Protesti con l'attacchino abusivo dei centri sociali e lui ti sputa in faccia. La storia
30 dicembre 2016
Via dello Scalo San Lorenzo. Esterno giorno. Ore 14.30 circa di giovedì 29 dicembre. Insomma, ieri all'ora di pranzo. Tu passi in bici tranquillo tornandotene a casa dopo una riunione di lavoro e noti che tutte le affissioni pubbliche - inserzioni o della festa di Capodanno organizzata dal Comune oppure inserzioni, sempre regolari, del Teatro dei Servi - sono state recentemente coperte da affissioni abusive di alcuni centri sociali. Curiosamente sembra che qualcuno sia passato con una gamma diversa di affissioni afferenti a diversi centri sociali e abbia da poco coperto le affissioni regolari.
Lo scopo di cotanta azione di protesta sociale? Meramente pubblicizzare le feste di capodanno degli spazi occupati. A Dicembre del 2016 un centro sociale ha bisogno delle affissioni, per giunta abusive, per pubblicizzare una festa.
Procedi lungo Via dello Scalo San Lorenzo e sul marciapiede del sottopassaggio ferroviario, parcheggiato in divieto e col portellone aperto trovi il furgone dell'attacchino. Allora era corretta la sensazione dei manifesti attaccati di fresco e con la colla ancora colante. Sta affiggendo i manifesti su un muro, ancora abusivamente.
"Ma scusa hai coperto tutte le affissioni regolari. Non pensi al Teatro dei Servi che ha fatto magari dei sacrifici per comprare quegli spazi?"
"Questo è il mio lavoro, questo è il mio lavoro, sto a lavorà"
"Ma come il tuo lavoro? Con la macchina sul marciapiede e la colla sui muri coprendo le affissioni regolari con manifestini che reclamizzano feste???"
"Ehi aspetta aspetta ma io te conosco, tu scrivi sui blog, tu sei quello che odia i centri sociali"
Dice avvicinandosi fino ad un millimetro come a Roma usano fare i bulli e i coatti.
"Beh certo che odio i centri sociali e tu sei la prova provata che ho ragione"
"Guarda nun te meno solo perché me fai schifo, solo perché ti considero mmerda"
"Eh non meni però intanto minacci di farlo. La solita violenza"
"Puuuu"
In questo momento il personaggio sputa in faccia con tutta la forza che ha. Una colata puzzolente di saliva sulla faccia. Una scena ridicola, ma in fondo c'è soddisfazione: il nostro lavoro per far capire a tutta la città la vera essenza dei centri sociali romani sta funzionando a tal punto che la rabbia è salita a livello di guardia anche in questi vigliacchi, in questi conigli, in questi rifiuti umani.
Ovviamente nessuna reazione. Mai reagire alla violenza fascista di questi personaggi. Mai. Si continua come se nulla fosse.
"Aho nun sai la soddisfazione di averti sputato in faccia guarda"
Dice come uno che poi andrà a raccontarlo agli amici al bar, forse la prima vera soddisfazione di una vita da fallito. Aho io ho sputato in faccia a quello di Roma fa schifo. "Bravooo" tutti in coro
"Si, ok, ognuno ha le proprie soddisfazioni ma il mio pensiero va a quelli del Teatro dei Servi a cui hai coperto le affissioni"
"Ma io mica sono come te che sei un leone da tastiera che scrive sul blogghetto"
Uno è in mezzo alla strada a prendersi gli sputi in faccia e viene chiamato "leone da tastiera", davvero curioso.
Il tipo comincia a fare fagotto e a mettere via i manifesti. Un po' impaurito un po' sorpreso dalla mancata reazione ad un gesto così ingiurioso come uno sputo in faccia fa per andarsene.
"Scusa ma stai scappando? Aspetta un attimo, io vorrei chiamare la polizia. Mica puoi aggredire la gente così senza conseguenze"
"Ah si? E chiama la polizia. Tanto come glielo dimostri che t'ho sputato? Ma poi lo sai che io so dove abiti vero!?"
Dice coraggioso e spavaldo
"Caspita fai un atto del genere e poi ti tiri indietro? Ma sei proprio un vigliacco"
"Guarda non te meno solo perché non sono deficiente"
Fai per prendere il telefono e chiamare le forze dell'ordine e quello te lo strappa di mano con forza, per fortuna decide di non danneggiarlo e lo butta da una parte all'angolo del marciapiede dove c'è un piccolo rialzo ma la cosa gli dà il tempo di infilarsi nel furgone e dileguarsi urlando "nun t'azzarà a fotografamme, nun me devi fotografà". Ma come, un guerriero della notte così spavaldo che sputa in faccia a chi non la pensa come lui poi ha problemi a farsi fotografare, a gestire una querela per aggressioni e ingiurie che vogliamo fare? Che strano.
Non sappiamo voi, ma noi siamo convinti che il livello di violenza non sia destinato a fermarsi. E si alza ancor più verso di noi perché qui su questo blog si è coagulato l'unico ambito di dibattito che mette in discussione vulgate e considerazioni incancrenite che vedono il bene dove c'è il male e viceversa. Questo blog è l'unico luogo della città dove si è dimostrato, raccontato e scritto con chiarezza quale sia il tasso di fascismo, di aggressività, di interesse economico e di violenza dietro alla realtà dei centri sociali. Un autentico racket che ormai esiste solo a Roma, che è sparito di fatto da tutte le città europee e italiane. Una forma peculiare e specifica di camorra che, quando sollecitata, reagisce esattamente come la criminalità organizzata. Con gli stessi codici, lo stesso linguaggio: "so dove abiti". Prima c'è stato il dossieraggio in pieno stile casalese (vi ricordate? Roma fa Schifo ufficio stampa della Metro C...), poi le aggressioni, gli sputi, le minacce, i "so dove abiti". Dove arriverà questa gente? Quanto manca a che succeda qualcosa di più significativo? Perché non fermarli prima che accada?
L'unico appiglio per trasformare questo racconto in qualcosa di più concreto e dargli corpo è la targa della vettura dell'aggressore (la scena, ci vogliamo contare, sarà stata ampiamente ripresa dalle telecamere di videosorveglianza). Si tratta di un furgone grigio targato Torino BV 574 HA. Secondo voi come possiamo procedere? Come possiamo segnalare che i centri sociali Intifada (sic.) e Villaggio Globale mandano in giro dei sicari che aggrediscono, minacciano, sputano a chi con la massima educazione fa notare che non è giusto coprire le inserzioni di chi con sacrificio le ha acquistate?
Città militarizzata dopo i fatti di Berlino. Nulla di più falso. I video
29 dicembre 2016
C'è una cantilena stanca che va avanti da qualche giorno sui media. Che va avanti più o meno dal giorno dopo dell'attentato di Berlino. La la cantilena parla di centro storico militarizzato, di check point per entrare ai Fori e cose simili. Da una parte mette angoscia, dall'altra ti fa pensare che siamo sicuri, finalmente controllati.
Niente di più fasullo. Stanchi di ascoltare falsità siamo andati a documentare - tra l'altro dopo aver letto che la Giunta ha ulteriormente approvato il provvedimento a favore dei Fori Pedonali - sul posto quello che realmente succede.
La realtà è che la città risulta totalmente abbandonata, come sempre e più di sempre. Specialmente per quanto riguarda le aree pedonali dove gli ultimi argini sono saltati. Ormai si passa tranquillamente sul tratto di Via di Ripetta adiacente all'Ara Pacis (smontati e eliminati colonnotti e catene di metallo) così come nei Fori Pedonali da Venezia a Corrado Ricci e anche a Via del Corso.
Vi ricordate quando Via del Corso era off limits perché c'era sempre un vigile urbano all'imbocco della strada da Piazza Venezia a impedire al traffico di inserirsi? Ecco tutto questo è sparito. Oggi dentro Via del Corso entra chiunque: auto private, furgoni, tantissimi motorini.
Chiaramente in termini di sicurezza tutto questo è potenzialmente devastante e non ci vuole un genio a capire perché conoscendo la strada. Il punto è che oggi volendo è possibile, con un furgone o un camion, partire da fuori Roma, entrare in città da Via del Teatro di Marcello, girare a Piazza Venezia e inserirsi a tutta velocità a Via del Corso arrivando nella zona dove la gente fa shopping camminando sul micragnoso marciapiede e sulla carreggiate. Senza trovare il minimo ostacolo. Lo stesso dicasi per il primo tratto di Fori Pedonali: anche qui la pattuglia non c'è più, da mesi. E anche qui entra chiunque, specie nottetempo proprio quando è più pericoloso. Tu sei lì a piedi e in bici pensando di trovarti in una zona pedonale e invece sfreccia la qualsiasi. E pensare che basterebbero un paio di telecamere...
