loro: le Delibere esistono.
Il discorso su chi ha diritto e chi veramente prende le case popolari è parecchio complicato. Lo riassumo cosi:  la Regione ha promesso agli occupanti una parte consistente (loro dicono il 30 per cento) degli alloggi in barba alle graduatorie delle case popolari.
Cioè:
1) chi commette un reato ha una via preferenziale nei confronti di chi non lo commette;
2) chi prende la casa con questa via potrebbe non essere "altrettanto povero" che quelli che sorpassa, e che aspettano nelle graduatorie.
IL COMUNE STA CERCANDO DI RESISTERE.
O, almeno, cercava di resistere con Tronca (ora non so).
Come? Tronca aveva fatto una contro Delibera, che cercava di frenare tutto questo, riducendo al 15% le case attribuite per gli occupanti. Ed infatti i movimenti la contestavano ferocemente. Nel casino applicativo, tutto si era impantanato.
Sottolineo che la Delibera Regionale è anche in contrasto con fonti superiori: Legge e Regolamenti Regionali, e perciò è illegittima.
Di che stiamo parlando, quindi?
Perché, allora, i nostri politici favoriscono le occupazioni sulle graduatorie? Perché nessuno prende il toro per le corna?
Per:
1) consenso elettorale (vedete bene cosa si è scatenato con lo sgombero di via Curtatone)
2) per problemi di ordine pubblico: perché i Movimenti per il Diritto all'Abitare fanno gli scontri di Piazza e i vecchietti in graduatoria, invece, no.
Questo qui sotto è uno stralcio che avevo mandato, ai tempi, ai candidati Giachetti e Fassina e che, ovviamente, non hanno mai risposto. Mi risposero, invece, i Prefetti...

LA GRANDE TRUFFA AI POVERI DELLE DELIBERE REGIONALI
Che cos'è la delibera Tronca, e perché gli occupanti ce l'hanno tanto con lei?
E' una delibera (la 50/16) con cui il Comune attribuisce il 15% delle case popolari disponibili agli occupanti di immobili pubblici e privati contenuti in una speciale lista, che individua 16 occupazioni considerate fatiscenti e che devono essere sgombrate.
Il resto va alle graduatorie generali ed agli ospiti dei residence. A questo 15% si affianca un numero imprecisato di "altri immobili" che la Regione metterà eventualmente a disposizione.
Agli occupanti la delibera non piace perché:
1) La ritengono più sfavorevole di quella regionale (la 110/16) che attribuiva molti più alloggi (dicono: il 30%, ma di questo numero non c'è traccia in delibera);
2) La lista delle occupazioni beneficiarie in quella regionale era molto più ampia;
3) Le occupazioni "premiate" in delibera comunale - pur con significative eccezioni - sono tendenzialmente indipendenti dai movimenti che coordinano la lotta per il diritto ad abitare;
4) La delibera prevede che, attribuiti gli alloggi, si proceda agli sgomberi.

E' vero che l'emergenza abitativa è un problema gravissimo. Però, se si vuole affrontare correttamente il problema delle "case agli occupanti" è necessario tenere conto di alcune cose fondamentali, e non cedere alla retorica del sentito dire.

a) Le case agli "occupanti" di immobili pubblici e private sono sottratti alle graduatorie generali di assegnazione. Questo significa che per dare una casa ad un poveraccio, la si sottrae ad un altro poveraccio (che è verosimilmente il più poveraccio fra tutti, perché sarebbe in cima alla graduatoria generale, e quindi la casa sarebbe attribuita a lui).
b) Non è detto che che l'assegnatario occupante sia altrettanto povero del non assegnatario in graduatoria generale.
Infatti agli occupanti le case vengono attribuite con bandi speciali: i requisiti per partecipare a questi bandi sono: 1. essere occupanti al 31 dicembre 2013; 2. avere i requisiti di accesso alle graduatorie delle case popolari.
Ma quali sono i requisiti di accesso alle graduatorie delle case popolari? Questi (Legge regionale 12/99 art.11): 1) Un reddito non superiore a circa 32.500 euro lordi a nucelo familiare (non sto scherzando, avete letto bene: da ultimo bando); 2) Non avere immobili di proprieta' (o altri diritti reali) nel comune di residenza o sopra un certo valore; 3) Non essere gia' assegnatari di casa popolare (o averla occupata illegalmente) ; 4) Avere la residenza nel comune.
Bene: questo significa che un baldo giovanotto con circa 2.500 euro lordi al mese (compresa la tredicesima), sano, single, con una piccola casa di proprieta' a Viterbo, puo' fare domanda a Roma ed essere ammesso nella graduatoria generale in attesa di un alloggio popolare.
Ovviamente non lo otterrà mai, perché la graduatoria generale prevede tutta una serie di ulteriori requisiti che fanno punteggio (invalidità, reddito, composizione del nucleo familiare, assenza di dimora/sovraffollamento certificato, etc ... Regolamento Reg. Lazio n. 2/2000 art. 2) per cui in cima alla graduatoria generale ci sono vecchietti disabili, soli, con la pensione minima, che vivono in dormitori pubblici (o situazioni equivalenti).
Nel bando speciale, invece, il nostro giovanottone ha solo la concorrenza degli altri occupanti: anche volendo applicare gli stessi criteri, le sue possibilità di assegnazione sono molto più alte.
E' invece una certezza che persone in effettivo disagio - ma comparativamente in situazione migliore rispetto ai vecchietti invalidi in graduatoria generale - ottengano la casa a scapito di quelli.
Ci si trova con il paradosso, quindi, che chi ha compiuto un atto illegale (pur spinto dalla necessità) si trova avvantaggiato a scapito di chi ha rispettato la legge, pur essendo in condizioni assai peggiori.
Che dovrebbero esserci più case per tutti, è un altro discorso. Ed è corretto: ma qui stiamo parlando delle risorse realmente disponibili.
Ma davvero le norme prevedono questo?
Ovviamente no, se correttamente interpretate.
Lo prevedono pero' le due Delibere, quella Regionale e quella Comunale (che cerca di mettere una toppa a quella Regionale, riducendola), che così si pongono in contrasto con fonti precedenti e superiori.
Infatti la Legge Regionale ed il suo Regolamento prevedono che in determinate situazioni di emergenza, una quota di immobili possa essere "sottratta" alle graduatorie generali ed attribuita per tamponarle.
Queste situazioni sono tassative (Reg.reg. 2/2000 art. 13) : calamità naturali, rilascio forzoso a seguito di calamità, donne che hanno subito violenza, presenza di handicap psicofisici, rientro di emigrati, occupazione di immobili PUBBLICI destinati all'uso PUBBLICO (quindi NO occupazioni di proprietà privata, o beni abbandonati e che il Comune non utilizzerà mai).
La quota è fino al 25% del totale, con un 20% da attribuire ai profughi.
Quello che rimane, va spartito fra le situazioni di emergenza sopra indicate (e non attribuito ad una soltanto).
Soprattutto, queste situazioni speciali aggiungono punteggio ai requisiti di progressione delle graduatorie, e NON permettono la loro deroga (Reg. Reg. 2/2000 art. 1 n.4; art. 2 n.2 ter).
Questo vuol dire, ad esempio, che il vecchino povero e disabile, che sta occupando uno stabile pubblico destinato ad uso pubblico, potra' partecipare al bando speciale rispetto al vecchino povero e disabile che non sta occupando, perché ha ANCHE quel problema in più.
MA NON che qualsiasi occupante ha "diritto" alla casa popolare, per il solo fatto di essere occupante ed avere gli ampissimi requisiti d'accesso prima descritti, come invece compare nelle delibere.

