Flavia Marzano, assessore alla Roma Semplice, ha risposto alle nostre osservazioni su alcune sue delibere con un video. La ringraziamo della considerazione e a nostra volta replichiamo a quanto detto.
Dice la Marzano in un lucido video.
“Il lavoro si paga: questo lo vogliamo ribadire e confermare a scanso di equivoci.”
“Il lavoro si paga e nella Pubblica Amministrazione ciò avviene all’esito di procedure aperte, trasparenti e competitive.”
E qui arriva il primo dubbio, basta andare un po' indietro nel tempo. Leggiamo il primo atto di Flavia Marzano: la Deliberazione n. 7 del 3 Agosto scorso.
Nella delibera Roma Facile dedicata alla digitalizzazione della città si legge che questo avverrà attraverso “un avviso pubblico rivolto agli operatori economici che intendono allestire i punti di accesso assistito presso le loro sedi, con strumenti e risorse proprie senza corrispettivi e/o rimborsi, sfruttando il ritorno di immagine dell’iniziativa a cui intendono partecipare".
Sempre nella stessa delibera vediamo che un ulteriore avviso di partecipazione a questa digitalizzazione (sempre aggratise) è diretto ai giovani volontari e associazioni no profit.
Altro che Lorenzin con il noferitility day, sappiano i giovani che vogliono lavorare con Roma Capitale che devono lavorare gratis, mentre i cittadini che vogliono vincere una gara devono mettere direttamente loro i soldi e tutto il resto.
Roma ha visto di tutto in questi ultimi 50 anni, ma nemmeno nei tempi più oscuri della giunta Alemanno si è chiesto ai cittadini di partecipare a gare e di mettere loro i soldi ed ai giovani volontari di lavorare gratis onestamente. Chiaro che la assessora fa con quello che ha (e probabilmente ha poco o non ha nulla), ma insomma non sarebbe meglio ammetterlo?
Sempre nello spirito di cui sopra la Marzano, a proposito invece della Deliberazione n. 55 (quella sul software libero) dice “Nessuno in questa Amministrazione ha pensato di affrontare migrazioni a costo zero”. E poi “Altra cosa: nessuno, tanto meno questa Amministrazione, ha pensato di demandare la formazione di migliaia di dipendenti al volontariato”.
Abbozziamo allora un fact-cheking a quello che dice l’Assessora.
Leggiamo cosa c’è scritto nella Deliberazione 55.
L’Amministrazione ha deciso “di coinvolgere, a titolo gratuito e senza alcun onere a carico dell’Amministrazione Capitolina, le realtà esperte di software libero per agevolare la migrazione verso tale tipologia di software e svolgere iniziative mirate alla formazione del personale dipendente”.
Questo passaggio non ha fatto saltare sulla seggiola solo noi, ma ha portato sui social specializzati un coro di critiche all’Assessora: tutti gli addetti ai lavori si sono accorti che c’è scritto proprio quello che l’Assessora ora nega apertamente.
Ma Marzano ci chiede nel video di farle le pulci e noi non ci tiriamo indietro ovviamente.
Il lavoro si paga, dice la Marzano.
Probabilmente l’Assessora si riferisce ai costi associati all’attività dell’assessorato di cui è titolare.
Mentre infatti con le Delibere 7 e 55 chiede ai giovani volontari e ai fornitori di lavorare gratis per Roma, dall’altra parte attraverso una serie di delibere sul personale impegna per il suo staff composto da 4 persone la somma di 300 mila euro annui, a cui si assommano 67 mila euro per se stessa.
Per avere un termine di paragone con altre strutture di Roma Capitale, basta dire che da sola la Marzano per sé e per il suo staff ha impegnato in pratica quanto viene riconosciuto a tutti i consiglieri Comunali di maggioranza che sono 29, i quali prendono (se riescono a seguire tutte le Commissioni, il che è impossibile) circa 1500 euro al mese.
La media dei rimborsi per ogni consigliere comunale va dai 900 ai 1300 euro mensili. Consiglieri Comunali che poi non spendono in collaboratori esterni, così come fanno le Commissioni dell’Assemblea Capitolina.
