I cittadini romani hanno qualcosa di cui preoccuparsi in più rispetto a tutto il resto. Non che fino ad ora siano mancati motivi per drizzare le antenne, anzi, ma sta succedendo qualcosa che merita forse un po' di attenzione in più.
Con la delibera n.55 del 14 ottobre 2016, la Giunta ha delineato una strategia digitale che definire allucinante è dire poco.
L'amministrazione vuole migrare i 60mila dipendenti del Campidoglio su software open source. L'iniziativa, lo diciamo subito, sarebbe positiva. Per chi non capisce molto di queste cose un po' nerd, semplifichiamo: i software si dividono sostanzialmente in due categorie: proprietari e open source. Ciò significa che se in una azienda viene installato un software proprietario, il "motore" di questo software appartiene all'azienda che l'ha inventato, su cui ha investito. Quindi devi pagare una licenza per usarlo, e questa licenza costa un sacco di soldi. Sopratutto per una grande azienda, quale il Campidoglio ovviamente è. Attualmente a Roma si usa SAP, uno dei software gestionali migliori al mondo.
Poi ci sono gli open source. In questo caso, il "motore" non è "di proprietà" di qualcuno, come nel caso della multinazionale tedesca SAP, ma è aperto, condiviso con la comunità. Ciò significa che può essere acquisito gratuitamente, senza pagare una licenza, senza essere legati ad alcun diritto commerciale o di altro genere nei confronti del fornitore. Può essere modificato e personalizzato senza chiedere permessi o senza doversi affidare per forza a "partner" distribuiti sul territorio, che hanno un contratto con SAP e operano in base a precisi criteri nonché tariffe.
L'amministrazione Raggi, insomma, vuole cambiare il mondo informatico della Capitale e passare all'open source. Tutto bene. Anzi, molto bene: con il software libero si risparmiano un sacco di soldi di licenze e il fatto che sia disponibile alla comunità gratuitamente contribuisce al progresso, alla diffusione della conoscenza, senza arricchire nessuno (sempre che ciò sia visto come un male, ma questo è un altro discorso!).
Rimane il fatto che un conto è acquisire questi software liberi, un conto è personalizzarli, installarli, farli funzionare realmente.
Immaginate che compito titanico sia cambiare il software sui cui gira il Campidoglio, con la sua contabilità, con i suoi sistemi di gestione delle risorse umane, con tutte le sue partecipate... un incubo! Una roba da far tremare le vene ai polsi, qualcosa per cui servono competenze stellari, professionisti di livello altissimo. In ogni caso una bella sfida.
Ovviamente, non si può correre il rischio che la migrazione sia fatta alla carlona, che il sistema si intoppi bloccando la città più di quanto non lo è già, che ci sia una perdita di dati o infiltrazioni di hacker durante la migrazione dal vecchio al nuovo sistema. Tutto ciò potrebbe esporre dati coperti da privacy o da segreto istituzionale e via dicendo.
Ma quindi dov'è il problema? Il problema risiede nel fatto che l'amministrazione ha intenzione di portare a compimento questa migrazione... aggratis!
Se non ci credete, leggete voi stessi, a pagina 4, i 5 commi in cui è redatta la delibera. E concentratevi sul n.2, dove si scrive che l'amministrazione vuole "coinvolgere, a titolo gratuito e senza alcun onere a carico dell’Amministrazione Capitolina, le realtà esperte di software libero per agevolare la migrazione verso tale tipologia di software e svolgere iniziative mirate alla formazione del personale dipendente".
A parte la totale inconsistenza programmatica e la totale assenza di un impegno vincolante (i termini promuovere, agevolare, organizzare, proporre sono sempre utilizzati dalla vecchia politica per non fare niente e dare l'impressione di governare), ciò che deve farci tremare oggi è la prospettiva che si voglia intraprendere un grande ed epocale progetto informatico che coinvolgerà milioni di cittadini e 60mila dipendenti senza pagare i professionisti che devono fisicamente realizzarlo. Quando tutti sanno che il software open source è sì gratuito in quanto tale, ma richiede molte più competenze di set up proprio per questo. Peraltro, spesso, rendendo praticamente nullo il risparmio ottenuto sulle licenze.