C' E' UN'ALTRA QUESTIONE FONDAMENTALE: I CENSIMENTI.
Un problema gravissimo riguarda capire chi è dentro le occupazioni. Questo è il vero braccio di ferro col Comune.
Infatti, non tutti gli occupanti sono in stato di bisogno: alcuni occupano per opportunità, a volte anche con un lavoro regolare (per mandare più soldi a casa, per essere più vicini al posto di lavoro, perché nell'occupazione hanno amici o business...).
Nella confusione di considerare tutti "in emergenza", viene favorito anche chi non si trova in stato di fragilità e potrebbe pagare regolarmente un affitto.
Il caso di Piazza Indipendenza è indicativo: su 800 persone, solo 107 sono state trovate in reale bisogno.
Inoltre, come spesso accade, NON AVEVANO FATTO DOMANDA PER LE CASE POPOLARI, anche quelli che ne avrebbero avuto diritto (come alcuni dei profughi più anziani).
Perché? Perché i Movimenti spesso sconsigliano di farlo: la casa la si deve prendere con "la lotta" e non con la normale attesa nelle graduatorie.
In altre parole, grazie a loro, ai Movimenti, (e attraverso le "loro" graduatorie speciali), e non grazie alle leggi dello Stato (ed alla comparazione del bisogno su regole valide per tutti).

Infine, una nuova Delibera Regionale, due mesi fa, ha spiegato come vada interpretato il requisito (per le graduatorie speciali) di essere occupanti "al 31 dicembre 2013": e cioè che chiunque occupa ADESSO immobili che erano occupati al 31 dicembre 2013, avrà diritto ad entrare nella graduatoria speciale.
Dentro tutti, quindi. Una grande vittoria dei Movimenti, ed una grande sconftta per la giustizia.

***

Vorrei sapere come si può parlare di giustizia sociale difendendo un paradosso giuridico che è anche, eticamente, un sopruso. Una guerra di poveri contro poveri, certamente: ma che ha il senso piu' ampio della sconfitta delle regole poste a tutela PROPRIO dei più poveri.
Vorrei sottolineare altre due cose.
La delibera regionale 110/16 prevede un cospicuo finanziamento per il recupero di immobili e la trasformazione in "mini" appartamenti. Questa è una cosa santa santissima.
Però, la Delibera prevede che sull'assegnazione ci sia la precedenza dei nuclei già presenti.
Ora, siccome questi stabili sono gestiti da organizzazioni che decidono chi sta e chi non sta, sostanzialmente il "diritto" alla casa è abdicato al capriccio di questi ... (...) diciamo: ... di terze persone..., che non sono lo Stato.
Ad esempio, uno dei recuperi finanziati è quello dell' IPAB San Michele, che è occupato e gestito dal Coordinamento di Lotta per la Casa.
Nel 2012, il Coordinamento cacciò per strada con la violenza 10 nuclei di donne sole (no uomini), anziane, con bambini, alcune malate, dopo 6 anni di occupazione, per un totale di quasi 30 persone (tutte deboli ed indifese).
Su questi fatti è in corso un processo penale per violenza privata aggravata contro le donne (rgnr 33837/12).
Il pretesto era che il 19enne Jim Paul aveva offeso la fidanzata di Luca F., capo del Coordinamento, mimando del sesso orale mentre succhiava un ghiacciolo.
Questa terribile offesa, intollerabile ai paladini dei diritti delle donne, venne vendicata con la mega rappresaglia contro tutte le donne che difendevano Jim Paul e sua madre, ed indirettamente i loro bambini.
Questi fatti avvenivano - surprise! - giusto prima della Delibera di attribuzione dei fondi 2013 per il RECUPERO (no: autorecupero) del Casale, e che poi saltò, e che oggi è approvata: ma questo non è oggetto di imputazione, quindi taccio.

Infine, un'ultima nota spinosa.
E' giusto e sacrosanto che non esista alcuna distinzione nell'attribuzione degli alloggi basata sulla provenienza geografica: un immigrato ha gli stessi diritti di un cittadino, se legalmente soggiornante ed in pari condizioni di disagio (il vantaggio è solo per i profughi, come detto).
Ma gli occupanti di stabili sono in grandissima parte stranieri. Le persone in attesa in graduatoria sono per la maggior parte italiane. Quando la destra dirà che le case degli italiani sono attribuite agli stranieri, in barba alla giustizia sostanziale, ed in barba alla legge, avrà ragione. Sapete che c'è? Oltre il danno la beffa.
Benedetta Piola Caselli


I vantaggi diretti a molti stranieri, chiude Piola Caselli, ma i vantaggi indiretti, aggiungiamo noi, agli italianissimi che dirigono il traffico. Il testo, raggelante, ci aiuta enormemente a renderci conto come questo movimento che poteva e doveva essere stroncato è stato in realtà alimentato, allisciato, blandito dalla politica, soprattutto dalla politica regionale che da anni sta producendo appositamente norme inquietanti che finiscono per favorire un racket. Perché? Perché l'amministrazione regionale ha scritto delle leggi regionali assurde che rubano (rubano!) i diritti a chi li ha maturati con sacrificio e li regalano a chi non li ha e a chi delinque?

