31 ottobre 2016

Finalmente il Comune di Roma è trasparente sul proprio bilancio. Già, però...

È notizia di questi giorni che il Sindaco Raggi ha inaugurato una nuova sezione del portale capitolino dedicato alla trasparenza del bilancio.

Secondo la stampa (che non ha indagato minimamente sui vari aspetti della vicenda), solo grazie a Raggi sarebbe oggi possibile, per tutti i cittadini, consultare il bilancio della Capitale.

Si tratta di una lettura non del tutto vera. La piattaforma Open Bilancio è da anni che sta in piedi grazie all'associazione Openpolis, ente no profit che prima orbitava in zona Sinistra Dem (uno dei suoi fondatori, Vincenzo Smaldore, fa anche docenze in diverse Business School come quella del Sole 24 Ore), e che ora invece è di fatto assorbita dal mondo culturale grillino.

Openpolis "non fa altro" che aggregare i dati sulle amministrazioni comunali che si possono già trovare sul sito del Ministero dell'Interno (a questo link), per presentarle poi in bellissimi e facilmente comprensibili grafici che illustrano i trend finanziari degli enti locali italiani.
Una bella iniziativa, anche se va ricordato che in questo lo Stato è già trasparente e il lavoro di Openpolis può rappresentare un valore aggiunto perché i dati sono aggregati e normalizzati alla fonte, dunque finalmente comparabili. 

Insomma Openpolis, meritoriamente, fa un lavoro di ricerca, analisi, aggregazione e presentazione molto prezioso. Purtroppo però l'associazione non è riuscita a rimanere indipendente, bensì il sacrosanto lavoro e attività di lobbying che conduce per diffondere la cultura trasparenza si sta sempre più intrecciando con l'apparato M5S a Roma.

Il legame con questo ambiente è desumibile, fra l'altro, da diverse fonti online come questa, nella quale si pubblicizza un corso di Open Data Journalism che vede, in qualità di docenti, anche il vicesindaco Daniele FrongiaLeonida Reitano (esperto di Open Source Intelligence), e molti altri ancora.
Che Raggi si intesti oggi il lavoro che Openpolis porta avanti da anni è sintomatico dell'incapacità di dare una svolta politica all'amministrazione, e possiamo certamente aggiungere questo all'elenco dei meriti ingiustamente autoattribuiti: la Sindaca si è limitata a mettere sul sito del Comune di Roma un mero link contenente qualcosa che già esisteva. Da anni. Pubblicizzando il tutto con un post sul sito istituzionale di Roma Capitale, che non menziona mai Openpolis, e che fa sembrare tutto farina del sacco dell'amministrazione quando non è così. 

Un "nuovo sito", recita il post, che in realtà è "semplicemente" l'importazione/embedding della piattaforma Openpolis, che a sua volta è l'importazione dei dati del Ministero dell'Interno presi ovvero da uno stato e da enti che, a modo loro e in maniera confusionaria e mal leggibile, sono effettivamente già trasparenti.

Quello che ci stupisce (e ci dispiace) più di tutto però è che Openpolis non si adoperi per sgomberare qualsiasi dubbio sulla sua imparzialità. 

Un'associazione che ha una "mission" così nobile dovrebbe rimanere il più neutrale possibile e limitare al massimo i legami con la politica. Soprattutto con quella romana, di qualsivoglia colore sia. Certo, è anche vero e occorre ammetterlo che purtroppo Openpolis ha trovato nei grillini sponde altrove inesistenti (vero, PD?) sul tema della trasparenza. 

Come abbiamo avuto modo di sperimentare a Roma, i grillini parlano di trasparenza e poi all'atto pratico si comportano molto peggio della vecchia politica. Tuttavia almeno ne parlano e questo è comunque un punto di merito.

Come minimo, riterremmo giusto che l'amministrazione desse a Cesare quel che è di Cesare. Sarebbe stato corretto anche ringraziare pubblicamente, sul sito, il lavoro che, immaginiamo, Openpolis ha dovuto fare per implementare il servizio. 

Vorremmo anche sapere a che titolo Openpolis lo abbia fatto. Si tratta di una prestazione gratuita o retribuita? Quale è la natura giuridica del rapporto tra Roma Capitale e Openpolis? Per l'associazione, non c'è alcun dubbio che "godere" di uno spazio sul portale del Campidoglio sia una bella pubblicità. 

Siamo onestamente sicuri che non ci sia dietro nessun altro disegno, ma visto che siamo in tema di trasparenza, riteniamo doveroso che l'amministrazione fornisca a tutti i cittadini le informazioni necessarie. 
Lorenzo

30 ottobre 2016

Software libero per il Comune? Ci risponde l'assessore Marzano. E noi controreplichiamo

Flavia Marzano, assessore alla Roma Semplice, ha risposto alle nostre osservazioni su alcune sue delibere con un video. La ringraziamo della considerazione e a nostra volta replichiamo a quanto detto.

Dice la Marzano in un lucido video
“Il lavoro si paga: questo lo vogliamo ribadire e confermare a scanso di equivoci.”
“Il lavoro si paga e nella Pubblica Amministrazione ciò avviene all’esito di procedure aperte, trasparenti e competitive.”
E qui arriva il primo dubbio, basta andare un po' indietro nel tempo.  Leggiamo il primo atto di Flavia Marzano: la Deliberazione n. 7 del 3 Agosto scorso.
Nella delibera Roma Facile dedicata alla digitalizzazione della città si legge che questo avverrà attraverso “un avviso pubblico rivolto agli operatori economici che intendono allestire i punti di accesso assistito presso le loro sedi, con strumenti e risorse proprie senza corrispettivi e/o rimborsi, sfruttando il ritorno di immagine dell’iniziativa a cui intendono partecipare".

Sempre nella stessa delibera vediamo che un ulteriore avviso di partecipazione a questa digitalizzazione  (sempre aggratise) è diretto ai  giovani volontari e associazioni no profit.
Altro che Lorenzin con il noferitility day, sappiano i giovani che vogliono lavorare con Roma Capitale che devono lavorare gratis, mentre i cittadini che vogliono vincere una gara devono mettere direttamente loro i soldi e tutto il resto.

Roma ha visto di tutto in questi ultimi 50 anni, ma nemmeno nei tempi più oscuri della giunta Alemanno si è chiesto ai cittadini di partecipare a gare e di mettere loro i soldi ed ai giovani volontari di lavorare gratis onestamente. Chiaro che la assessora fa con quello che ha (e probabilmente ha poco o non ha nulla), ma insomma non sarebbe meglio ammetterlo?


Sempre nello spirito di cui sopra la Marzano, a proposito invece della Deliberazione n. 55 (quella sul software libero) dice “Nessuno in questa Amministrazione ha pensato di affrontare migrazioni a costo zero”. E poi “Altra cosa: nessuno, tanto meno questa Amministrazione, ha pensato di demandare la formazione di migliaia di dipendenti al volontariato”.

Abbozziamo allora un fact-cheking a quello che dice l’Assessora.

Leggiamo cosa c’è scritto nella Deliberazione 55.
L’Amministrazione ha deciso “di coinvolgere, a titolo gratuito e senza alcun onere a carico dell’Amministrazione Capitolina, le realtà esperte di software libero per agevolare la migrazione verso tale tipologia di software e svolgere iniziative mirate alla formazione del personale dipendente”.
Questo passaggio non ha fatto saltare sulla seggiola solo noi, ma ha portato sui social specializzati un coro di critiche all’Assessora: tutti gli addetti ai lavori si sono accorti che c’è scritto proprio quello che l’Assessora ora nega apertamente.

Ma Marzano ci chiede nel video di farle le pulci e noi non ci tiriamo indietro ovviamente.
Il lavoro si paga, dice la Marzano.

