Per i nostri lettori niente di nuovo. Su questo blog tutto il ragionamento che leggerete in maniera chiara e lucidissima qua sotto nell'articolo uscito oggi sulla cronaca di Napoli del Corriere della Sera (Corriere del Mezzogiorno, ecco il link) era già stato anticipato esattamente un mese fa. A questo link. Leggetelo perché è impressionante come, anche questa volta, avevamo perfettamente tratteggiato i contorni di un problema annoso che si vuole, scientemente, non-risolvere. Ma c'è da dire che anche Presadiretta, anni fa, aveva detto tutto in uno straordinario servizio che non dovete perdervi per capire come mai Roma è in queste condizioni.
Per poter continuare a far sì che si mantenga la voragine di denaro. Roma (e anche Napoli, seppur in misura minore) è piena di buche per un motivo soltanto: quelle buche servono per mantenere alta l'emergenza e per poter giustificare appalti a dittuncole di quart'ordine "per somma urgenza", senza gare, senza pianificazione, senza prospettiva ne progetto. Negli anni in cui c'era la gestione di un general contractor, a Roma, le cose parevano migliorare sensibilmente e ovviamente quel sistema venne smontato da Alemanno perché non garantiva commesse-senza-gara alle dittuncole di cui sopra. Noi qui vi avevamo già spiegato tutto, ora sentite la storia raccontata dalla viva voce di un protagonista della vicenda. L'articolo parte a parlare di Napoli, ma poi si rivolge a Roma. La cosa grave di tutto questo? Non il fatto che Gianni Alemanno abbia fatto schifezze (quello era previsto e prevedibile), ma il fatto che Ignazio Marino, dopo due anni e dopo aver stracciato Alemanno alle elezioni non abbia fatto nulla per ripristinare per lo meno la decenza ed abbia continuato come prima. La domanda è sempre la solita: se Marino si comporta come Alemanno cosa abbiamo cambiato sindaco a fare? Se Marino non capisce che il rotondo risultato elettorale del 2013 era un mandato chiaro da parte dei cittadini a cambiare tutto, non fa altro che una frode elettorale.
Tornando alle buche, l'unico modo per risolvere il problema è, guardacaso, l'unico modo che non viene adottato. Raccontando frottole.
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Romeo: «Napoli sprofonda nelle buche? Disastro prevedibile»
L’imprenditore: «La formula del Global Service, che era una risposta concreta al problema delle strade, è stata criminalizzata in modo ideologico e demagogico»
di Paolo Grassi
«Tutto questo era largamente prevedibile. E per evitare il disastro a nulla sono serviti piani tecnici e indicazioni programmatiche. La formula del Global Service, che era una risposta concreta al problema delle strade, è stata criminalizzata in modo ideologico e demagogico. Ma quella forma di gestione tecnica e integrata del territorio non è stata sostituita con nulla che fosse efficiente e funzionale». Alfredo Romeo guida un gruppo che prova a cambiare l’idea di gestione dei patrimoni urbanistici e del territorio. Per anni ha dovuto convivere con l’accusa di aver creato un “sistema Romeo” collegato al super-appalto destinato alla manutenzione delle strade di Napoli. Ma oggi, dopo la sentenza definitiva che, come ricorda lui stesso «l’ha prosciolto perché “il fatto non sussiste”», guarda con «distacco da una parte e rabbia dall’altra» alla città che sprofonda nelle buche.
Dottor Romeo, perché dice di guardare con distacco a quello che sta avvenendo nella sua Napoli?
«Romeo Gestioni aveva proposto soluzioni tecniche avanzate e funzionali, ma hanno prevalso i pregiudizi e gli slogan. E allora pazienza. E, appunto, distacco».
Però poi afferma anche di provare rabbia.
«Rabbia è vero, perché da cittadino sono indignato. Ma aggiungo, parlo da cittadino italiano e non solo napoletano, perché certe dissennate sciatterie non riguardano solo Napoli. Basta vedere che cosa sta accadendo a Roma dove, prima ancora, quasi dieci anni fa, avevamo messo a punto un modello unico al mondo di “Road Management” risolutivo che però si è scontrato con la politica».
Road Management? Si può spiegare meglio?
«Partiamo da un punto concettuale ineludibile: per risolvere il problema delle buche, bisogna uscire dalla logica della manutenzione e scegliere il principio dellagestione programmata. Ma per far questo, bisogna in primis fare una scelta laica e decidere di affidare a professionisti che rispondono, con piena responsabilità e “per risultati”, sulle attività di programmazione, gestione e controllo delle opere. Se si continua a ragionare in termini di intervento su “chiamata d’urgenza”, pensando che basti mettere un po’ d’asfalto nelle buche più grosse, e dando per scontata la qualità del lavoro degli asfaltisti che preparano miscele bituminose ridicole, beh, allora siamo lontanissimi da ogni soluzione credibile».
