Ecco come i romani reagiscono all'arrivo della raccolta porta a porta. Però poi la colpa è dei politici, no?

31 luglio 2015




Salve, sono un cittadino del VI municipio di Roma. All'interno del mio quartiere, dall'introduzione della raccolta differenziata porta a porta, si sono create diverse discariche abusive, soprattutto in prossimità delle campane per la raccolta del vetro.
Le foto che vi invio in particolar modo si riferiscono a quelle di Via Cavuccio, di fronte al civico 23, nel quartiere Fosso San Giuliano.

Giudicate voi... Questa situazione si protrae ormai da più di un anno. Ho effettuato segnalazioni più volte sia al municipio VI che al comune telefonicamente e via email. Ogni tanto l'area viene ripulita in modo approssimativo ma il problema si ripresenta già dal giorno seguente!

Ora siamo al collasso con queste temperature, l'aria è diventata irrespirabile costringendoci a non aprire più le finestre che danno su quel tratto di strada, sono notevolmente aumentati topi ed animali randagi, che per di più spargono i rifiuti per tutte le vie limitrofe che per giunta non vengono mai pulite mancando marciapiedi o tombini per la raccolta delle acque meteoriche. Possibile che non si riesca ad intervenire in modo deciso in quest'area per contrastare questa perenne discarica abusiva a pochi metri della abitazioni di noi cittadini?

Non ci si può rassegnare di fronte a questo immenso degrado! E' fondamentale ripulire l'area e bonificarla quanto prima, ma è necessario anche attivare dei deterrenti: per esempio video-sorvegliando l'area oppure multando alcuni di quei cittadini che quotidianamente sversano rifiuti di ogni tipo qui, così come prescritto  dalla legge.

Inutile sottolineare che gli interventi sopra consigliati si ripagherebbero da soli, sia economicamente che a livello di salute pubblica!
Lettera Firmata

Gestione trasporti sciagurata. Smantellano la ferrovia Roma-Giardinetti e mettono autobus al suo posto. Fermateli


A partire da lunedì prossimo, 3 agosto, la tratta Centocelle-Giardinetti della ferrovia Termini Laziali-Giardinetti verrà disattivata: i treni viaggeranno solo tra Centocelle e via Giolitti e viceversa. Lo ha deciso l’Atac per preparare l’intervento di realizzazione del nuovo capolinea della ferrovia nei pressi della stazione Parco di Centocelle della metro C, in corrispondenza dell’incrocio tra via Casilina e viale Palmiro Togliatti. 
Gli utenti, quindi, non potranno più prendere il trenino alle stazioni Togliatti, Grano, Alessandrino, Torre Spaccata, Torre Maura, Tobagi e, ovviamente, Giardinetti. 
In alternativa, si potranno utilizzare la metro C e la linea di bus 106, che collega Grotte Celoni a Parco di Centocelle. La zona è anche servita dalle linee 213, 313 e 450.
Fino a qui il comunicato ufficiale dell'Agenzia della Mobilità che, in piena estate, uccide gran parte della linea Roma-Giardinetti. Altra sciagurata e folle decisione delle istituzioni. La storica linea Giardinetti-Laziali che, per chi non lo sapesse anni or fa collegava la Stazione Termini con Fiuggi è prossima al definitivo smantellamento.
Emblema in negativo delle politiche scellerate sul trasporto pubblico loclae. Una linea che quasi cento anni fa era considerata una linea modello, una linea che percorreva circa 100 km è stata nel tempo completamente abbandonata per oggi essere dismessa.
Non ha senso! Non può essere! Con l’apertura della Metro C l'ammodernamento del trenino, della linea, delle banchine e delle relative vetture e magari con allungamento della stessa da Giardinetti a Tor Vergata si poteva quasi del tutto eliminare il traffico di autobus. Risparmiando in manutenzione e in inquinamento. Ovviamente implementando i controlli sui passeggeri ad oggi assenti. Insomma con l'arrivo della Metro C questa linea poteva essere via via più strategica, non più inutile come ci stanno facendo credere. Tra l'altro le frequenze sono ben migliori rispetto a quelle, ridicole, della Metro C.
Le scellerate politiche portano invece alla riduzione della linea e al rafforzamento dei bus di superficie! Che senso ha? Abbiamo appena "guadagnato" circa 20 km di metropolitana (di cui 10 in superficie) e perdiamo 9 km di linea del ferro... Che senso ha, ad esempio, ridurre ed eliminare la linea di ferro e rafforzare invece il 105, 106 e 107 che effettuano percorso analogo o similare alla Metro C? Si deve fare esattamente il contrario! E la storia della sovrapposizione delle linee è risibile. E' pieno di esempi, in tutta Europa, di linee metropolitane che hanno il 'supporto' di linee in superfici. E comunque provate oggi ad andare da Torre Spaccata a Porta Maggiore col trenino e provate domani a fare la stessa cosa con la Metro C. Venti minuti di più perduti e molta più gente che, alla fine, prenderà l'auto.