27 agosto 2017

Ora basta con affitti&mutui! Da domani occupiamo tutti, per chi lo fa una casa in regalo

Nel nostro articolo di analisi dell'altro ieri mattina elogiavamo il Ministro dell'Interno Marco Minniti per il suo piglio risoluto, indispensabile per guidare con dovizia il dicastero posizionato sul colle Viminale; allo stesso tempo biasimavamo tutti i cittadini (e tanti politici tra loro) che si stracciavano le vesti descrivendo una seria e indispensabile operazione di polizia come una mezza specie di deportazione nazista.

Sulla gravità dell'atteggiamento dell'opinione pubblica ci tocca confermare e constatare ora i risultati, sulla fermezza del ministro purtroppo rischiamo di dover immediatamente ritrattare.

Purtroppo infatti l'incontrollata e immatura ondata emotiva che ci aveva convinto a scrivere ha avuto i suoi effetti. I peggiori, i più temuti. Il Ministro dell'Interno, evidentemente impressionato anche lui dai getti degli idranti (peccato che si tratti di una prassi normalissima), starebbe secondo fonti accreditate poi confermate direttamente dal Viminale emanando attraverso circolare a tutti i Prefetti - ma il provvedimento è destinato praticamente solo a Roma - uno stop agli sgomberi ammenoché non vi siano prima degli alloggi alternativi.

Avete capito benissimo: se occupi abusivamente un appartamento non tuo e ti ci stabilisci, invece di mandarti in prigione come accade in tutti i paesi del mondo civilizzato nessuno escluso, lo stato ti premia e toglie alla forza pubblica l'autorizzazione a sgomberarti (a premiarti già ci aveva pensato la Regione, e vi supplichiamo di leggere qui, ma si vede che non era abbastanza): o ti lascia lì in santa pace, oppure - se proprio deve venirti a sgombrare perché il proprietario privato insiste particolarmente (dite pure 'ciao' ai tanti immobili pubblici attualmente occupati, che sono il 90% del totale!) - prima deve trovarti, lui, un'alternativa. Un alloggio dove metterti. "D'ora in avanti non ci saranno più sgomberi senza che ci siano in campo altre soluzioni abitative" dice il senatore Luigi Menconi del PD presidente della Commissione Straordinaria per i Diritti Umani di Palazzo Madama e aggiunge: "è una soluzione di buon senso" facendo seguire questa affermazione (che vedremo quanto sia sbagliata in seguito) da una serie di gravissime sciocchezze in questa intervista a Radio Radicale. Dimostreremo come di buon senso non ve ne sia neppure l'ombra. 

Le cose si erano messe bene per chi immagina un futuro di rispetto, dignità, riscatto per i più deboli e legalità per Roma: uno stabile era stato liberato il 10 agosto (alcuni degli occupanti invece di sfruttare l'occasione per progettare una vita dignitosa, non necessariamente a Roma, seguendo i geniali consigli dei capoclan delle occupazioni si sono asserragliati dentro la chiesa dei Santi Apostoli, con le tende...) e uno stabile poi era stato liberato il 19 agosto (Palazzo Curtatone, appunto). Si era imboccato insomma un ritmo interessante, che grazie al risalto mediatico e all'indignazione facile moltiplicata dai social media ora si interromperà chissà fino a quando. E bisogna dire grazie solo a coloro che, facendo come abbiamo spiegato l'altro ieri il gioco della malavita e di chi sguazza nell'illegalità, hanno raccontato l'azione di Piazza Indipendenza come fosse una specie di nuovo G8 di Genova, come il capitolo secondo dei fatti della Scuola Diaz svoltisi 16 anni fa. Niente di più falso, come abbiamo dettagliato, ma la calunnia è un venticello, tu parla male e qualcosa resterà. E il Viminale ha dovuto prendere atto di una atmosfera poco favorevole alla legalità nell'opinione pubblica e, cosa gravissima, in gran parte del Partito Democratico, ovvero nell'azionista di maggioranza del Governo.

EPPURE TUTTI SANNO CHE LE OCCUPAZIONI SONO MALAVITA
Nonostante l'ottimo lavoro di analisi giornalistica emersa ieri e oggi in tutti e tre i quotidiani più letti in città (Repubblica, Messaggero e Corriere; il Tempo su questi temi aveva fatto invero ottimi approfondimenti già in passato) nei quali finalmente è emersa in ogni titolo la parola "racket" associata alle occupazioni, il Viminale riflette su un ammorbidimento degli sgomberi. Un ammorbidimento che ti fatto rischia di essere un autentico stop, una calata di braghe totale di fronte alla camorra delle occupazioni.

Perché parliamo di uno "stop". Perché con le nuove norme che il Viminale promulgherà domani stesso, basterà poco per bloccare qualsiasi sgombro, basterà ad esempio non predisporre alternative. Non bisogna fare nulla, è sufficiente stare immobili come fa il Comune di Roma e come ha fatto in questo ultimo anno. Se la circolare fosse stata in vigore già da qualche settimana, Palazzo Curtatone a Piazza Indipendenza non sarebbe mai stato sgomberato e riconsegnato ai legittimi proprietari. Ma a stare alle anticipazioni di stampa potrà succedere qualcosa di ancora più grave se questa circostanza si appaleserà: in presenza di Comuni reticenti, infatti, verrà dato al Prefetto il potere di requisire immobili pubblici inutilizzati per la bisogna. Insomma l'enorme patrimonio pubblico italiano finché si sono presentati investitori, società, fondi disposti a portare tanto denaro e a trasformare il degrado in alberghi, dimore, commerci, nuove architetture e occasioni di crescita, sviluppo e lavoro ha trovato la burocrazia e le Soprintendenze a bloccare tutto. Quando invece si deve regalare casa a chi ha deciso di vivere nell'illegalità si passa davanti a tutto per via prefettizia, ipotecando anche per il futuro qualsivoglia sfruttamento sano di immobili pregiatissimi che, da soli, potrebbero aggredire e risolvere il problema del debito pubblico e della crisi occupazionale ed economica. 

Si bloccherà quindi lo sgombero dei 16 edifici sui 74 censiti messi ormai da tempo (delibera 50 del 2016) in cima alla lista per pericolosità e urgenza. Magari in attesa che ci sia qualche altro morto misterioso a Via Carlo Felice (stabile di proprietà di Banca d'Italia peraltro pericolante, dove si rischia una strage), o qualche altro morto misterioso a Via di Santa Croce in Gerusalemme (enorme stabile di proprietà Inps) o qualche altro incendio devastante o qualche clamorosa esplosione chissà dove viste le condizioni di vita inaccettabili in strutture dove non ci sono per legge le possibilità di fare allacci del gas e dove dunque (tra le opacità che racconteremo presto) si procede come ormai sappiamo bene con le bombole del gas e tutti i rischi annessi e connessi.