Niente di più fasullo. Stanchi di ascoltare falsità siamo andati a documentare - tra l'altro dopo aver letto che la Giunta ha ulteriormente approvato il provvedimento a favore dei Fori Pedonali - sul posto quello che realmente succede.
La realtà è che la città risulta totalmente abbandonata, come sempre e più di sempre. Specialmente per quanto riguarda le aree pedonali dove gli ultimi argini sono saltati. Ormai si passa tranquillamente sul tratto di Via di Ripetta adiacente all'Ara Pacis (smontati e eliminati colonnotti e catene di metallo) così come nei Fori Pedonali da Venezia a Corrado Ricci e anche a Via del Corso.
Vi ricordate quando Via del Corso era off limits perché c'era sempre un vigile urbano all'imbocco della strada da Piazza Venezia a impedire al traffico di inserirsi? Ecco tutto questo è sparito. Oggi dentro Via del Corso entra chiunque: auto private, furgoni, tantissimi motorini.
Chiaramente in termini di sicurezza tutto questo è potenzialmente devastante e non ci vuole un genio a capire perché conoscendo la strada. Il punto è che oggi volendo è possibile, con un furgone o un camion, partire da fuori Roma, entrare in città da Via del Teatro di Marcello, girare a Piazza Venezia e inserirsi a tutta velocità a Via del Corso arrivando nella zona dove la gente fa shopping camminando sul micragnoso marciapiede e sulla carreggiate. Senza trovare il minimo ostacolo. Lo stesso dicasi per il primo tratto di Fori Pedonali: anche qui la pattuglia non c'è più, da mesi. E anche qui entra chiunque, specie nottetempo proprio quando è più pericoloso. Tu sei lì a piedi e in bici pensando di trovarti in una zona pedonale e invece sfreccia la qualsiasi. E pensare che basterebbero un paio di telecamere...
Non sembra Roma. Viale XXI Aprile, ecco perché è diventata così bella
28 dicembre 2016
Non è la prima volta che "attiviamo" la nostra rubrica Non sembra Roma per raccontare dei piccoli brandelli di città che assomigliano più all'Europa all'interno di un tessuto urbano che definire raccapricciante è eufemismo e complimento. Se ci fate caso il più dello volte questi post si riferiscono a sistemazioni superficiali derivanti da parcheggi interrati. Largo Vercelli, Piazza Cavour, Piazzale delle Muse, Piazza Gentile da Fabriano: molto spesso sopra a parcheggi sotterranei nascono parchi, giardini, arredi urbani finalmente di caratura civile e occidentale. Con soldi messi tutti dai privati, soldi che viceversa il Comune non avrebbe mai avuto.
Si generano posti di lavoro, entrano denari nelle case dell'amministrazione, aumenta la qualità urbana e dunque la pulizia e soprattutto la sicurezza stradale. Su una strada come questa che vedrete nel filmato qui è molto più difficile morire ammazzati come è capitato ieri ad una signora a Viale Eritrea o a Via Palmiro Togliatti, per esempio.
Rientrando nel merito del post, eccoci a Viale Ventuno Aprile. Si parte da Piazza Bologna (in condizioni pietose così come le strade circostanti) e la strada è normale. Poi, appena inizia l'area interessata dal cantiere del parcheggio recentemente completato e seguito dagli stessi architetti che hanno seguito il parking di Piazza Cavour (guardacaso l'unica piazza europea della città) e lo scenario cambia radicalmente. Non sembra Roma. Aiuole perfette, piante curate, visibilità, ordine, sicurezza. E' stato sufficiente allargare un po' i marciapiedi, realizzarli con materiali di qualità, togliere i cartelloni abusivi, allargare lo spartitraffico, curare gli attraversamenti pedonali. Un altro mondo. A costo zero per tutti noi. Con in più nel sottosuolo il servizio eccellente di un parcheggio sicuro, comodo ed economico.
Perché a Roma non partono domani 100 cantieri come questo? Oltre all'ideologia anti-privati e pro-sostaselvaggia vedete altri motivi? Ce li dite?
Si generano posti di lavoro, entrano denari nelle case dell'amministrazione, aumenta la qualità urbana e dunque la pulizia e soprattutto la sicurezza stradale. Su una strada come questa che vedrete nel filmato qui è molto più difficile morire ammazzati come è capitato ieri ad una signora a Viale Eritrea o a Via Palmiro Togliatti, per esempio.
Appurato questo la colpa di chi non sviluppa il sistema della sosta interrata a Roma è triplice, quadruplice e ancora di più. E non riguarda solo questa amministrazione, immobile da questo punto di vista, bensì anche le amministrazioni precedenti inclusa la Giunta Marino che su questo aspetto non ha mosso un dito. Peccato che per risistemare le strade derelitte di Roma le vie siano pochissime e tra queste poche ci sia la sosta interrata.
Ma si sa: sistemare le strade, impedire che ciascuno possa fare quel che gli pare, dare ordine al traffico, salvare la vita ai pedoni e ai ciclisti a Roma è una cosa sovversiva, che ti fa perdere consenso, che ti trasforma in un tiranno che vuole togliere alle maghine la sacrosanta licenza di uccidere che hanno da decenni: 250 morti all'anno contro i 25 di Parigi, dieci volte tanto e oggi pomeriggio potrebbe capitare a te che leggi.
Ma si sa: sistemare le strade, impedire che ciascuno possa fare quel che gli pare, dare ordine al traffico, salvare la vita ai pedoni e ai ciclisti a Roma è una cosa sovversiva, che ti fa perdere consenso, che ti trasforma in un tiranno che vuole togliere alle maghine la sacrosanta licenza di uccidere che hanno da decenni: 250 morti all'anno contro i 25 di Parigi, dieci volte tanto e oggi pomeriggio potrebbe capitare a te che leggi.
Rientrando nel merito del post, eccoci a Viale Ventuno Aprile. Si parte da Piazza Bologna (in condizioni pietose così come le strade circostanti) e la strada è normale. Poi, appena inizia l'area interessata dal cantiere del parcheggio recentemente completato e seguito dagli stessi architetti che hanno seguito il parking di Piazza Cavour (guardacaso l'unica piazza europea della città) e lo scenario cambia radicalmente. Non sembra Roma. Aiuole perfette, piante curate, visibilità, ordine, sicurezza. E' stato sufficiente allargare un po' i marciapiedi, realizzarli con materiali di qualità, togliere i cartelloni abusivi, allargare lo spartitraffico, curare gli attraversamenti pedonali. Un altro mondo. A costo zero per tutti noi. Con in più nel sottosuolo il servizio eccellente di un parcheggio sicuro, comodo ed economico.
Perché a Roma non partono domani 100 cantieri come questo? Oltre all'ideologia anti-privati e pro-sostaselvaggia vedete altri motivi? Ce li dite?
Anas vuole gestire le strade di Roma. Ma magari fosse!
27 dicembre 2016
Dopo la proposta di Ferrovie dello Stato di gestire Atac (o quel che ne resterà) e la proposta di RATP di prendere in mano le sorti della Ferrovia Roma-Lido, in questi giorni una terza occasione si è presentata ad un Comune di Roma sempre più incapace - nonostante le tasse più alte d'Italia - di far funzionare le proprie aziende e di erogare servizi in maniera civile: Anas ha chiesto di poter prendere in gestione alcune strade di grande comunicazione.
Come molti di voi sapranno Anas già gestisce le strade consolari della città, ma la sua giurisdizione termina nell'esatto punto in cui le varie Appia, Aurelia o Salaria che sia incrociano l'anello del GRA. Da quel punto in poi le strade sono gestite dal Comune che significa totale incapacità, totale assenza di visioni, fondi utilizzati per ungere le clientele elettorali e per far lavorare le peggiori dittuncola romane di catramari e non per ottenere il miglior servizio per i cittadini contribuenti.