Il Movimento 5 Stelle infatti ha deciso, in un giusto sforzo di moralizzazione della cosa pubblica, di impiegare negli uffici di staff delle Commissioni dell’Assemblea Capitolina solo soggetti provenienti dalla stessa Amministrazione Capitolina, non gravando così sul bilancio della Capitale per stipendi già presenti nella stessa Amministrazione. E stiamo parlando di decine e decine e decine di persone.
Come è possibile una diversità di questo tipo? Come mai agli assessori (ovviamente non solo alla Marzano) è permesso di avere costi di gestione così alti e di assumere amici e collaboratori senza passare da una fase seria di validazione e di analisi?
Ma veniamo alla seconda parte del video dell'Assessore Marzano, quella relativa all’oggetto delle repliche alle nostre osservazioni.
“Roma passa al software libero”? Le cose non stanno proprio così. Roma non va da nessuna parte, almeno sino al 2019, dal momento che la stessa Capitale ha acquistato, anche di recente, 14000 licenze software da un fornitore valide sino al 2018 e in nessun caso Roma può derogare a questo contratto.
Semplicemente perché per acquistare queste licenze (e per avere condizioni di favore) la città ha stipulato un contratto con chi le fornisce con numeri e sconti legati all’effettivo acquisto delle licenze, con penali che dovrebbero essere sostenute da Roma Capitale. Penali molto elevate.
Qualsiasi scelta diversa dovesse fare Roma Capitale prima del 2019 si scontrerebbe con quanto già pagato e con le penali di cui sopra, e Roma non potrebbe spendere nemmeno un euro per impiantare a pagamento sistemi alternativi.
La Marzano lo sa perfettamente.
Il software libero è una cosa seria, talmente seria che prima di poter solo pensare una trasformazione di questo tipo occorre un'analisi di impatto molto rigoroso, facendo fronte a scenari fortemente critical (a cui la città di Roma è del tutto impreparata) che devono prima di tutto comportare una valutazione della assoluta necessità di effettuare questi interventi
Per effettuare questa migrazione ad esempio i costi sono elevatissimi, sia in termini di formazione del personale, a prescindere di chi lo farà e quanto verrà pagato per farlo, ma anche per il pagamento delle ore di formazione del personale extra orario lavorativo nonché per il costo di sostituzione del dipendente pubblico impiegato nella formazione stessa.
A tacere ovviamente della alfabetizzazione informatica necessaria nel personale dipendente
Quali possono essere i tempi? il Comune di Monaco di Baviera ci ha messo più di 4 anni.
E’ facile ipotizzare che una città con 23 mila dipendenti (più altri ventitremila nelle partecipate) possa compiere questa attività in non meno di 7 anni, calcolati ovviamente dal momento in cui la migrazione sarà possibile, ovvero dal 2019: parliamo dunque del 2026.
I benefici nel lunghissimo periodo potrebbero esserci così come potrebbero portare invece ad una schiavitù dei consulenti esterni ed a possibili fenomeni di blocco dei servizi legati alla interoperabilità tra sistemi diversi.
Banalmente un software libero non legge un applicativo proprietario e l’inverso.
La migrazione al software libero rende forse l’ente libero dal cosiddetto lock in (schiavitù) del fornitore di licenze, ma non da quella della manutenzione e dalla necessaria presenza retribuita di chi fornisce il software libero e di chi ha effettuato la formazione.
Attività che deve esser svolta da consulenti che vorranno essere pagati, e molto bene, soprattutto quando avranno in mano le chiavi dell’Amministrazione.
Roma ha più di duecento sistemi di protocollo diversi, per dirne una basterebbe un “complotto delle stampanti”, che non dialogano con il software sviluppato da un fornitore a causa dei driver standard che non funzionavano con il software libero e interi settori della città sarebbero completamente paralizzati. Con costi di ripristino enormi. Insomma quello che è accaduto al comune di Napoli quando ha tentato di passare al software libero (salvo tornare indietro di corsa così come hanno fatto Pesaro e Bolzano).
Pensiamo ai servizi anagrafici e di certificazione amministrativa. L’impatto organizzativo sulla città potrebbe beneficiarne così come il tutto potrebbe essere devastante.