INCENTIVO ALL'ILLEGALITÀ E PIÙ FORZA AI RACKET
Come avrete facilmente capito una circolare impostata come pare che la imposterà il ministro Minniti non avrà altro effetto che un devastante naturale incentivo alla illegalità. Invece di diminuire i reati e di combattere i racket come sarebbe nel suo ruolo, così facendo indirettamente il Viminale li incentiverà. Qualcuno potrebbe eccepire: guarda che poi le case le daranno solo a chi ne ha davvero titolo eh, mica a tutti quelli che trovano dentro le occupazioni. Anche se fosse vero (e non potrà esserlo perché di fatto chi aspetta regolarmente una casa da anni si potrà vedere facilmente passato avanti), già si parla di alloggi predisposti anche per chi è in graduatoria per una casa popolare. Che significa questo? Molto semplicemente significa che se stai aspettando una casa popolare e lo fai stando nella legalità, aspetti e speri, se invece stai aspettando a pieno titolo una casa popolare e lo fai infilandoti in un'occupazione abusiva nel momento in cui ti sgomberano passi avanti a tutti. Facile immaginare l'impatto che questo autentico sprone a mettersi fuori legge potrà avere. Ri ripete la situazione dell'accordo criminale del 2012, anni di Alemanno, scoperto poi dall'Unione Inquilini e raccontato dal procuratore Pignatone. Di fatto i capoclan delle occupazioni diventano quelli che indicano all'amministrazione a chi assegnare o non assegnare le case popolari. I racket, che si dice a parole di combattere, in realtà si trovano in mano un potere insperato. 

LA FUGA DEGLI INVESTIMENTI
A parte qualche pazzo (o carrozzato di doppi fini, o animato da utopistici propositi da mecenate) nessuno verrà più a investire a Roma nel settore dell'immobiliare. Peccato che se parliamo di real estate parliamo della prima industria di tutte le grandi metropoli, Londra non sarebbe Londra senza investimenti immobiliari, fondi, costruttori, immobiliaristi; New York non sarebbe New York e così via. È una industria decisiva e cruciale, che merita attenzione. A Roma, a causa di uno sviluppo edilizio da quarto mondo, si pensa che la costruzione della città sia roba da palazzinari, in realtà è la cosa più nobile e straordinaria che l'uomo moderno può fare. In realtà, inoltre, è l'industria che più di ogni altra dà lavoro proprio a quelle fasce deboli che attendono risposte: impiantisti, imbianchini, operai, muratori, maestranze. Oggi a Roma tutti fermi perché quel settore non si muove. Ma se a tenerlo bloccato sono le politiche forsennate e criminali del Comune (si pensi a cosa è successo sul progetto del nuovo Stadio della Roma, sulle Ex Torri dell'Eur, sulla Ex Fiera, sugli Ex Mercati Generali...), ora ci mette il carico da undici anche lo Stato. Quale fondo verrà ad investire comprando un edificio abbandonato o in disuso a Roma magari per trasformarlo in residenze, alberghi, commerci o uffici sapendo che il giorno dopo dell'acquisto gli potrà succedere quel che è successo alla Idea Fimit in Piazza Indipendenza? Il fondo immobiliare aveva comprato il Palazzo Curtatone, dopo poco tempo è stato occupato e liberato solo una settimana fa, dopo quasi quattro anni: un danno economico immenso che nessuno rimborserà alla proprietà.
Massacrare la già massacrata economia della città è un crimine sociale imperdonabile. 

E LA SICUREZZA? 
Il problema della sicurezza non è trascurabile. Nell'edificio affacciato su Piazza Indipendenza recentemente sgomberato a Via Curtatone erano, solo nell'ultimo anno, stati arrestati nuclei di persone poi rimpatriate e legate al terrorismo, erano stati individuati degli scafisti e così via. Si tratta di ricoveri naturali per chi ha qualcosa da nascondere, non ci vuole molto a capirlo. Rallentare gli sgomberi significa solo aumentare inutilmente il rischio a cui tutti i cittadini e i turisti sono sottoposti.

L'enorme rischio che si assume il Viminale è quello di invogliare nuove persone a infilarsi nelle occupazioni. Il rischio che si creino nuove occupazioni dal nulla, proprio in palazzi pubblici che sono quelli che si configurano come intoccabili. Il rischio di far apparire di grande appeal la scorciatoia dell'illegalità rispetto alla strada del rispetto del prossimo e della legalità. Al netto di gravi conseguenze sull'economia della città e sulla sua sicurezza, si tratta di un messaggio culturale e civile semplicemente devastante. 

VA BENE, MA QUINDI? COME FARE? Ma dunque cosa vuole fare Roma fa Schifo, continuare con gli sgomberi senza pianificare nulla? Senza prepararli? Senza allertare strutture e ospedali? Senza dare alternative a chi ne ha titolo? Assolutamente no, ma appunto: a chi ne ha titolo. 
Come si fa? Semplice: una delegazione (prefettura + comune + regione) si reca nella simpatica occupazione, parla con i ras del palazzo, spiega che nel giro di 60 giorni - senza sorprese e blitz alle 6 del mattino - si sgombera e invita ad organizzarsi e possibilmente far trovare il palazzo vuoto entro tale data, nel mentre si fa un accuratissimo censimento di chi occupa. Si scoprirà che solo una piccolissima percentuale degli inquilini ha davvero titolo e si lavora, a questo punto agilmente, su questi piccoli numeri. Allo scadere dei due mesi si prende possesso dell'edificio. Sarà vuoto, perché nel sopralluogo si sarà spiegato agli inquilini che chi si farà trovare dentro oltre il termine stabilito sarà posto in arresto. In caso contrario l'utilizzo delle forze dell'ordine per procedere non sarà  di certo individuabile come un abuso. Lo stesso, con una time line incessante, per tutte le occupazioni. Fino all'ultima. Vincono i proprietari degli immobili, vincono i più deboli finalmente seguiti dallo stato e non schiavi dei movimenti, vince soprattutto l'economia della città che proprio a quelle persone deboli e senza reddito potrà un domani dare una decisiva opportunità di futuro. Perdono solo i banditi, che però spostano tanti tanti voti e gestiscono tanti tanti soldi. L'alternativa? Questa...