I risultati sono evidenti ad occhio nudo. Guardate il video. L'auto si muove sulla Salaria da Settebagni in direzione di Roma. Fintanto che la strada è gestita da Anas la segnaletica è in ordine e ben visibile, l'illuminazione è accettabile, la vegetazione si lati della strada e nello spartitraffico è ben curata. Una sensazione di sicurezza e di ordine. Appena si supera il ponte del Raccordo, il panico più assoluto! Buche dovunque anzi crateri, cartelloni abusivi in ogni dove che erano inesistenti nel tratto Anas o comunque ben sistemati e gestiti, nello spartitraffico tra le due carreggiate interi arbusti infestanti alti metri. E poi luci spente, segnaletica quasi del tutto scancellata, sensazione diffusa di disagio, degrado e insicurezza.
E' la storia di tutte le consolari e altre sono messe anche peggio perché prese d'assalto dalla sosta selvaggia.
Tutto questo si è generato non per sfortuna o per fato avverso, ma per una serie precisa di circostanze: dirigenti incapaci e corrotti, funzionari incapaci e corrotti; mafia della cartellonistica; mafia delle ditte di manutenzione; inqualificabile lavoro di Acea; zero controlli e zero sanzioni pur di mantenere le proprie clientele elettorali in un contesto di quieto vivere.
Chiaramente Anas non è stata nella sua storia esente da schifezze del tutto simili e non stiamo parlando di un'azienda svizzera. Ma l'abisso è assoluto rispetto al Comune di Roma (il peggior ente pubblico dell'Italia repubblicana), specialmente da quando Anas è gestita da Giovanni Vittorio Armani, un manager che sta dimostrando capacità e qualità. Anas, dismettendo la sua allure di carrozzone pubblico, si sta configurando come società all'avanguardia internazionale dedita alla manutenzione e alla gestione delle strade con l'obbiettivo di trasformarle in smart road e di far fruttare la prossima integrazione col Gruppo Ferrovie dello Stato. Anas si propone di gestire le strade di grande comunicazione della città prendendole in gestione dal Comune di Roma col modello del "contratto di servizio" (che però non dovrebbe prevedere una gara?): in questo modo i soldi che oggi il Comune spreca o usa per alimentare racket e clientele potrebbero finalmente andare nella manutenzione vera.
Il nostro sogno però è che Anas non si limiti a gestire un pezzettino di strada in più dentro al Raccordo di Salaria, Aurelia e Roma-Fiumicino, il nostro sogno è che Anas si occupi sostanzialmente di tutta quella che a Roma si chiama la "Grande Viabilità" ovvero quella percentuale di strade che non è gestita dai Municipi bensì - malissimo - dal Comune. Insomma tutte le consolari fino alle Mura Aureliane e poi molte altre strade importanti, dall'Olimpica alla Colombo, dalla Boccea alla Tangenziale e così via.
Con quali benefici? Con migliorie su quali punti? Semplice: in primis la sosta selvaggia, che il Comune non vuole combattere e che però rende impossibile per queste strade erogare un servizio di mobilità serio; in secondo luogo la cartellonistica, la cui mafia il Comune non vuole combattere e che rende queste importanti arterie un ricettacolo di degrado. E poi il verde, oggi pericolosamente abbandonato, l'arredo urbano, oggi da quarto mondo, la segnaletica sia orizzontale che verticale, oggi praticamente inesistente e poi ancora l'infomobilità, la sicurezza passiva, l'illuminazione, la pulizia, le soluzioni innovative. Grazie alla cartellonistica pubblicitaria - finalmente gestita in maniera industriale - ed alle multe (in ottica smart road fatte con sistemi tecnologici), l'Anas potrebbe trasformare questa gestione anche in un business che potrebbe perfino rendere inutile il contributo comunale da contratto di servizio.
Dopo FS e RATP faremo scappare via anche ANAS per la paura di perdere cespiti utili per governare il consenso e le ignobili clientele elettorali? Giusto per capirsi, ogni scelta che toglie operatività dalle mani del Comune e la dà a terzi (privati o statali che siano) è una scelta in questo momento azzeccata considerate le condizioni di qualità e professionalità pari a zero dell'amministrazione comunale della capitale.
Come molti di voi sapranno Anas già gestisce le strade consolari della città, ma la sua giurisdizione termina nell'esatto punto in cui le varie Appia, Aurelia o Salaria che sia incrociano l'anello del GRA. Da quel punto in poi le strade sono gestite dal Comune che significa totale incapacità, totale assenza di visioni, fondi utilizzati per ungere le clientele elettorali e per far lavorare le peggiori dittuncola romane di catramari e non per ottenere il miglior servizio per i cittadini contribuenti.
I risultati sono evidenti ad occhio nudo. Guardate il video. L'auto si muove sulla Salaria da Settebagni in direzione di Roma. Fintanto che la strada è gestita da Anas la segnaletica è in ordine e ben visibile, l'illuminazione è accettabile, la vegetazione si lati della strada e nello spartitraffico è ben curata. Una sensazione di sicurezza e di ordine. Appena si supera il ponte del Raccordo, il panico più assoluto! Buche dovunque anzi crateri, cartelloni abusivi in ogni dove che erano inesistenti nel tratto Anas o comunque ben sistemati e gestiti, nello spartitraffico tra le due carreggiate interi arbusti infestanti alti metri. E poi luci spente, segnaletica quasi del tutto scancellata, sensazione diffusa di disagio, degrado e insicurezza.
E' la storia di tutte le consolari e altre sono messe anche peggio perché prese d'assalto dalla sosta selvaggia.
Tutto questo si è generato non per sfortuna o per fato avverso, ma per una serie precisa di circostanze: dirigenti incapaci e corrotti, funzionari incapaci e corrotti; mafia della cartellonistica; mafia delle ditte di manutenzione; inqualificabile lavoro di Acea; zero controlli e zero sanzioni pur di mantenere le proprie clientele elettorali in un contesto di quieto vivere.
Chiaramente Anas non è stata nella sua storia esente da schifezze del tutto simili e non stiamo parlando di un'azienda svizzera. Ma l'abisso è assoluto rispetto al Comune di Roma (il peggior ente pubblico dell'Italia repubblicana), specialmente da quando Anas è gestita da Giovanni Vittorio Armani, un manager che sta dimostrando capacità e qualità. Anas, dismettendo la sua allure di carrozzone pubblico, si sta configurando come società all'avanguardia internazionale dedita alla manutenzione e alla gestione delle strade con l'obbiettivo di trasformarle in smart road e di far fruttare la prossima integrazione col Gruppo Ferrovie dello Stato. Anas si propone di gestire le strade di grande comunicazione della città prendendole in gestione dal Comune di Roma col modello del "contratto di servizio" (che però non dovrebbe prevedere una gara?): in questo modo i soldi che oggi il Comune spreca o usa per alimentare racket e clientele potrebbero finalmente andare nella manutenzione vera.
Il nostro sogno però è che Anas non si limiti a gestire un pezzettino di strada in più dentro al Raccordo di Salaria, Aurelia e Roma-Fiumicino, il nostro sogno è che Anas si occupi sostanzialmente di tutta quella che a Roma si chiama la "Grande Viabilità" ovvero quella percentuale di strade che non è gestita dai Municipi bensì - malissimo - dal Comune. Insomma tutte le consolari fino alle Mura Aureliane e poi molte altre strade importanti, dall'Olimpica alla Colombo, dalla Boccea alla Tangenziale e così via.
Con quali benefici? Con migliorie su quali punti? Semplice: in primis la sosta selvaggia, che il Comune non vuole combattere e che però rende impossibile per queste strade erogare un servizio di mobilità serio; in secondo luogo la cartellonistica, la cui mafia il Comune non vuole combattere e che rende queste importanti arterie un ricettacolo di degrado. E poi il verde, oggi pericolosamente abbandonato, l'arredo urbano, oggi da quarto mondo, la segnaletica sia orizzontale che verticale, oggi praticamente inesistente e poi ancora l'infomobilità, la sicurezza passiva, l'illuminazione, la pulizia, le soluzioni innovative. Grazie alla cartellonistica pubblicitaria - finalmente gestita in maniera industriale - ed alle multe (in ottica smart road fatte con sistemi tecnologici), l'Anas potrebbe trasformare questa gestione anche in un business che potrebbe perfino rendere inutile il contributo comunale da contratto di servizio.
Dopo FS e RATP faremo scappare via anche ANAS per la paura di perdere cespiti utili per governare il consenso e le ignobili clientele elettorali? Giusto per capirsi, ogni scelta che toglie operatività dalle mani del Comune e la dà a terzi (privati o statali che siano) è una scelta in questo momento azzeccata considerate le condizioni di qualità e professionalità pari a zero dell'amministrazione comunale della capitale.
