Il tram 3 torna finalmente a Trastevere. Rischi e opportunità in 6 punti

31 luglio 2016

La notizia del ripristino del tram 3 in tutto il suo naturale percorso a far data dall'8 di agosto è innanzitutto una notizia. E' una notizia che ci sia una data. E' una notizia che tutte le leggende, le superstizioni, le invenzioni sul mancato ritorno dell'ultimo tratto di tramvia (ad oggi da Valle Giulia la vecchia circolare si fermava a Piazzale Ostiense e di lì chi voleva arrivare allo storico capolinea della Stazione Trastevere doveva proseguire trasbordando sui bus su gomma). Si era detto che andava tutta rifatta Via Marmorata perché i marciapiedi non erano a norma, si era detto che mancavano le strisce pedonali (in realtà, incredibilmente, lo aveva dichiarato Atac!), la verità è che non si partiva perché mancavano i mezzi (e perché le precedenti amministrazioni, a differenza dell'attuale, non aveva spinto e sollecitato a dovere gli uffici): in questi 10 anni di chiusura della linea Atac è peggiorata molto, è diventata una pagatrice pessima per i suoi fornitori, ne consegue che non ha più ricambi per i suoi mezzi. Per sistemare guasti e danni ai tram vengono cannibalizzati gli altri tram, alla fine i tram funzionanti sono sempre meno. 

La nuova linea 3 (ma quando diamo un nome decente alle nostre tramvie? T1, T2, T3, T4 e così via) ripartirà in pieno agosto, con il servizio ridottissimo. I mezzi con cui verrà espletata saranno sufficienti a coprire il servizio anche alla ripresa? Gli orari saranno rispettati o i tempi di attesa si allungheranno e i ritmi di passaggio diventeranno più laschi? 
Rischia insomma di farne decisamente le spese anche l'utente a cui l'ultimo tratto non serviva. Chi, ad esempio, doveva andare da Circo Massimo a Trastevere avrà dei vantaggi perché eviterà il trasbordo e la salita sull'autobus in mezzo al traffico. Chi invece, sempre ad esempio, andava da Porta Maggiore a Viale della Regina Margherita potrebbe avere un servizio peggiore. Con tempi di attesa più lungo.

Questa potrebbe però essere una buona occasione per risistemare tutta la linea 3 con degli interventi che, sebbene in parte richiedano degli investimenti (seppur piccoli), in altra parte sono di fatto a costo zero. Il rischio di una linea allungata ma meno efficiente può dunque trasformarsi in un'opportunità in 5 mosse.


1. preferenziali
Buona parte della linea viaggia in corsia protetta bisogna dire, ma non sono pochi i punti in cui il 3 deve avere a che spartire con il traffico indemoniato che rende sostanzialmente inservibile, inutile e molto spesso patetico il servizio. Il caso più grave è quello di Via Emanuele Filiberto. È nato anche un Gruppo Facebook per chiedere la realizzazione di una corsia protetta da cordoli in un tratto dove il servizio del 3 viene davvero totalmente vanificato. Ovviamente fare preferenziali qui, immaginarle a Via Aldrovandi o a Porta Portese ha oggettivamente un costo, ma minimo rispetto agli enormi vantaggi. Ribadiamolo: il collo di bottiglia di Via Emanuele Filiberto rende disfunzionale tutta la linea rendendola totalmente inaffidabile e facendo saltare tutti i tempi. Gli spazi e i modi per fare una preferenziale su Via Emanuele Filiberto ci sono tutti e questa rappresenterebbe la svolta per la linea. 
Naturale, poi, ma questo lo diamo per scontato, il ritorno di un serio cordolo in muratura su tutto l'asse Liegi\Margherita\Elena. Fondamentale.