25 agosto 2017

La giustissima operazione di Piazza Indipendenza e voi morti di perbenismo


A ragionare, a buttar giù idee, a provare a discostarsi dallo squallido e superficiale racconto condiviso sui social, si rischia perfino di passare per razzisti. Tutti urlano agli agenti belve feroci, tutti si allarmano per la violazione dei diritti umani, tutti scambiano la legalità per inaccettabile sopruso, tutti chiamano rastrellamento una seria operazione di cleaning condotta a regola d'arte. Si rischia di passare per razzisti perfino qui, sul nostro blog, dove l'unico razzismo è sempre stato un razzismo all'inverso, direzionato semmai contro i romani considerati veri artefici della situazione fuori controllo che vive la città. Pazienza: correremo il rischio.

LA STORIA DELL'EDIFICIO
L'analisi sui fatti di Piazza Indipendenza e soprattutto l'analisi sulla consueta, stucchevole, dannosissima ondata di reazioni indignate e perbeniste che ne sono succedute non può che partire dalla storia dell'edificio occupato che è stato finalmente sgomberato sabato scorso.


Noi, convinti che non esista possibilità di fare accoglienza seria senza un rigoroso rispetto della legalità, ne parlammo per sommi capi lo scorso maggio quando alcuni cittadini ci mandarono delle foto di due individui che si accoppiavano proprio nel cumulo di immondizia sottostante al grande palazzo occupato. L'ex sede dell'Ispra e di Federconsorzi, con ingresso a Via Curtatone e con immenso affaccio su Piazza Indipendenza (la piazza dove affaccia pure il Consiglio Superiore della Magistratura, per dire...) era stata acquistata da un fondo immobiliare, doveva diventare un albergo, si stava lavorando, ma i "movimenti" romani decisero che lo stabile era "abbandonato" e il 12 ottobre 2013, nel quadro di un autentico golpe delle occupazioni che i movimenti chiamarono Tsunami Tour e che qui è raccontato da Repubblica in articolo purtroppo assegnato ad una giornalista di parte, lo occuparono soverchiando la sorveglianza assieme ad altre strutture alcune zeppe di inquilini abusivi ancora ad oggi. 



L'occupazione prese piede: 300 persone, poi 450, poi 600, poi 1000 secondo alcune fonti. In condizioni tutto sommato dignitose anche se complesse (si veda il fantastico video qua sopra), per lo più profughi dall'Etiopia e dall'Eritrea. Il progetto dell'albergo saltò, con lui le centinaia di posti di lavoro che avrebbe potuto generare, ancora oggi c'è gente disoccupata e in estrema difficoltà o impossibilitata ad avere una vita dignitosa per le mancate opportunità e dunque l'assenza di un posto di lavoro dovuto a questa situazione e alle molte altre come questa (a proposito di diritti umani negati, frase che incombe nelle bacheche Facebook dell'Italia benpensante e perbenista da ieri). Come racconta bene questo articolo di maggio 2016 sul Sole 24Ore la situazione contabile e finanziaria di quell'edificio appariva già allora surreale: la proprietà oltre al danno del mancato sviluppo subiva anche la beffa di dover pagare utenze altissime ogni mese, le cartelle dell'Imu, il dramma di un edificio (peraltro tutelato dalle Belle Arti) che perdeva valore. Gli investimenti che qui erano convogliati erano poi partiti da un fondo pensione: alcuni pensionati ex impiegati al San Paolo hanno così perso i loro risparmi che erano stati investiti in quella operazione immobiliare altrimenti di sicura riuscita e di sicuro margine di guadagno. Non è pensabile nulla di neppure lontanamente paragonabile in nessun altro paese d'Europa: hai un edificio per farci un investimento, arriva qualcuno e te lo occupa e ci rimane 4 anni mentre tu continui a pagare le spese. Vi sorprendete che non arrivino investimenti internazionali?


LO SGOMBERO
Si arriva al 2015, finalmente il Tribunale dà ragione alla proprietà e dispone lo sgombero anche perché fin da allora si segnalava la pericolosità della situazione sia per alcuni soggetti all'interno sia per la presenza di bombole a gas a centinaia (le stesse che sono diventate famose ieri). Lo sgombero non viene però eseguito. Un sollecito, due solleciti. Arriva Raggi in Campidoglio, il Comune prova a mandare addetti per fare un censimento interno (che ieri sarebbe stato utilissimo, visto che i 37 bambini presenti sono stati una complessa sorpresa da gestire), ma gli occupanti li respingono e ne impediscono l'ingresso. Poi arriva anche la nostra celebre foto della scopata open air che fa il giro del mondo e magari aiuta a risollevare la questione (anche l'agenzia AGI la pensa in questo modo). Poi ecco al Viminale Marco Minniti, dopo Angelino Alfano un Ministro degli Interni più risoluto. E finalmente, sabato scorso, si procede allo sgombero. Ma super soft, con i guanti bianchi: alternative per chi ne aveva titolo, censimento, proposte, cura per i più deboli. A nessuno viene torto un capello nonostante la pesante situazione di illegalità per molti legittimata da uno stato di reale bisogno, per molti altri no.


LA MAFIA DELLE OCCUPAZIONI
Perdere una occupazione così grande per il peculiare squadrismo mafioso romano (i ras di queste organizzazioni sono stati già pluri condannati, intendiamoci) delle okkupazioni è un problema enorme. Come funzionano le occupazioni a scopo abitativo a Roma? Come agisce questa camorretta che esattamente come la criminalità organizzata sfrutta e strumentalizza il disagio, la povertà, l'ignoranza e la disperazione? Si occupano edifici pubblici e privati, si offrono appartamenti e spazi a chi in cambio può offrire fedeltà, compattezza elettorale, un po' di soldi (talvolta si è parlato di autentiche estorsioni, ci sono i processi; sicuramente nel palazzo liberato a Piazza Indipendenza si sono trovate le ricevute, si calcola che potesse fruttare ai ras dell'occupazione 7000€ al giorno - al giorno! - moltiplicate tutto per le 100 occupazioni romane e capite di cosa stiamo parlando) e mano d'opera pronta ogni volta che serve: sit-in, manifestazioni, altre occupazioni da difendere. 