Possibile non ci sia una parte sana di Roma capace di reagire a Berdini?
25 dicembre 2016
C'è solo una roba peggiore rispetto ai furfanti che da decenni, sotto diverse bandiere partitiche, amministrano questa città rendendola la città peggio amministrata d'Europa: questa cosa sono i cittadini che a tutto questo non si ribellano, i cittadini che non riescono a creare un racconto ed un dibattito che generi mobilitazione e consapevolezza rispetto a quel che succede, che è successo, che sta succedendo e che succederà.
Passi per il popolino medio, sempre più ignorante, sempre più impreparato, sempre più gretto e inebetito, ma quando si parla di professionisti e addetti ai lavori è sorprendente ascoltare il silenzio che impera e soffoca ogni cosa.
Prendiamo la figura più inquietante e quella che sta facendo più danni concreti all'interno staff di Virginia Raggi. No, non si tratta di Paola Muraro e neppure di Raffaele Marra a dispetto di quello che vogliono farvi credere i giornali, si tratta invece di Paolo Berdini.
Questo signore, incarognito da anni di delusioni durante i quali era giustamente stato posto ai margini del dibattito urbanistico cittadino (non parliamo del livello nazionale o internazionale dove questo individuo - erroneamente chiamato "professore" - non esiste), porta avanti per interesse personale e ideologia decotta idee che erano vecchie e superate già negli anni Settanta. Nei primi giorni di amministrazione è stato folklore, ma subito dopo sono arrivati i provvedimenti. Diffidate di chi vi ripete "la Raggi non sta facendo niente". Nulla di più sbagliato: sta facendo eccome e, soprattutto grazie a Berdini, sta distruggendo le microscopiche, residue, minimali possibilità di questa città di risollevarsi un giorno in futuro.
Con le decisioni sulla Ex Fiera, con le scelte criminali (la magistratura cosa aspetta?) sulle Torri di Ligini all'Eur, con la lotta allo Stadio della Roma (guardate il video, è esilarante per capire la nevrosi del personaggio), Berdini ha già provocato alla città danni per miliardi, perdita di migliaia di posti di lavoro e allontanamento di chissà quanti investimenti internazionali che finiscono altrove e non torneranno mai più. Il treno delle grandi scelte strategiche sugli investimenti immobiliari sta passando in questi anni - fatevelo dire da qualsiasi serio analista - e non ritransiterà più. Chi lo perde è perduto. Lo stesso sta succedendo anche su partite più "piccole" (per modo di dire) come gli Ex Mercati (dove si stanno volatilizzando 400 milioni di investimenti, tutti privati), il Museo della Scienza, il Parking di Via Giulia, il Cinema Metropolitan giù giù fino a cose meno percettibili come il cantiere che doveva riqualificare Piazza Augusto Imperatore o quello che doveva finalmente sconfiggere la sosta selvaggia da Via Marsala: siamo riusciti a giocarci anche quello.
I danni atroci e difficilmente rimediabili che Berdini sta infliggendo alla città di Roma sono peraltro particolarmente focalizzati su alcune categorie economiche, produttive e professionali. Certo tutto il mondo dell'edilizia e delle costruzioni (la prima voce di ricchezza per ogni città, se si fermano le costruzioni le città muoiono e neppure si possono chiamare tali. Questo vale da Londra a New York), ma soprattutto il mondo del progetto, dell'architettura, del disegno della città, della rigenerazione urbana.
Quello che non capiamo è come mai decine di studi di architettura, decine di creativi, decine di agenzie innovative che ancora a Roma resistono non si sa come, possano continuare a tacere. Quest'uomo sta cancellando la loro stessa possibilità di rimanere a Roma; sta cacciando dalla città i loro potenziali finanziatori; sta condannando a morte una intera generazione che ha investito per studiare, per formarsi, per crescere. Una generazione che tuttavia si lamenta in privato ma non in pubblico.
"Siamo stati a parlare con l'assessore e ci sono cadute le braccia. Gli abbiamo segnalato che le esperienze più interessanti di dibattito pubblico sull'architettura oggi sono a Milano - con gli Scali - e a Parigi, ma ci ha risposto che lui non ci pensa neppure, che secondo lui non bisogna assolutamente catalizzare investimenti sulla città ma bisogna limitarsi a spendere solo soldi pubblici. Quando gli abbiamo fatto notare che soldi pubblici non ce ne sono e se ce ne sono sono fatti caricando il debito delle generazioni successive ha bofonchiato che si faranno interventi piccoli coi pochi soldi che ci sono".
Oppure.
"Abbiamo portato dall'assessore alcuni investitori che volevano portare risorse nel settore alberghiero a Roma. L'appuntamento è stato ottenuto ma l'assessore non si è presentato, pare che su questo genere di cose non si presenti mai; si è presentato un suo collaboratore totalmente rigido, parevano infastiditi che un imprenditore inglese potesse portare i suoi soldi a Roma. Il nostro cliente ha così deciso di investire a Firenze e a Milano dove ha trovato una apertura notevole, persone preparate, documentazione consultabile impeccabile e gente disposta a spostare progetti che portino risorse".
Ma a fronte di questi racconti (tutto vero), che ormai sono quotidiani, perché nessuno si ribella in maniera seria, strutturata, organizzata? A cosa serve un'istituzione come l'Ordine degli Architetti in questa città? Perfino i commercianti, l'altro ieri, hanno formalmente protestato contro una città spenta e deprimente preparando una lettera aperta al sindaco, ma gli architetti no, gli intellettuali no. Anzi qualcuno ancora è disposto a credere alla leggenda del Berdini serio, del Berdini colto, del Berdini che lotta contro le speculazioni edilizie.
In realtà la maggior parte della città sana ha capito perfettamente che il gioco dell'amministrazione è di bloccare qualsiasi trasformazione e soprattutto qualsiasi arrivo di capitali da fuori per tutelare chi ha capitali e interessi dentro. Non c'è stata mai prima d'ora - ed è tutto dire - una cortina così altra a tutela degli interessi dei peggiori palazzinari romani contro l'evoluzione e il cambiamento. Tutte le grandi mosse vengono fatte per tutelare chi ha già rendita in questa città, in particolar modo, giusto per non far nomi, Francesco Gaetano Caltagirone. Berdini non fa che ripetere il suo amore incontrastato per l'imprenditore proprietario del Messaggero: non a caso è stato l'unico assessore a lottare a favore delle Olimpiadi ed è arrivato a dire che la Metro C ha mille problemi ma non quello del consorzio che la costruisce. Ogni grande operazione urbanistica (sostanzialmente l'impegno si limita alla distruzione delle ottime scelte fatte dalla precedente amministrazione) è portata avanti non con una visione di città ma con l'unico obbiettivo di annientare qualsiasi mossa che possa nuocere alle proprietà di Caltagirone. Non si deve portare la Telecom alle Torri di Ligini perché Telecom deve finire nei palazzi sfitti di Caltagirone; non si devono costruire tre straordinarie torri di uffici a Tor di Valle (finalmente direzionale di qualità a Roma, una svolta) perché questo potrebbe far concorrenza a chi ha vomitevoli palazzine per uffici sparse per la città che potrebbero perdere valore commerciale. Berdini ha dettagliato questa filosofia, micidiale, in maniera fin troppo trasparente. A fronte di questo il silenzio.
Ogni mossa è modulata accuratamente per difendere i poteri forti, per non generare concorrenza, merito e qualità. Per non portare in città operatori qualificati, gli stessi che stanno trasformando tutte le altre città occidentali.
Rispetto a tutto ciò il silenzio è diffuso fatto salvo questo blog che, in maniera anche eccessiva e quindi ridicola, sbraita un giorno si e uno pure. Ma finché saremo noi da soli a raccontare questa storia chi sta massacrando la città potrà continuare a farlo liberamente, tranquillamente, serenamente perché noi non siamo sufficienti, siamo troppo piccoli e non abbiamo la necessaria credibilità. Ne abbiamo un pochina, ma non a sufficienza.
Dove sono gli architetti? Dove sono gli urbanisti? Dove sono gli intellettuali? Dove è l'opposizione? Dove sono gli ordini professionali? Tutti a far finta di non vedere perché tanto alla fine si è sempre fatto quello che Berdini fa oggi e si è sempre finto di non vedere anche in passato? Nessuno ha nostalgia, come noi, dei tempi di Giovanni Caudo quando si era tornati a fare i concorsi, si era tornati a vedere la città come un organismo capace di generare qualità, competizione, merito, sviluppare risorse, mobilitare investimenti da tutto il mondo e sprigionare posti di lavoro nell'ambito di una visione di trasformazione urbana in linea con le migliori esperienze internazionali?