2. asservimento semaforico
Enormi vantaggi che potrebbero esponenzialmente essere incrementati con un sistema (da sviluppare? Sviluppato ma spento? Ad ogni modo non occorre di certo la NASA per implementarlo!) di asservimento semaforico. Cosa è? Semplice. Un sistema di sensori collegati ai binari e ai semafori che permettono al tram di fermarsi esclusivamente alle fermate, senza dover aspettare il via libera ai semafori. C'è l'incrocio con la Salaria, c'è l'incrocio con la Nomentana? Bene: non esiste che il tram, una volta arrivato all'incrocio, si trova il rosso ed è costretto a frenare, fermarsi, perdere l'azione, poi ripartire sferragliando faticosamente (tra l'altro con consumo di elettricità e usura decuplicati). Un sensore "avvisa" il semaforo che interrompe agli incroci i flussi veicolari perpendicolari e dà la precedenza al tram. Questo piccolo accorgimento riduce immensamente i tempi di giro. Grazie a questo accorgimento, dunque, pur in presenza di convogli non sufficienti si potrebbe garantire un servizio più che dignitoso.
Inutile sottolineare come la misura darebbe un vantaggio enorme anche ai taxi eventualmente accodati dietro al convoglio nei tratti di preferenziale che lo consentono.

3. ottimizzazione delle fermate
E' un problema macro di Atac: troppe fermate fatte senza raziocinio. E', ammettiamolo, un problema minore per la rete tranviaria che ha un numero di fermate più decenti e delle distanze tra fermata e fermata meno assurde. Resta il fatto che, con una attenta e scrupolosa analisi, tre o quattro fermate lungo tutto il 3 potrebbero essere accorpate. Ne conseguono minuti preziosissimi risparmiati.

4. manutenzione anti sosta selvaggia
Si tratta di micro interventi utili a far sì che la linea non si interrompa a causa della sosta selvaggia. Sono interventi che, ovviamente, sarebbero necessari su tutte le linee su ferro in superficie in città, ma il 3, che ora "subisce" un allungamento del proprio percorso, non può davvero rischiare di vedere il servizio fermato da qualche cafone che parcheggia sui binari. Il problema si manifesta a San Lorenzo, quando il tram, diretto a Viale della Regina Elena, esce da Via dei Reti e curva verso destra. Spesso lì una semplice vettura parcheggiata fuori posto blocca l'intera linea. Basta un po' di arredo urbano. Lo stesso arredo urbano che dovrebbe prevedere il ritorno del capolinea a Piazzale Biondo, ovvero il piazzale della Stazione Trastevere che oggi sembra uno spiazzo di qualche periferia dell'Europa dell'Est nel 1964. Anche lì, nel caos e nella sciatteria più totale, spesso qualche macchina si posizione sui binari bloccando tutta la linea per ore. 

5. misure di contrasto al traffico promiscuo
Infine altre misure devono essere attuate per contrastare quei momenti, purtroppo inevitabili, in cui il flusso tramviario deve giocoforza incrociare il flusso veicolare. Quando quest'ultimo è congestionato il rischio di un blocco della circolazione tramviaria è altissimo. Succede (oltre a Via Emanuele Filiberto di cui abbiamo già parlato indicando anche la soluzione) a Porta Maggiore: nei momento in cui la grande rotatoria veicolare è congestionata il tram ne paga le conseguenze. E' necessario qui posizionare delle luci semaforiche puntuali che si attivino - asservite al transito del tram - solo in caso di traffico congestionato. Magari con supporto di addetti Atac a terra per liberare gli incroci. Stesso problema si verificherà, una volta ultimata la preferenziale di Via Emanuele Filiberto, anche all'incrocio tra quest'ultima strada e Viale Manzoni, laddove il tram girando a sinistra verso Viale Manzoni si immette nella preferenziale attualmente esistente. Idem, sebbene con minori fenomeni, alla curva di fronte al Colosseo (Labicana\Piazza del Colosseo) e alla fine della discesa dal Parco del Celio di fronte a Circo Massimo così come alla fine della lunga preferenziale protetta di Viale Aventino\Via della Piramide Cestia, laddove a partire dall'8 agosto il tram - che oggi gira a sinistra diretto all'attuale capolinea - svolterà a destra su Via Marmorata, li altro punto critico anche perché la preferenziale di Marmorata, all'altezza di Galvani, è utilizzata per svoltare a sinistra consentendo al traffico privato di mettersi in mezzo: una cosa che non deve più succedere se si vuole aver cura dei tempi del 3...