Inoltre se dismissione sarà, sarà una dismissione alla romana: nessun progetto sulle banchine e sui binari esistenti, nessuna pianificazione su cosa fare del sedime ferroviario? Si potrebbe utilizzare l'area per ciclabili, preferenziali, per il verde, per valorizzare il Parco Archeologico di Centocelle abbandonato, ma nulla è pianificato, nulla è condiviso, non esiste un sito, un profilo Twitter, una pagina Facebook ufficiale che si occupi del progetto come accade in tutto il mondo. 
Lettera Firmata

"Torno da Los Angeles e ho a che fare col parcheggio Atac dell'Auditorium...". A proposito di malattia dei romani per l'auto

30 luglio 2015
Mi chiamo Lorenzo Mazzè. Sono nato e vissuto a Roma fino a 4 anni fa quando mi sono trasferito a Los Angeles. Ovviamente torno spesso per venire a trovare la mia famiglia e i miei amici. L'altra sera un mio caro amico mi invita ad andare a vedere lo spettacolo di Gigi Proietti alla Cavea dell'Auditorium.

Arrivo con largo anticipo in zona Auditorium per paura di non trovar parcheggio. Arrivato scopro con gioia che l'auditorium sembra dotato di un bel parcheggio multipiano che rende la vita più vivibile e ordinato per quanto riguarda i luoghi con grande affluenza (almeno in USA). Mi sento a casa, ma già un brivido strano mi passa sulla schiena quando entro in una delle entrate, forse perché poco segnalate, forse perché buie, forse perché sulla macchinetta che eroga il biglietto per l'entrata c'e un bel cartello con scritto: "La cassa Accetta solo monete o banconote da 20€". Entro nel parcheggio e scopro che le indicazioni non sono molto chiare, ma essendo totalmente vuoto (!!!) confido di trovare posto molto vicino all'acceso per l'Auditorium. Cerco... e alla fine mi posteggio molto vicino ad una porta con scritto Foyer pensando: che bello mi sembra di essere a casa, finalmente un po di civiltà nelle opere relativamente moderne, i soldi che spenderò per il parcheggio saranno totalmente ripagati dalla comodità!

Esco dalla macchina e comincio a cercare l'accesso al foyer... non c'è nessun accesso al foyer. Bisogna uscire dal parcheggio dalla stessa rampa da cui si entra e arrivare al teatro dall'entrata principale, cosa che mi ritrovo a fare, e noto anche che in realtà solo il parcheggio coperto era vuoto, ma che le persone e le macchine c'erano eccome: parcheggiate alla rinfusa dovunque fuori dal parcheggio regolare. 

Vado al bar prendo un aperitivo e mi preoccupo di rimediare una banconota da 20€ per dopo. Alla fine dello spettacolo rifaccio la strada per il parcheggio col bigliettino e i 20€ in mano... Scopro che per tutto il parcheggio non c'è una cassa funzionante tranne quella del piano B, e che il parcheggio era sì vuoto, ma comunque un centinaio di persone (una minima frazione rispetto a quelle presenti nella struttura) vi avevano parcheggiato, ed erano tutte in fila alla cassa B che accettava solo monete e banconote da 20€. Potete immaginare il delirio: la fila che si estendeva per le scale...
Arrivato alla cassa, dopo 30 min scopro che intanto devo pagare di più a causa della fila, e che la mia sosta costa 8€. 

Dunque infilo la banconota: ovviamente le monete di resto non vengono erogate, contrariamente a quanto annuncia il display. Niente ricevuta per un rimborso, niente personale che si preoccupa del consumatore... niente di niente.