Dove al mondo esiste un assessore all'urbanistica dotato di una mentalità malata paragonabile a quella di Paolo Berdini? Ci sapete indicare una sola capitale occidentale dove l'urbanistica è pensata nel modo con cui la pensa Berdini? Le scelte sull'urbanistica non sono come le altre scelte che possono essere corrette dopo un eventuale cambio di amministrazione. Le scelte sull'urbanistica generano danni per decenni: le decisioni di oggi le pagheranno, carissime, i vostri figli. Non ve ne frega nulla?
Passi per il popolino medio, sempre più ignorante, sempre più impreparato, sempre più gretto e inebetito, ma quando si parla di professionisti e addetti ai lavori è sorprendente ascoltare il silenzio che impera e soffoca ogni cosa.
Prendiamo la figura più inquietante e quella che sta facendo più danni concreti all'interno staff di Virginia Raggi. No, non si tratta di Paola Muraro e neppure di Raffaele Marra a dispetto di quello che vogliono farvi credere i giornali, si tratta invece di Paolo Berdini.
Questo signore, incarognito da anni di delusioni durante i quali era giustamente stato posto ai margini del dibattito urbanistico cittadino (non parliamo del livello nazionale o internazionale dove questo individuo - erroneamente chiamato "professore" - non esiste), porta avanti per interesse personale e ideologia decotta idee che erano vecchie e superate già negli anni Settanta. Nei primi giorni di amministrazione è stato folklore, ma subito dopo sono arrivati i provvedimenti. Diffidate di chi vi ripete "la Raggi non sta facendo niente". Nulla di più sbagliato: sta facendo eccome e, soprattutto grazie a Berdini, sta distruggendo le microscopiche, residue, minimali possibilità di questa città di risollevarsi un giorno in futuro.
Con le decisioni sulla Ex Fiera, con le scelte criminali (la magistratura cosa aspetta?) sulle Torri di Ligini all'Eur, con la lotta allo Stadio della Roma (guardate il video, è esilarante per capire la nevrosi del personaggio), Berdini ha già provocato alla città danni per miliardi, perdita di migliaia di posti di lavoro e allontanamento di chissà quanti investimenti internazionali che finiscono altrove e non torneranno mai più. Il treno delle grandi scelte strategiche sugli investimenti immobiliari sta passando in questi anni - fatevelo dire da qualsiasi serio analista - e non ritransiterà più. Chi lo perde è perduto. Lo stesso sta succedendo anche su partite più "piccole" (per modo di dire) come gli Ex Mercati (dove si stanno volatilizzando 400 milioni di investimenti, tutti privati), il Museo della Scienza, il Parking di Via Giulia, il Cinema Metropolitan giù giù fino a cose meno percettibili come il cantiere che doveva riqualificare Piazza Augusto Imperatore o quello che doveva finalmente sconfiggere la sosta selvaggia da Via Marsala: siamo riusciti a giocarci anche quello.
I danni atroci e difficilmente rimediabili che Berdini sta infliggendo alla città di Roma sono peraltro particolarmente focalizzati su alcune categorie economiche, produttive e professionali. Certo tutto il mondo dell'edilizia e delle costruzioni (la prima voce di ricchezza per ogni città, se si fermano le costruzioni le città muoiono e neppure si possono chiamare tali. Questo vale da Londra a New York), ma soprattutto il mondo del progetto, dell'architettura, del disegno della città, della rigenerazione urbana.
Quello che non capiamo è come mai decine di studi di architettura, decine di creativi, decine di agenzie innovative che ancora a Roma resistono non si sa come, possano continuare a tacere. Quest'uomo sta cancellando la loro stessa possibilità di rimanere a Roma; sta cacciando dalla città i loro potenziali finanziatori; sta condannando a morte una intera generazione che ha investito per studiare, per formarsi, per crescere. Una generazione che tuttavia si lamenta in privato ma non in pubblico.
"Siamo stati a parlare con l'assessore e ci sono cadute le braccia. Gli abbiamo segnalato che le esperienze più interessanti di dibattito pubblico sull'architettura oggi sono a Milano - con gli Scali - e a Parigi, ma ci ha risposto che lui non ci pensa neppure, che secondo lui non bisogna assolutamente catalizzare investimenti sulla città ma bisogna limitarsi a spendere solo soldi pubblici. Quando gli abbiamo fatto notare che soldi pubblici non ce ne sono e se ce ne sono sono fatti caricando il debito delle generazioni successive ha bofonchiato che si faranno interventi piccoli coi pochi soldi che ci sono".
Oppure.
"Abbiamo portato dall'assessore alcuni investitori che volevano portare risorse nel settore alberghiero a Roma. L'appuntamento è stato ottenuto ma l'assessore non si è presentato, pare che su questo genere di cose non si presenti mai; si è presentato un suo collaboratore totalmente rigido, parevano infastiditi che un imprenditore inglese potesse portare i suoi soldi a Roma. Il nostro cliente ha così deciso di investire a Firenze e a Milano dove ha trovato una apertura notevole, persone preparate, documentazione consultabile impeccabile e gente disposta a spostare progetti che portino risorse".
Ma a fronte di questi racconti (tutto vero), che ormai sono quotidiani, perché nessuno si ribella in maniera seria, strutturata, organizzata? A cosa serve un'istituzione come l'Ordine degli Architetti in questa città? Perfino i commercianti, l'altro ieri, hanno formalmente protestato contro una città spenta e deprimente preparando una lettera aperta al sindaco, ma gli architetti no, gli intellettuali no. Anzi qualcuno ancora è disposto a credere alla leggenda del Berdini serio, del Berdini colto, del Berdini che lotta contro le speculazioni edilizie.
In realtà la maggior parte della città sana ha capito perfettamente che il gioco dell'amministrazione è di bloccare qualsiasi trasformazione e soprattutto qualsiasi arrivo di capitali da fuori per tutelare chi ha capitali e interessi dentro. Non c'è stata mai prima d'ora - ed è tutto dire - una cortina così altra a tutela degli interessi dei peggiori palazzinari romani contro l'evoluzione e il cambiamento. Tutte le grandi mosse vengono fatte per tutelare chi ha già rendita in questa città, in particolar modo, giusto per non far nomi, Francesco Gaetano Caltagirone. Berdini non fa che ripetere il suo amore incontrastato per l'imprenditore proprietario del Messaggero: non a caso è stato l'unico assessore a lottare a favore delle Olimpiadi ed è arrivato a dire che la Metro C ha mille problemi ma non quello del consorzio che la costruisce. Ogni grande operazione urbanistica (sostanzialmente l'impegno si limita alla distruzione delle ottime scelte fatte dalla precedente amministrazione) è portata avanti non con una visione di città ma con l'unico obbiettivo di annientare qualsiasi mossa che possa nuocere alle proprietà di Caltagirone. Non si deve portare la Telecom alle Torri di Ligini perché Telecom deve finire nei palazzi sfitti di Caltagirone; non si devono costruire tre straordinarie torri di uffici a Tor di Valle (finalmente direzionale di qualità a Roma, una svolta) perché questo potrebbe far concorrenza a chi ha vomitevoli palazzine per uffici sparse per la città che potrebbero perdere valore commerciale. Berdini ha dettagliato questa filosofia, micidiale, in maniera fin troppo trasparente. A fronte di questo il silenzio.
Ogni mossa è modulata accuratamente per difendere i poteri forti, per non generare concorrenza, merito e qualità. Per non portare in città operatori qualificati, gli stessi che stanno trasformando tutte le altre città occidentali.
Rispetto a tutto ciò il silenzio è diffuso fatto salvo questo blog che, in maniera anche eccessiva e quindi ridicola, sbraita un giorno si e uno pure. Ma finché saremo noi da soli a raccontare questa storia chi sta massacrando la città potrà continuare a farlo liberamente, tranquillamente, serenamente perché noi non siamo sufficienti, siamo troppo piccoli e non abbiamo la necessaria credibilità. Ne abbiamo un pochina, ma non a sufficienza.