Di tutto ciò non c’è traccia negli atti di deliberazione e negli interventi pubblici di Flavia Marzano.
Noi di Roma fa Schifo suggeriamo alla Marzano di dedicare meno tempo ai social e più tempo alle delibere vere dove c'è scritto quando e con quali soldi presi da dove, non a quelle di indirizzo (che risultano essere oggi due) od alle memorie di giunta che contano come il due di coppe quando regna bastoni.
Dice la Marzano in un lucido video.
“Il lavoro si paga: questo lo vogliamo ribadire e confermare a scanso di equivoci.”
“Il lavoro si paga e nella Pubblica Amministrazione ciò avviene all’esito di procedure aperte, trasparenti e competitive.”
E qui arriva il primo dubbio, basta andare un po' indietro nel tempo. Leggiamo il primo atto di Flavia Marzano: la Deliberazione n. 7 del 3 Agosto scorso.
Nella delibera Roma Facile dedicata alla digitalizzazione della città si legge che questo avverrà attraverso “un avviso pubblico rivolto agli operatori economici che intendono allestire i punti di accesso assistito presso le loro sedi, con strumenti e risorse proprie senza corrispettivi e/o rimborsi, sfruttando il ritorno di immagine dell’iniziativa a cui intendono partecipare".
Sempre nella stessa delibera vediamo che un ulteriore avviso di partecipazione a questa digitalizzazione (sempre aggratise) è diretto ai giovani volontari e associazioni no profit.
Altro che Lorenzin con il noferitility day, sappiano i giovani che vogliono lavorare con Roma Capitale che devono lavorare gratis, mentre i cittadini che vogliono vincere una gara devono mettere direttamente loro i soldi e tutto il resto.
Roma ha visto di tutto in questi ultimi 50 anni, ma nemmeno nei tempi più oscuri della giunta Alemanno si è chiesto ai cittadini di partecipare a gare e di mettere loro i soldi ed ai giovani volontari di lavorare gratis onestamente. Chiaro che la assessora fa con quello che ha (e probabilmente ha poco o non ha nulla), ma insomma non sarebbe meglio ammetterlo?
Sempre nello spirito di cui sopra la Marzano, a proposito invece della Deliberazione n. 55 (quella sul software libero) dice “Nessuno in questa Amministrazione ha pensato di affrontare migrazioni a costo zero”. E poi “Altra cosa: nessuno, tanto meno questa Amministrazione, ha pensato di demandare la formazione di migliaia di dipendenti al volontariato”.
Abbozziamo allora un fact-cheking a quello che dice l’Assessora.
Leggiamo cosa c’è scritto nella Deliberazione 55.
L’Amministrazione ha deciso “di coinvolgere, a titolo gratuito e senza alcun onere a carico dell’Amministrazione Capitolina, le realtà esperte di software libero per agevolare la migrazione verso tale tipologia di software e svolgere iniziative mirate alla formazione del personale dipendente”.
Questo passaggio non ha fatto saltare sulla seggiola solo noi, ma ha portato sui social specializzati un coro di critiche all’Assessora: tutti gli addetti ai lavori si sono accorti che c’è scritto proprio quello che l’Assessora ora nega apertamente.
Ma Marzano ci chiede nel video di farle le pulci e noi non ci tiriamo indietro ovviamente.
Il lavoro si paga, dice la Marzano.
Probabilmente l’Assessora si riferisce ai costi associati all’attività dell’assessorato di cui è titolare.
Mentre infatti con le Delibere 7 e 55 chiede ai giovani volontari e ai fornitori di lavorare gratis per Roma, dall’altra parte attraverso una serie di delibere sul personale impegna per il suo staff composto da 4 persone la somma di 300 mila euro annui, a cui si assommano 67 mila euro per se stessa.
Per avere un termine di paragone con altre strutture di Roma Capitale, basta dire che da sola la Marzano per sé e per il suo staff ha impegnato in pratica quanto viene riconosciuto a tutti i consiglieri Comunali di maggioranza che sono 29, i quali prendono (se riescono a seguire tutte le Commissioni, il che è impossibile) circa 1500 euro al mese.
