Anche Lisbona ha 7 colli (ben più ripidi di Roma), ma non li usano come scusa per contrastare la bici. Anzi

31 ottobre 2015


Un video da guardare pensando a Roma e alla spocchia con cui consideriamo le altre città. Non solo a Roma alcuni ragionamenti non hanno cittadinanza, sono marginali, sono considerati perdite di tempo perché "i probbblemi so arrrtri", ma soprattutto occorre considerare come a Roma sia praticamente impensabile la creazione di un gruppo di lavoro serio che produca studi e proposte di questo tipo (completamente private). Le associazioni di "ciclisti" sono all'età della pietra, vecchie, superate, arretrate. Come tutto.
L'unico esercizio che proponiamo e che proporremo sempre di più è il confronto con le altre realtà internazionali. Non esiste un contesto più degradato e degradante come quello che viviamo a Roma sotto ogni punto di vista. Occorre partire da questa consapevolezza se si vuole tentare di cambiare qualcosa. Sebbene le vicende politiche delle ultime settimane ci hanno raccontato che fine fa chi a Roma cerca di cambiare gli atroci meccanismi del potere, del consenso e del malaffare giudiziario e mentale (che è il peggiore).


Il golpe sudamericano organizzato ieri dal PD in realtà era già successo una volta. Ecco dove


In queste ore e in questi giorni abbiamo ripetuto più volte che un episodio clamoroso come quello ordito ieri dal Partito Democratico non era mai accaduto prima. Un autentico golpe. Il primo passaggio realmente totalitario di quello che da ieri è possibile chiamare il Regime renziano. Un atto che distrugge e umilia la democrazia e che rende sostanzialmente inutili le prossime elezioni amministrative. Un atto che appare doppiamente grave perché proviene da un un partito che mai prima di ieri aveva fatto opposizione, neppure quando era in minoranza.
Dal 2008 al 2013 la città di Roma, già percorsa da corruzioni e clientele indicibili, è stata con spudoratezza regalata alla malavita. Personaggi come Panzironi, Mockbel, Andrini, Carminati erano di casa nei palazzi civici, in consiglio comunale c'erano, potentissimi, Tredicine e Piccolo. All'epoca il PD non muoveva un dito. Chi ha cercato - con goffaggine, per carità - di sovvertire questa suburra è stato politicamente massacrato per mesi e poi giustiziato in maniera codarda, uscendo dalla porta sul retro.

E però ci sbagliavamo, non è vero che è stata la prima volta. Questa modalità di far saltare un sindaco democraticamente eletto non è, come pensavamo, prerogativa del PD; non si tratta di un golpettino straccione inventato da Renzi e attuato pateticamente dal piccolo statista Orfini. In Italia una cosa del genere è successa un'altra volta, 10 anni fa, in Calabria. Parliamo del sindaco di Sinopoli, in Aspromonte: Domenico Luppino. Cercatevi qualcosa sulla sua vicenda in Google.
Anche lui governò solo 2 anni. Anche lui fu bersaglio di intimidazioni continue, la strenua lotta alla 'Ndrangheta gli costò 9 attentati e poi avvisi, azioni intimidatorie, incendi alle sue proprietà. Gli fanno esplodere la tomba del padre, gli ammazzano il cane, gli distruggono i campi d'ulivo, gli incendiano il furgone, lo obbligano a girare scortato, è costretto a trasferire la famiglia a Reggio Calabria. Il suo ultimo atto pubblico: l'adesione alla marcia di Locri. Il 5 novembre 2005 sfila con il gonfalone del paese, contro la 'ndrangheta che ha appena ucciso Franco Fortugno, vice presidente del consiglio regionale. Poi a Sinopoli tutto finisce. Improvvisamente. Tre settimane dopo si dimettono sette consiglieri. C'è chi ha problemi di salute, chi di lavoro, chi di famiglia: il consiglio comunale si scioglie e la Giunta decade. 

Che il PD sia assimilabile alla criminalità organizzata non lo diciamo noi, lo hanno detto personalità altissime del PD: prima Marianna Madia poi Fabrizio Barca. Noi abbiamo semplicemente potuto constatare che è la semplice verità.