Probabilmente l’Assessora si riferisce ai costi associati all’attività dell’assessorato di cui è titolare.
Mentre infatti con le Delibere 7 e 55 chiede ai giovani volontari e ai fornitori di lavorare gratis per Roma, dall’altra parte attraverso una serie di delibere sul personale impegna per il suo staff composto da 4 persone la somma di 300 mila euro annui, a cui si assommano 67 mila euro per se stessa.
Per avere un termine di paragone con altre strutture di Roma Capitale, basta dire che da sola la Marzano per sé e per il suo staff ha impegnato in pratica quanto viene riconosciuto a tutti i consiglieri Comunali di maggioranza che sono 29, i quali  prendono (se riescono a seguire tutte le Commissioni, il che è impossibile) circa 1500 euro al mese.

La media dei rimborsi per ogni consigliere comunale va dai 900 ai 1300 euro mensili. Consiglieri Comunali che poi non spendono in collaboratori esterni, così come fanno le Commissioni dell’Assemblea Capitolina.
Il Movimento 5 Stelle infatti ha deciso, in un giusto sforzo di moralizzazione della cosa pubblica, di impiegare negli uffici di staff delle Commissioni dell’Assemblea Capitolina solo soggetti provenienti dalla stessa Amministrazione Capitolina, non gravando così sul bilancio della Capitale per stipendi già presenti nella stessa Amministrazione. E stiamo parlando di decine e decine e decine di persone.
Come è possibile una diversità di questo tipo? Come mai agli assessori (ovviamente non solo alla Marzano) è permesso di avere costi di gestione così alti e di assumere amici e collaboratori senza passare da una fase seria di validazione e di analisi?

Ma veniamo alla seconda parte del video dell'Assessore Marzano, quella relativa all’oggetto delle repliche alle nostre osservazioni.
“Roma passa al software libero”? Le cose non stanno proprio così. Roma non va da nessuna parte,  almeno sino al 2019, dal momento che la stessa Capitale ha acquistato, anche di recente, 14000 licenze software da un fornitore valide sino al 2018 e in nessun caso Roma può derogare a questo contratto.
Semplicemente perché per acquistare queste licenze (e per avere condizioni di favore) la città ha stipulato un contratto con chi le fornisce con numeri e sconti legati all’effettivo acquisto delle licenze, con penali che dovrebbero essere sostenute da Roma Capitale. Penali molto elevate.
Qualsiasi scelta diversa dovesse fare Roma Capitale prima del 2019 si scontrerebbe con quanto già pagato e con le penali di cui sopra, e Roma non potrebbe spendere nemmeno un euro per impiantare a pagamento sistemi alternativi.

La Marzano lo sa perfettamente.

Il software libero è una cosa seria, talmente seria che prima di poter solo pensare una trasformazione di questo tipo occorre un'analisi di impatto molto rigoroso, facendo fronte a scenari fortemente critical (a cui la città di Roma è del tutto impreparata) che devono prima di tutto comportare una valutazione della assoluta necessità di effettuare questi interventi

Per effettuare questa migrazione ad esempio i costi sono elevatissimi, sia in termini di formazione del personale, a prescindere di chi lo farà e quanto verrà pagato per farlo,  ma anche per il pagamento delle ore di formazione del personale  extra orario lavorativo nonché per il costo di sostituzione del dipendente pubblico impiegato nella formazione stessa.

A tacere ovviamente della alfabetizzazione informatica necessaria nel personale dipendente
Quali possono essere i tempi? il Comune di Monaco di Baviera ci ha messo più di 4 anni.
E’ facile ipotizzare che una città con 23 mila dipendenti (più altri ventitremila nelle partecipate)  possa compiere questa attività in non meno di 7 anni, calcolati ovviamente dal momento in cui la migrazione sarà possibile, ovvero dal 2019: parliamo dunque del 2026.
I benefici nel lunghissimo periodo potrebbero esserci così come potrebbero portare invece ad una schiavitù dei consulenti esterni ed a possibili fenomeni di blocco dei servizi legati alla interoperabilità tra sistemi diversi.
Banalmente un software libero non legge un applicativo proprietario e l’inverso.
La migrazione al software libero rende forse l’ente libero dal cosiddetto lock in (schiavitù)  del fornitore di licenze, ma non da quella della manutenzione  e dalla necessaria presenza retribuita di chi fornisce il software libero e di chi ha effettuato la formazione.
Attività che deve esser svolta da consulenti che vorranno essere pagati, e molto bene, soprattutto quando avranno in mano le chiavi dell’Amministrazione.

Roma ha più di duecento sistemi di protocollo diversi, per dirne una basterebbe un “complotto delle stampanti”, che non dialogano con il software sviluppato da un fornitore a causa dei driver standard che non funzionavano con il software libero e interi settori della città sarebbero completamente paralizzati. Con costi di ripristino enormi. Insomma quello che è  accaduto al comune di Napoli quando ha tentato di passare al software libero (salvo tornare indietro di corsa così come hanno fatto Pesaro e Bolzano).
Pensiamo ai servizi anagrafici e di certificazione amministrativa. L’impatto organizzativo sulla città potrebbe beneficiarne così come il tutto potrebbe essere devastante.

Di tutto ciò non c’è traccia negli atti di deliberazione e negli interventi pubblici di Flavia Marzano.
Noi di Roma fa Schifo suggeriamo alla Marzano di dedicare meno tempo ai social e più tempo alle delibere vere dove c'è scritto quando e con quali soldi presi da dove, non a quelle di indirizzo (che risultano essere oggi due) od alle memorie di giunta che contano come il due di coppe quando regna bastoni.

29 ottobre 2016

Hanno tolto le targhe alterne. Risultato? Più inquinamento, più caos, più traffico

Ormai la chiave di lettura l'abbiamo facilmente trovata: per raccontare l'impostazione di questa Giunta è sufficiente recuperare le tante critiche che facemmo alla Giunta Alemanno visto che lo stile è esattamente lo stesso. 

Uno degli stilemi facilmente riconoscibili della passata - e dunque anche di questa - amministrazione è: c'è una norma che più o meno funziona, ma che scontenta i cittadini? Allora tu togli quella norma, accaparrati il consenso dei cittadini e per non perdere la faccia approvi una norma più grande, più alta, più ampia che tanto non applicherai mai ma che ti permetterà di presentarti in ogni contesto dicendo: eh ma io...
E' esattamente quello che la Giunta ha compiuto ieri sui provvedimenti legati ad ambiente, mobilità e inquinamento confezionati da un bizzarro team misto mare tra Assessorato all'Ambiente e Assessorato alla Mobilità.
L'obbiettivo principale era, nel tentativo vano di recuperare consenso e solleticare la pancia profonda del romanaro medio, togliere le targhe alterne. Con l'arrivo dell'inverno e l'accensione degli impianti di riscaldamento l'inquinamento della città si alzerà come ogni anno e con esso tutte le patologie ad esso correlate (sapete quanta gente muore a Roma ogni anno a causa di questo? Sapete tutto questo quanto costa alla Regione per il sistema sanitario? Informatevi...), i dati rilevati dell'inquinamento atmosferico in queste circostanze obbligano l'amministrazione comunale a provvedere. Per legge. E l'unico sistema alla portata sono le targhe alterne. Raggi non voleva assolutamente: i risultati disastrosi di questi primi mesi di governo aggiunti ad una limitazione all'utilizzo di ciò che di più caro i romani hanno (a maghena) avrebbe minato ulteriormente popolarità e consenso. Occorreva trovare il mondo per non togliere l'amata vettura al romanomedio.