Torno a casa avendo pagato dunque 20€ per un servizio che non c'e stato. Mi sono sentito derubato. Tutto questo, insieme a tutto il resto, fa diminuire sempre più la voglia e il tempo da passare nella mia amata città
Continuate così.
Lorenzo Mazzé


*Caro Lorenzo, 
questo attiene a quella che noi chiamiamo la malattia dei romani per l'auto. Il parcheggio interrato  una cosa residuale, una cosa che usa qualche imbecille, qualche debole, qualche sfigato. Il romano verace che va all'Auditorium ha tutto il parcheggio che vuole sui marciapiedi del Villaggio Olimpico, o nel mitico spartitraffico giusto all'ingresso del Parco della Musica, lato Palazzetto, che ha una portata di diverse dozzine di auto. O ancora verso Villa Glori lungo la strada e nelle rotatorie, anche se è divieto, tanto non controlla nessuno e le strade sono fatte alla romana, ovvero pensate con lo spazietto apposito per fermarsi in divieto disturbando, ma non bloccando, la circolazione. Una roba diabolica. Ma il romanovero è così: tra dare 2 euro al parcheggiatore abusivo gestito dalla camorra e darli ad un parcheggio interrato indovina cosa preferisce? Se togli la possibilità di questa sosta abusiva, brutta e pericolosa avrai la rivoluzione, se lasci invece in abbandono il parcheggio interrato nessuno protesterà.
-RFS

A Roma si parcheggia male perché mancano i posti. Anche il neoassessore Stefano Esposito crederà a questa idiozia?









 Il neo assessore ai trasporti Stefano Esposito è di Moncalieri, piemontese doc, ma ha cominciato alla perfezione in autentico stile romano. "Mica ha ammazzato nessuno" ha detto difendendo il dipendente Atac che, realizzando un filmato contro la sua azienda, si è posto ovviamente e giustamente nelle condizioni di essere sospeso. E' l'atteggiamento romanaro che ha devastato questa città e ci ha portato alla situazione in cui siamo.
"Eh che voi che sia". "Aho, ma io devo da lavorà". "Guarda che i probbblemi so arrrtri eh". "Pensate ai probbblemi veri". "Il vero probbblema nun semo noi, ma...". "Nun do fastidio a nisuno". E così via all'infinito per ogni cosa, dalla più piccola alla più grande.

Una cosa grande, anzi grandissima, e un'autentica ossessione per chi a Roma fa l'assessore ai trasporti è il rapporto assolutamente malato dei romani con la loro automobile privata. Qualcosa di assurdamente patologico che porta a giustificare qualsiasi schifezza. Dal parcheggio furbo fino ad arrivare a 300 morti ammazzati l'anno, che manco una vera guerra.

Chissà se guardando queste immagini e questo video l'assessore esclamerà: "ehvabbè ma mica questi hanno ammazzato nessuno, e che fastidio te danno". Detto in piemontese. Tristezza.

Disastro a Furio Camillo. Dopo i brutti fatti nella stazione Metro nulla è cambiato, nulla è migliorato

29 luglio 2015
















Dopo la disgrazia avvenuta qualche settimana fa a Furio Camillo (la morte del piccolo Marco), avendo visto i funzionari della Metro correre in fretta e furia al fine di cambiare tutti i neon della stazione e per pulire la stessa a destra e a manca onde evitare che i giornalisti vedessero le reali condizioni di degrado e sporcizia, mi sono illuso che si provvedesse anche ad una svelta ri-pavimentazione del marciapiede... ma niente!

Dovete infatti sapere che da quando vivo a Roma, 5 anni, ho sempre visto invariata la pavimentazione di viale Furio Camillo, nella sua triste e pericolosa situazione di dissesto dei mattoni. Essendo molto profondi e semovibili, tipo tante catapulte sotto i piedi, è frequente che ci si inciampi, spesso con conseguente caduta. Un conto è che tu sia un giovincello dalle robuste carni, ed il massimo che ti possa capitare è rimbalzare da terra.  Un conto è se sei però una vecchietta dalle fragili ossa, per cui non puoi permetterti il lusso di cadere, ed inciampare potrebbe esserti fatale. Ebbene: la probabilità che questo accada è molto elevata e cresce sempre di più: a occhio e croce attualmente un 60% dei mattoni sono in dissesto, e quando ci cammini sopra ti danno la sensazione di stare in precario equilibrio come sopra un windsurf.
Qualche mese fa, forse in segno di (intelligente) protesta, qualcuno durante la notte si è prodigato nel prelevare i mattoni e porli ai bordi del marciapiede, dove questo si conclude con una pista ciclabile nera (e non rossa... sarà per motivi politici?) peraltro utilizzata consuetamente come parcheggio di motorini, scatoloni, monnezza, nonché corridoio di passeggio di molti pedoni che, evidentemente, non ne conoscono la funzione. Ebbene, prelevando gli spessi mattoni sono divenute ben visibili delle vere e proprie voragini, scandalose. Se non facevi la gimcana rischiavi di caderci dentro. Evidentemente a qualcuno è stato imposto di ricoprire tutto in poche ore, e possibilmente se avessero individuato gli artefici di questa azione, anziché dargli una medaglia al valore, magari gliel'avrebbero fatta pagare cara.
Ma non è tutto: da qualche giorno, in più punti del marciapiede, stazionano circa tre transennamenti interni, come quelli che mettono per strada quando implodono dei mini sinkhole, dei vuoti profondi sull'asfalto. Sono di colore arancione, pure ben vistosi. Fotografarli è un gioco da ragazzi.