Perché non ci dite il perché? La morte del PD a Roma e come la racconteranno i libri di storia

30 ottobre 2015

Tra 40 anni, quando i nostri nipoti leggeranno sul sussidiario di scuola la storia di Mafia Capitale, la questione sarà raccontata come qualcosa di ben più ampia di come la percepiamo oggi, un periodo, una fase storica, come un evo storico. E in questo medioevo i giorni che stiamo vivendo da qualche settimana a questa parte saranno narrati come cruciali. La manovra di palazzo e la macchina del fango che ha estromesso dal Campidoglio un sindaco democraticamente eletto saranno dettagliatamente tratteggiate; un commissario di partito che a luglio dichiara, per rispondere al Movimento 5 Stelle, "chi chiede le dimissioni di Marino è sulle stesse posizioni della Mafia" e poi a ottobre chiede lui stesso le dimissioni del sindaco sarà protagonista assoluto.

Questi giorni saranno narrati dai libri di storia come parte integrante di Mafia Capitale, come uno dei tanti passaggi criminali della vicenda di malavita così denominata. Non perché Marino sia l'alfiere della legalità e il PD il partito dei delinquenti, ma al di là dei ruoli (che comunque non si discostano troppo da questo cliché) per le modalità con cui i fatti sono avvenuti e per la totale mancanza di trasparenza. Mafia Capitale non è qualche ruberia da pochi milioni di euro da parte di Buzzi&Carminati, Mafia Capitale è qualcosa di più e oggi ci stiamo dentro. Oggi abbiamo vissuto un passaggio storico che finirà nei libri, tra qualche decennio. Tutto il mandato del sindaco Marino è Mafia Capitale, tutti gli ostacoli al cambiamento in questi ultimi due anni sono Mafia Capitale, il modo con cui il sindaco Marino è stato disarcionato è Mafia Capitale, soprattutto il silenzio e l'omertà del PD sui reali motivi di questa caduta è Mafia Capitale.

Se riavvolgete il nastro indietro nel tempo non riuscirete a trovare, a partire dalle dimissioni rassegnate dal sindaco due settimane fa, una sola dichiarazione di un solo esponente del PD che costituisca un serio capo d'accusa contro Marino. Provate a interloquire con un esponente del PD qualsiasi e chiedetegli: Marino deve andare via, okkay, ma precisamente perché? Otterrete delle risposte esilaranti. "Perché è arrivato tardi ad una riunione importante" (la consigliera Tiburzi, in realtà una specie di pasionaria ultracattolica avvelenata con Marino per le Unioni Civili ha così dichiarato su Repubblica), "perché è incomprensibile" (dice il solitamente incomprensibile Andrea Romano), "perché non ama Roma" (hanno scritto pure questo! Ma Renzi la ama?), "perché ha fatto un po' troppi scivoloni" (Fabrizio Barca, che prima di dire idiozie simili in un'intervista al Fatto Quotidiano era forse la persona più lucida del PD), "non è scattato quel qualcosa con la città" (Roberto Morassut) e avanti così azzeccando risposte che non dicono nulla, che non citano un fatto, che non menzionano un errore (eppure il sindaco ne ha fatti, eccome!). Ieri sera, ospiti da Nicola Porro a Virus, abbiamo assieme a Maurizio Belpietro chiesto in tutti i modi a Stefano Esposito di dirci il perché: non c'è stato modo di ottenere risposta. L'ex assessore ai trasporti ha ripetuto che in realtà la questione degli scontrini è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma questo vaso era pieno di cosa? Zero risposte.
Al massimo puoi avere repliche tipo: "si è rotto il rapporto con la città" o l'immancabile "non ci sono più le condizioni politiche". Ma cosa significa? Ma poi un rapporto con la città non simpatetico è davvero sbagliato in questo momento a Roma? Non è sbagliato affatto: oggi chi amministra Roma deve compiere, se vuole governare bene, delle scelte così impopolari che non può esistere sintonia tra cittadini e chi amministra. Se sei odiato - specie nei primi anni del mandato - significa che stai governando bene, altro che la narrazione del successo renziana.
Sono riusciti a far sembrare ragionevoli gli esponenti di SEL, i quali come è giusto chiedono un banale confronto in Aula per poi decidere se dare o togliere la fiducia al sindaco. Al Campidoglio il sindaco potrebbe ricordare tutte le cose che, secondo lui, egli ha fatto bene; il PD potrebbe elencare invece tutti i motivi (speriamo più concreti di quelli, inconsistenti, che si leggono sui giornali) per cui il sindaco merita di interrompere qui il suo mandato. Non c'è soluzione migliore, ammenoché non ci sia cattiva fede.