E allora ecco la supercazzola di stampo alemanniano. Niente più targhe alterne ma lavaggio dell'asfalto (andatevi a cercare quando la cosa venne proposta dal sindaco del quinquennio 2008-2013) e poi normative di blocco di vetture inquinanti riguardanti l'area interna all'Anello Ferroviario e quella interna al Grande Raccordo Anulare. Si tratta di divieti fatti appositamente per non essere rispettati, norme che riguarderebbero oltre 100mila vetture che per miracolo dovrebbero scomparire dalla città (giusto per dire l'impossibilità di applicazione). Ovviamente l'estensione dell'area interessata rende impossibile qualsiasi credibile controllo, specie con una Polizia Locale che ogni giorno riesce a mettere in strada meno di 1000 uomini, il resto lo fanno le prescrizioni previste dal provvedimento: se superiamo i limiti di inquinamento dopo il primo giorno non può circolare tizio, dopo il secondo giorno non può circolare tizio più caio, dopo il terzo giorno non possono circolare ne tizio, ne caio, ne sempronio ecc ecc. Con una enorme quantità di vetture interessate al blocco e una enorme quantità di vetture che in ogni momento possono invece transitare: una piattaforma che alimenta anche decine di migliaia di errori in buona fede. Il tutto naturalmente non h24 o in fasce orari ben delimitabili bensì qualche ora la mattina e qualche ora il pomeriggio col risultato non solo di rendere eventualmente intasate le ore della giornata aperte a tutti, ma da rendere impossibili (ribadiamolo: impossibili!) i controlli. Lo vedremo facilmente di numeri - e li sono statistiche e la supercazzola vacilla - riguardanti le multe. Saranno irrilevanti. Non che con le targhe alterne la possibilità di essere multati violando la norma fosse elevatissima, ma vuoi mettere un provvedimento scritto in maniera bizantina e di difficile decifrazione anche per chi deve applicarlo con un provvedimento che dice molto più semplicemente: se sei disparo pigli la macchina, se sei paro no?

Le targhe alterne sono dai romani considerate antipatiche. Il romano medio considera l'utilizzo della sua maghena come un diritto universale sancito nella Carta dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino. Il grido di "aho ma io ce pago er bollo" lo legittima a qualsiasi nefandezza sulla sosta oltre all'utilizzo del mezzo anche per coprire i 70 metri che separano il tabaccaio dal portone di casa, dunque figurarsi quanta gente sarà entusiasta e quante volte nei gazebo a Cinque Stelle sentirete ripetere ai cittadini arrabbiati "eh si però noi abbiamo tolto le targhe alterne eh!". Demagogia, populismo e propaganda della peggior specie, qui ancora più grave perché modulata infischiandosene della salute delle persone, specie degli anziani e dei bambini. 
Tra l'altro le targhe alterne, anche se non esiste un solo romano che l'abbia compreso, avevano tra i mille difetti del provvedimento un valore educativo, culturale, didattico. Almeno un giorno ogni tanto eri obbligato a lasciare la tua auto a casa e dovevi sperimentare altre forme di trasporto. In virtù delle targhe alterne, che da oggi grazie al populismo sudamericano a Cinque Stelle non ci saranno più, tanta gente ha capito che per andare in ufficio faceva davvero prima in bici, tanta gente ha comprato una pieghevole per raggiungere i mezzi e poi fare l'ultimo miglio pedalando, tanta gente si è accorta che 3 km a piedi si fanno in 35 minuti di passeggiata che sono molto meglio che 35 minuti di traffico più qualche minuto per trovare posto laddove ti faranno una contravvenzione per divieto. Naturalmente tutte queste casistiche non potranno più manifestarsi perché da oggi le limitazioni a pigliare la macchina saranno cancellate, resteranno solo una serie di limitazioni fake che nessuno potrà controllare e che nessuno rispetterà, che non fanno paura nessuno e che comunque potranno facilmente essere aggirate comprandosi la macchina nuova, spingendo dunque ulteriormente i romani al rinnovo del parco auto invece di investire magari nella formazione dei propri figli, in viaggi, in cultura. Una impostazione politica e di visione semplicemente ributtante - oltre che classista e declinata a favore di chi può permettersi l'acquisto di una vettura di ultima generazione - da parte dell'amministrazione. 

Si dice che si sta solo attuando il PGTU (Piano Regolatore del Traffico Urbano) previsto dalla Giunta di Ignazio Marino e scritto dall'assessore Guido Improta. E' vero, ma quel provvedimento non si limitava a indicare delle strategie, bensì spiegava come gestire l'enforcement, l'applicazione delle norme giù giù fino alla sanzione di chi le violava. In estrema sintesi, giusto per fare un esempio, il PGTU per i pullman turistici non diceva soltanto "non devono entrare in centro", frase sempre buona per ogni comizietto politico o ospitata televisiva, ma imponeva la realizzazione di un circuito di telecamere (modello ZTL centrale) per applicare davvero la norma. Le telecamere sono montate, in 4 mesi la Giunta non è stata capace di accenderle. Anche per gli inquinanti il PGTU imponeva la realizzazione di una area del tutto simile all'Area C di Milano, con telecamere e pagamento del ticket per chiunque volesse entrare, questo avrebbe non solo ridotto il traffico decisamente come è successo a Milano ma avrebbe portato flussi finanziari nelle casse dell'amministrazione utilissimi per realizzare ciclabili e preferenziali che oggi - per fortuna - sono quotidianamente protagoniste nei dibattiti della Commissione Mobilità e che senza risorse dibattiti resteranno. La Ztl centrale, giusto per fare un esempio, esisteva da anni, ma si iniziò a rispettarla soltanto quando vennero montate le telecamere una quindicina d'anni fa. Però il PGTU evidentemente si decide di applicarlo a geometria variabile: quello che scontenta la gente, non lo si fa. 

Per fortuna (o purtroppo), i risultati di queste politiche avranno un punto di caduta statistico e numerico non emendabile e crudele quando arriveranno i risultati. La congestione crescerà, il traffico crescerà, l'incidentalità crescerà, l'inquinamento crescerà così come - se il provvedimento verrà preso sul serio - cresceranno le vendite di vetture nuove e anche il tasso di motorizzazione ovvero di auto-per-1000-abitanti. In totale contrasto a quel che succede in qualsiasi altra città europea e ormai anche italiana. 

Oggi i giornali hanno raccontato questo provvedimento prendendo i dati dal comunicato stampa e evitando qualsiasi commento e analisi. Noi abbiamo cercato di farvi capire la cattiva fede e il secondo fine propagandistico (oltre che l'abisso culturale) di chi approva provvedimenti che non si possono far rispettare stante le condizioni delle tecnologie e della Polizia Locale e che, storicamente, nessuno mai rispetta (trovateci un romano con una vettura vecchia che si ferma ai "varchi" - che non esistono salvo qualche antico cartello ricoperto di adesivi e graffiti - della ZTL Anello Ferroviario). E che, paradossalmente, produrrebbero degli effetti nefasti (corsa all'acquisto di auto nuove, indebitamento delle famiglie, modifica delle priorità) anche se venissero pedissequamente rispettati. 

27 ottobre 2016

5 minuti di video dell'orrore da Piazzale Flaminio. Perché difendono questo schifo?

Oggi il Consiglio Comunale dovrebbe esprimersi - dopo che il Consiglio Regionale ha per fortuna rigettato la cosa - sulla ridicola richiesta di proroga dell'entrata in vigore della Direttiva Bolkestein. 
Il trucco è sempre lo stesso, quello della vecchia politica: ho un obbligo, magari proveniente da organi superiori e sovranazionali, non faccio un ciufolo per ottemperarlo e quando arrivo a ridosso della scadenza chiedo una proroga perché "non c'è tempo di fare tutto quello che è necessario fare". Insomma, il motivo per cui l'Italia è lo zimbello del pianeta.

Su questo crinale sta ballando da mesi il Movimento 5 Stelle, la parte politica che si presentava come fautrice del nuovo e che invece di rivoluzionare la città sta puntellando con il massimo impegno tutte le mafie che l'hanno distrutta, mangiata da dentro, scarnificata, sfigurata. Dai sindacati ai tassinari passando appunto per la mafia delle bancarelle. 