La media dei rimborsi per ogni consigliere comunale va dai 900 ai 1300 euro mensili. Consiglieri Comunali che poi non spendono in collaboratori esterni, così come fanno le Commissioni dell’Assemblea Capitolina.
Il Movimento 5 Stelle infatti ha deciso, in un giusto sforzo di moralizzazione della cosa pubblica, di impiegare negli uffici di staff delle Commissioni dell’Assemblea Capitolina solo soggetti provenienti dalla stessa Amministrazione Capitolina, non gravando così sul bilancio della Capitale per stipendi già presenti nella stessa Amministrazione. E stiamo parlando di decine e decine e decine di persone.
Come è possibile una diversità di questo tipo? Come mai agli assessori (ovviamente non solo alla Marzano) è permesso di avere costi di gestione così alti e di assumere amici e collaboratori senza passare da una fase seria di validazione e di analisi?
Ma veniamo alla seconda parte del video dell'Assessore Marzano, quella relativa all’oggetto delle repliche alle nostre osservazioni.
“Roma passa al software libero”? Le cose non stanno proprio così. Roma non va da nessuna parte, almeno sino al 2019, dal momento che la stessa Capitale ha acquistato, anche di recente, 14000 licenze software da un fornitore valide sino al 2018 e in nessun caso Roma può derogare a questo contratto.
Semplicemente perché per acquistare queste licenze (e per avere condizioni di favore) la città ha stipulato un contratto con chi le fornisce con numeri e sconti legati all’effettivo acquisto delle licenze, con penali che dovrebbero essere sostenute da Roma Capitale. Penali molto elevate.
Qualsiasi scelta diversa dovesse fare Roma Capitale prima del 2019 si scontrerebbe con quanto già pagato e con le penali di cui sopra, e Roma non potrebbe spendere nemmeno un euro per impiantare a pagamento sistemi alternativi.
La Marzano lo sa perfettamente.
Il software libero è una cosa seria, talmente seria che prima di poter solo pensare una trasformazione di questo tipo occorre un'analisi di impatto molto rigoroso, facendo fronte a scenari fortemente critical (a cui la città di Roma è del tutto impreparata) che devono prima di tutto comportare una valutazione della assoluta necessità di effettuare questi interventi
Per effettuare questa migrazione ad esempio i costi sono elevatissimi, sia in termini di formazione del personale, a prescindere di chi lo farà e quanto verrà pagato per farlo, ma anche per il pagamento delle ore di formazione del personale extra orario lavorativo nonché per il costo di sostituzione del dipendente pubblico impiegato nella formazione stessa.
A tacere ovviamente della alfabetizzazione informatica necessaria nel personale dipendente
Quali possono essere i tempi? il Comune di Monaco di Baviera ci ha messo più di 4 anni.
E’ facile ipotizzare che una città con 23 mila dipendenti (più altri ventitremila nelle partecipate) possa compiere questa attività in non meno di 7 anni, calcolati ovviamente dal momento in cui la migrazione sarà possibile, ovvero dal 2019: parliamo dunque del 2026.
I benefici nel lunghissimo periodo potrebbero esserci così come potrebbero portare invece ad una schiavitù dei consulenti esterni ed a possibili fenomeni di blocco dei servizi legati alla interoperabilità tra sistemi diversi.
Banalmente un software libero non legge un applicativo proprietario e l’inverso.
La migrazione al software libero rende forse l’ente libero dal cosiddetto lock in (schiavitù) del fornitore di licenze, ma non da quella della manutenzione e dalla necessaria presenza retribuita di chi fornisce il software libero e di chi ha effettuato la formazione.
Attività che deve esser svolta da consulenti che vorranno essere pagati, e molto bene, soprattutto quando avranno in mano le chiavi dell’Amministrazione.
Roma ha più di duecento sistemi di protocollo diversi, per dirne una basterebbe un “complotto delle stampanti”, che non dialogano con il software sviluppato da un fornitore a causa dei driver standard che non funzionavano con il software libero e interi settori della città sarebbero completamente paralizzati. Con costi di ripristino enormi. Insomma quello che è accaduto al comune di Napoli quando ha tentato di passare al software libero (salvo tornare indietro di corsa così come hanno fatto Pesaro e Bolzano).