6. segnaletica orizzontale & videosoveglianza
In tutti i casi la segnaletica orizzontale che delimita le corsie tramviarie, specie nei punti critici di promiscuità di traffico che abbiamo raccontato, deve essere efficientissima, splendente, lucente, accesa, super ben disegnata. Questo abbassa di molto la propensione alle infrazioni da parte del traffico privato e conferisce autorevolezza al tram nei confronti delle auto. Sembra cosa da poco, non lo è. Inutile dire poi che un sistema di telecamere a circuito chiuso nei punti chiave potrebbe non solo prevedere le crisi, ma anche disincentivare le infrazioni.


Si tratta, come è evidente, di misure semplici, a poco costo, di buon senso, implementabili con investimenti minimi. Capaci però di trasformare una vecchia linea su ferro utilizzata oggi in maniera marginale da qualche studente e da qualche pensionato, in una reale alternativa trasportistica ai mezzi privati. Una alternativa rapida, seria, affidabile, misurabile. 

Stiamo facendo il censimento delle aree pedonali violate di Roma. Ci aiutate?

30 luglio 2016

Diciamo innanzitutto che il problema delle auto che violano le isole pedonali non è di certo il primo problema della mobilità a Roma. Siamo certi e sappiamo perfettamente che ci siano altre faccende più importanti anche relativamente alla mera sosta selvaggia (ad esempio la doppia fila, la sosta sulle strisce), tuttavia non abbiamo mai trascurato nella nostra storia la volgarità, la prevaricazione e la violenza di chi posteggia in un'isola pedonale.
Una prepotenza che è estetica, che è civica, ma che determina anche degli elementi di insicurezza come vedremo e che, soprattutto, genera quella "concorrenza sleale di mobilità" di cui tante volte abbiamo accennato. 
Spieghiamo in sintesi: se sono consapevole che alla mia destinazione avrò difficoltà a trovare un posteggio regolare penso, prima di partire col mezzo privato, quali siano le reali alternative (piedi, mezzi pubblici, bicicletta); se invece sono consapevole che alla mia destinazione potrò posteggiare liberamente - senza rischiare contravvenzione tra l'altro - in un'area pedonale come tale libera allora senz'altro sarò più spinto a prendere la maghina, allora senz'altro il mezzo pubblico o altre opzioni saranno molto meno sexy. Ebbene, cinicamente diciamo, alle volte per rendere più "comodo" il ricorso al bus o alla metro è sufficiente - facendo rispettare le norme - rendere giustamente scomoda la macchina. 
Se posso, insomma, arrivare in centro e parcheggiare tranquillamente a Piazza Farnese o a Piazza Borghese mettendo a rischio i pedoni e stuprando il patrimonio architettonico, storicoartistico più impareggiabile del mondo, poi per forza penso che l'autobus è scomodo. Nulla è più comodo di poter violare le norme egoisticamente a proprio piacimento senza pagarne le conseguenze!

In virtù di questo ragionamento e immaginando le violazioni delle isole pedonali (in centro storico e non solo) non solo come un insulto alle nostre bellezze, ma anche e soprattutto come uno squilibrio di mobilità bello e buono, abbiamo pensato di produrre un piccolo censimento delle aree pedonali più frequentemente e spudoratamente violate dai soliti idioti. 
Nell'attuale amministrazione ci sono persone sensibili al tema, ci hanno fatto sopra una campagna elettorale e dunque dobbiamo approfittarne. La nostra idea è di realizzare insieme a tutti voi (chiunque di voi commenterà qui, su Facebook, su Twitter e ci manderà mail e foto vedrà la sua segnalazione aggiunta qui sotto alla lista che abbiamo iniziato ad abbozzare) una mappa di aree e di consegnarla non più tardi di lunedì nelle mani di Enrico Stefàno il quale, oggi presidente della Commissione Mobilità, ha sempre dimostrato attenzione per questi temi. Nella speranza che abbia voglia di sensibilizzare (duramente!) la Polizia Municipale. Ecco la lista, aiutateci a completarla dunque.



PIAZZA FARNESE
La madre di tutte le isole pedonali violate. Uno scandalo a cielo aperto ogni giorno e ogni sera. Con tanto di auto (la famosa Panda Bianca) che riportano sul lunotto un millantato accordo con le forze dell'ordine per stare lì. Ogni giorno le due vasche romane, straordinarie, sono circondate di autovetture che se ne stanno in divieto a 15 metri dalla facciata di Palazzo Farnese, dove ha sede l'ambasciata di Francia, ovvero dopo forse l'ambasciata Americana il luogo più terroristicamente sensibile della città. Uno scenario inquietante: zero multe, zero interventi.