Dove sono gli architetti? Dove sono gli urbanisti? Dove sono gli intellettuali? Dove è l'opposizione? Dove sono gli ordini professionali? Tutti a far finta di non vedere perché tanto alla fine si è sempre fatto quello che Berdini fa oggi e si è sempre finto di non vedere anche in passato? Nessuno ha nostalgia, come noi, dei tempi di Giovanni Caudo quando si era tornati a fare i concorsi, si era tornati a vedere la città come un organismo capace di generare qualità, competizione, merito, sviluppare risorse, mobilitare investimenti da tutto il mondo e sprigionare posti di lavoro nell'ambito di una visione di trasformazione urbana in linea con le migliori esperienze internazionali?
Dove al mondo esiste un assessore all'urbanistica dotato di una mentalità malata paragonabile a quella di Paolo Berdini? Ci sapete indicare una sola capitale occidentale dove l'urbanistica è pensata nel modo con cui la pensa Berdini? Le scelte sull'urbanistica non sono come le altre scelte che possono essere corrette dopo un eventuale cambio di amministrazione. Le scelte sull'urbanistica generano danni per decenni: le decisioni di oggi le pagheranno, carissime, i vostri figli. Non ve ne frega nulla?
Il Capodanno più male organizzato del mondo. Qualche spunto
24 dicembre 2016
A dispetto dell'ordinanza anti-petardi, l'amministrazione continua a spararne di ogni. La storia della festa dell'ultimo dell'anno assume giorno dopo giorno contorni più ridicoli e surreali.
Ed è un peccato perché alcune idee buone e innovative, in filigrana, c'erano. Tutte rovinate da una condotta cialtronesca, da una incapacità diffusa e da una improvvisazione che sarebbe scandalosa al comune di Terni o di Varese, figurarsi in una città complessa come Roma dove per ottenere risultati tutto deve filare alla perfezione.
Il concertone. Tradizione che potrebbe essere anche, condividiamo, archiviata sostituendola con altro. Ma se poi decidi di farlo lo devi far bene, non puoi pubblicare insomma il bando dieci minuti prima del Capodanno. E quando lo assegni non puoi infischiartene della società vincitrice non dandole ascolto e facendole perdere contatti, credibilità, sponsor e artisti. Questo è successo. Ma è quello che succede in tutti i dipartimenti, in tutti gli assessorati, in tutte le partite, con tutti gli operatori economici (che in fatti stanno fuggendo a lavorare altrove, esattamente come ha fatto Max Gazzè che doveva essere il protagonista della kermesse di Circo Massimo): l'amministrazione non risponde. Spesso neppure dice "no", semplicemente non dice. E' la lamentela di tutti, da mesi. Ovviamente questo ha conseguenze ben più gravi di un concertone saltato.
Poi c'era l'altra festa. Quella inventata dall'assessore alla cultura Luca Bergamo e dai suoi. Una buona idea per la verità: "decongestionare" le ore centrali della nottata e dare corpo alle aspettative di chi vuole tirare tardi organizzando dei party a decorrere dalle 3 del mattino (e poi avanti per tutta la giornata del primo gennaio 2017) sui ponti lungo il fiume Tevere.
Detta così è onestamente bellissima. Poi ti accorgi che oltre l'idea non c'è nulla: zero organizzazione, zero pianificazione, zero contesto.
Oggi, come riporta la stampa cittadina, l'ultima beffa. Anzi due. La prima beffa è che a causa dello stop al concertone la festa non partirà più nottetempo ma sarà anticipata alle 22 e sarà al Circo Massimo. Così, pur non sapendo cosa si farà, cosa succederà alla mezzanotte ecc, si snatura un'idea originale inquinandola pur di mettere una toppa. La seconda beffa riguarda la gestione degli orari. Gli accordi tra amministrazione e Atac prevedono una notte di San Silvestro senza alcun mezzo pubblico, le feste del Comune però iniziano alle 3 di notte. Come arriveranno le persone in pieno centro sui ponti? "Sono nottambuli, si muoveranno con mezzi propri" risponde Bergamo nel frattempo vicesindaco e dunque con doppie responsabilità sulle sue spalle, specie quando si sparano baggianate.
Dunque delle due l'una. O Bergamo considera che verrà pochissima gente e che dunque le potenzialità di parcamento del Lungotevere riusciranno a soddisfare i bisogni, oppure considera che verrà tanta gente e che dunque le strade si congestioneranno e magari i ponti diventeranno dei drive in pieni di lamiere (d'altro canto Ponte Sisto è stato proprio in questi giorni privato delle sue catene che ne tutelavano la pedonalizzazione ed è tornato, dopo vent'anni ad essere percorso dai motorini).
Nel primo caso non si capisce perché, per pochi "nottambuli" sia sia deciso di spendere la bella somma di 600mila euro. Nel secondo caso non si capisce come possa il Comune organizzare un evento che può in maniera clamorosa paventare problemi di ordine pubblico, specie in questi giorni di massima allerta terroristica.
Inutile dire che un'idea come quella avuta da Bergamo in qualsiasi città normale, occidentale e civile sarebbe stata accompagnata non solo da un orario dei mezzi pubblici all night long come peraltro accade in altre città del mondo, ma avrebbe avuto dalla sua una pedonalizzazione completa dei Lungotevere per la notte in modo da tenere lontane le auto private, magari facendo percorrere gli argini ad un sistema di navette che visto il budget tutt'altro che esiguo si sarebbero potute spesare con tranquillità.
E invece fin da oggi sappiamo che o sarà un flop pietoso o sarà un caos pericoloso. Matematico.
PS. Immagine puramente dimostrativa: non è previsto nessunissimo spettacolo pirotecnico...
Ed è un peccato perché alcune idee buone e innovative, in filigrana, c'erano. Tutte rovinate da una condotta cialtronesca, da una incapacità diffusa e da una improvvisazione che sarebbe scandalosa al comune di Terni o di Varese, figurarsi in una città complessa come Roma dove per ottenere risultati tutto deve filare alla perfezione.
Il concertone. Tradizione che potrebbe essere anche, condividiamo, archiviata sostituendola con altro. Ma se poi decidi di farlo lo devi far bene, non puoi pubblicare insomma il bando dieci minuti prima del Capodanno. E quando lo assegni non puoi infischiartene della società vincitrice non dandole ascolto e facendole perdere contatti, credibilità, sponsor e artisti. Questo è successo. Ma è quello che succede in tutti i dipartimenti, in tutti gli assessorati, in tutte le partite, con tutti gli operatori economici (che in fatti stanno fuggendo a lavorare altrove, esattamente come ha fatto Max Gazzè che doveva essere il protagonista della kermesse di Circo Massimo): l'amministrazione non risponde. Spesso neppure dice "no", semplicemente non dice. E' la lamentela di tutti, da mesi. Ovviamente questo ha conseguenze ben più gravi di un concertone saltato.
Poi c'era l'altra festa. Quella inventata dall'assessore alla cultura Luca Bergamo e dai suoi. Una buona idea per la verità: "decongestionare" le ore centrali della nottata e dare corpo alle aspettative di chi vuole tirare tardi organizzando dei party a decorrere dalle 3 del mattino (e poi avanti per tutta la giornata del primo gennaio 2017) sui ponti lungo il fiume Tevere.
Detta così è onestamente bellissima. Poi ti accorgi che oltre l'idea non c'è nulla: zero organizzazione, zero pianificazione, zero contesto.
Oggi, come riporta la stampa cittadina, l'ultima beffa. Anzi due. La prima beffa è che a causa dello stop al concertone la festa non partirà più nottetempo ma sarà anticipata alle 22 e sarà al Circo Massimo. Così, pur non sapendo cosa si farà, cosa succederà alla mezzanotte ecc, si snatura un'idea originale inquinandola pur di mettere una toppa. La seconda beffa riguarda la gestione degli orari. Gli accordi tra amministrazione e Atac prevedono una notte di San Silvestro senza alcun mezzo pubblico, le feste del Comune però iniziano alle 3 di notte. Come arriveranno le persone in pieno centro sui ponti? "Sono nottambuli, si muoveranno con mezzi propri" risponde Bergamo nel frattempo vicesindaco e dunque con doppie responsabilità sulle sue spalle, specie quando si sparano baggianate.
Dunque delle due l'una. O Bergamo considera che verrà pochissima gente e che dunque le potenzialità di parcamento del Lungotevere riusciranno a soddisfare i bisogni, oppure considera che verrà tanta gente e che dunque le strade si congestioneranno e magari i ponti diventeranno dei drive in pieni di lamiere (d'altro canto Ponte Sisto è stato proprio in questi giorni privato delle sue catene che ne tutelavano la pedonalizzazione ed è tornato, dopo vent'anni ad essere percorso dai motorini).