Pensiamo ai servizi anagrafici e di certificazione amministrativa. L’impatto organizzativo sulla città potrebbe beneficiarne così come il tutto potrebbe essere devastante.
Di tutto ciò non c’è traccia negli atti di deliberazione e negli interventi pubblici di Flavia Marzano.
Noi di Roma fa Schifo suggeriamo alla Marzano di dedicare meno tempo ai social e più tempo alle delibere vere dove c'è scritto quando e con quali soldi presi da dove, non a quelle di indirizzo (che risultano essere oggi due) od alle memorie di giunta che contano come il due di coppe quando regna bastoni.
21 commenti | dì la tua:
E' vero con il software open source si può fare tutto, ma la realtà è che i software a pagamento sono più user friendly. Alcune distro di Linux sono ottime, ma persino con Ubuntu ci sono situazioni banali (che con il software proprietario non pongono) e richiedono una certa capacità informatica.
Insomma, il software libero non è per tutti e per la pa è forse la scelta peggiore.
Il vostro chiodo fisso è Alemanno. Anche la sua parentesi non è stata brillante,quelli che lo hanno preceduto non sono stati così bravi da aver lascito un segno.
Il software libero non è solo Linux, si potrebbe anche migrare gradualmente, ad esempio usando la suite Libre Office anche su piattaforma Windows, ma ci sono anche molti altri programmi open source che girano su Windows, io credo semplicemente che non c'è interesse a farlo per i soliti motivi.
Cranius
meglio l'amore libero.
Insomma quello che è accaduto al comune di Napoli quando ha tentato di passare al software libero (salvo tornare indietro di corsa così come hanno fatto Pesaro e Bolzano).
sicuro che a borzano abbiano fatto marcia indietro perchè il sw libero non funziona?
http://www.techeconomy.it/2016/04/18/bolzano-sceglie-office365-lavorare-nella-cloud-la-banda/
Premesso che apprezzo e leggo con interesse i vostri articoli,osservo tuttavia che non manca occasione che non citiate Alemanno, come se fosse stato il male assoluto di questa città.Naturalmente anche lui ha le sue colpe,come del resto tutti gli altri che lo hanno preceduto.Lo stato di degrado e declino di questa città viene da molto lontana.Vi ricordo che per lunghi anni, senza soluzione di continuità,Roma è stata governata dal centro sinistra,con sindaci ed assessori di mediocre valore.
alemanno, amante delle scalate in alta quota, ha raggiunto vette mai toccate prima. il centro sinistra arraffone e corrotto ha governato male, malissimo negli anni precedenti collusa con i costruttori e le cooperative, ma alemanno ha preso sottobraccio la peggio marmaglia paramafiosa-fascio-zingaresca e l'ha portata diretta in sala consiliare. senza contare la parentopoli varia, i fidati mancini,tredicine, bordoni e cosi via... in compenso vedo che la raggi è sulla buona strada e segue un programma molto simile a quello degli anni 2008-13. vai virginia. continua cosi. e poi casaleggio non è morto. è tutta una montatura. tipo elvis.
Dei fischi e delle urla di contestazione di cui la Raggi e' stata subissata ieri al taglio del nastro della nuvola di Fuksas durante la lettura del suo discorso che persino una bambina di terza elementare avrebbe espresso meglio (tanto non lo aveva di certo scritto lei), neanche un cenno da parte di qualcuno ? C'è chi finalmente in questa città comincia a svegliarsi dopo mesi di prese per il culo, come questa del software libero nella P.A.
Oh si, contestata per aver ricordato tempi biblici e costi della relizzazione. Avanti così.
Il software libero è una pagliacciata già in uso in alcuni ministeri, per esempio delle sezioni del mibact, e funziona da cani.
Una soluzione ridicola, antiistituzionale, ideologica, roba da strapponi.
Una licenza microsoft per una sede è un costo irrisorio.
Sinceramente questo del software libero e' l'ultimo dei problemi a Roma.
M5S sono dei compagnucci camuffati che detestano qualsiasi cosa abbia a che fare con l'iniziativa privata.