Tra l'altro la crisi di queste settimane non è una novità. Il PD ha cercato dal primo minuto di far saltare il sindaco ostacolandolo in maniera goffa. Iniziarono a massacrarlo quando pedonalizzò i Fori, era l'estate del 2013. A novembre del 2014 lo stavano seriamente (seriamente!) facendo saltare perché qualcuno si era dimenticato di rinnovare i suoi permessi della ZTL. Poi lo crocifissero perché faceva troppe vacanze estive, poi perché doveva esserci durante il funerale dei Casamonica (ma perché?), poi perché - effettivamente invitato dall'arcivescovo di Philadelphia e nella speranza, giustamente, di ricomporre il rapporto col Papa guastato per via delle Unioni Civili - andò di nuovo in America e infine per una questione di rimborsi spese pressoché nulla ma che a quanto si apprende oggi  - nella miglior giustizia ad orologeria con tanto di veline spedite a Repubblica, e pure questo finisce nel nostro libro di storia di cui sopra - sarebbe scaturita in una iscrizione nel registro degli indagati per peculato e falso. "Andando avanti così mi avrebbero infilato un po' cocaina in tasca" ha giustamente detto il primo cittadino. 

Ciò che non si capisce è perché il PD non si decida a dire la verità. Semplicemente la verità. Come mai il partito dopo aver candidato un sindaco, ora, dopo soli 2 anni, non lo vuole più? Come mai dopo averlo difeso strenuamente fino a tre mesi fa oggi si arriva a livelli di scontro mai visti pur di disarcionarlo? Il PD non ha fatto mai opposizione durante i 5 anni di governo Alemanno, quando la città veniva consegnata ogni giorno alla criminalità, quando in Campidoglio si aggiravano, e tutti li vedevano, gli Andrini, i Mockbel, i Panzironi, i Carminati. All'epoca non si faceva la mozione di sfiducia, oggi sì. Va tutto bene, ma perché? Volete dirci il perché? Se il PD avesse impiegato contro Alemanno un decimo dell'energia che ha usato contro Marino forse Mafia Capitale non sarebbe esistita, questo racconteranno i libri di storia. E racconteranno il consociativismo che per anni, in nome del denaro, sovraintese al governo della capitale d'Italia. C'era Veltroni e la destra non faceva opposizione, c'era Alemanno e la sinistra non faceva opposizione. Tutti mangiavano. Appena si è rotto il meccanismo è venuto giù il mondo.

E poi se non dici la verità, la gente pensa male è ovvio. Gli elettori romani sono stupidi e impreparati, è vero, ma fino ad un certo punto. E tanta gente sta iniziando a farsi qualche domanda: nessuno, in città, ha capito i veri  motivi che ci hanno portato qui. Molti pensano che il PD sia andato completamente fuori di testa perché Marino è stato il primo e l'unico sindaco che ha osato mettere un minimo (un minimo eh) di bastoni tra le ruote nei meccanismi di collusione, connivenze e clientele che costituiscono a Roma il bancomat di consenso e di denaro del PD non solo romano e di tutti gli altri partiti. Non è che Marino sia un eroe, non è che abbia fatto chissà cosa. Ma semplicemente era difficilmente prevedibile, difficilmente regimentabile e non riusciva ad entrare in sintonia con il PD romano che grazie al malaffare e alla malagestione lucra e campa di rendita da decenni. Esempio: "Se approvi il bilancio della città in tempo, caro Marino, poi finisce" pensa un ipotetico PD "che i dirigenti che abbiamo piazzato nei dipartimenti e nei municipi non possono più lavorare in emergenza dando incarichi diretti a ditte amiche, va a finire che bisogna pianificare e dunque siamo obbligati a fare regolari bandi di gara; ma lo sai, Marino, che così andiamo tutti falliti? Ma non vedi che sono 25 anni che non viene approvato il bilancio nei tempi e si procede buttando tutto nella caciara delle emergenze? Ci sarà un motivo no?". Questo è quello che stanno pensando sempre più cittadini quando si riferiscono al Partito Democratico; stanno pensando che il PD sta cacciando Marino perché Marino costituiva un ostacolo alle solite ruberie che sembrano essere la mission di un partito considerato criminale dai suoi stessi alti dirigenti (Marianna Madia docet, ma pure Fabrizio Barca). Maldicenze? Qualunquismo? Forse: ma allora perché non dire la verità sui veri motivi per cui questo sindaco deve andare via? Perché lasciare spazio alle maldicenze, appunto?