Le bugie in questi giorni si sono sprecate: la direttiva Bolkestein distrugge il lavoro di migliaia di famiglie? Falsissimo. Tutt'al più alle attuali famiglie vengono sostituite altre famiglie (che non si capisce perché dovrebbero, in un mercato libero, avere meno diritti di concorrere per una pubblica concessione) ma la verità vera è che non esistono famiglie, esistono pochi gruppi di potere che hanno accumulato decine e decine di concessioni e che le fanno fruttare mettendo a lavoro schiavi extracomunitari. La direttiva Bolkestein fa entrare le società di capitali nel mondo dell'ambulantato? Non ci sarebbe niente di male, benvengano le grandi ditte che finalmente pagherebbero tasse e contratti veri ai dipendenti, ma non è così perché comunque non si potranno accumulare più di un tot di licenze per soggetto.

In realtà la direttiva Bolkestein è l'unica opportunità per riformare un settore che è un autentico cancro maligno per la città. Uno scenario che non esiste neppure in Nord Africa o in India come ben potete vedere dal video. Grazie alla Bolkestein è possibile riformare i posteggi facendo finalmente applicare il codice della strada, ridurne il numero, toglierli da vicino ai monumenti grazie al Codice dei Beni culturali e al Tavolo del Decoro. Tutte cose che non si sono fatte negli anni perché "ci pensiamo con la Bolkestein", e adesso la vogliono rimandare sine die. Grazie alla Bolkestein le nostre strada potranno smetterla di essere umiliate, pericolose, insicure, sfregiate. I negozianti che soffrono come cani potranno piantarla di avere una concorrenza sleale che sta contribuendo a farli chiudere (quelle, sì, sono vere famiglie che sono andate per strada). Il settore, a detta di tutti, è un concentrato micidiale di corruzione, degrado, concorrenza sleale, evasione fiscale, lavoro nero, spregio delle regole, insicurezza, violazione del Codice della Strada e di mille altre leggi dello stato. 


Tutti questi discorsi erano gli stessi identici che Andrea Coia - presidente oggi della Commissione Commercio - faceva per filo e per segno quando era consigliere del VII Municipio. Poi, diventato consigliere comunale, ha cambiato completamente registro diventando fiero difensore di ogni cosa è ambulante: dai camion bar alle bancarelle passando dallo schifo di3 Piazza Navona. Con una impostazione politica che non solo umilia il mandato elettorale (i Cinque Stelle sono stati mandati nei palazzi per cambiare tutto, non per arroccarsi assieme a lobbies e mafie, e ci si sarebbe aspettati da loro che pubblicassero i nomi e i cognomi di chi ha consentito lo stupro bancarellaro della città - assessori, dirigenti, vigili... - e non che difendessero le camorre degli ambulanti che tutto il mondo conosce come criminali), ma che non è stata mai vista - a questi livelli - neppure ai tempi di Alemanno. 


Una truffa elettorale in piena regola che i Cinque Stelle stanno portando avanti pur sapendo che la cosa gli costa enormemente a livello di consenso e pur a prezzo di grosse lacerazioni e conflitti interni (perché anche nei Cinque Stelle è pieno di persone oneste che si vergognano di quanto sta accadendo): pensate voi quali inquietanti interessi e collusioni tra politica e affari ci possono mai essere dietro per arrivare a questa forzatura. Altro che politici nuovi: siamo in presenza di un sistema, di una spudoratezza, di una commistione di interessi, di una attenzione al denaro e di uno spregio del bene comune che non era mai stato sperimentato prima con questa aggressività e questa decisione.

26 ottobre 2016

Attenzione: sui frigoriferi Raggi ha ragione. Ma non lo sa e non sa dirlo

L'amministrazione sta facendo dei danni incredibili alla città, sta prendendo delle direzioni sbagliatissime dalle quali sarà complicato tornare indietro, sta adottando delle scelte micidiali che porteranno disoccupazione, povertà, abbandono, degrado per i prossimi 25 anni (Ex Fiera, Torri dell'Eur, Stadio, ambulanti...), ma la creatività popolare per deridere e mettere in difficoltà Virginia Raggi su cosa si concentra? Sui frigoriferi ovviamente! Ovvero sul nulla. 

Come vi stiamo spiegando da settimane, siamo tornati in pieno mood alemanniano. Con una giunta che smonta la città al di là di ogni decenza e con satira e giornali che si occupano delle nevicate e del sindaco che chiama eseccito. E' un po' come al tempo di Marino quando tra le tante cose che pure si potevano addebitare all'amministrazione, Crozza decise di buttarla sulle "rastrelliere", incurante del fatto che il sindaco genovese avesse fatto provvedimenti (giusti e sbagliati) in tutte le direzioni fuorché in quella della ciclabilità. Così facendo la satira (e i flame sui social) travisano la realtà ancor più della stampa generalista assommando all'ignoranza del popolo, anche la confusione delle priorità. Ed è tutto dire.

Dopo l'intervista di ieri a Repubblica, la sindaca Virginia Raggi è stata presa di mira perché ha paventato che alcuni dei rifiuti lasciati in strada a Roma siano lì non per reale necessità di liberarsene di chi li ha abusivamente sversati, ma per mettere in difficoltà l'amministrazione. 
Ebbene questa lettura, da tutti dipinta come complottistica, è vera. O per lo meno verosimile. Insomma, il sindaco ha sostanzialmente ragione. A Roma la monnezza è sempre stata usata in maniera mafioseggiante come strumento di pressione. Non è affatto una novità e lo stesso è successo ai tempi di Marino: lui spingeva per interrompere il monopolio dei Re dei Rifiuti e la città si riempiva di rumenta in ogni angolo grazie ai tentacoli che le lobbies del pattume avevano e hanno non solo nella parte finale del trattamento, ma anche nella parte iniziale, nella raccolta, fino all'ultimo operaio. 

Il punto dunque non è la cosa in se, che anzi merita approfondimento, analisi e indagine e che la sindaca ha fatto bene a porre all'atenzione. Il punto è piuttosto la maniera cretina con cui viene detta. Cretina! Sui rifiuti ingombranti c'è da fare molto i seri: la situazione è emergenziale e umiliante in tutta la città (lo è anche sui rifiuti non ingombranti per la verità), e non si parla soltanto di frigoriferi visto che su alcuni marciapiedi vi sono interi soggiorni per tacere dell'invasione dei materassi. Il primo motivo è la sospensione della raccolta domiciliare dei rifiuti ingombranti da parte di AMA, appena arrivata questa nuova amministrazione la raccolta si è interrotta e chissà quando si sarà in grado di farla ripartire (non solo per colpa delle sconfinate incapacità e inefficienze dell'amministrazione comunale, ma pure per una burocrazia ridicola la cui radicale e improcrastinabile riforma non appare colpevolmente tra le priorità del governo e che richiede mesi se non anni per portare a dama semplici gare d'appalto) il tutto si affianca ad un funzionamento a singhiozzo delle isole ecologiche - pur menzionate dalla sindaca nell'intervista - che sovente sono piene e non raccolgono i rifiuti; il secondo motivo è il proliferare di ditte abusive di traslocatori che si pubblicizzano in maniera illegale (i famosi adesivi di cui parliamo da 10 anni); il terzo motivo è la totale inciviltà dei cittadini alimentata da controlli pari a zero (ti basta uscire dal Comune di Roma di qualche metro e scopri che a Ciampino chi sversa abusivamente lo pizzicano con la videosorveglianza facendo così passare a tutti la voglia di giocare). E poi, oltre a tutti questi fattori, c'è probabilmente chi gioca a tenere alta la tensione, chi piazza rifiuti in bella mostra perfetti per le foto sui blog e sui social, in modo da mantenere in difficoltà l'amministrazione e magari spingerla a adottare soluzioni emergenziali. 