Software libero non significa "lavorare gratis", perché l'acquisizione del codice sorgente è sì gratuita, ma non è gratuito il lavoro di intere aziende e corposi team di informatici che poi sulla base del codice sorgente elaborano, installano e perfezionano sistemi "cuciti" addosso alle esigenze del cliente. L'amministrazione grillina vuole invece che le "realtà" romane esperte di software libero prestino il loro tempo e le loro competenze a titolo gratuito. Pubblicando una delibera che punta a cambiare il mondo, ma senza stanziare un centesimo di budget. Tutto ciò è deprimente se non altro per due motivi.
Il primo è etico: in tempi di disoccupazione giovanile dilagante si vuole che professionisti di livello prestino le loro competenze, assommate dopo anni di duro lavoro, fatica, impegno e studio, senza essere compensati. Nemmeno con un rimborso spese!
Il secondo è politico-giuridico: chi si prende la responsabilità dei probabili incidenti di percorso in una migrazione tecnologica di questo tipo? Chi risponde legalmente se dovesse verificarsi una perdita di dati, un'infiltrazione di hacker, un blocco del sistema che manderebbe in tilt interi settori dell'amministrazione? Quando paghi un servizio, paghi anche la responsabilità contrattuale che il fornitore ti deve garantire. Anche in tribunale, se del caso.
A Roma no. A Roma si vuole mettere in mano a qualche fricchettone, a titolo gratuito, il futuro dei sistemi informatici della città. Questa è la trasparenza, questa è la serietà che il M5S vuole mettere in campo.
E' evidente che aggratis saranno solo i peggiori a dedicarsi al progetto. I migliori, infatti, non hanno tempo da perdere con dei dilettanti allo sbaraglio, sono pieni di lavoro e sono per fortuna ben pagati.
Ed è evidente che al primo crash, chi presta opera gratuitamente farà spallucce e dirà "ao, ma lo faccio aggratisse... che pretendi?".
Lorenzo
*Caro Lorenzo,
un'altra cosa importante e cruciale trasformata in ennesima battaglia ideologica da liceali. Non condividiamo la lettera: non c'è nulla da temere perché nulla si farà. La inconsistenza della delibera lo fa capire chiaramente. E ti sei dimenticato di menzionare tutto il discorso della formazione, che il Comune vorrebbe affidare ad associazioni di fricchettoni composte da due o tre persone. Due persone chiamate a formare 60mila dipendenti duri come le pigne, incapaci, vecchi, svogliati, analfabeti informatici puri... Distillato di mediocre ideologia per aumentare un pochetto il numero di provvedimenti approvati. Tanta tristezza. Dopodiché ovviamente speriamo di sbagliarci eh!
-RFS
Discorso condivisibile quello di RFS, se non fosse che sia "Lorenzo" che ha scritto l'articolo, che il Sor Tonelli, pensano entrambi che a occuparsi di software libero e open source siano unicamente un paio di fricchettoni, a volte raccolti in associazioni, dimostrando così di capire della materia ancora meno di chi ha scritto la già ridicola delibera.
RispondiEliminaChe poi software libero e open source sono due cose diverse, ma questo ragionamento va ovviamente molto oltre le possibilità dei succitati.
Ma non ha detto questo. Ha riconosciuto che pur trattandosi di software libero occorrono fior di professionisti per installarlo, personalizzarlo, manutenerlo nonché istruire il personale e ciò non può essere fatto gratuitamente.
EliminaDicesi cavallo di Troia.
RispondiEliminaI volontari immettono nel sistema dei bug grandi come una casa e poi si offrono -a pagamento- di ripulire il tutto.
L'unica domanda seria è se l'amministrazione sia consapevole di una simile concretissima possibilità o meno.
Mi unisco al commento dell'anonimo precedente: giusta la denuncia del fatto che non stanziare budget per una complessa migrazione sia un'operazione sporca, però le associazioni che lavorano su software open source sono di altissimo livello e fatte tutte da volontari. La Linux foundation, uno degli enti principali a cui afferisce l'inventore di Linux, è una no-profit ma questo non le impedisce di gestire il software che runna i software delle grandi aziende e dei più complessi sistemi informatici del mondo. Quindi in questo articolo parlare di "fricchettoni" per descrivere le realtà no-profit dell'open source è un insulto gratuito e inutile.