Nel primo caso non si capisce perché, per pochi "nottambuli" sia sia deciso di spendere la bella somma di 600mila euro. Nel secondo caso non si capisce come possa il Comune organizzare un evento che può in maniera clamorosa paventare problemi di ordine pubblico, specie in questi giorni di massima allerta terroristica.
Inutile dire che un'idea come quella avuta da Bergamo in qualsiasi città normale, occidentale e civile sarebbe stata accompagnata non solo da un orario dei mezzi pubblici all night long come peraltro accade in altre città del mondo, ma avrebbe avuto dalla sua una pedonalizzazione completa dei Lungotevere per la notte in modo da tenere lontane le auto private, magari facendo percorrere gli argini ad un sistema di navette che visto il budget tutt'altro che esiguo si sarebbero potute spesare con tranquillità.
E invece fin da oggi sappiamo che o sarà un flop pietoso o sarà un caos pericoloso. Matematico.
PS. Immagine puramente dimostrativa: non è previsto nessunissimo spettacolo pirotecnico...
Perché nelle strade di Roma non sembra Natale? Riflessioni sulla tristezza
23 dicembre 2016
In queste ore va di moda addebitare ogni forma di tristezza della nostra città alla Giunta in carica e al sindaco Raggi. L'amministrazione ha delle colpe enormi, imperdonabili e sconfinate ma per quanto riguarda il Natale il grosso del lavoro nell'abbellimento scintillante delle città viene fatto da soggetti privati, non dalla mano pubblica. Ovviamente bisogna escludere i grandi progetti di luminarie che - da Torino a Salerno - assegnano magari perfino a grossi nomi dell'arte contemporanea la realizzazioni delle luci di natale (tra l'altro con grande riscontro dal punto di vista turistico), ma per il resto chi si occupa di illuminare strade, piazze e marciapiedi sono i commercianti, le associazioni di commercianti, esercenti, albergatori.
Le nostre strade sono oggi, 23 dicembre 2016, le stesse del 23 novembre e saranno le stesse del prossimo 23 gennaio. Non c'è nulla che richiami il Natale. L'atmosfera dei giorni dell'Avvento, che rende magiche tutte le altre grandi città da New York a Londra, è a Roma completamente assente benché la città sia la sede globale del cristianesimo e del papato.
Ebbene si sappia che la colpa di tutto questo, sempre nel quadro di una amministrazione men che mediocre, è dei privati. Dei commercianti soprattutto. Volete fare una prova? Fate così: traguardate una grande strada commerciale della città, la troverete completamente spoglia ma vedrete qualche negozio che, impegnandosi, ha abbellito l'area fuori dalle proprie serrande. "Abbiamo fatto da soli perché qui non esiste associazionismo di strada, ognuno va per conto suo, abbiamo provato a organizzarci chiedendo 100 o 200 euro a negozio hanno detto che non gli fregava niente, alla fine abbiamo fatto da noi, abbiamo speso mille e quattro ma guarda che bello. E poi in questi giorni di Natale è un investimento importante: c'è un ritorno economico e un ritorno di immagine. E poi l'investimento non dura un anno soltanto". Tipico racconto del commerciante attento, a Roma una rarità, in un contesto di sciatteria e squallore che caratterizza il commercio medio capitolino. E proposte di addobbo di alto livello fatte da privati non mancano in giro per la città, ma sono appunto proposte di singoli, quasi mai di associazioni. Il concetto stesso di associazionismo è quanto di più distante dal mood di questa città e se parliamo di commercianti peggioriamo ancora.
D'altro canto i commercianti romani sono gli stessi che odiano le aree pedonali, ostacolano le ciclabili, mettono i bastoni tra le ruote alle nuove tramvie, gettano la sigaretta giusto di fronte all'ingresso del loro negozio e poi rientrano dentro ad aspettare clienti che - per loro fortuna - non entreranno mai. Per tacere - fatte ovviamente salve le eccezioni - di scortesia ed evasione fiscale. Una categoria impegnata da anni a fare due cose: lamentarsi e scavarsi la fossa da soli.
La tristezza della città in questi giorni è diretta responsabilità loro, del loro associazionismo inesistente, delle loro associazioni di categorie gestite in maniera mediamente mediocre. Non c'è bisogno di dare la colpa a questa o a quella amministrazione. Intanto i romani (e soprattutto i turisti) a Natale girano alla larga preferendo altre città italiane e altre capitali occidentali.
Le nostre strade sono oggi, 23 dicembre 2016, le stesse del 23 novembre e saranno le stesse del prossimo 23 gennaio. Non c'è nulla che richiami il Natale. L'atmosfera dei giorni dell'Avvento, che rende magiche tutte le altre grandi città da New York a Londra, è a Roma completamente assente benché la città sia la sede globale del cristianesimo e del papato.
Ebbene si sappia che la colpa di tutto questo, sempre nel quadro di una amministrazione men che mediocre, è dei privati. Dei commercianti soprattutto. Volete fare una prova? Fate così: traguardate una grande strada commerciale della città, la troverete completamente spoglia ma vedrete qualche negozio che, impegnandosi, ha abbellito l'area fuori dalle proprie serrande. "Abbiamo fatto da soli perché qui non esiste associazionismo di strada, ognuno va per conto suo, abbiamo provato a organizzarci chiedendo 100 o 200 euro a negozio hanno detto che non gli fregava niente, alla fine abbiamo fatto da noi, abbiamo speso mille e quattro ma guarda che bello. E poi in questi giorni di Natale è un investimento importante: c'è un ritorno economico e un ritorno di immagine. E poi l'investimento non dura un anno soltanto". Tipico racconto del commerciante attento, a Roma una rarità, in un contesto di sciatteria e squallore che caratterizza il commercio medio capitolino. E proposte di addobbo di alto livello fatte da privati non mancano in giro per la città, ma sono appunto proposte di singoli, quasi mai di associazioni. Il concetto stesso di associazionismo è quanto di più distante dal mood di questa città e se parliamo di commercianti peggioriamo ancora.
D'altro canto i commercianti romani sono gli stessi che odiano le aree pedonali, ostacolano le ciclabili, mettono i bastoni tra le ruote alle nuove tramvie, gettano la sigaretta giusto di fronte all'ingresso del loro negozio e poi rientrano dentro ad aspettare clienti che - per loro fortuna - non entreranno mai. Per tacere - fatte ovviamente salve le eccezioni - di scortesia ed evasione fiscale. Una categoria impegnata da anni a fare due cose: lamentarsi e scavarsi la fossa da soli.
La tristezza della città in questi giorni è diretta responsabilità loro, del loro associazionismo inesistente, delle loro associazioni di categorie gestite in maniera mediamente mediocre. Non c'è bisogno di dare la colpa a questa o a quella amministrazione. Intanto i romani (e soprattutto i turisti) a Natale girano alla larga preferendo altre città italiane e altre capitali occidentali.
Il parere dell'Oref pagina per pagina. Tutto il documento e le riflessioni
21 dicembre 2016
E' molto tecnica ma è anche molto interessante la lettura integrale del Documento che l'Oref ha inviato all'amministrazione comunale per indicare, la prima volta nella storia, la bocciatura del bilancio di previsione 2017-2019. Una bocciatura che era stata ampiamente indicata dal Ragioniere Generale Fermante il quale, come risposta, era stato defenestrato. Prima ancora, ad opera di Raffaele Marra, era stato fatto saltare Marcello Minenna, un economista coi cabbasisi sotto evidentemente troppo ingombrante nel panorama generico di inettitudine pentastellata a Roma. Seguirono settimane isteriche in cui non si trovava nessuno disponibile a fare l'assessore al bilancio, in cui un assessore al bilancio nominato venne defenestrato dopo pochi giorni perché dichiarò (lui sì trasparente) che era stato scelto solo perché amico dello studio di avvocati Sammarco. Alla fine la sindaca nominò al bilancio un suo amico, come al solito. Gli esiti erano abbastanza prevedibili insomma.
La lettura di queste ore è tuttavia travisata. Quello che sta emergendo dalla vulgata diffusa è la solita cantilena che ammorba il dibattito degli ultimi mesi: sono inesperti, sono incapaci, sono inadeguati. Niente di tutto questo. Non sono incapaci, sono capacissimi. Capaci a tutto. E dal bilancio quello che emerge - così come da tutti i bilanci - è un'idea di città. L'idea di città dei Cinque Stelle. Il fatto che questa idea venga bocciata e non stia in piedi economicamente è positivo, ma non bisogna pensare che si tratti di errori tecnici, inesperienza o falle formali. Nulla di più diverso: il bilancio di Mazzillo parla della Roma come la vedono i Cinque Stelle.