E questo è successo in piazza. Le truppe cammellate dei movimenti si sono aggiunte, infiltrate, ai pochi rifugiati accampati. Questo fin da sabato, ovviamente mercoledì la tensione era altissima. Giovedì mattina lo sgombero della piazza. 

Una rete oliatissima quella dei movimenti, presente solo a Roma. Un pezzo di potere significativo, con precisi riferimenti politici: in passato i partiti della sinistra estrema (tanto è il consenso spostato che riuscirono ad eleggere perfino consiglieri all'Assemblea Capitolina, come se il Consiglio Comunale di Foggia avesse un rappresentante della Sacra Corona Unita), più di recente Raggi stessa, votata in massa da questi movimenti capaci di muovere decine di migliaia di suffragi in cambio della certezze sul no agli sgomberi. 

Ovviamente questo sistema esiste perché la macchina amministrativa (statale e ancor più comunale) non funziona e dunque lascia spazio a chi si sostituisce a lei. Se la buona politica abdica, s'infilano i banditi. Così in ogni settore e dovunque. Un po' come nelle regioni del sud Italia dove a causa di uno stato lontano, corrotto, incapace e mediocre, si è creato uno spazio occupato dalla criminalità organizzata che ha rappresentato a lungo uno stato alternativo: che dava casa, lavoro, sicurezza, risposte. Qui uguale. 

Chi oggi crede di "difendere" i migranti dalla polizia cattiva condividendo reprimende e indignazione contro gli agenti, chi oggi si fa abbindolare dagli astrusi comunicati dell'Unicef sui bambini, chi oggi strumentalizza una frase registrata ad un funzionario di polizia nel bel mezzo di una azione delicatissima invero svoltasi senza feriti e in maniera magistrale (certo, un funzionario di Polizia non deve perdere la lucidità, mai! Ma mettiamo una microspia ad un impiegato del Catasto per tutte le 8 ore lavorative e sentiremo frasi ben più violente, per cortesia!), chi oggi parla di violazione dei diritti umani puntando il dito contro le forze dell'ordine, dovrebbe prima ancora che vergognarsi rendersi conto che sta facendo il gioco di chi a Roma, in maniera subdola e criminale, da anni strumentalizza il disagio, la povertà, la difficoltà. Per tornaconti economici, politici, di posizionamento, di ricatto, di controllo del territorio e in definitiva di potere.

Ma cosa diavolo c'entra un manifesto che parla di una delibera regionale in un contesto di disperazione simile? Qualcuno sta facendo battage politico e campagna elettorale sui corpi infreddoliti dei rifugiati per caso?

La Polizia, dicevamo. Le mosse degli agenti sono state pressoché impeccabili. I tanti che sui social hanno tenuto a scrivere che si vergognavano di essere italiani, avrebbero dovuto in realtà manifestare apprezzamento se non orgoglio. Lo sgombero, finalmente. Come chiesto da tempo dal Tribunale. La reazione misurata al successivo e per certi versi inaspettato asserragliamento degli occupanti in piazza. L'attesa di giorni e giorni. Il controllo della situazione in una zona difficilissima Il dialogo, e ce n'è stato molto tra forze dell'ordine e rifugiati. Più si offrivano alternative ai migranti, più queste alternative venivano rifiutate. Cosa doveva fare la Prefettura? Far finta che non ci fosse una intera piazza trasformata in accampamento di rifugiati a un metro dalla Stazione Centrale? Con decine di infiltrati dei movimenti? Con decine di persone che non avevano nessun titolo di avere assistenza alloggiativa e che dunque erano lì solo a piantar grane? Con fuochi e bombole pronte caricate come marmitte sui terrazzi? Con gli addetti dell'Ama che il giorno prima erano passati solo per pulire e sono stati presi a sassate? 

A pensarci è assurdo: "ormai ci siamo integrati qui, non andiamo via da questo quartiere" (che nella fattispecie è il quartiere più centrale della città!). È pieno di gente a Roma che si era ambientata in quartieri comodi e centrali e, causa crisi, si è dovuta velocemente "integrare" in estrema periferia affrontando un pendolarismo massacrante. Decine di migliaia di lavoratori romani vengono ogni mattina da Formia, da Scauri, da Caserta. I rifugiati considerano offensivo andare in alcune villette in provincia di Rieti... Come c'è tantissima gente rispettosa, per bene e onesta che aspetta da secoli una casa popolare che non arriva proprio perché è inutile investire sul settore a Roma, tanto i problemi li risolvono i movimenti (gli stessi che occupano, facendo passare avanti chi dicono loro, i pochi alloggi popolari disponibili). Intervistata da Sky, una rifugiata ha spiegato che le soluzioni di alloggio alternativo non venivano accettate a causa dei "letti troppo stretti". Gente che, secondo la facile narrazione diffusa "scappa da guerre, fame e dittature" si formalizza per un letto troppo stretto? La nostra forma mentis e la nostra disorganizzazione ha generato in queste persone un percepito distorto della realtà, della vita, delle aspettative, dei diritti (tutti, e subito) e dei doveri (ovviamente nessuno). Invece di accogliere persone e costruire la loro cittadinanza sana, li stiamo trasformando in italiani nel senso più deteriore e paraculo del termine. Non contenti di averlo fatto coi nostri figli, stiamo creando dei pessimi cittadini anche nei migranti che scelgono di vivere da noi. Un andazzo che non potrà che ritorcersi contro di noi e contro di loro.

EMERGENZA CREATA AD ARTE
Ma i migranti secondo la strategia che tutto governa non devono accettare alternative. Mai. Perché se accettano di andare negli stabili del Comune (in periferia a Roma) o negli edifici messi a disposizione dalla proprietà (dopo i soldi che hanno perso a causa di questa storia, han pure messo a disposizione degli stabili fuori città) allora smettono di essere pedine per i movimenti, escono dal controllo. È fondamentale questo passaggio. La protesta è buona, il caos fa bene, l'acampada a Piazza Indipendenza è tutta visibilità. I problemi non-vanno-risolti secondo queste realtà. Questo è tassativo. Sui problemi si campa, si fa carriera, si mangia.