Il discorso insomma era, è e sarà molto complesso, dietro ad ogni frigo piazzato sul marciapiede c'è un mondo su cui ragionare. Andava articolato (come vedete sarebbero state sufficienti poche righe) e declinato. Il sindaco invece, nell'intervista col direttore di Repubblica, ha deciso di cavarsela con una battutina delle sue. La solita figura da sciocchina (sciocchina!) che però ricade su tutta la città, sulla sua reputazione, sulla sua credibilità nazionale e internazionale e fa scomparire tutto - anche i problemi seri - sotto ad una coltre di satira di quart'ordine. "Uhm, strano, forse tanti stanno rinnovando casa". Cioè hai un problema clamoroso, hai la possibilità di raccontarlo sul più letto giornale del paese e fai una battutina imbecille? Dici e non dici? Mandi un pizzino come fa la criminalità organizzata invece di parlar chiaro come dovrebbe fare un amministratore responsabile che parla ai suoi cittadini e a tutta Italia? Ma che razza di modo è? 

Nulla è "strano", non esistono cose "strane". Esistono cose giuste o cose sbagliate. Quelle sbagliate vanno spiegate e denunciate con lucidità e chiarezza. Non col detto-non-detto.

Come spesso le capita (guardate questa circostanza ad esempio!) la sindaca ha ragione su merito, ma nel metodo diventa semplicemente ridicola. Indifendibile, patetica, irritante, sciatta, insopportabile, odiosa. E' raggelante pensare alle centinaia di migliaia di euro che ogni giorno spendiamo per lo staff di comunicazione della sindaca con questi risultati che insultano la dignità e il buon nome della città mettendola continuamente alla berlina. Se la sindaca ha uno staff di comunicazione capace gli dia ascolto (visto quanto è pagato!); se invece ha uno staff di comunicazione incapace lo sostituisca (visto quanto è pagato!). Ma in ogni caso la smetta di (farci) fare figure di mer*a di fronte al mondo e si renda conto di essere la prima cittadina di una capitale europea.

Ancor più grave, è necessario sottolinearlo, la chiosa dell'assessore all'ambiente Paola Muraro sulla questione. Invece di tacere, come dovrebbe fare il più possibile magari iniziando ad occuparsi di parchi e sviluppo del verde o di dare alla città un piano rifiuti che assolutamente non ha, Paola Muraro ha rincarato la dose: "si si, dove puliamo loro portano di nuovo rifiuti" dando per scontato che "loro" sono i poteri forti, i cattivi, i nemici dell'amministrazione. E insistendo: "ai Giureconsulti abbiamo pulito tutto e dopo poco era pieno di rumenta". Ma signora Muraro, lei ipotizza reati ambientali gravissimi e se la cava così? Con una dichiarazioncina ai giornali a sostegno della sindaca sotto attacco? Se la Muraro ha questo sospetto dove sono i documenti che comprovano la denuncia del fatto alla procura della Repubblica? Perché in qualsiasi altra città italiana a fronte di questi accadimenti i Carabinieri piazzano telecamere e pizzicano nel giro di 24 ore i criminali mentre a Roma si fa dibattito da salotto, dichiarazioni ai giornali modello vecchia politica e battute sui social media? Come si fanno a trasformare reati ambientali in elementi di folklore sui quali costruire una narrazione politicheggiante sciatta fatta di demagogia da provincia e battute che non fanno ridere nessuno?

Per il passaggio dalla modalità "sciocchina" alla modalità "sindaco di una delle più importanti città del pianeta" bisogna attendere ancora quanto, Virginia Raggi?

25 ottobre 2016

Video. Ieri all'ora di cena spaccavano la Laurentina per montare cartelloni abusivi

Transiti sulla Laurentina, nella parte più centrale, quasi all'incrocio con la Colombo, vedi due tizi che stanno massacrando un marciapiede, in tutta la sua larghezza, uno perfora un buco, un altro fa un altro foro. Non ci puoi credere. La tua testa torna agli anni 2009/2010 quando le famigerate ditte della cartellopoli romana, scatenate, si divoravano ogni spazio pubblico cambiando la faccia alla città.

Non ce la fai a far finta di niente. Ti fermi. Rischi (di brutto). Provi a parlarci, vendono dall'est. "Ragazzi ma...". "Senti non ci dire niente, qua funziona così". "Ma che vuol dire funziona così?". "Che vuol dire? Vuol dire che noi venendo qua pensavamo di trovare una città civile, invece in questa città una mano lava l'altra" dice facendo il verso di lavarsi le mani e forse non capendo neppure cosa significa il detto. "Ma quindi è tornata la pacchia, tutti fanno quello che gli pare?". "Eh già, sono finiti gli anni brutti. Ma poi noi stimo solo spostando un cartellone, stava dritto e lo mettiamo storto in diagonale così vale di più". "E arrivate all'ora di cena e vi mettete a spaccare un marcipiede pubblico? E poi in questo modo praticamente lo occupate tutto". "Eh...". "Sentite se vi girate di spalle vi posso filmare?". "Va bene"...

Tutto vero, successo ieri sera. Indirizzo del "misfatto" e nome della ditta disponibili a chi volesse approfondire. Inutile sottolineare come non possa esistere nessuna città del mondo dove una ditta privata, seppur autorizzata, possa gestire in questa maniera il concetto di "cantiere pubblico", inutile sottolineare come in una città non governata le lobbies più fameliche (i cartellonari sono di questa stirpe) si sentano onnipotenti, inutile spiegare l'assurdità di vedere un assessore al commercio che fa video parlando di Piazza Navona (ovviamente a favore delle bancarelle) e trascura una partita clamorosa come quella degli impianti pubblicitario.
Negli anni della Giunta Marino l'aria era totalmente cambiata. Non è un discorso di rimozioni (quando vedete rimozioni, sappiate che si sta giocando la partita dei cartellonari, ma dalla parte loro), è un discorso di atmosfera, di mood e di provvedimenti. Se vedevi una scena del genere un anno e mezzo fa la tuittavi a Marta Leonori (o mandavi una mail all'apposito indirizzo) e partiva subito la filiera dei controlli. I cartellonari si sentivano braccati. E' tutto scomparso. Rewind di sei o sette anni. Come ebbe a dire Lirio Abbate il giorno delle dimissioni di Marino: "mafia ride". 

In questo senso le domande sono: a che punto è il Prip? Perché non si va avanti? Come mai gli uffici stanno facendo melina? Perché non si controdeduce ai piani particolareggiati dei Municipi e non si porta tutto il pacchetto in giunta? Come mai qualcuno mette in discussione l'impianto che tiene in piedi il bike-sharing? 

24 ottobre 2016

Filmato ripugnante. Basta un telefonino per interrompere un mega scippo a Termini

Sabato ore 15 circa. Scendo dalla B e mentre mi dirigo a prendere la A, vedo le solite bande di borseggiatrici che attendono polli da spennare sedute tranquillamente con un paio di neonati a tracolla. 
Non vado di fretta e aspetto per fare il solito video con l'idea di mandarvelo e salvare qualche povero ignaro turista da razzìa sicura.
Arriva il treno e puntano la preda perfetta: un folto gruppo di pellegrini con tanto di pennacchio che sembra dire "venite a derubarci". Le quattro partono come iene che vedono con occhi iniettati di sangue tante belle carcasse di animali morti.

Segue la solita tecnica di accerchiamento con due che si occupano di una porta e due di un'altra. Io seguo le meglio piazzate e poco dopo una si accorge di essere ripresa e come sempre si copre il viso. L'altra invece ci regala uno show niente male...
Poi fuggono tutte verso la metro A e le seguo. Anche qui un siparietto degno di nota: uno dei pargoli si era cagato addosso e per le scale c'era una tale puzza che qualcuno stava per vomitare. Seriamente eh...
Arrivederci alla prossima avventura.
Ruggiero

23 ottobre 2016

Domenica tutti in bici sull'Appia Antica? Ormai, semplicemente, passa la voglia






E' domenica, c'è il sole, andiamo a fare una passeggiata in bicicletta sull'Appia Antica!

Questa idea e questa esperienza potrebbero essere tra le "Top 10 things to do" in tutte le città del mondo, ma per fortuna solo Roma può vantarla. Al tempo stesso solo Roma può riuscire a deturparla trasformando un posto unico sia per la storia sia per la natura nel più sciatto dei parcheggi a cielo aperto.

