Da oggi la Caporetto del trasporto pubblico. 6 motivi per cui c'è da arrabbiarsi

Davvero micidiale il ritorno in città e alle ordinarie attività lavorative per i tanti romani che da oggi riprendono possesso della loro routine.
Ieri sera, in maniera piuttosto inconsueta per tempi (all'ultimo istante) e per modi (solo via web), Atac ha comunicato la rimodulazione delle corse basate sulla reale disponibilità di uomini e di mezzi dell'azienda. In buona sostanza un taglio di centinaia e centinaia di corse spalmante su tutte le linee e su tutti gli orari.

Il progetto parte da una sollecitazione politica di per se condivisibile partita dal presidente della Commissione Mobilità Enrico Stefàno: "non possiamo raccontare frottole, se non abbiamo mezzi è inutile che promettiamo che un bus partirà ogni 10 minuti quando sappiamo alla perfezione che questo non è possibile e che le corse salteranno, tanto vale che diciamo a monte quante e quali corse salteranno in modo che le corse saltate non saranno un problema o una trappola per gli utenti che se le aspettavano". Tutto giusto in teoria, l'applicazione pratica però lascia decisamente a desiderare sotto molteplici punti di vista. Proviamo a vederli. 

1. L'ECCEZIONE DIVENTA LA NORMA: PERICOLOSO
Innanzitutto con questa nuova disciplina le soppressioni diventano norma da eccezione che erano. Se è fatto 100 il servizio che Atac deve dare e per mille motivi riesci a dare 80 perché il 20% se ne va in malfunzionamenti, incapacità ed inefficienze, allorquando dici che ufficialmente il servizio sarà 80 allora rischi che l'erogazione reale sarà 64, ovvero quell'ottanta sottratto dal solito 20% di incapacità, nullafacenze, furberie e quant'altro. Cioè la base attuale rischia di essere il punto di partenza a partire da quale fare nuove corse saltate, nuovi ritardi. Quanto qui, con malizia, vi diciamo si è prontamente verificato stamattina. Basta leggere il tweet qui sotto. Il nuovo orario è considerato l'optimum, e a partire dall'optimum si agitano guasti e ulteriori ritardi. Il taglio dunque è molto più ampio di quanto appare alla resa dei fatti.

Il fatto è che comunque in tutto il pianeta terra i servizi pubblici si adeguano alle legittime esigenze del pubblico appunto, dell'utenza. A Roma, unico caso mondiale, i servizi pubblici si adeguano e si ritagliano attorno alle esigenze dei conducenti, dei lavoratori e dei loro sindacati decisivi per le contese elettorali. Giulio Andreotti diceva che a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca. D'altro canto abbiamo una Sindaca che in campagna elettorale, mentre i suoi competitors si indignavano per uno sciopero Atac di poche ore indetto da sindacati senza scrupoli in concomitanza della partita della Nazionale di calcio, ebbe a dichiarare che l'astensione dal lavoro precisa precisa per i 90 minuti del match era "una coincidenza". Giusto per capire a quale livello di ridicolo arriva il collateralismo e diciamo pure la collusione con certe inquietanti organizzazioni.

Qui la cattiva prassi diventa insomma ufficiale. E i disservizi non sono più qualcosa di anomalo. Tutti, da oggi, sono legittimati e giustificati a offrire un servizio lontanissimo da standard civili.

2. CORSE SOPPRESSE, ORARI COL BUCO
C'è poi da sottolineare che alla rimodulazione degli orari alle soppressioni di corse (qui sotto la lista delle corse soppresse, un'autentica Caporetto) non sono seguiti dei ripensamenti sugli orari delle corse superstiti. Questo a quanto pare creerà autentici buchi tra una corsa e l'altra. Alcune linee diventeranno esistenti di fatto solo sulla carta tanto che trasparenza vera avrebbe voluto pensare direttamente alla soppressione in toto: un servizio pubblico totalmente inaffidabile ed erogato con orari incompatibili con qualsiasi attività è un servizio pubblico che nessuno usa e che, a maggior ragione, promette ciò che non può mantenere. Questo aspetto è molto ben spiegato dal blog Trasporti Pubblici Romani.

3. PROVVEDIMENTO SINE DIE: RITORNO A REGIME? BOH!
L'iniziativa è stata accompagnata da una promessa di agire sulla manutenzione dei mezzi e ripristinare così gradualmente le frequenze. Ma l'indicazione in questo senso è vaga, non misurabile, non ha scadenze di nessun tipo, non si sa quando produrrà effetti. Sui tagli fior di tabelle precisissime e date inoppugnabili, sui ripristini solo una frasetta volante. Il provvedimento è temporaneo, ma non si sa fino a quando. Le officine Atac non hanno scadenze precise, la precisione è riservata solo ai tagli delle corse.