Durante la Giunta di Ignazio Marino l'assessore Francesca Danese (ieri è stata in questura con i profughi fino all'una di notte, proprio uguale all'attuale assessora!) stava affrontando e risolvendo il problema in maniera strutturale: case popolari, buoni casa. Da città europea, matura, organizzata. Risultato? Odiata dalla criminalità organizzata dei movimenti al punto che venne messa sotto scorta. Se risolvi il problema, chi lucra sul problema non ha più ruolo. E reagisce come un leone ferito. È un po' come la politica (o il sindacato): se risolvi i problemi e se la gente vive meglio allora nessuno voterà più i partiti anti-sistema. Ecco perché Grillo sta massacrando la città, impoverendola ulteriormente, portandola al fallimento: ci saranno milioni di nuovi disperati, disoccupati, marginalizzati che, in quanto arrabbiati neri, voteranno Grillo!


In Italia non c'è alcuna emergenza rifugiati. Ecco i dati Unhcr 2017. L'emergenza viene creata ad arte, utile a vari interessi

Come si vede il problema è piccolo in Italia e a Roma. Pianificando e lavorando seriamente lo risolvi facile. Ma vuoi mettere!? Un problema risolto è gestito dalla mano pubblica a norma di legge (ovvero: la casa la prende solo chi davvero ne ha titolo in base ai requisiti. Mentre a Roma abbiamo chi "ho occupato perché ho compiuto 18 anni e non mi andava di stare più dai miei"); invece un problema sempre in vita è gestito da improvvisati privati a norma di racket. Capito perché tutti i problemi, che dovunque vengono risolti in pochi anni e archiviati, a Roma sono eterni?

Fate caso alla foto sopra: i movimenti sono riusciti a piazzare in mezzo al camping di Piazza Indipendenza i loro manifesti inneggianti ad una forsennata e illegale delibera che dopo anni di pressioni e forse anche di minacce hanno fatto approvare all'amministrazione Zingaretti in Regione (una volta finito questo articolo leggete qui, vi supplichiamo). Ma possibile che mamme e bambini accampati per la disperazione avessero come primo pensiero quello di piazzare uno striscione riguardante una "delibera"?


Gli idranti della polizia (sacrosanti visto il contesto e utilissimi visti i fuochi accesi e le bombole del gas volanti)? Sono funzionali alla narrazione dei movimenti. Non è la prima volta. Lo scorso anno, il 12 maggio, in Campidoglio, si presentarono direttamente con un canotto e domani stesso (sabato) strumentalizzeranno i fatti di ieri per apparecchiare una nuova manifestazione che si preannuncia tesa. Cosa successe a maggio 2016? Stesso teatro: provocazioni alla Polizia che a quel punto interviene con il getto d'acqua, fuori il canotto in funzione frangi flutti e perfetta photo opportunity per propaganda ai movimenti e decine di migliaia di tweet indignati contro i soprusi della questura fascista e i rastrellamenti nazisti della Polizia. Sì, come no...

Lo scontro con le forze dell'ordine è cercato, voluto, esasperato. Non deve essere facile per i poliziotti tornare a casa e leggere su Facebook che mezzo paese vomita cretinate contro di loro senza avere minimamente sviscerato la questione, senza capire che così facendo sta parteggiando involontariamente a favore di una delle peggiori mafiette che tengono Roma per le palle col ricatto più meschino, quello dell'ordine pubblico, della guerriglia urbana, del parapiglia che coinvolge cittadini, turisti. Senza pensare che ogni attacco alle forze dell'ordine, ogni riferimento a fascismo, violenza, violazione dei diritti (tutte cose che non ci sono state neppure lontanamente) sono un balsamo per chi davvero sfrutta gli ultimi. Un risiko di potere e di politica nel quale i migranti e le persone in difficoltà (o semplicemente tanta gente che potrebbe tranquillamente trovarsi una casetta in affitto ma tutto sommato ha più comodità a vivere a scrocco) vengono utilizzate come scudi umani.


Sui bambini usati come scudi umani e strumentalizzati nessun commento dell'Unicef. Solo dichiarazioni contro la Polizia di Stato...

In un palcoscenico in cui volavano le bombole di gas dai piani del palazzo, in cui sassaiole e lanci di oggetti contro le forze dell'ordine (altra specialità della casa dei nostri movimenti) si facevano pesanti, la Polizia di Stato ha risposto dunque in maniera lucida. Al verificarsi di un quadro simile in tutti i paesi occidentali, da Barcellona a New York, da Londra a Berlino, avresti avuto le televisioni a raccontare fatti di sangue, feriti veri e forse qualcosa di ancora peggio. Ieri a Piazza Indipendenza non è successo nulla: lo scandalo è stato che gli occupanti sono stati "svegliati alle 6" (alle sei si devono svegliare solo quei citrulli dei cittadini, italiani e stranieri, che ogni giorno vanno a lavorare per potersi pagare un affitto e vivere nel rispetto delle norme, del prossimo e del loro stato), lo scandalo è stato che i bambini sono stati montati sul bus per essere portati in Questura (come bisognava portarli? In funivia chiedendo il permesso alla inesistente Raggi?), lo scandalo è stato un inseguimento a Piazza dei Cinquecento durante il quale un funzionario di Polizia, verosimilmente preoccupato nel vedere persone fuori controllo avvicinarsi ad un luogo delicatissimo come la Stazione Termini ha minacciato violenza a parole. A parole. La polizia fa la polizia, in tutto il pianeta. Al 100%. Ed è la più grande garanzia per i più deboli e gli ultimi (i ricchi si pagano la polizia privata!). Se in Italia la polizia osa fare la polizia al 10%, hai schiere di depensanti pronti a urlare al totalitarismo.