Nelle foto che vi mando c'è tutto il tipico repertorio romanaro: macchine in palese divieto di sosta a lato delle carreggiate, camion-bar trash di fronte all'entrata delle catacombe e parcheggio autobus nella piazza antistante. Questi ultimi due temo siano pure regolarmente autorizzati, che è peggio!

Che dire? Affittiamo le bici nel chiosco del parco (ragazzi davvero bravi tra l'altro, parlano inglese, rilasciano la ricevuta) e poi dritti in mezzo alla giungla di auto parcheggiate a destra e sinistra, con trogloditi che sgommano sulle pietre millenarie per rientrare nelle loro ville abusive. Non credo che servirebbe molto per cambiare le cose, giusto qualche telecamera fissa ed una chiusura ZTL. Tutto peraltro progettato e impostato e sostenuto dagli eroi che gestiscono il Parco dell'Appia Antica.

Ce ne torniamo a casa con tanta tristezza, con la sensazione che questa città stia peggiorando lentamente ogni giorno, in un fenomeno di selezione avversa delle risorse umane per cui chi ha le possibilità se ne va. E rimangono solo i peggiori.
Lettera Firmata

*Già,
è proprio questo il punto. Chi può se ne va, lascia il campo ai cafoni. Passa la voglia di fare le cose. Si cerca di andare via, di passare finesettimana all'estero, semmai si sta in casa. E così lo spazio pubblico e le aree comuni restano ancor più preda di sottosviluppati, coatti, trogloditi, feccia. E' un processo che può essere reversibile soltanto se ci si mette lo stato, il Comune, l'autorità. 
Non sembrano tuttavia averne nessunissima intenzione. E dopo il finto cambiamento di questi mesi, quando si è riuscita a spacciare una patetica restaurazione per una rivoluzione, le speranze delle persone per bene sono sempre più sottili così come la voglia di combattere.
E comunque le telecamere per proteggere la strada no eh! Pecarità! Si era offerta la Società Autostrade, con un ottimo progetto. Ma è un "privato" che poi ne ricava in visibilità e "si fa pubblicità sfruttando il nostro patrimonio" dunque sciò. Molto meglio che il patrimonio lo sfruttino i suv.
-RFS

22 ottobre 2016

Il bluff del software libero e la rivoluzione informatica a budget 0 del Campidoglio

I cittadini romani hanno qualcosa di cui preoccuparsi in più rispetto a tutto il resto. Non che fino ad ora siano mancati motivi per drizzare le antenne, anzi, ma sta succedendo qualcosa che merita forse un po' di attenzione in più.
Con la delibera n.55 del 14 ottobre 2016, la Giunta ha delineato una strategia digitale che definire allucinante è dire poco. 

L'amministrazione vuole migrare i 60mila dipendenti del Campidoglio su software open source. L'iniziativa, lo diciamo subito, sarebbe positiva. Per chi non capisce molto di queste cose un po' nerd, semplifichiamo: i software si dividono sostanzialmente in due categorie: proprietari e open source. Ciò significa che se in una azienda viene installato un software proprietario, il "motore" di questo software appartiene all'azienda che l'ha inventato, su cui ha investito. Quindi devi pagare una licenza per usarlo, e questa licenza costa un sacco di soldi. Sopratutto per una grande azienda, quale il Campidoglio ovviamente è. Attualmente a Roma si usa SAP, uno dei software gestionali migliori al mondo. 

Poi ci sono gli open source. In questo caso, il "motore" non è "di proprietà" di qualcuno, come nel caso della multinazionale tedesca SAP, ma è aperto, condiviso con la comunità. Ciò significa che può essere acquisito gratuitamente, senza pagare una licenza, senza essere legati ad alcun diritto commerciale o di altro genere nei confronti del fornitore. Può essere modificato e personalizzato senza chiedere permessi o senza doversi affidare per forza a "partner" distribuiti sul territorio, che hanno un contratto con SAP e operano in base a precisi criteri nonché tariffe.

L'amministrazione Raggi, insomma, vuole cambiare il mondo informatico della Capitale e passare all'open source. Tutto bene. Anzi, molto bene: con il software libero si risparmiano un sacco di soldi di licenze e il fatto che sia disponibile alla comunità gratuitamente contribuisce al progresso, alla diffusione della conoscenza, senza arricchire nessuno (sempre che ciò sia visto come un male, ma questo è un altro discorso!).
Rimane il fatto che un conto è acquisire questi software liberi, un conto è personalizzarli, installarli, farli funzionare realmente.
Immaginate che compito titanico sia cambiare il software sui cui gira il Campidoglio, con la sua contabilità, con i suoi sistemi di gestione delle risorse umane, con tutte le sue partecipate... un incubo! Una roba da far tremare le vene ai polsi, qualcosa per cui servono competenze stellari, professionisti di livello altissimo. In ogni caso una bella sfida.
Ovviamente, non si può correre il rischio che la migrazione sia fatta alla carlona, che il sistema si intoppi bloccando la città più di quanto non lo è già, che ci sia una perdita di dati o infiltrazioni di hacker durante la migrazione dal vecchio al nuovo sistema. Tutto ciò potrebbe esporre dati coperti da privacy o da segreto istituzionale e via dicendo. 
Ma quindi dov'è il problema? Il problema risiede nel fatto che l'amministrazione ha intenzione di portare a compimento questa migrazione... aggratis!

Se non ci credete, leggete voi stessi, a pagina 4, i 5 commi in cui è redatta la delibera. E concentratevi sul n.2, dove si scrive che l'amministrazione vuole "coinvolgere, a titolo gratuito e senza alcun onere a carico dell’Amministrazione Capitolina, le realtà esperte di software libero per agevolare la migrazione verso tale tipologia di software e svolgere iniziative mirate alla formazione del personale dipendente".

A parte la totale inconsistenza programmatica e la totale assenza di un impegno vincolante (i termini promuovere, agevolare, organizzare, proporre sono sempre utilizzati dalla vecchia politica per non fare niente e dare l'impressione di governare), ciò che deve farci tremare oggi è la prospettiva che si voglia intraprendere un grande ed epocale progetto informatico che coinvolgerà milioni di cittadini e 60mila dipendenti senza pagare i professionisti che devono fisicamente realizzarlo. Quando tutti sanno che il software open source è sì gratuito in quanto tale, ma richiede molte più competenze di set up proprio per questo. Peraltro, spesso, rendendo praticamente nullo il risparmio ottenuto sulle licenze.

Software libero non significa "lavorare gratis", perché l'acquisizione del codice sorgente è sì gratuita, ma non è gratuito il lavoro di intere aziende e corposi team di informatici che poi sulla base del codice sorgente elaborano, installano e perfezionano sistemi "cuciti" addosso alle esigenze del cliente. L'amministrazione grillina vuole invece che le "realtà" romane esperte di software libero prestino il loro tempo e le loro competenze a titolo gratuito. Pubblicando una delibera che punta a cambiare il mondo, ma senza stanziare un centesimo di budget. Tutto ciò è deprimente se non altro per due motivi.
Il primo è etico: in tempi di disoccupazione giovanile dilagante si vuole che professionisti di livello prestino le loro competenze, assommate dopo anni di duro lavoro, fatica, impegno e studio, senza essere compensati. Nemmeno con un rimborso spese! 
Il secondo è politico-giuridico: chi si prende la responsabilità dei probabili incidenti di percorso in una migrazione tecnologica di questo tipo? Chi risponde legalmente se dovesse verificarsi una perdita di dati, un'infiltrazione di hacker, un blocco del sistema che manderebbe in tilt interi settori dell'amministrazione? Quando paghi un servizio, paghi anche la responsabilità contrattuale che il fornitore ti deve garantire. Anche in tribunale, se del caso.