RispondiEliminaChiedere che fondi e tanti vengano stanziati per fare di Roma una smart city all'altezza di altre capitali europee è invece quantomeno doveroso.
Un software può essere open source e al tempo stesso proprietario, utilizzabile con una licenza (gratis o meno). Significa semplicemente che il codice sorgente è visibile da chiunque.
RispondiEliminaIl lavoro è gratis se ad esempio lo svolgono i tecnici della Casaleggio, senza farsi pagare da Roma raggi.
RispondiElimina@2:08 PM Ahi ahi, sig. Fiorentino, lei sta facendo l'avvocato del diavolo...
RispondiEliminaScusate, ma il Campidoglio non ha alle dipendenze dei tecnici informatici? Tra l'altro, se non ho letto male, altri ne dovranno arrivare con lo sblocco del concorsone. Ci penseranno loro, no?
RispondiEliminaEnnesimo esempio del dilettantismo grullino. Un conto e' non rinnovare licenze di software "base" tipo i wordprocessor o la posta elettronica che, piu' o meno, funzionano tutti uguali, e un conto sono i software gestionali che servono a gestire archivi o altre funzioni complesse. Intanto c'e' il problema di riaddestrare gli operatori (cosa non semplicissima, visto che il livello di informatizzazione del paese non e' eccelso, meno che mai tra i pubblici dipendenti) ma soprattutto quello di convertire gli archivi. Ogni bug e impedimento vario da chi sara' gestito ? Gli utenti finali (i cittadini) che NON avranno un servizio o un servizio errato perché il software "no va' " chi dovranno ringraziare ?
RispondiEliminaQuanto costera' alla fine una decisione del genere ?
Per i geni che commentano.
RispondiEliminaSaranno fricchettoni rincoglioniti perché aggratis ci vanno solo loro.
Soprattutto se lavorano su open source dove il pane viene SOLO dal servizio e non dalle licenze
Io se non mi pagano non ci vado, perché i miei figli mangiano.
Capito geni?
Non si rendono conto cosa significhi esattamente migrare portando i dati da un sistema all'altro.
RispondiEliminaE' vero che un sistema come SAP oltre al costo iniziale si somma il costo di manutenzione ma scrivere software di buona qualità può costare altrettanto per non contare dei disservizi che si potranno creare.
Per l'office automation di base Chrome, Google Docs o LibreOffice vanno bene quanto Microsoft.Anzi, è meglio: se non sai come si fa(sudo get quelle cose lì) non installeranno schifezze oltre ai programmi per lavorare.
RispondiEliminaProbabilmente i grossi gestionali gireranno già con server Linux.
RFS hai toppato di brutto. Nemmeno mi immagino quanti informatici dipendenti del comune si stanno grattando le palle ridotti a fare le fotocopie. A costo 0 vuol dire che finalmente loro lavoreranno e non invece le società di consulenza che si fa pagare 1000 per ogni risorsa e poi le persone le tiene a contratti a progetto.
RispondiEliminaNon sono all'Altezza di esprimere un commento informatico ma non credo che sia corretto dire che i 60 mila dipendenti del comune siano scadenti e non all''altezza del compito. I grillini incapaci e dipendenti idioti? È questa l'informazione che fate?
RispondiEliminaAndate a cercare su google cosa è successo al comune di Monaco di Baviera per aver scelto di sostituire Windows con il Desktop Open Source, ancora piangono.....
RispondiEliminaA me sembra più che interessante la prospettiva di una maggiore diffusione dell'uso del software open source all'interno della macchina amministrativa capitolina. Certamente non sarà sufficiente una semplice delibera ideologica a costo zero. Ma piuttosto che iniziare a remare contro mediaticamente con considerazioni del tipo "è meglio un software commerciale perché qualcun'altro si assume la responsabilità di eventuali errori" che francamente non condivido, cercherei di stimolare la discussione di merito per un'attenta pianificazione per l'adozione graduale di alcuni software. L'esempio dei software tipo LibreOffice per la creazione e lo scambio di documenti standard potrebbe essere un ragionevole esempio. Inoltre il solo fatto che il software commerciale venga maggiormente esposto alla legittima concorrenza del software gratuito e open source può produrre benefici economici per la pubblica amministrazione. Spero che altri lettori di RFS possano contribuire alla discussione con esempi positivi di good practice già adottate in ambito PA.