PIAZZA DI SANTA CROCE IN GERUSALEMME
Una piazza pedonale stupenda da mozzare il fiato. Da una parte un anfiteatro romano, poi un'area verde, poi il Museo dei Granatieri, il complesso archeologico eleniano e la facciata settecentesca della basilica. Un parcheggio gratuito per decine di macchine e un'area di carico e scarico di torpedoni turistici per l'albergo (il solito monastero trasformato in hotel) che insiste sull'area nonostante subito fuori dall'area pedonale (a 10 metri, dunque) ci siano gli stalli per i bus turistici


PIAZZA BORGHESE
Il parcheggio dei cafoni che vogliono andare in centro senza pagarne le conseguenze. Sulla piazza affaccia la Facoltà di Architettura dell'università e una delle tante facciata del "Cembalo" Borghese, uno dei palazzi nobiliari più belli del mondo. Questo non basta a ottenere il rispetto degli automobilisti. Per un periodo, durante la gestione Clemente, i raid dei vigili sono stati decisamente intensi con tanto di ganasce, ma nulla è cambiato. Qui, come altrove, si risolve con un serio arredo urbano. Ma intanto continuiamo a fare multe e a farne tante!


PIAZZA DI SAN PIETRO IN MONTORIO
Un luogo magico. Per parcheggiarci avevano divelto non solo le catene, ma anche i cartelli di isola pedonale. Recentemente sono stati ripristinati, ma questo non ha cambiato le pessime abitudini degli automobilisti. La piazza non "serve" chissà quali locali o aree di richiamo (per i turisti si, ma non per i romani) quindi un minimo si salva dall'assalto. Ma bastano tre o quattro macchine parcheggiate in maniera burina per rovinare una visita mozzafiato al Tempietto del Bramante.


PIAZZA DELL'OROLOGIO

Riqualificata non molti anni fa ha avuto una sorte simile ad altre zone pedonali: si devastano i colonnini in travertino che sorreggono la catena che impedisce l'ingresso, tanto il Comune non ha i soldi per provvedere a risistemarli, e così si inizia ad entrare. Ci sono le architetture di Francesco Borromini rese invisibili dalle utilitarie e dai suv dei coatti. A tutte le ore. Facciamo qualcosa!


VIA SANT'ELENA
L'area pedonale collega il Ghetto con Largo Argentina. Colonnotti divelti, cartello di isola pedonale preso e gettato via così se si prende una multa (un giorno all'anno!) si può far ricorso fingendo di non sapere che quella zona era vietata. Uno scempio quotidiano e costante. Ovviamente, piena di auto, la zona resta tutta zozza perché l'Ama non ha modo di arrivare a pulire. 


PIAZZA LOVATELLI
E' pensabile che sulla deliziosa piazzetta medievale dove affaccia la Sovrintendenza comunale si possa divellere l'arredo urbano per parcheggiare tranquillamente in sosta selvaggia? E' pensabile che gli autori dell'infrazione siano i funzionari della Sovrintendenza stessa ovvero coloro che più di ogni altro dovrebbero tutelare questo patrimonio? A Roma sì. Facemmo una battaglia, la vincemmo, dopodiché dopo due anni siamo da capo: catena spaccata e auto dovunque. 


PIAZZA DELLA REPUBBLICA
Una delle due esedre della piazza è da tempo pedonale, con tanto di paletti e delimitazioni. Ma si entra tranquillamente e si parcheggia. Tanto controlla tutto il parcheggiatore abusivo. Incredibile ma vero. 


PIAZZA DEL GESÙ
Davanti alla chiesa madre dei Gesuiti (come Papa Francesco) a livello mondiale, l'isola pedonale non è solo isola pedonale ma è anche un sagrato. Realizzato non da molto e fin dal primo giorno violato. Basterebbero paletti e catene e un lucchetto con le chiavi alla chiesta, per le poche volte che (funerali) occorre per davvero far salire una macchina sull'area pedonale.



PIAZZA DELLA MADDALENA
Altro posto stupendo regolarmente e costantemente usurpato da finti invalidi che non potrebbero stare qui neppure se fossero veri. Con decine di esercenti locali (per evitare querele taciamo sulla qualità e sul quoziente di onestà e di pulizia - nel senso legalburocratico del termine - dei ristoranti circostanti) che se ne approfittano ad ogni ora.