A Roma no. A Roma si vuole mettere in mano a qualche fricchettone, a titolo gratuito, il futuro dei sistemi informatici della città. Questa è la trasparenza, questa è la serietà che il M5S vuole mettere in campo.
E' evidente che aggratis saranno solo i peggiori a dedicarsi al progetto. I migliori, infatti, non hanno tempo da perdere con dei dilettanti allo sbaraglio, sono pieni di lavoro e sono per fortuna ben pagati. 
Ed è evidente che al primo crash, chi presta opera gratuitamente farà spallucce e dirà "ao, ma lo faccio aggratisse... che pretendi?".
Lorenzo


*Caro Lorenzo,
un'altra cosa importante e cruciale trasformata in ennesima battaglia ideologica da liceali. Non condividiamo la lettera: non c'è nulla da temere perché nulla si farà. La inconsistenza della delibera lo fa capire chiaramente. E ti sei dimenticato di menzionare tutto il discorso della formazione, che il Comune vorrebbe affidare ad associazioni di fricchettoni composte da due o tre persone. Due persone chiamate a formare 60mila dipendenti duri come le pigne, incapaci, vecchi, svogliati, analfabeti informatici puri... Distillato di mediocre ideologia per aumentare un pochetto il numero di provvedimenti approvati. Tanta tristezza. Dopodiché ovviamente speriamo di sbagliarci eh!
-RFS

21 ottobre 2016

Il Municipio della Vergogna. Gli assessori del 14esimo e i loro magheggi


Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nuova lettera sulla situazione incresciosa che (per fortuna da qualche giorno menzionata anche dalla grande stampa cittadina) si è venuta a creare nel XIV Municipio, territorio fin dal primo giorno dopo le elezioni amministrato all'insegna delle collusioni, delle connivenze, della totale incapacità (la lettera non menziona la situazione di totale paralisi del territorio sotto ogni punto di vista, specie per quanto riguarda il sociale e i più deboli), della assoluta mancanza di trasparenza e della totale opacità delle scelte, delle nomine, delle persone. 

***

La circonvenzione dell'elettorato incapace, inetto e credulone raggiunge picchi altissimi, impensabili e sbalorditivi nel Municipio XIV, “il raggiro degli innocenti” potrebbe essere il titolo di un filmetto di quart'ordine se non fosse la squallida realtà che da oltre 100 giorni devono subire i residenti del territorio. Elettori storditi che sognano il Dibba Papa ma si ritrovano l'improbabile ed impresentabile Drakula Maggi da mantenere nelle Istituzioni a carissimo prezzo come Assessore, che hanno Alfredino che non sa che pesci pigliare a rappresentarli nella lotta quotidiana contro traffico, roghi tossici, autobus tagliati, treni carovana, rovistatori e monnezza, tanti iniziano a pensare alla fuga. Ad emigrare.
Sin dal primo articolo uscito su questo blog sul radicamento del M5S nel XIV Municipio e le sue connivenze con il mondo dei centri sociali, centrammo subito la gravità della situazione, la creduloneria popolana abusata per cavalcare il malcontento e prendere le chiavi della città oggi e probabilmente del paese a breve. Tutto nel M5S romano parte e ritorna dall'Ex Lavanderia, enorme padiglione pubblico nel complesso del Santa Maria della Pietà, okkupato da strampalati personaggi che sottraggono una potenziale risorsa alla città per fare business alla socialara, con sagre, osterie, balera e bar abusivo aperto proprio davanti l'ufficio tecnico municipale in un padiglione formalmente di proprietà della Asl, incredibile resa del nostro Stato davanti la prepotenza e l'abuso di forza di una ventina di kompagni parakuli che si potrebbero sgomberare una mattina qualsiasi con 5 minuti di impegno e successivo addebito di tutte le spese e delle utenze sottratte alla collettività in oltre 10 anni di vergognosa, sciatta e furba Kultura come la chiamano loro.

Drakula Maggi continua ad essere il factotum dell'Ex Lavanderia ma è ormai clamorosamente uomo delle Istituzioni grazie al prode Presidente Municipale Alfredino, il compagnuccio delle superiori ripetente di Andrea Severini in Raggi, assunto in Atac su miracolosa chiamata diretta dall'ufficio di collocamento, che senza titoli, meriti o selezioni lo ha nominato Assessore alle Politiche Sociali con delega tra l'altro all'Emergenza Abitativa che per un okkupatore è il massimo della libidine: Drakula alla Croce Rossa appunto, da qui il soprannome; è bene ricordare che l'istituzionalizzazione dell'Ex Lavanderia iniziò con l'elezione alla Camera dei Deputati della sarda/piemontese Federica Daga, sua compagna nella vita, nessuna laurea, nessuna esperienza lavorativa di rilievo, nessun merito particolare ma grazie ad un video inquietante sull'acqua pubblica girato proprio davanti all'Ex Lavanderia in cui parlava di limoni e lavatrici, convinse i fenomenali grillini romani a farsi votare addirittura al primo posto delle Parlamentarie 2013 davanti alla Zarina Lombardi, alla Sora Taverna ed al Dibba per capirci...
Drakula Maggi a modo suo è un eroe, arrivò forse per primo a capire che il M5S sarebbe stato il passepartout dei centri sociali per entrare nelle Istituzioni e poterle balcanizzare dall'interno, tanto il radicalizzato elettore medio grillino è un perfetto talebano, crede ai mantra di Grillo, al merito, al curriculum, all'uno vale uno: si fiondò a testa bassa nell'allora Associazione Amici di Beppe Grillo romana in cui vorremmo capire se addirittura ne diventò temporaneamente il Presidente ma naturalmente online è tutto sparito o secretato ed è impossibile verificare se cotanto personaggio ebbe addirittura ufficialmente le chiavi romane di quello che oggi è il partito del Sindaco, magari qualcuno può smentire o aiutarci ad approfondire le voci che confermano questa supposizione drammatica.
Di sicuro vi è il fatto che Drakula Maggi nel 2008 si candidò alla Presidenza del Municipio XIV (allora XIX) e sfiorò un miracoloso 4% per l'epoca, risultato notevole che purtroppo pesa in termini concreti il valore dell'Ex Lavanderia e dell'accozzaglia del mondo socialaro che ci gira intorno. Da allora fu un crescendo per Drakula Maggi, l'Ex Lavanderia ed il M5S romano con addirittura il matrimonio sancito il 14 dicembre 2013 con la prima, clamorosa, unica ed ultima Assemblea pubblica romana tra cittadini, attivisti, eletti del M5S romano svoltasi in un locale pubblico okkupato: l'Ex Lavanderia. Data da ricordare ogni volta ai paladini dell'onestà, parteciparono Consiglieri Municipali, Comunali, Regionali, Deputati e Senatori ma soprattutto l'allora nastro nascente del M5s romano, la Sindaca Virginia Raggi che all'Ex Lavanderia deve tantissimo ed anche qualcosa in più.

Tornando ai giorni nostri ed alla triste realtà del Municipio della Vergogna, il XIV, dopo l'ultimo articolo sono apparsi tempestivamente i documenti reddituali e patrimoniali degli Assessori della giunta del Presidente Alfredino e la prima impressione a leggerli è di un livello medio bassissimo, persone che hanno riempito curriculum con roboanti incarichi ed esperienze lavorative ma che in concreto faticano ad arrivare a 9.000 euro di reddito da lavoro lordo annuale, docenti, formatori, liberi professionisti, superstar, archistar che a primo impatto o sono sottopagati e sottostimati nel mondo reale, o sono evasori o hanno gonfiato maldestramente mentendo i propri curriculum.