Magari i problemi ed i buffi di Roma fossero dovuti all'uso di software proprietari.....
NON PERDETE OCCASIONE PER ATTACCARE IL FU ALEMANNO.ABBIATE ALMENO L'ONESTÀ INTELLETTUALE DI AMMETTERE CHE QUESTA CITTÀ È STATA GOVERNATA DA SEMPRE DA SINDACI DI SCARSE VEDUTE.NON HANNO MAI AVUTO L'UMILTÀ DI COPIARE QUELLO CHE DI POSITIVO ESPRIMMONO LE ALTRE CAPITALI EUROPEE.HANNO AVUTO SOLO LA PRESUNZIONE DI VANTARSI D'AVERE LA CITTÀ PIÙ BELLA DEL MONDO,CON I PEGGIORI SERVIZI AGGIUNGO IO.
La Raggi se la inviti al compleanno ti dice che sei invecchiato ,che sei vestito male e che la torta fa schifo.per la trasparenza. Per caritá ti fa pure gli auguri ma senza il regalo
Bolzano ha molte meno installazioni. 46.000 sono tante,ci sono aziende software italiane che ne hanno meno. serve un confronto non ideologico ma sui numeri, quanto costano le licenze e quanto costa la menutenzione di un software di questo tipo. La formazione ha un costo inziale una tantum poi la si fa internamente. I numeri, grazie
Articolo che non appassiona quasi nessuno. Anche perche quasi nessuno ci capisce niente, io meno di tutti.
mi pare molto importante invece, per mezzo di questo tema si passa a poi a discutere se sia meglio pagare qualcosa di più per dare lavoro agli informatici italiani o pagare meno per le licenze delle multinazionali. Questo sarebbe il confronto ideologico ma prima si devono vedere nel dettaglio i numeri delle due ipotesi, altrimenti non c'è discussione.
Quanto sei stata bella Roma. E’ ora di farla tornare Capoccia.
Interni, Politica - 28/10/2016
di Marco Esposito
La Capitale vive un momento di estrema difficoltà. I suoi problemi si stanno acutizzando. E' saltata ogni regola, la città - nell'indifferenza - rischia di trasformarsi in una giungla. È il momento di una riscossa, che non può che partire dai cittadini. Che devono smetterla di farsi "gli affari propri".
A Roma abbiamo un problema. Ci stiamo abituando al peggio. Dal 2008 in poi – più o meno con l’arrivo di Alemanno in Campidoglio – la qualità della vita in questa città è significativamente peggiorata. Giorno dopo giorno. Abbiamo scavato, senza accorgercene, arrivando a convivere con l’inciviltà, senza neppure accorgercene, continuando a bearci del clima, di un monumento, dei colori di un tramonto della Capitale.
Non che prima Roma fosse una città perfetta, anzi. Ma quello che è avvenuto dall’avvento del peggior sindaco della storia della Capitale in poi, è senza precedenti. Quella giunta – durante la quale secondo il procuratore della Repubblica di Roma Pignatone è proliferata Mafia Capitale – si è letteralmente mangiata Roma. L’ha svenduta, vilipesa, offesa. Una generazione – quella della destra romana ex missina – che non solo ha completamente fallito il suo appuntamento con la storia – il governo di questa città – ma che da quell’esperienza non si è più ripresa.
Oggi, dopo otto anni di pessima amministrazione bipartisan (centrodestra Alemanno, centrosinistra Marino), la situazione è devastante. Roma è ormai una giungla senza regole, nella quale i romani si adattano a sopravvivere seguendo le leggi della giungla stessa: si salvi chi può, pensando solamente a se stessi. L’egoismo è diventato nella maggior parte dei casi la stella polare di una città spaventata e rinchiusa in se stessa.
In questo autunno stiamo scendendo l’ultimo gradino, stiamo scavando. La mancanza di rispetto per qualsiasi regola è diventata una sorta di dimostrazione di forza. L’aggressività la nota ricorrente del vivere quotidiano. Il menefreghismo l’anestetico di ogni forma di coscienza, di ogni dose di civiltà rimasta.