Il PD sta di fatto regalando la città alla Meloni o a Di Battista; ha sputtanato il Giubileo; ha ridotto il suo consenso a percentuali che sono una frazione del risultato elettorale del 2013; ha asfaltato una intera generazione di personale politico che non avrà mai più la credibilità per ripresentarsi di fronte agli elettori. Tutto questo sull'altare della necessità di cancellare Ignazio Marino. Cosa c'è di così grosso dietro a tutta questa storia per cui vale addirittura la pena suicidarsi come sta facendo il PD a Roma, peraltro con enormi rischi a livello nazionale? Naturale che siamo curiosi...

Il PD peraltro ormai non ha nulla da perdere: non esiste a Roma una sola persona onesta disposta a votare il PD, il partito oggi è accreditato tra il 10 e il 15% (gente collusa, interessata, connivente e loro parenti): è di fatto scomparso, invotabile. Arrivati a questo punto potrebbero anche dire la verità: perché deve andare via Ignazio Marino? Come mai lo volete sfiduciare? Perché siete sulle stesse posizioni della destra?
Sta troppo antipatico a Renzi? Vi ostacola nel rubare e senza rubare la politica a vostro avviso non ha senso? Sta massacrando gli ambiti economici - cartelloni, camion bar, stabilimenti balneari, tavolini abusivi - che da sempre vi pagano la campagna elettorale? Cosa ha fatto insomma di così tremendo per scatenare una reazione politica totalmente inedita, mai vista, mai sperimentata, neppure lontanamente immaginata neppure per il sindaco suo predecessore poi finito, senza che questo destasse sorprese, al 416 bis? Perché dobbiamo far dimettere questo sindaco? Sarebbe possibile sapere un tot di buoni motivi, diciamo almeno 10? Non ce lo dicono e non ce lo diranno.

La strategia è questa: omertà, omertà, omertà. Il PD passa così non solo come un partito colluso ma anche come un partito codardo. Un partito che scappa, un partito che fa scelte gravissime e clamorose, meschine e atroci senza prendersene la minima responsabilità. E della codardia fa parte anche il fatto che non si andrà ad elezioni la prossima primavera, toglietevelo dalla testa. E' vero, da una parte, che il PD romano ha dimostrato in passato di poter continuare a fare i propri interessi criminali anche con un sindaco di un altro colore, ma è anche vero dall'altra che il rischio di un sindaco a 5 Stelle è troppo grande e in quel caso il magna magna sarà perfino più difficile che con Marino. E allora? E allora niente elezioni: da una parte c'è la scusa del Giubileo, dall'altra c'è la scusa della legge elettorale delle Città Metropolitane, ancora tutta da fare ma imprescindibile sia a Roma che a Napoli e a Milano. Ciccia per rimandare le elezioni e far lavorare a lungo un mansueto commissario ce n'è eccome. 
Altri codardi? Eccoli. Insultando i cittadini che li hanno votati e hanno scritto il loro cognome sulla scheda elettorale, i consiglieri comunali minacciano le dimissioni (poco importa se le daranno davvero, la minaccia basta e avanza): pur di non confrontarsi, pur di non spiegare, pur di non dire la verità sono disposti a raggranellare gli altri dimissionari che servono per raggiungere il numero di 25 e far sciogliere l'Aula: la verità non si può dire, costi quel che costi, anche allearsi con le opposizioni (imbarazzante che Marchini e i suoi si prestino a operazioni carognesche) e dimettersi all'unisono: magari si dimetteranno assieme al consigliere Alemanno. O chissà assieme al consigliere Bordoni.