RispondiEliminaPer legge si devono adottare formati di testo OPEN DOCUMENT quindi mi sembra assurdo che oggi gli analfabeti informatici comunali ancora usano WORD, mentre dovrebbero mettersi in regola conle leggi..
RispondiEliminaSacrosanto gestire il passaggio al softer open e libero.
lo prevede la legge per i formati dei file.
Perchè non è che devo avere word o excel per poter leggere un documento comunale pubblico...
Certo la criticità di gestire il cambiamento di analfabeti digitali è ENORME ma come enorme l'opportunità di formare finalmente dipendenti che sappiano PERLOMENO cosa SIA un email o unfile PDF..
Sarebbe utile come informatizzazione del personale.
Con word si scrive meglio rispetto a diciamo word online e poi bisogna considerare che in ogni ufficio x salvare la dicumentazione ha un server di appoggio da come ho capito nel caso si cambiasse non ci sarebbe alcun server e migliaia di dati verranno persi e questo sarebbe un grandissimo danno.
Eliminaroma delenda est
RispondiEliminaDa "detrattore" del Movimento, ma "fricchettone linuxaro" mi permetto alcune considerazioni.
RispondiEliminaDa quanto leggo:
- coinvolgere le associazioni nella formazione a scopo gratuito
E' diverso da:
- delegare la formazione a delle associazioni
Inoltre:
- introduzione di software libero
E' diverso da
- migrazione del gestionale
Sui costi di licensing vs servizi:
- i servizi finanziano società territoriali ed impattano positivamente sull'occupazione.
Sull'associazione "software libero" == "fricchettoni" suggerisco anche:
- Emergency == Zecche
o altre celebri frasi di Gasparri.
Sul SAP "uno dei software migliori al mondo":
- ci hai mai lavorato sopra?
Alla fine della giostra: di informatica fàte scrìve uno in grado di fare una analisi migliore o i 5stelle resteranno lì a lungo.
Pace a voi,
R.
Evidentemente per romafaischifo è meglio continuare a nutrire microzozz e tutti i consulenti papponi strapagati dal comune di Roma...
RispondiEliminaComunque visto il contenuto degli ultimi post (articoli di opinione e non certo denunce sul degrado e sui mali della città) consiglierei a romafaischifo di costituirsi come testata giornalistica e non definirsi più come "bacheca pubblica di approfondimento e riflessione" come si millanta.
info utili:
RispondiEliminahttps://it.wikipedia.org/wiki/Adozioni_di_software_libero
tutti raccomandati, nessuno sta li x merito, come nella migliore tradizione italo-romana......
RispondiEliminafiguriamoci se stanno a confrontarsi col software libero
"Ciò non ci impedisce tuttavia di indicare che al ballottaggio il voto debba andare convintamente a Virginia Raggi. La vittoria della Raggi al ballottaggio contro Giachetti non deve essere banale, ma schiacciante e netta".
RispondiEliminaROMA FA SCHIFO 1° GIUGNO 2016
http://www.romafaschifo.com/2016/06/le-nostre-indicazioni-di-voto-ecco-chi.html
Siete persino più patetici del solito.
Una battaglia fondamentale, affrontata con modalità fricchettone e insensate, tipiche di questa Amministrazione disastrosa che doveva cambiare il mondo e si ritrova a pretendere di elargire formazione per il software libero senza tirare fuori un euro. Purtroppo per i dilettanti grullini questo è anche positivo, ma che tra licenza del software e formazione ci passa un abisso lo sanno pure i sassi. Meno che loro, che sono i professionisti dell'incompetenza e del famo le cose "a cazzo de cane", basta che ci sia 2L'onestàààààààà".
RispondiEliminaComunque avete ragione voi: non si farà nulla, perché è del Nula che stiamo parlando. Virginia Nulla Raggi.