PIAZZA SANTA CECILIA
Altro gioiello assoluto. Giustamente pedonalizzata in anni di Giunte un minimo illuminate, è stata sempre violata la notta. Ma da qualche tempo, in epoca di lassismo totale, è divenuta un parcheggio senza il minimo ritegno anche di giorno. Tanto quando passano i Vigili, una volta ogni 10 mesi, prima di fa le multe fischiano e le macchine sono tutte dei negozianti e ristoratori che comodamente escono e spostano. Finita lì.


PIAZZA SAN SALVATORE IN LAURO
Purtroppo gran parte della piazza, nonostante la bellezza, il fascino e l'unicità totale del contesto, è trasformata in un volgarissimo sconfinato parcheggio a cielo aperto che dovrebbe chiamare in causa l'Unesco, tuttavia ciononostante anche nella piccola parte pedonale, quella che dà su Via dei Coronari, le auto parcheggiano liberamente ogni giorno e ogni ora.


PIAZZA DI SPAGNA
Parliamo della piccola stradina che collega San Sebastianello. Proprio di fronte alla nuova grande boutique di Versace. Nonostante questa apertura e nonostante il bel cartello di isola pedonale, questo tratto è utilizzato spessissimo come parcheggio. I vigili sono sempre presenti, le multe invece mai.


PIAZZA MIGNANELLI
La piazza è una porzione di Piazza di Spagna e la sua area pedonale viene non spesso bensì sempre utilizzata come posteggio abusivo da parte di auto le quali, esponendo tagliandi i più fantasiosi, pensano di poter così bypassare il codice della strada. 


PIAZZA MATTEI (DELLE TARTARUGHE)
Non ha scampo la mitica Fontana delle Tartarughe, anche lei costantemente circondata da auto, ncc, utilitarie e motorini in quella che, se rigorosamente pedonale, sarebbe una delle piazze più indimenticabili della città. Grande problema, pure qui, di arredo urbano.


PIAZZA SAN GIOVANNI E PAOLO
Uno dei contesti paesaggistici, urbanistici, architettonici e archeologici più incredibili al mondo. Un pezzetto di Celio ingarbugliato di ville, reperti, chiese. Qui un'isola pedonale dalla bellezza struggente e mozzafiato come mozzafiato è l'ignoranza di chi la viola senza vergognarsi un minimo di umiliare tutta questa bellezza e tutta questa storia.

Tutte le carte sulla nuova Roma-Lido. Potrebbe trasformarsi in metro, ma Zingaretti non vuole

29 luglio 2016

Lo scandalo che si sta concretizzando in questi giorni riguardo al progetto di trasformazione in metropolitana moderna della Roma-Lido merita la massima attenzione perché cade in un periodo fin troppo estivo e rischia di non avere la visibilità che merita. 

Una società francese, anzi, meglio, la più grande società francese di trasporti e una delle più grandi del pianeta, ha proposto un accordo alla Regione Lazio, proprietaria della Roma-Lido per prendere la gestione della infrastruttura e trasformarla da carretta sgangherata quale è in moderna metropolitana. La cosa costerebbe alla Regione un investimento minimo, poco diverso da quello che attualmente viene profuso per far gestire, coi piedi, l'infrastruttura ad Atac. Chiaramente non si tratterebbe di una temuta (!) privatizzazione come molti baterano, niente affatto (tra l'altro stiamo parlando di una società pubblica sebbene francese, pensa tu). Si tratterebbe semplicemente di dare ad altri la gestione, non la proprietà della linea: la gestione e stop. 

Ratp, così si chiama l'azienda francese, investe tempo e risorse per fare il progetto, aspetta i soliti anni che in Italia pare debbano essere aspettati per farsi dare una risposta, ma poi neppure la ottiene. La Regione Lazio fa sapere di non essere interessata attraverso i giornali, a mezza bocca, con dichiarazioni sprezzanti, inesatte, disinformate da parte dei soliti assessori mezzatacca della Giunta Zingaretti. 