IL RUOLO RIDICOLO DEL COMUNE
Questo insomma è bastato a milioni di persone per prendere le parti di coloro che solo un'analisi superficiale e semplicistica poteva categorizzare come "i deboli". Senza per questo voler negare le debolezze, le difficoltà, i drammi di certe situazioni. E senza per questo voler sottrarre attenzione al vero convitato di pietra: l'incapacità totale, ormai storica ma accentuata durante questa tragicomica amministrazione Raggi, del Comune di Roma nel far fronte a qualsivoglia situazione. Questa operazione riguardava i tribunali, l'ordine pubblico e la Questura. Robe dello Stato Italiano, non del Comune. Se fosse stato per il Comune i palazzi occupati sarebbero rimasti lì altri trent'anni o per lo meno finché avessero garantito flussi di consenso. "Ripristineremo la legalità ma non faremo sgomberi" disse Raggi in campagna elettorale confermando i suoi due tratti distintivi inequivocabili: l'ipocrisia e la cattiva fede. Ma anche se l'amministrazione comunale non c'entrava direttamente (indirettamente sì) tuttavia Roma Capitale ne esce a pezzi, per l'ennesima volta indifendibile. Anche alla luce dei retroscena qui ben ricostruiti da Federica Angeli su Repubblica.
In un'area urbana di 4 milioni di abitanti gestire 1000 persone non può rappresentare un problema. Non può. Ma per di più a quel punto di emergenza non ci devi proprio arrivare, devi presidiare il problema prima, devi lavorare incessantemente per ripristinare la legalità (non fare patti segreti di tolleranza in cambio di voti con gli okkupatori di professione) e dare dignità vera alle persone che hanno il diritto di essere accolte. Ieri, invece, Roma si presentava con l'assessore al sociale in ferie, irraggiungibile al telefono, con il vicesindaco che pare avesse staccato le linee e con il sindaco in trasferta, dopo 15 giorni di ferie, ad Amatrice per celebrare un anno dal sisma del 2016. Una volta tornata, Raggi, invece di interessarsi di quanto era capitato, ha dato priorità a farsi una raccapricciante foto di gruppo con il nuovo folkloristico assessore al bilancio che per la prima volta nella sua carriera politica si è trovato circondato da una maggioranza vestita peggio di lui. Una città letteralmente abbandonata dai suoi amministratori. 


Anche per questo è assolutamente necessario il periodo di commissariamento lungo di cui più volte abbiamo parlato. Anche per questo auspichiamo che continuano le attività di Prefettura e Questura nel liberare i micidiali palazzi-polveriere (ce ne sono almeno altri 15 da liberare subito, prima che succeda chissà che), le occupazioni abusive che disseminano tutta la città, restituendo ai legittimi proprietari gli immobili. "Sono sconvolta perché sono 100, quando ero a Torino ne avevo una" spiega oggi la prefetto Basilone sul Corriere della Sera, sottolineando però che non c'è nessuna emergenza vera, l'emergenza è cercata e fake come vi abbiamo spiegato, perché "su una città enorme poche migliaia di persone non rappresentano una emergenza"; "i prefetti precedenti si sedevano al tavolo coi movimenti per la casa" dice Basilone facendo capire da dove germina per davvero il problema "ma questa non è la mia linea". E vivaddio. Su Repubblica risponde sempre oggi Gabrielli, attuale capo della Polizia e ex prefetto di Roma: "con Tronca avevamo scritto la delibera per risolvere il problema e stanziato 130 milioni, mi domando che fine abbia fatto tutto questo". Impossibile chiederlo alla assessora Baldassarre, dall'estero manco risponde al telefono. 

A Roma, si dice, ci sono 10mila persone che occupano perché non hanno lavoro e dunque soldi per una casa, tralasciando il fatto che tutto questo è falso (solo una piccola parte di questi è davvero bisognosa perché a Roma quando fai la scrematura dei paraculi hai statistiche sorprendenti) c'è da sottolineare come semplicemente restituendo gli immobili occupati ai proprietari e consentendone lo sviluppo immobiliare, i posti di lavoro generati potrebbero essere ben superiori a 10mila. Se non è il colmo dei colmi questo... Certo poi quando si parla di "posti di lavoro" ci vuole qualcuno che abbia voglia di lavorare. E li molti asini cascano.

UNA OPERAZIONE IMPECCABILE
Quello che ci preme sottolineare rischiano di essere ripetitivi è che le azioni in questi giorni a Piazza Indipendenza si sono svolte in maniera seria e lineare. Quello che ci preme è essere gli unici o quasi che smontano lo storytelling dei poliziotti cattivi e dei poveri immigrati maltrattati. Nessuno è stato maltrattato. 

La Polizia e la Prefettura hanno agito su disposizione della Magistratura. Il diktat era non torcere un capello a nessuno e così si è fatto. Si è tentato, riuscendoci, di riportare la legalità in una metastasi di degrado e sopraffazione che resisteva da anni. Prima di sgomberare si sono censite le persone: erano 400, 100 quelle fragili. Solo 300 sono state sgomberate e 100 sono state appunto lasciate temporaneamente nell'edificio, controllate in un solo piano. In piazza sono rimaste 30 persone, il caos che si vede nelle immagini è dovuto alla "massa critica" che è stata organizzata dai movimenti per la casa. Tutto teatro, tutti infiltrati. Sia ieri che l'altro ieri dall'edificio sono iniziate a cadere bombole. È del tutto evidente che in questi casi arrivino gli idranti e la Polizia sarebbe stata negligente e irresponsabile se non l'avesse fatto: Medici senza Frontiere, Unhcr e Unicef si pigliano una grossa responsabilità a affermare "non si doveva usare violenza" quando questa violenza non è stata mai usata sebbene probabilmente purtroppo ce ne sarebbe stato bisogno. 

Le scene patetiche che abbiamo visto in piazza ieri si sarebbero potute evitare se il sempre più imbarazzante Comune di Roma avesse operato a dovere? Forse sì. Ma attenzione: quando la disperazione e la protesta hanno dietro organizzazioni che le strumentalizzano e le usano, tu puoi avere il più grande assessore al sociale, tu puoi avere la più impeccabile organizzazione ma le cose non potranno mai funzionare. E ieri i fermati (solo 4) sono stati tutti migranti, nessuno purtroppo tra gli italianissimi che sobillano, aizzano, rinfocolano, organizzano, tessono.

Poveri rifugiati trasformati in terroristi alla amatriciana con tanto di bende per compiacere chi li usa e chi li gestisce

Chiudiamo con parole di grande rispetto per chi fugge da guerre e carestie e sceglie l'Italia come meta per provare a ricostruirsi una esistenza dignitosa. Questa gente va accolta e gestita, ci sono delle norme che lo consentono e lo impongono. In un paese che non cresce anagraficamente questa immigrazione è una risorsa, se ben gestita. Ci sono dei programmi, dei sostegni, finiti i quali però occorre che l'integrazione di cui si parla corrisponda a cose banali come avere un reddito, pagare un affitto, pagare le tasse, non vivere più alle spalle di nessuno, badare a se stessi ammenoché non si sia davvero (davvero!) bisognosi di un aiuto eccezionale. E non farsi convincere da organizzazioni senza scrupoli che esistono e sono percorribili delle avvilenti scorciatoie. Anche se scappi dalle guerre e dalle carestie, non sei scusabile se ti fai strumentalizzare da banditi e profittatori e se ti arruoli nelle loro file.