Suv parcheggiato sul marciapiede sullo scivolo riservato ai disabili
Suv parcheggiato sul marciapiede sullo scivolo riservato ai disabili
La beffa dei vigili che – dopo aver abbandonato a se stessa la città l’ultimo giorno dell’anno – l’hanno fatta franca, senza subire alcuna punizione è un vero e proprio libera tutti. Ora veramente ognuno si può sentire autorizzato a fare ciò che vuole in questa città. Perché se chi dovrebbe essere il custode delle regole se ne frega, infrangendole in maniera così manifesta – sotto gli occhi di tutti – allora anche la speranza è morta. La speranza che i cittadini – davanti a tale scempio – abbiano il rispetto che merita questa straordinaria città, non può più esistere. Si, signori dobbiamo avere il coraggio di dirlo: da oggi in questa città ognuno può fare quello che cazzo gli pare.
Quanto sei stata bella Roma. E’ ora di farla tornare Capoccia.
Interni, Politica - 28/10/2016
di Marco Esposito
La Capitale vive un momento di estrema difficoltà. I suoi problemi si stanno acutizzando. E' saltata ogni regola, la città - nell'indifferenza - rischia di trasformarsi in una giungla. È il momento di una riscossa, che non può che partire dai cittadini. Che devono smetterla di farsi "gli affari propri".
A Roma abbiamo un problema. Ci stiamo abituando al peggio. Dal 2008 in poi – più o meno con l’arrivo di Alemanno in Campidoglio – la qualità della vita in questa città è significativamente peggiorata. Giorno dopo giorno. Abbiamo scavato, senza accorgercene, arrivando a convivere con l’inciviltà, senza neppure accorgercene, continuando a bearci del clima, di un monumento, dei colori di un tramonto della Capitale.
Non che prima Roma fosse una città perfetta, anzi. Ma quello che è avvenuto dall’avvento del peggior sindaco della storia della Capitale in poi, è senza precedenti. Quella giunta – durante la quale secondo il procuratore della Repubblica di Roma Pignatone è proliferata Mafia Capitale – si è letteralmente mangiata Roma. L’ha svenduta, vilipesa, offesa. Una generazione – quella della destra romana ex missina – che non solo ha completamente fallito il suo appuntamento con la storia – il governo di questa città – ma che da quell’esperienza non si è più ripresa.
Oggi, dopo otto anni di pessima amministrazione bipartisan (centrodestra Alemanno, centrosinistra Marino), la situazione è devastante. Roma è ormai una giungla senza regole, nella quale i romani si adattano a sopravvivere seguendo le leggi della giungla stessa: si salvi chi può, pensando solamente a se stessi. L’egoismo è diventato nella maggior parte dei casi la stella polare di una città spaventata e rinchiusa in se stessa.
In questo autunno stiamo scendendo l’ultimo gradino, stiamo scavando. La mancanza di rispetto per qualsiasi regola è diventata una sorta di dimostrazione di forza. L’aggressività la nota ricorrente del vivere quotidiano. Il menefreghismo l’anestetico di ogni forma di coscienza, di ogni dose di civiltà rimasta.
Suv parcheggiato sul marciapiede sullo scivolo riservato ai disabili
Suv parcheggiato sul marciapiede sullo scivolo riservato ai disabili
La beffa dei vigili che – dopo aver abbandonato a se stessa la città l’ultimo giorno dell’anno – l’hanno fatta franca, senza subire alcuna punizione è un vero e proprio libera tutti. Ora veramente ognuno si può sentire autorizzato a fare ciò che vuole in questa città. Perché se chi dovrebbe essere il custode delle regole se ne frega, infrangendole in maniera così manifesta – sotto gli occhi di tutti – allora anche la speranza è morta. La speranza che i cittadini – davanti a tale scempio – abbiano il rispetto che merita questa straordinaria città, non può più esistere. Si, signori dobbiamo avere il coraggio di dirlo: da oggi in questa città ognuno può fare quello che cazzo gli pare.
Rifiuti Roma Ama sprechi
A Roma è semplicemente saltato tutto. Perché pagare due euro per il parcheggio se posso parcheggiare in curva senza pagare? Perché fare il biglietto in metropolitana se quello accanto a me salta i tornelli? Perché gettare la spazzatura nel cassonetto se è tutta fuori dal cassonetto? Siamo immersi nella monnezza ma al massimo facciamo una foto e la postiamo su facebook. Conviviamo con i parcheggiatori abusivi senza quasi più protestare.