Cosa è successo? E' successo che, come tutti ormai sappiamo, Atac è il bancomat non solo della politica romana, ma di tutta la politica (specie per quanto riguarda il PD) a livello nazionale. Una faccenda che, quando emergerà plasticamente a livello giudiziario, ci farà impressione e ci resterà impressa nella mente per anni. Per ora si lavora per ostacolare qualsiasi cambiamento. Se dovesse passare il concetto che Atac può perdere via via dei pezzi e se poi questi pezzi, una volta assegnati ad una società privata, dovessero finalmente funzionare in maniera europea ed efficiente, tutto potrebbe andare a gambe all'aria. Pensate alla Roma Lido data ai francesi e, dopo qualche anno, funzionante alla perfezione. Diventerebbe una spina nel fianco di Atac atroce, Atac diventerebbe ancor più - a furor di popolo - indifendibile e con lei indifendibili i suoi sindacati. E cadrebbero le mille clientele, le mille corruzioni, le mille possibilità di assunzione, i mille segreti che si celano dietro la municipalizzata romana. 
Pensate che roba: tra qualche anno tutte le linee Atac sempre a pezzi, metro incluse, e solo una funzionante e guarda caso gestita da un soggetto diverso da Atac. Anche il più idiota dei cittadini arriverebbe a fare due più due...
Questo è l'unico motivo per cui la Regione, inventandosi anche bugie, ha rifiutato questa proposta che abbiamo modo qui - grazie a MetroXRoma - di pubblicare per esteso in tutte le sue slides. 

"Dai giornali apprendiamo che rifiutano perché nel nostro progetto mancherebbero delle nuove stazioni. Ma il progetto punta a far funzionare quello che c'è. Quanto alle nuove stazioni bastava che ce le chiedessero. Perché non ci hanno chiesto aggiustamenti al progetto?" dicono da Ratp. Semplice, perché ci sarebbe stato il rischio che poi gli aggiustamenti richiesti sarebbero stati accettati dall'azienda e a quel punto il decisore politico non poteva far altro che dar seguito alla proposta. In questo contesto in qualsiasi caso sarebbe nata una trattativa come quella che Caudo e Marino fecero con gli investitori privati dello Stadio della Roma, una trattativa per ottenere il massimo possibile a vantaggio del pubblico. Ma guai! Qui l'obbiettivo era cacciare via gli investitori, non certo ottenere il massimo da loro.
"In realtà" continuano da Ratp parlando con il Comitato MetroXRoma "Abbiamo comunque previsto tutte le predisposizione al fine di lasciare la politica libera di scegliere quali e quante stazioni prevedere. Noi abbiamo dato disponibilità di sviluppare lo studio di fattibilità di un collegamento tra l’Aeroporto di Fiumicino e la stazione di Lido nord. Su Ostia antica avevamo anche dei progetti di collegamento diretto e visita degli scavi con mezzi ecologici e con accoglienza dei turisti. Di idee ce ne sono molte e noi siamo abituati a realizzarle". 

La politica però, anche se la sua azione porta a risultati tragici, non è abituata a cedere il potere e a mollare la presa su ambiti dove può esercitare il ricatto e la clientela. Il tutto, a livello regionale, si svolge nell'assoluto e assordante silenzio del Comune che non solo di Atac è primo azionista, ma che subisce gravemente le conseguenze di una linea non funzionante. Ne Meleo ne Stefàno hanno detto una parola a riguardo. Anzi, sotto sotto, sono d'accordo anche loro con il vecchiume da vecchissima politica rappresentato dalla Giunta Zingaretti: l'infrastruttura non deve essere gestita da chi potrebbe farla funzionare per davvero, perché poi sarà impossibile spiegare ai cittadini che i privati vanno tenuti alla larga e che la politica è meglio di loro...




























Facciamo appello ai cittadini a farsi sentire, a spiegare al decisore politico che il Re è nudo e che la gente ha capito quale è il gioco. Vi stanno privando della stessa possibilità di vivere una vita dignitosa. Se ve ne state zitti, siete complici. Ma soprattutto vi stanno privando della possibilità di vivere in una città in salute, ricca, piena di opportunità. Roma è l'unica grande metropoli con il mare e con la possibilità di sviluppare un turismo anche balneare. Tutto questo è pregiudicato da una organizzazione indegna della costa, ma anche e soprattutto da mezzi di trasporto incivili. Pensate a cosa significherebbe a livello economico un mare collegato in maniera civile con la città. Pensateci un istante...