Sappiamo alla perfezione cosa significò la gestione Bordoni in uno dei mostruosi gangli di malaffare che sono i cartelloni pubblicitari a Roma, e allo stesso modo sappiamo quanto Marta Leonori, attuale assessore, abbia brigato per far tornare la legalità in quella pozzanghera di camorre e cricche. Ebbene il PD si alleerà con Bordoni per far saltare la Leonori. E' lancinante.
Le riforme della Leonori sono state ostacolate da chi secondo voi? Dalla destra o da rappresentanti renziani della "nuova classe dirigente"? E Piazza Navona, chi la regalerà alle camorre degli ambulanti (la graduatoria potrebbe uscire oggi)? Sempre loro, la "nuova classe dirigente" orfiniana e renziana. Questo è il futuro? Questo racconteranno tra 40 anni i libri di storia quando spiegheranno agli studenti Mafia Capitale, altro che Buzzi&Carminati: quelle son bazzecole al confronto.

Perché Marino ci vuol lasciare in eredita una Festa della Befana di Piazza Navona regalata per 10 anni alle solite cricche?

29 ottobre 2015

Siamo all'epilogo e quello sta succedendo sarà irreparabile. Il sindaco è in altre faccende affaccendato, l'assessorato al commercio ha provato a metterci una pezza ma si è visto respinto sia da Alfonso Sabella (la faccenda è di competenza del Primo Municipio e non si può immischiarsi più di troppo) sia dalla Giunta del Primo Municipio stesso che pur di difendere l'indifendibile di un bando costruito su misura per cricche e lobbies ha preferito rompere i rapporti perfino personali con la brava assessora Leonori (poi ci spiegate, finita l'esperienza Marino, quando ci ricapita un assessore così eh!) la quale si trova attualmente con le mani decisamente legate, condannata a poter solo guardare lo scempio che si sta compiendo. 

E quindi si va avanti (anzi indietro) tra forzature, colpi di mano e blitz. Ignorando bellamente le indicazioni che erano venute perfino dal sindaco dopo che sul bando-truffa di Piazza Navona sollevammo il problema qualche settimana fa: il Primo Municipio è convinto di voler regalare la Festa della Befana ai soliti che l'hanno sempre gestita, mortificando la meritocrazia, umiliando imprenditori, commercianti e artigiani di qualità, voltando le spalle alle prescrizioni giunte perfino, come dicevamo, dal primo cittadino dopo settimane di pressioni da parte di mezza città, categorie incluse. Approfittando, in definitiva, della situazione di totale caos in cui versa l'amministrazione si sta facendo carne di porco. Sono i primi risultati della cura Renzi-Orfini sulla città: le bande tornano a spartirsi la ciccia, tornano a mungere la vacca.

Il sindaco aveva chiesto espressamente di nominare un esperto di chiara fama a presenziare la giuria che seleziona la qualità degli espositori che si aggiudicheranno per 10 anni la possibilità di esporre in fiera. Il Municipio se n'è infischiato totalmente. All'apertura delle buste è stato scelto in fretta e furia un dirigente qualsiasi, proveniente dal V Municipio, una persona che neppure aveva letto il bando, che neppure aveva sentito parlare dell'assai complesso disciplinare di qualità pubblicato dopo le nostre proteste ad integrazione del bando e scritto espressamente per essere compreso e compulsato da una persona del settore. Chi sta in queste ore valutando le buste e compilando la graduatoria non è un tecnico ed esperto del settore come aveva chiesto Ignazio Marino.