La domanda è: quanti anni dobbiamo ancora aspettare prima che una pavimentazione ordinaria e decente possa essere compiuta? Dobbiamo aspettare il morto pure sopra il marciapiede? O sino a che ciò non accada, sottovaluteremo il problema con un consueto italiano "evvabbe dai..."?

Paolo

La Stazione Termini integralmente di proprietà di bande di scippatori. Ecco un nuovo video

Dovevano risolvere a Maggio. Lo avevano promesso: controlli, limitazioni all'accesso ai binari, arresti. Niente di tutto questo è realmente successo salvo qualche posto di blocco - ovviamente saltuario, ché nulla di stabile si può e si deve fare - per l'accesso ai soli Frecciarossa. Il risultato? La stazione è completamente ostaggio di un gruppetto di nomadi pronti a tutto pur di scippare, raggirare, umiliare i turisti. Sono sciami, sempre più mimetizzati nella folla ma sempre più facili da individuare per chi si è fatto l'occhio.
Questo ultimo video risale al 15 luglio. Qualche giorno prima c'era stata l'ennesima retata di arresti e, dopo di quella, l'ennesimo giudice ha disposto la scarcerazione delle ladre fermate dozzine di volte perché minorenni, o perché in attesa di processo, o perché il reato è stato depenalizzato o italianate simili. 
Nulla di simile accade in nessuna altra stazione d'Europa. Da nessuna altra parte del mondo chi scippa non ha norme che lo puniscano e gli facciano passare la voglia di continuare...

A Roma c'è una convinzione sbagliata: la convinzione che i rom che vivono nei nostri campi nomadi siano in qualche modo una razza inferiore, incivile, arretrata, sporca. Niente di più falso: ogni giorno questi signori dimostrano esattamente il contrario. Sono in poche migliaia ma tengono in scacco una città di milioni di abitanti, capitale di un paese occidentale. In pochi di loro, peraltro indifesi minorenni o ragazze incinte, riescono a tenere in completa balia la metropolitana (che è un luogo sensibile, altroché!) o addirittura la stazione centrale. Si tratta, al contrario delle dicerie, di una popolazione superiore. I fatti lo dimostrano ogni giorno.

Alessandro Gassman in una città che non cambia mai. #Romasonoio rischia di indebolire RetakeRoma. Sarebbe imperdonabile

28 luglio 2015
Roma e i romani sono fermi. O indietreggiano. Stanno perdendo l'enorme occasione di cambiare. Di cambiare mentalità, prospettiva, modo di fare. E' successa la rivoluzione vera in questa città, abbiamo finalmente modo di dircelo senza provocare scandalo: Roma è una città di Mafia. E' certificato e ufficiale. E' così dal dicembre 2014, sono passati 8 mesi e le persone si comportano esattamente all stessa maniera di prima. L'arroganza è la stessa, la superficialità è la stessa, l'incapacità di approfondire e di prepararsi prima di esprimersi è la medesima. Dopo dicembre ti saresti aspettato un riscatto civico da paura, invece le persone hanno continuato a fare esattamente quello che facevano prima. Le piccole meschinità, gli atteggiamenti per puro piccolo squallido minimo vantaggio personale ai danni della collettività sono rimasti al loro posto. 

I cittadini hanno dimostrato, semmai ce ne fosse stato bisogno, di essere perfettamente a proprio agio in una città mafiosa, povera, fetente, micragnosa, sciatta, pressappochista. L'omertà è a dei livelli che al confronto Reggio Calabria e Corleone sono capoluoghi luterani.

Pensate ai vostri vicini di casa, ai vostri colleghi di lavoro, ai vostri parenti: sono cambiati a partire da dicembre? Hanno preso coscienza di qualcosa? Hanno modificato almeno un 10% dei loro atteggiamenti? 