Buona catastrofe
Stefano Pontelli, Militante Renziano (orgoglioso di esserlo).
Sono esperimenti fatti in altri Paesi che non hanno avuto esito positivo in termini di costi. L'open Source ha bisogno di risorse più professionali. Il mondo del software sta cambiando e la stessa Microsoft se ne è accorta vendendo, come stanno facendo gli altri, i propri software a noleggio. L'Open Source è legato alla partecipazioen di una collettività e basta che questa collettività si stanchi di lavorare gratis che il progetto si sgonfia come una bolla di sapone lasciando la gente che l'ha utilizzato in mezzo ad una strada.
RispondiEliminaMa d'altronde se un idraulico viene pagato non capisco perché un informatico non lo debba essere.
https://it.libreoffice.org/donazioni/
A questo link di cosa ha bisogno oggi un progetto Open Source.
non solo supporter dei costruttori , ma RFS anche contro il software open source.
RispondiEliminaE insulti a chi lo usa o lo propone ....
Geni
RispondiEliminaSe pensate che un dipendente comunale possa occuparsi di questa roba magari dopo un corsetto all'associazione Linux più gratuita siete dei geni
Se il vostro panorama è sostituire word con open office siete dei geni
Se pensate che veramente si possa fare qualcosa con le associazioni siete dei geni
Se scrivete cavolate su microfono siete dei geni
Oppure avete 16 anni e allora vi perdono
Da tecnico informatico posso garantirvi che i problemi citati dall'autore Lorenzo sono solo la punta dell'iceberg di tutto quello che può andare storto durante la trasmigrazione dei dati da un database all'altro o da un software gestionale ad un altro. Un conto è pensare di utilizzare una suite da ufficio open (o free) ed un altro è cambiare totalmente il programma "principale" della gestione capitolina. Il Sap è uno standard ormai in fatto di gestionali e pur avendo un curva di apprendimento ripida non sarà mai come cambiare programma ad uno che è abituato ad usarne un altro (e spesso solo quello come una scimmia, io ne so qualcosa) da venti anni o giù di li (in bocca al lupo hai formatori).
RispondiEliminaInoltre l'articolo non dice affatto che gli utenti Linux siano dei fricchettoni, anzi. Parla di seri professionisti dopo aver lodato l'open source. Tradotto: di professionisti Linux ne abbiamo a bizzeffe ma col cavolo che verranno a lavorare gratis, a fare un lavoro lungo e di responsabilità, dove ad ogni passo ci sono almeno cinque cose catastrofiche che possono accadere.
Microsoft fa le cose a modo suo, Linux in un altra maniera sono due validi ambienti con pregi e difetti.
Stiamo a vedere...
Al di la' della solita disarmante faciloneria e cialtronaggine grillina, non e' detto che nel caso specifico si parli di sostituire il software gestionale, magari si tratta di passare da Microsoft Office a OpenOffice o qualcosa del genere, Thunderbird per le email, ecc. Insomma usare OpenWord invece di Word, probabilmente sarebbe anche fattibile e senza impatti clamorosi.
RispondiEliminaRiguardo al sw gestionale, non saprei nemmeno se esiste un equivalente open source di SAP, e comunque concordo che sarebbe una impresa titanica e porterebbe allo sfascio garantito: adesso c'e' una societa' pagata per tenere in piedi e fare funzionare il sistema (al di la' poi di come lo si fa funzionare). Affidarsi agli amici volontari che ti mettono su un accrocco senza impegno e senza prendersi responsabilita' equivale, anche nel caso si riesca a mettere su qualcosa di decente, a trovarsi nel giro di poco senza manutenzione col sistema collassato.
A parte il fatto che rfs è l'unica che parla di cambiare ERP, ma vabbè, prendiamolo per buono, la migrazione dei dati si fa in sei mesi se proprio ci sono grosse cose da cambiare.
RispondiEliminaO almeno nella mia decennale esperienza di sviluppatore ERP (anche con SAP), non mi è mai capitato un progetto di migrazione che durasse di più.
Spiego anche per chi giustamente non capisce molto di informatica: in una migrazione non è che si spengono i server, si migra e poi si accendono quelli nuovi, quello si chiama suicidio, non migrazione :)
Le migrazioni sono ad impatto zero perchè si lavora su Backup, si porta tutto il vecchio sul nuovo, si procede con un periodo di test e concluso quello si va in Live.