Le famiglie detentrici storiche delle concessioni - quelle che hanno distrutto la festa trasformandola in una kasbah fetente come ce la ricordiamo negli anni passati e come per fortuna non si è svolta lo scorso anno - da par loro si sono mosse in maniera militare. Come di consueto. Domande mandate tutte insieme, tutte con richieste per più posizioni, tutte afferenti a parenti, cugini, fratelli. Tutte spedite con un orario addirittura precedente all'apertura degli uffici postali nel primo giorno utile per le spedizioni (le 8.20 dell'8 ottobre scorso). Il tutto per poter battere sul tempo gli altri visto che a parità di anzianità si sarebbe proceduto a conteggiare per ordine di arrivo della raccomandata. 

Sulle prime domande aperte (l'apertura delle buste lo scorso 26 ottobre è stata pubblica, aperta a tutti) non ce n'era una regolare. In tutte mancava della documentazione. Invece di annullare la partecipazione, la commissione ha dato a tutti "48 ore di tempo per integrare". Una procedura regolare? Una procedura che garantisce la par condicio? Una procedura che tutela chi invece ha provveduto a spedire tutto in maniera regolare e corretta magari investendo in consulenti e professionisti? Rispondete voi. 

Ma a quanto alcune fonti ci riportano, moltissime partecipazioni non rispettavano i dettami stringenti del disciplinare di qualità: si dovevano presentare fatture dei fornitori per assicurare di fornirsi da realtà di alta qualità, e invece sono arrivate cose impapocchiate, messe insieme alla bell'e meglio, autocertificate. Chi tutela i commercianti che davvero hanno dei fornitori di alta qualità? Prodotti riciclati per gli artigiani? Si, come no: qui al massimo girano prove d'acquisto da Ikea e da Leroy Merlin, questa è la merce che poi viene rivenduta a caro prezzo ai frequentatori della festa "rivoluzionata" dal "buon governo" del Primo Municipio. Un bel regalo ai pellegrini del Giubileo che quest'anno saranno a Roma sotto Natale. Tra l'altro con una confusione creata ad arte tra materiali "riciclati" e materiali "riciclabili". Cose ben diverse. Ma il livello di alfabetizzazione dei concorrenti non deve far sorprendere su certi pasticci lessicali e semantici.

La commissione ha fatto sostanzialmente passare tutte le domande salvo un paio palesemente prive di ogni requisito: un rapido accesso agli atti sarà sufficiente, per qualsiasi ricorrente, per bloccare tutto se sarà vero quanto ci viene riportato. Domande incomplete si sono trasformate in domande corredate da documentazione varia. In moltissimi casi la documentazione riportata non ha nulla a che spartire con quanto richiesto dal bando e dall'allegato disciplinare che è stato scritto esattamente per mettere fuori gioco cialtroni e operatori di scarsa qualità e che invece a quanto pare rischia di essere ignorato pur di rendere facile la vita ai gruppi di potere dei soliti noti che da decenni si divorano la città mettendo in fuga merito e qualità e che hanno intessuto la loro potentissima ragnatela di relazioni nel Primo Municipio e in molti altri.

Naturalmente ci auguriamo di sbagliarci e che la graduatoria che uscirà (molto probabilmente) domani potrà significare una vera svolta per Piazza Navona, marginalizzando la pessima imprenditoria e premiando per una volta le proposte di qualità (ammesso che, con quel bando-truffa, qualche operatore di qualità abbia provato a partecipare). La sensazione, dalle tante segnalazioni che affluiscono alla nostra casella e-mail, è inversa: ci sarà una graduatoria con i soliti noti cui sarà regalata Piazza Navona per altri 10 anni. D'altro canto con un Primo Municipio tradizionalmente - a livello politico e a livello amministrativo - impegnato a garantire gli interessi delle lobbies e una amministrazione distratta non ci sarebbe da sorprendersi. 

La Stazione Jonio è stata inaugurata il 21 aprile 2015. 6 mesi fa. Ecco com'è ridotta oggi





























Tre sono i livelli di lettura. 
Uno attiene al vandalismo in senso lato di una città che, esattamente come dice Raffaele Cantone, non solo non ha gli anticorpi per resistere al malaffare, ma che, di più, ha cittadini che, ciascuno, rappresentano una metastasi. Ogni singolo cittadino con poche, purtroppo pochissime eccezioni. Il vandalismo è solo uno degli aspetti, ma anche fermarsi in doppia fila, buttare la cicca a terra, non emettere lo scontrino o scroccare il biglietto dell'autobus sono forme di vandalismo altrettanto gravi. Roma è l'unica città occidentale dove il cittadino medio si rende protagonista di atti vandalici ogni giorno, in gran numero, senza neppure rendersene conto. Considerando questo come la normalità più assoluta. E, non dimentichiamolo, vandalismo chiama altro vandalismo, degrado chiama altro degrado in una escalation che tutte le altre città hanno deciso di fermare vent'anni fa. Qui quando inizieremo?