In quale città del pianeta, dopo uno schiaffone come quello che ha assestato finalmente il procuratore Giuseppe Pignatone, si sarebbe fatto finta di nulla in questo modo? 


In questa fase, dunque, qualsiasi moto di riscatto - sebbene provocato non dal lavoro formidabile delle procure bensì da un articolo del New York Times - deve essere bene accolto. Così come deve essere bene accolta dunque l'iniziativa di Alessandro Gassman il quale, con tanto di hashtag sparato dal Sudamerica, ha invitato i cittadini a prendersi carico in prima persona della pulizia della città. E' una cosa giusta (lo abbiamo contestualizzato in questa intervista uscita oggi su Linkiesta), ma posta in questi termini - ovviamente nessuno sulla stampa locale lo ha fatto notare - rischia, e parecchio, di fare confusione. Perché? Semplice: perché esiste da una vita (ancor prima che si muovessero Pignatone e i giornalisti nordamericani...) un movimento che, tra l'altro in fantastica complementarietà con il nostro lavoro di denuncia e analisi, si sporca le mani ogni santo giorno per pulire la città con un intento che, lungi dall'essere estetico, riflette sulle eco mafie, sulla criminalità organizzata che ha come terminale il degrado urbano, sulla violenza spaventosa e trascurata dei writers.

Retake Roma è stata capace non solo di coinvolgere decine di migliaia di persone, di far guardare la città con occhi diversi ai bambini, di catalizzare l'interesse della stampa internazionale in tempi decisamente non sospetti, ma è stata brava a farsi istituzione, a collaborare con enti (la Camera di Commercio) e aziende (l'ultima è la Clear Channel, con questa campagna qui che vedrete sulle fermate dell'Atac). Un progetto straordinario che ha educato alcune migliaia di persone e ha spiegato loro che, no, i problemi non sono altri.




Un progetto che ancora oggi continua ad essere attaccato. Questo scambio di tweet che vedete qui sopra risale banalmente a ieri. E siamo alle solite: "chi vi paga?". Gli haters di Twitter e coloro che in una città normale non avrebbero gli spazi che hanno oggi non tollerano e non accettano che vi sia qualcuno pronto a impegnarsi in maniera gratuita. Gli stessi "cittadini" che non hanno detto 'pio' per anni contro la Mafia che si stava masticando la città, oggi attaccano frontalmente episodi di puro impegno civico come Retake.

Ecco perché, caro Alessandro Gassman, iniziative come queste andrebbero rafforzate, difese, spalleggiate e non diluite e indebolite con iniziative esattamente identiche e partite dal nulla. L'apporto di personalità come quelle di Gassman e di tutti coloro che hanno seguito il suo appello è importantissimo, ma va direzionato in maniera strategica e non casuale altrimenti il danno può essere superiore al beneficio. E Roma dimostra di sguazzare nei soliti meccanismi... eterni. 

Insomma l'augurio è che il grosso rumore fatto da #Romasonoio non si riveli - come rischia di essere - una folata estiva, ma si unisca a Retake Roma corroborandolo. Ma per questo ci vuole la presa di posizione di Gassman stesso. Chi glielo spiega?

Casa Pound imbratta Roma ma il giudice condanna noi a risarcirgli 5.000€. Ecco com'è andata. Ora fateci capire se desiderate tenere aperti o meno questi blog

27 luglio 2015











Siamo stati denunciati, processati e infine condannati per aver fatto un torto a Casa Pound. Le sentenze ovviamente si rispettano, ma anche si raccontano e noi questa storia ve la vogliamo condividere.

Come molti di voi sapranno Casa Pound (come decine e decine di altre realtà a Roma, ed infatti tutte queste sono prese di mira dai nostri blog) è solita affiggere tanti manifesti in giro per la città. Manifesti abusivi, dichiaratamente abusivi, orgogliosamente abusivi. “I media non parlano di noi” è il ragionamento “e noi ricopriamo monumenti, scuole, palazzi, edicole, arredi urbani per comunicare quello che facciamo e il nostro punto di vista”. Evitiamo in questa fase di dire la nostra su questo modus operandi, ci limitiamo a sottolineare che è un modus operandi di molte entità para-politiche in città: non si tratta dunque di prendere di mira Casa Pound in particolare (fanno lo stesso decine di centri sociali di sinistra, e sui nostri blog le critiche si sono sprecate). Un costume illegale, prepotente e dannoso per i conti della città (che deve ripulire, e son decine di milioni all'anno). Inoltre un costume insensato in un periodo in cui con un post su Facebook, con una mailing list e con un tweet puoi arrivare in un istante, a costo zero e senza violare alcuna norma a decine di migliaia di cittadini. Una abitudine, insomma, che rende brutti gli spazi comuni dove si forma la cittadinanza condivisa. E in luoghi brutti e pieni di illegalità, è ampiamente dimostrato, si forma una pessima cittadinanza.