Via dei Fori Imperiali non è più pedonale. Ma l'amministrazione non ce lo dice

28 luglio 2016

Nella follia da vecchissima politica di smontare anche e soprattutto le cose buone fatte da Ignazio Marino, l'attuale amministrazione non solo vuole rimettere la città nelle mani di Cerroni e dei suoi impianti illegali e sotto inchiesta, non solo si scambia amorosi sensi coi Tredicine e coi bancarellari, non solo mette in discussione le delibere che finalmente puntavano a togliere il patrimonio pubblico dalle grinfie di chi lo aveva per anni usurpato, ma decide anche - ormai da giorni - di far fuori la cosa più suggestiva di grande respiro mai fatta da un sindaco nel dopoguerra a Roma: la pedonalizzazione dei Fori Imperiali.



Sappiamo benissimo che il progetto è ancora incompleto, che presenta qualche incongruenza e che può migliorare, ma aver affrontato nel 2013 questa partita di cui si parlava da almeno 30 anni rappresenta un pezzo di storia della città. Un pezzo di storia che evidentemente risulta troppo scomodo e ingombrante. E allora che fare? Annullare la stupenda pedonalizzazione di uno dei luoghi più iconici del mondo? Sarebbe troppo volgare, molto meglio minarla alla base, sabotarla clandestinamente. 



È quanto sta succedendo da settimane e settimane. Da quando, insomma, il Comandante dei Vigili Urbani Raffaele Clemente è stato fatto fuori da Virginia Raggi in nome di uno spoil system che non punta al bene della città bensì esclusivamente al soddisfacimento immediato delle clientele elettorali (quasi sempre retrive, vetero sindacali), al pagamento di debiti politici contratti durante la lunga campagna elettorale. 


Sta di fatto che da quel momento il varco di Piazza Venezia dei Fori Pedonali ha smesso di essere presidiato, lo stesso dicasi per Via Cavour. Piano piano automobilisti e motorini hanno capito e se ne stanno approfittando. E così il tratto da Piazza Venezia a Largo Corrado Ricci (la parte successiva presenta meno problemi perché è controllata anche da telecamere) da zona riservata ai mezzi pubblici è diventata una corsia preferenziale per i furbi, per coloro che sanno, per chi ha capito il lassismo dell'amministrazione e lo cavalca. 



Ovviamente con grande pericolo per chi, specie chi va in bici, transita lungo i Fori considerandoli pedonali (o quasi) e invece si trova a combattere con scooter e macchine che, peraltro consapevoli di fare un illecito, cercano di svignarsela a tutta velocità. Da non trascurare poi il fatto che in quel punto un presidio delle forze dell'ordine - anche in virtù del particolare momento internazionale - non ci starebbe affatto male e darebbe un punto di riferimento ai tanti turisti che si aggirano sotto al Vittoriano. E invece la zona, oltre a consentire ai furbi di entrare laddove per anni è stato vietato, non è presidiata e si presenta come una landa desolata e senza alcun controllo. Coi pedoni sempre più in balia di strisce pedonali ipotetiche, ancor peggio interpretate vista la presenza del grande cantiere di rifacimento della piazza. 



Prima di scrivere questa filippica abbiamo avvisato più e più volte l'assessore Meleo via Twitter. Come al solito è stata molto disponibile e - a differenza di tanti altri assessori - ha garantito pronte risposte via social network e ha promesso di interessare i vigili. A quanto ci ha risposto i Vigili le hanno assicurato attenzione al caso, ma la cosa non è cambiata e ogni giorno l'area risulta non presidiata. 

Evidentemente con una amministrazione che tende a giustificare le paraculate sindacali e che anzi grazie al rapporto coi peggio sindacati ha costruito il suo consenso elettorale, i "lavoratori" si sentono più tutelati nel fare i loro comodi. Ma questa è solo la nostra ennesima cattiveria e i motivi saranno senz'altro più seri. Solo che sarebbe opportuno saperli. E sarebbe opportuno che se l'amministrazione vuole annullare i Fori Pedonali (invece di completare il progetto come sarebbe giusto fare) dovrebbe dirlo alla città - e al mondo - invece di farlo accadere e basta. 

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