Un altro punto chiama in causa la manutenzione. Apri una stazione e non prevedi un servizio di manutenzione? Come è possibile? Chi ha predisposto questa filiera? Chi ha firmato il collaudo che non prevedeva un presidio?

Il terzo punto chiama in causa le sanzioni e la sorveglianza. In tutto il mondo se devasti un bene pubblico c'è una telecamera che ti inquadra, un agente che passa il tuo volto ad un magistrato, un magistrato che ti chiama a rispondere. Qui c'avemio a praivasi. E tutti la difendono. Anche i cosiddetti cittadini normali. Semplicemente, a modo loro, vandali che difendono la riservatezza e il diritto a vandalizzare di altri vandali. Per solidarietà e empatia. Chi oserà iniziare a rompere questo circolo vizioso?

Tutte le mostruosità dell'area del Colosseo. Così la zona più famosa della città attende il Giubileo

28 ottobre 2015





























Vi invio con dolore queste foto per denunciare ancora una volta le pietose condizioni in cui versa l’area del Colosseo, area che dovrebbe, considerato il valore storico ed artistico della zona, essere il fiore all’occhiello della nostra città ed è ridotta invece, a distanza di poco più di un mese dal Giubileo, ad una discarica ed un caravanserraglio della più negletta umanità. 
Ci si domanda come sia possibile, anche solo concepibile nel 2015 che una capitale di uno stato membro del G8 non riesca a trovare quattro soldi per rimettere a nuovo una delle aree archeologiche più importanti al mondo, area per cui qualunque investitore serio pagherebbe milioni per poter gestire.

Guardate le foto: l’incuria è pressoché totale, la volgarità del contesto, la bruttezza dell’arredo urbano, la sciatteria, gli adesivi attaccati selvaggiamente alla segnaletica proprio di fronte al monumento, gli scarabocchi sui pannelli dell’eterno cantiere della ormai già vecchia Metro C (sarà un reperto archeologico anch’essa quando la completeranno?), la fontana contornata da spazzatura e da cui l’acqua esce da un tubo arrugginito, il mediocre botteghino con gli elmi di plastica da finto centurione e i cartelli pubblicitari legati con lo spago all’albero, le cicche di sigaretta ovunque. 
E ancora i rifiuti sui muretti, il verde incolto, i centurioni abusivi, lo squallido bar-pizzeria addossato all’uscita della metro col tendone di plastica, da brividi. Non un punto informazioni di qualità, non un punto ristoro degno di questo nome e con cibo di accettabile qualità, un netturbino, una panchina, un presidio di vigilanza. 
L’intera piazza sembra poi relegata ad autorimessa di questi mostruosi trabiccoli a forma di risciò che invadono la carreggiata, infastidiscono i pedoni, coi loro esercenti che fanno comitiva sbracati a fumare davanti le vetture, nell’indifferenza della municipale… ora, per quanto sia lodevole l’iniziativa di reinserire nel mondo del lavoro degli ex carcerati tramite lavori socialmente utili, siamo sicuri che questo sia il contesto adeguato? E anche se fosse, queste le modalità? Questo il modo di presentare e regolare un servizio? Gente aggressiva, violenta, pericolosa, senza una divisa, senza una formazione, senza assicurazione delle vetture, ammassata alla rinfusa a spolparsi i turisti nella più totale anarchia ed indifferenza delle autorità locali? Insomma semplicemente il delirio. Chi gestisce quest’area? Chi si occupa di regolarne le licenze degli esercizi commerciali, la pulizia? Un ulteriore gradino in basso verso lo sprofondo in cui la città sembra destinata ormai a terminare il suo cammino.
Lettera Firmata

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