Approfondiremo a breve soprattutto i legami tra la Consigliera M5S Sara Pompili ed il plenipotenziario Assessore al Bilancio ex candidato Bacciniano Carlone Cini, professorone, dottorone, formatorone, più titoli, cariche, onoreficenze e qualifiche lui che luci un albero di Natale acceso la sera della vigilia ma che trovano improbabile riscontro in redditi da lavoro nel 2015 pari a 8.485,00 euro lordi. Anno non troppo buono per la “Cooperativa Sociale di Tipo B Glocal Servizi Integrati” nella quale risulta fondatore ed Amministratore e la Consigliera Pompili Presidente? Forse nel 2015 non è andata benissimo anche alla “Santi Pietro e Paolo patroni di Roma formazione srl” nella quale la Consigliera Pompili è Coordinatrice dei processi di progettazione ed erogazione dei servizi e l'Assessore ne è Amministratore unico e socio di maggioranza assoluta? Il legame tra Assessore e Consigliera prosegue anche nella onlus Istituto di Alta Formazione Erasmo da Rotterdam in cui l'assessore è Presidente e la Consigliera è (era?) Tesoriere.
Cosa aspetta il buon Colabello, presidente PD della Commissione Trasparenza del Municipio ad approfondire e chiedere delucidazioni su tutti questi intrecci e legami? Dobbiamo fare un articolo approfondito noi in modo che possa scopiazzarlo e senza citarci rivendersi esclusiva, pezzo, inchiesta e risultati come nel caso Menna – Salamone - Studio a+4? Storiaccia di cui abbiamo ampiamente parlato che narra il legame tra un altro Assessore di Alfredino, il buon Menna (reddito da lavoro lordo 2015 pari a 9.413 euro...) ed il Consigliere M5S Salamone. Leggere le dichiarazioni stampa della capogruppo M5S fuoricorso Giaracuni (reddito 0 nel 2015) sull'argomento fa capire che a breve potremmo pensare di scrivere un libro di barzellette su Alfredino ed i suoi compari e forse diventeremmo ricchi... Intanto per fortuna la faccenda assurda dello Studio a+4, dopo i nostri mille articoli e dopo il lavoro di Colabello in Commissione Trasparenza (un po' di video emblematici qui), è arrivata su tutti i giornali nei giorni scorsi. Ma si tratta solo di una delle mille altre schifezze presenti. 
Ma le sorprese nel XIV Municipio sono continue, oltre ogni aspettativa, quasi quotidiane, Drakula Maggi, che Alfredino ha dovuto nominare Assessore alle Politiche Sociali ed all'Emergenza Abitativa factotum dell'Ex Lavenderia, uno che professandosi grillino duro e puro dalla prima ora vorremmo pubblicasse le sue ultime dieci dichiarazioni dei redditi in onore della trasparenza e dell'onestà, storico disokkupato che okkupa, pubblica invece un inquietante cedolino al posto della dichiarazione dei redditi 2015. E' furbastro, lo abbiamo già scritto, non pubblica almeno la prima pagina della dichiarazione dei redditi od un'autocertificazione in cui dichiara di essere disokkupato nel 2015, no, lui pubblica un cedolino in cui risulta dipendente presso “Le due erbette” negozio di Via di Torrevecchia 344, ma evidentemente nella fretta e sotto pressione non annerisce il nominativo del soggetto sostituto d'imposta che erroneamente viene pubblicato e risulta essere Livia Marigliano. E chi è Livia Marigliano? E' una consigliera M5S che Alfredino ha nominato Presidente della Commissione Scuola, titolare del negozio dove è stato assunto Drakula Maggi. In che data è stato assunto? Lo chiediamo a tutti quelli che leggeranno e commenteranno per difendere l'indifendibile, ricordiamo che documenti ufficiali del Municipio indicano che al momento dell'insediamento della giunta, Drakula Maggi risulta non avere okkupazione lavorativa, ma evidentemente la Consigliera Livia Marigliano, Presidente della Commissione Scuola deve essersi commossa dopo (?) la nomina ad Assessore ed averlo assunto presso la sua attività commerciale, e che nessuno osi pensare male tirando fuori la storiella dei contributi figurativi... La conoscete? Beh dai grillini proprio non ci saremmo mai aspettati un giochino così squallido se confermato quando il sito istituzionale del Municipio sarà aggiornato (ma che aspetta Alfredino a rispettare almeno questo punto – peraltro l'unico nel famoso video virale in cui gli altri punti non se li ricordava - del suo programma...?) faremo il calcolo esatto di quanto ci costa un personaggio come Drakula Maggi tra emolumenti, rimborsi, contributi etc etc e rideremo tutti insieme amaramente.

Ma la trasparenza? Vi attaccate a Drakula Maggi ancora? E che sarà mai? A proposito ma Alfredino e gli altri grillini eletti nel Municipio dove pubblicano i propri emolumenti percepiti?
Alfredino ha crediamo anche un triste primato nazionale: tra tutti i 22 grillini lui compreso che governano il XIV Municipio, lui, i suoi 6 assessori esterni ed i 15 consiglieri eletti hanno pubblicato il diniego dei propri congiunti e famigliari a pubblicare i propri documenti reddituali e patrimoniali. Tutti e 22 alla faccia della trasparenza hanno usufruito di un diritto sancito dal Tuel, ma così facendo noi poveri mortali non sapremo mai ad esempio con chi sono sposati, chi sono i famigliari che li mantengono, che proprietà od azioni hanno, che interessi potenzialmente conflittuali potrebbero emergere e dato tutto lo squallore fin qui narrato non ci meraviglieremmo che sia stata una scelta imposta scientemente dall'alto a copertura di imbarazzanti legami affettivi o famigliaristici.

In questo Municipio, che ricordiamo è il primordiale per l'universo grillino a Roma alla luce della provenienza della Sindaca e di ben tre Presidenti di commissione in Aula, dove come ampiamente descritto in altri articoli tutto l'universo M5S è gestito dal triumvirato Drakula Maggi, Andrea Severini in Raggi e Poltronissimo Terranova, scoprire che tre assessori su sei sono legati mani e piedi lavorativamente parlando a tre consiglieri, rafforza il sospetto di opacità nelle scelte, favoritismi, contentini, spartizioni e lancia grida di scarsissima trasparenza nella selezione anche degli altri tre Assessori fin qui non nominati.... a quale consigliere sono legati la presunta docente universitaria Monica Ruffa, 5 pagine di curriculum a fronte di 11.282 euro di redditi da lavoro lordi nel 2015, disoccupata anche lei il giorno della nomina e “l'archistar” Daniele Mancini, l'unico dei 6 assessori con un reddito da lavoro non da fame nera che supera di poco i 40.000 euro lordi? Dove li hanno pescati se una risiede ad Ostia ed uno a Civita Castellana? Hanno fatto la selezione online e non ce ne siamo accorti...?!

Su Valeria Pulieri, vice presidente di Alfredino, ciclista integralista, sulla sua scelta, sul suo curriculum, non vogliamo infierire ed approfondire, per chi fosse interessato, tutto sommato basta fare un giro alla ciclofficina dell'Ex Lavanderia per chiederne referenze e contatti. Tanto tutto principia e finisce da li. 


***
Dunque ricapitolando:
.un presidente di Municipio messo lì a sua insaputa solo perché amico e compagno di classe del marito della Sindaca
.una lista di consiglieri candidati incompleta, scelta senza evidenza pubblica, piena di personaggi che una volta eletti sono fuggiti perché la paga era troppo bassa
.un presidente che in campagna elettorale non ricordava neppure i primi tre punti del programma
.assessore alle politiche abitative un tizio che da anni occupa illegalmente immobili
.assessori e consiglieri tutti sotto il livello di povertà e di sussistenza a guardare la loro dichiarazione dei redditi
.assessori che sono stati assunti nelle aziende dei consiglieri
.assessori e consiglieri con deleghe all'urbanistica e ai lavori pubblici che si occupano di permessi di urbanistica e lavori pubblici nel loro studio privato
.municipio completamente bloccato

E pensare che doveva essere il territorio-modello, visto che è la zona nella quale la Sindaca è cresciuta politicamente e dove la Sindaca abita. Ma non si accorge di nulla? Fino ad oggi non una dichiarazione sua su questo specifico tema.
Boh...
-RFS