Ormai è chiaro: il problema siamo anche noi. Anche noi romani. Pigri, accidiosi, alla perenne ricerca di un alibi per fare quello che ci pare. E se qualcuno ci dice qualcosa, la prima risposta è “fatte i cazzi tua”. Poi, magari dopo pochi minuti, si invertono i ruoli. Chi fino a qualche istante prima faceva il furbo, pochi minuti dopo è pronto a trasformarsi in censore di un comportamento altrui.
La prospettiva di Roma oggi, più che quella di una grande capitale europea, sembra quella di una grande città sudamericana, divisa in una parte riservata ad una ristretta élite, e sacche di vera e propria disperazione, di aggregati urbani simili alle favelas brasiliane.
Non è un futuro scritto, inevitabile. È un futuro che dobbiamo respingere. Che noi romani per primi – tutti insieme – devono allontanare.
Come? Intanto smettendo di farci i cazzi nostri. Qualcuno rimescola nei rifiuti lasciandoli per terra? Dobbiamo dirgli che deve darla finita. Qualcuno urina in mezzo alla strada? Urliamogli contro. Qualcuno getta qualcosa per terra? Diciamo ad alta voce di raccoglierla. Si, smettiamo di farci i cazzi nostri. Impicciamoci delle cose di Roma nostra. Facciamolo tutto insieme, facciamolo facendoci forza l’un con l’altro. Perché – diciamoci la verità – abbiamo paura di farlo. Ci facciamo i cazzi nostri perché abbiamo paura delle conseguenze di una rimostranza civile al nostro concittadino. Ma chi conosce bene Roma e i romani sa anche che – tra le tante qualità di questo popolo dal cuore grande – quella di “rompe li cojoni” è una delle più spiccate. Abbiamo il sacrosanto dovere di stimolare la maggioranza silenziosa dei romani, la parte sana della città, in questa “rinascita” capitolina.
Infine, ultime due osservazioni. Qualsiasi discorso riguardi Roma non può prescindere dalla sua classe dirigente. Un sistema perverso ha impedito che le migliori intelligenze di questa città si potessero mettere al servizio di Roma. Il sistema dei partiti ha costantemente premiato solo i più fedeli (e i meno capaci, quelli che non rappresentavano un pericolo per nessuno), con i leader, capi e capetti, pronti a bastonare chiunque mostrasse un briciolo di autonomia. Vi riporto qui le parole che – in maniera piuttosto onesta – Roberto Giachetti mi disse in una recente intervista: «Volenti o nolenti abbiamo fatto muro e scudo alla nascita di una classe dirigente e ci ha fatto più comodo che ne crescesse una più fragile e meno strutturata, pensando che sarebbe stata più facilmente controllabile». Ecco, senza una nuova classe dirigente, competente, pronta al sacrificio e a far squadra, difficilmente Roma supererà i suoi problemi.
La seconda è un’ulteriore presa di coscienza. Forse la più difficile per noi romani. Per noi sfegatati ultrà di questa città. Fuori dal raccordo anulare non ci amano, o non ci sappiamo far amare, dipende dai punti di vista. Ma ora dobbiamo fare uno sforzo: tapparci le orecchie. Non sentire e non rispondere alle critiche, alle provocazioni e alle frecciatine. Ignoriamo chi vuol servirsi di Roma per farsi pubblicità o per cavalcare il consenso politico. Pensiamo a Roma. Concentriamo gli sforzi per risanare la città. Prendiamocela con chi mette nei guai Roma tra nelle nostre mura. Troviamo le eccellenze capitali, raccontiamole. Piano piano invertiremo la narrazione di questa città. Sarà un lavoro lungo, ma che non si può rimandare. E le istituzioni dovranno fare la loro parte. Ad iniziare dal Sindaco Virginia Raggi, e continuando con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Chi pensa che Roma possa essere trasformata nel campo di battaglia tra due partiti politici sbaglia di grosso.
non capisco perché lo legge allora ;-)
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