Come sapete abbiamo sempre condannato tutto questo soprattutto ospitando contributi di lettori stufi, esausti, indignati. Così è successo per quanto riguarda un articolo uscito tempo fa su Degrado Esquilino, uno dei blog che fanno parte del nostro network di informazione e sensibilizzazione civica attivo ormai da anni. In quel caso su Degrado Esquilino, a seguito di una campagna di affissioni abusive di Casa Pound particolarmente virulenta, un lettore ha pubblicato un articolo in cui si era arrabbiato un po' troppo. Nulla di clamoroso e nulla di diretto particolarmente a qualche individuo specifico, ma il cittadino apostrofò l'organizzazione di Via Napoleone III con frasi un poco sopra le righe (per intenderci l'offesa più grave era, se non ricordiamo male, “pezzi di me**a”).

Casa Pound, come si fa in questi casi, avrebbe potuto scrivere al blog chiedendo la rimozione di contenuti considerati diffamatori e in un istante si sarebbe provveduto. O avrebbe semplicemente potuto ignorare quello che era un semplice sfogo di un cittadino, come ce ne sono a migliaia in giro per la rete e i social network. Ma evidentemente attaccare la nostra piattaforma era cosa che aveva una logica e un valore peculiare. La strategia infatti fu diversa: una bella denuncia per diffamazione a mezzo stampa alla persona di Massimiliano Tonelli il quale, lungi dall'essere il proprietario, l'editore, men che meno il direttore del blog, è semplicemente tra i tanti attivisti e cittadini impegnati nella piattaforma quello che più di altri appare in dibattiti e interviste pubbliche mettendoci, quando indispensabile, la faccia. Banalmente uno dei fondatori della piattaforma, una delle persone che se ne occupa insieme a tante altre. Massimiliano Tonelli aveva scritto quell'articolo? No. Aveva firmato quell'articolo? No. Aveva materialmente inserito quell'articolo pur non firmandolo? Neppure. Ha rivendicato quell'articolo? Neanche, anzi ha ammesso in sede di dibattimento che i contenuti erano fin troppo forti, dissociandosene. Ha omesso il controllo? Assolutamente no: il blog è aperto ai contributi di tutti e non è una testata registrata, non esiste qualcuno titolato a controllare e responsabile per questo.

Ciononostante GIP ha ritenuto di rinviare a giudizio e il Giudice ha ritenuto  di condannare. La condanna penale non corrisponde a mesi o anni di reclusione, come pur richiesto dal Pubblico Ministero, bensì in una multa molto contenuta (1000 euro), in un risarcimento a Casa Pound che nel frattempo si era costituita parte civile (5000 euro) e nel pagamento delle spese processuali dell'una e dell'altra parte (per un totale di 3500 euro o giù di lì). Uno scherzo da 10mila euro in totale.

Articolo apparso su Repubblica nel mese di giugno

Naturalmente speriamo di ribaltare tutto in Appello. Nel frattempo, mentre - come potete vedere dalle foto - neppure questo processo ha fatto sparire dai muri della città le migliaia di manifesti abusivi, vi chiediamo una mano.

Come in altre circostanze avete dimostrato, è necessaria la vostra vicinanza. Siete ormai, i numeri parlano chiarissimo, in decine di migliaia (talvolta centinaia di migliaia) a seguire ogni giorno i nostri spunti, i nostri dibattiti, le nostre prese di posizione. Tutto questo lavoro vi viene offerto gratuitamente ogni giorno, ma quando queste battaglie hanno conseguenze economiche così pesanti vogliamo avere la dimostrazione di non essere da soli a combattere e chiediamo un simbolico aiuto a tutti per coprire una parte delle spese che stiamo sostenendo. Un piccolissimo impegno da parte di tutti può essere sufficiente a coprire le spese e a dare forza a battaglie di civiltà che altrimenti saremo costretti ad interrompere come tantissimi in questo momento vorrebbero.

Dateci un segnale che volete che si vada avanti. Viceversa, ignorando questo appello, fateci capire che la si può anche smettere qui.

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(e condividi il più possibile questa storia assurda)

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