Non credete a chi vi dice che si rischia di perdere i dati, uno che vi dice una cosa simile al massimo usa il PC per andare su Facebook.
Detto questo, cambiare ERP non è mai facile e non sarebbe facile neanche se si volesse passare da SAP a JD Edwards, ma non è che non si fa, si fa una buona analisi, si prendono tutte le precauzioni, si lavora e si fa tutto.
Dal mio punto di vista, comunque, inizierei da sistemi operativi e pacchetti office, ormai Linux ha distribuzioni che si adattano ad ogni esigenza e pacchetti come LibreOffice hanno poco da invidiare all'Office della Microsoft.
Ciao,
EliminaVisto che mi sembri una voce piuttosto competente, mi sai dire se esiste ad oggi, una gui SAP per distribuzioni Linux? In quel caso tra licenza Windows e licenza office si risparmierebbe parecchio.
@4:03 PM Tanto di cappello al suo parere da esperto... ma che mi dice sul 'dettaglio' dell'operazione a "costo 0"?
RispondiElimina@ ottobre 24, 2016 4:21 PM
RispondiEliminaChe sono sempre stato contrario alle operazioni a costo zero che coinvolgono l'informatica, sempre stato a favore delle operazioni a costo giusto.
E' anche vero che noi informatici siamo strani, ci sono i nostri migliori elementi che lavorano gratuitamente per distribuire Sistemi Operativi Open Source, spesso più completi e stabili dei tanto blasonati e costosi Windows e MacOS, che spesso sono sviluppati da manodopera a "basso costo".
E posso assicurarti che spesso il team di migrazione fra due ERP è composto da pochi esperti e tanti alle prime armi...
Il Comune di Monaco di Baviera per il passaggio al software open source ha investito 35 milioni di euro. Il lavoro gratis non manca mai ma quale fesso si assumerà una responsabilità da far tremare i polsi senza essere pagato?
RispondiEliminaNon entro nella discussione perché non ho le competenze tecniche per farlo. Ma di una cosa sono sicuro NON MI FIDO DEGLI ANONIMI.
RispondiEliminaNon entro nella discussione perché non ho le competenze tecniche per farlo. Ma di una cosa sono sicuro NON MI FIDO DEGLI ANONIMI.
RispondiEliminaottobre 24, 2016 4:03 PM
RispondiEliminaCollega, non mettevo in dubbio che con le giuste procedure e la professionalità si limitino i rischi ma sono sicuro che anche a te è capitato di lavorare con qualche "esperto cane" che ti aggiorna e sovrascrive il kernel senza fare il backup prima o che fa correre una query sul db in esercizio "perché tanto sono capace" sputtanandolo.
Non prendiamoci in giro: non tutti quelli che si dicono esperti poi lo sono veramente.
@ ottobre 24, 2016 4:03 PM
RispondiEliminaSono quello di prima.
Certo, da un cliente anche piuttosto importante un mio collega gli ha sputtanato completamente l'Item Master ed ho dovuto creare un batch per metterlo a posto, figurati.
I rischi ci sono sempre ma se si seguono le procedure si riducono, poi come dicevo, purtroppo molte società di consulenza vendono figure junior spacciandole per senior, in Italia è così, lo sappiamo entrambi...
Io a casa avevo Windows XP e Microsoft Office usavo il PC per navigare su internet e scrivere documenti e fogli excel. Il costo delle licenze era di circa 500€. Poi ho cambiato PC ed ora ho Linux e Libre Office, software open source, il costo è zero e il SW è sempre aggiornato. Non ho esigenze particolari, come non le ha la maggior parte delle decine di migliaia di impiegati del comune di roma. In questi termini l'operazione è più che fattibile. Senza contare che il SW open source è intrinsecamente più sicuro in quanto, a differenza del sw proprietario, è verificabile da chiunque sia in grado di leggere il codice, che cosa fa in realtà il programma, ad esempio che non stia rubando ad insaputa degli utenti i dati dell'amministrazione, per venderli a società di marketing.
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