Una città dove i carrozzoni pubblici non si dismettono per non perdere potere e clientele, una città dove non si vanno a recuperare le tasse evase per non pestare i piedi e non perdere voti. Una città che non tocca nulla della foresta pietrificata di municipalizzate che hanno soffocato l'economia e le finanze pubbliche. Una città dove pur di alimentare i bacini elettorali si va contro qualsiasi logica e addirittura contro la legge nazionale.
L'Oref con questo durissimo parere (chi ha difficoltà a leggerlo tutto si concentri sul dispositivo nelle ultime pagine) ci dà una grossa mano a spiegare ai pentastellati che una città che umilia e punta a distruggere ogni plausibile spazio di sviluppo sociale ed economico è una città destinata al fallimento. Basti pensare a tutte le questioni che l'assessore Paolo Berdini ha ostacolato o danneggiato (Ex Fiera, Torri dell'Eur, Stadio...) per capire che da sole avrebbero potuto generare per l'amministrazione tante di quelle risorse capacissime di permettere la chiusura serena di qualsiasi bilancio. Nessuna città occidentale oggi può far stare in piedi i propri conti disprezzando i capitali privati.
A Roma gli unici capitali privati che hanno rispetto e tutela sono quelli della Casaleggio&Associati di Milano, la srl che gestisce la pubblicità sul blog di Beppe Grillo e che possiede il movimento politico che amministra la capitale. Ieri sera dopo il fattaccio il sito di Beppe Grillo ho ospitato le dichiarazioni dell'assessore al bilancio sostituendosi ancora una volta al sito del Comune. Sotto il testo ettari di pubblicità che generano denaro in base alle visualizzazioni. Tutti i consiglieri a Cinque Stelle hanno retuittato e postato su Facbeook l'articolo in modo da alimentarne il traffico. Per i conti economici del Movimento i bilanci si chiudono sempre e non ci sono revisori che possano contestare alcunché.
Cronistoria Flaminio. Abisso di abusivismo e il Comune gioca a guardia e ladri
19 dicembre 2016
Prendetela come una vera timeline, leggetela così. Quello che è successo giorno per giorno. In una delle piazze più centrali della città, più monumentali della città (la Porta del Popolo, l'ingresso di Villa Borghese...), in uno degli hub trasportistici più cruciali del centro. C'è solo una cosa peggiore rispetto alla pozzanghera di illegalità, mafia e abusivismo dove stiamo sprofondando: l'atteggiamento delle istituzioni. Il Comune di Roma non ha evidentemente capito che fare i blitz con sequestri, foto e comunicati stampa serve solo a convincere qualche sempliciotto, ma l'efficacia reale è pari a zero. Anzi sotto zero perché si instilla ancor più nei ras dell'abusivismo il convincimento che la repressione è in realtà un gioco a cui far parte per scenografia ma poi vince sempre uno. E non è mai la parte pubblica. Non siamo mai noi.
Come si combatte veramente l'abusivismo? Ci sono due strade. E' vero, la principale e la più battuta riguarda le norme dello stato. Significa insomma che non è responsabilità del Comune di Roma: le leggi fanno schifo, sono inadeguate, tutelano i criminali, i trafficanti, i contrabbandieri di Nike contraffatte. Bisogna cambiare le leggi, bisogna adeguarle ai tempi (cosa utopistica nell'unico paese dove il bicameralismo perfetto rende la produzione normativa patetica). Ma poi c'è una seconda strada che riguarda il contesto. Il contesto è affare del Comune di Roma. Dire contesto significa dire che se in una zona dove tutto ci dovrebbe essere fuorché commercio ambulante, tu autorizzi bancarelle fetenti, allora diventa assolutamente normale che a fianco di queste bancarelle "autorizzate" si assiepino altre bancarelle non autorizzate. In quasi tutti i casi a Roma - le eccezioni ci sono, ma son poche e sarebbero gestibili se fossero solo quelle - le bancarelle illegali si camuffano in mezzo a mercatini legali. Sono questi ultimi che vanno smantellati e lo si può fare grazie alla Direttiva Bolkestein. L'unica normativa che può permetterci di togliere tutte le bancarelle, ad esempio, da Piazzale Flaminio. A quel punto gli abusivi sarebbero nudi, sarebbero soli, sarebbero ora sì facilmente colpibili. Adriano Meloni dovrebbe lavorare su questa progettualità, non sui blitz che si risolvono, venti minuti dopo la loro fine, in una presenza del racket degli ambulanti ancor più maggiore di prima. Anche perché la maggioranza che governa la città su questa progettualità non vuole lavorare e, al contrario, lavora per perpetuare questo stato di cose.
Chiunque affronta il problema dell'abusivismo fuori da una logica di lungo periodo che riguarda 1) il contesto e 2) la normativa nazionale sta lavorando in realtà a favore dell'abusivismo. A favore!
12 dicembre 2016 video della situazione alle ore 15.30:
Come si combatte veramente l'abusivismo? Ci sono due strade. E' vero, la principale e la più battuta riguarda le norme dello stato. Significa insomma che non è responsabilità del Comune di Roma: le leggi fanno schifo, sono inadeguate, tutelano i criminali, i trafficanti, i contrabbandieri di Nike contraffatte. Bisogna cambiare le leggi, bisogna adeguarle ai tempi (cosa utopistica nell'unico paese dove il bicameralismo perfetto rende la produzione normativa patetica). Ma poi c'è una seconda strada che riguarda il contesto. Il contesto è affare del Comune di Roma. Dire contesto significa dire che se in una zona dove tutto ci dovrebbe essere fuorché commercio ambulante, tu autorizzi bancarelle fetenti, allora diventa assolutamente normale che a fianco di queste bancarelle "autorizzate" si assiepino altre bancarelle non autorizzate. In quasi tutti i casi a Roma - le eccezioni ci sono, ma son poche e sarebbero gestibili se fossero solo quelle - le bancarelle illegali si camuffano in mezzo a mercatini legali. Sono questi ultimi che vanno smantellati e lo si può fare grazie alla Direttiva Bolkestein. L'unica normativa che può permetterci di togliere tutte le bancarelle, ad esempio, da Piazzale Flaminio. A quel punto gli abusivi sarebbero nudi, sarebbero soli, sarebbero ora sì facilmente colpibili. Adriano Meloni dovrebbe lavorare su questa progettualità, non sui blitz che si risolvono, venti minuti dopo la loro fine, in una presenza del racket degli ambulanti ancor più maggiore di prima. Anche perché la maggioranza che governa la città su questa progettualità non vuole lavorare e, al contrario, lavora per perpetuare questo stato di cose.
Chiunque affronta il problema dell'abusivismo fuori da una logica di lungo periodo che riguarda 1) il contesto e 2) la normativa nazionale sta lavorando in realtà a favore dell'abusivismo. A favore!
12 dicembre 2016 video della situazione alle ore 15.30:
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14 dicembre 2016, comunicato stampa delle 15.04:
Piazzale Flaminio, nuovo intervento della Polizia Locale contro abusivi
La Polizia di Roma Capitale è nuovamente intervenuta a Piazzale Flaminio per il ripristino della legalità commerciale nel piazzale antistante la stazione Roma Nord.
L'intervento, effettuato questa mattina da agenti del Reparto di Polizia Amministrativa del gruppo Parioli diretto dal dott. Maurizio Sozi, coadiuvati da agenti del Commissariato di Polizia Villa Glori diretti dal dott. Baldelli, ha permesso di identificare e sanzionare 4 dei 5 irregolari che avevano installato banchi abusivi, sequestrando loro la merce in vendita. Uno dei venditori, alla vista degli agenti, è riuscito a darsi alla fuga, lasciando a terra la merce.
A fine intervento il bilancio è di oltre 2700 articoli tra scarpe, capi di abbigliamento ed articoli elettronici tutti posti sotto sequestro amministrativo. Le sanzioni elevate sono state pari a 26.000 Euro.
Roma, 14 dicembre 2016
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14 dicembre 2016, video della situazione alle 15.30:
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14 dicembre 2016, post dell'Assessore allo Sviluppo Economico, Turismo e Lavoro Adriano Meloni pubblicato alle 18.05:
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15 dicembre 2016, foto della situazione alle 14.30:
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