4. NESSUNA PRECISIONE E PUNTUALITÀ IN FERMATA
"I romani sapranno gli orari precisi di passaggio in fermata dei bus" afferma l'assessore Linda Meleo su Facebook. Niente di più falso. Questo esiste in molte capitali del mondo, ma non esiste a Roma. Non c'è un timing degli orari, dove c'è non è e non può essere (viste le condizioni della linea, ne parliamo dopo) rispettato. L'unico bus di cui si sa, forse, l'orario è il prossimo a passare grazie al calcolo spannometrico fatto dall'app. Ma non esiste la possibilità, a meno che non si prenda il bus al capolinea, di avere un timetable delle partenze dalla data fermata.

5. L'ABBONAMENTO NON SI RIMODULA
Ovviamente la rimodulazione degli orari non fa il paio con la rimodulazione dell'abbonamento annuale o mensile che continua a costare la stessa identica cifra pur dando accesso ad un servizio che è la pallida radice quadrata di quello promesso. Una vera umiliazione per gli abbonati e per chi paga il biglietto. Cittadini, tra l'altro, che continuano a convivere con la più allucinante evasione tariffaria d'occidente. Contro la quale non si è ancora fatto nulla e contro la quale a zero stanno i progetti realmente operativi al di là delle buone intenzioni. 

6. STRATEGIE PER MITIGARE GLI EFFETTI NEFASTI? ZERO
Grave errore di comunicazione è stato presentare un piano così duro senza mettere qualcosa sull'altro piatto della bilancia. Le contromisure potevano essere tante. La prima poteva essere la razionalizzazione delle fermate: le linee scontano sovente un numero pleonastico di fermate che allungano a dismisura e inutilmente il tempo giro. Se riduci le corse però abbatti il tempo giro alla fine la qualità del servizio resta simile, perché non si è pensato di farlo? 
Stesso discorso per quanto riguarda il vero cancro del trasporto pubblico romano su gomma (ma anche su ferro in taluni casi): la sosta selvaggia e il traffico. Perché non si è associato questo piano lacrime e sangue con un piano serio e draconiano di corsie preferenziali protette e di liberazione delle fermate dalla sosta selvaggia visto che oggi chi deve salire su un autobus con una sedia o rotelle o con un passeggino deve fare i salti mortali? Girano lettere su lettere di Linda Meleo a Marco Rettighieri per controllare i movimenti del personale, come mai non ne gira neppure una di Linda Meleo al capo dei Vigili per intimargli la massima concentrazione per contrastare il fenomeno della sosta sulle preferenziali e negli spazi di fermata Atac?  

Chi a Roma si serve del mezzo pubblico continua così ad essere umiliato. Come prima e più di prima. Le sbandierate operazioni verità non servono a nulla se fatte a senso unico. E' una grande verità anche l'esigenza assoluta di decuplicare le corsie preferenziali (Meleo qualche giorno fa ha parlato di 30km, ma ha senso far ingerire un'aspirina ad un malato terminale di tumore, oppure sarebbe meglio fargli una bella dose di chemio sperando di salvargli la vita in extremis?), è una grande verità un'evasione intollerabile, è una grande verità la percentuale schiacciante di fermate impraticabili specie per un'utenza debole, è una assoluta verità che il primo problema del trasporto pubblico è la congestione che gli si genera a causa del trasporto privato, trasporto che questa amministrazione non ha ancora fatto nulla di nulla per contrastare: le strisce blu sono ancora quelle di Alemanno, la ZTL è ancora quella di Rutelli, le isole pedonali sono ancora piene di auto parcheggiate, non esiste asservimento semaforico e così bus e tram devono aspettare il verde come fossero macchine private normali e tutto questo non fa che invogliare chi prende l'auto privata a continuare a farlo. Contribuendo alla congestione dei bus costretti a malapena a farsi largo nella jungla di lamiere che nessuno si sta impegnando seriamente e sistemicamente a sfoltire. Si tratta di provvedimenti che si possono fare anche con un Atac in stato catatonico, perché prescindono da Atac.

Dunque o l'amministrazione - al di là dei programmi elettorali pur discretamente impostati sul versante trasporti - non ha precise strategie in merito oppure, se ce le ha, ha omesso di raccontarle ai cittadini proprio nel momento in cui gli somministrava il peggior taglio ai servizi che si fosse mai visto. Quale che sia l'opzione, il quadro è drammatico. L'unica operazione verità è affermare che l'amministrazione se ne sta sostanzialmente infischiando del trasporto pubblico, nascondendosi dietro al disastro di Atac. Ma se la colpa dello stato di Atac è da attribuirsi ad altri, il mancato cambio di passo su tutto il resto d'ora in avanti è colpa di questa classe dirigente. Intanto il nuovo Amministratore Unico dell'azienda esordisce dicendo che il trasporto pubblico a Roma non è poi così male come lo si dipinge...