E come si «gestiscono le strade»?
«L’obiettivo, come detto, non è più la manutenzione ma l’efficienza, la scorrevolezza e la sicurezza costante delle strade. Cioè un servizio strutturale, reso e garantito alla città. Sembra banale ma non lo è. E dunque a Roma (e a Napoli intendevamo replicarlo) il progetto, che valeva circa 700 milioni, si articolava in nove anni di attività divisi in tre fasi: impianto e interventi straordinari, regolarizzazione progressiva, manutenzione generale costante. Noi, come Romeo Gestioni, eravamo gli ideatori e la direzione del progetto. Abbiamo creato una centrale di governo informativa ad alta tecnologia. Non esagero, una sorta di Cape Canaveral con software specificamente messo a punto, in cui abbiamo riversato i dati di un censimento gigantesco: quante strade, quante buche, quanti chilometri di marciapiedi, quale illuminazione, quale segnaletica, quali passi carrai, attraversamenti e sotto-servizi da monitorare, quali emergenze, quali urgenze, quali priorità».
Poi?
«Abbiamo pianificato gli interventi organizzandoli in maniera tale da risolvere da una parte le emergenze, e mettendo dall’altra, progressivamente, a regime l’intero sistema viario a noi affidato: 800 chilometri di strade ad alta percorrenza. Ancora, in parallelo, abbiamo messo in campo dodici furgoni attrezzati con laser e impianti satellitari collegati con la centrale di governo e con squadre, divise per settori, dotate di sistemi palmari che all’epoca erano il massimo dell’innovazione (ma oggi lo facciamo con i droni), per il monitoraggio generale, metodico e sistematico degli interventi da fare 24 ore su 24. Anche qui su due fronti: eventuali interventi da fare su segnalazione delle squadre, e quelli da programmare in funzione della gravità. Così abbiamo censito il livello di ammaloramento delle strade, lo spessore e la qualità dell’asfalto esistente, il numero delle buche, la scala delle priorità da cantierizzare».
Insomma, funzionalità complessiva e sicurezza delle strade?
«Sì, ed eravamo responsabili in toto di questo complessivo risultato gestionale. Per questo abbiamo anche messo intorno a un tavolo tutte le aziende potenzialmente coinvolte (luce, gas, acqua, telefoni, trasporti pubblici) per coordinare gli interventi anche con quelli necessari per i sotto-servizi, in modo da poter operare una sola volta per segmento stradale, ed evitare quelle aberrazioni per cui io asfalto oggi e domani arriva il gas e rompe un’altra volta... Non basta. Abbiamo attrezzato un laboratorio per controllare il materiale usato dagli asfaltisti, e verificare omogeneità e qualità degli interventi a monte e a valle del lavoro. E a tutela del Comune di Roma, come garanzia del risultato della gestione per la collettività, abbiamo rilasciato una fidejussione di 400 milioni di euro. Ma tutto questo è stato respinto dalla politica».
In che senso?
«Banalmente che l’allora sindaco Alemanno, approfittando delle mie vicende giudiziarie (il famoso “fatto che non sussiste”) ha gridato “all’appaltone voluto dalla precedente giunta”, ha chiesto la rescissione del contratto pagandoci il dovuto in termini di lavoro svolto a quel momento. Così a Roma si è tornati al criterio del tappabuchi e della manutenzione di somma urgenza invece che alla gestione; i soldi che si dovevano spendere in nove anni, sono finiti in tre. Se la politica avesse visto il problema in termini strategici ed economici la Capitale avrebbe le più belle strade d’Europa. E le posso assicurare: oggi anche Napoli».
Come si esce da questa trappola di buche e voragini?
«Le rispondo non solo da imprenditore, ma come consigliere delegato ai servizi di Assoimmobiliare: politica e Pubblica amministrazione devono cambiare mentalità e cultura. La gestione delle strade non si può affidare a un polveroso ufficio di un assessorato pensato e gestito in modo arcaico. E’ una questione enorme (un esempio per capirci, Roma Capitale amministra 5.550 km di strade, mentre la Centralità di Parigi ne ha solo 1.880) che va programmata e gestita affidandosi, con tutti i controlli del caso, a professionisti seri che abbiano conoscenze, know-how , sistemi di information technology e modelli applicativi di avanguardia. E questa scelta di fondo va applicata non solo alle aree urbane e non solo per le strade, ma anche al Territorio nel suo complesso. Le sortite amministrativamente dilettantesche di certi sindaci, lasciano il tempo che trovano (troppo a mio parere) e macerie al posto delle strade».
E voi dove siete operativi?
«In Inghilterra, Spagna e Arabia Saudita i nostri modelli gestionali sono molto apprezzati».
14 commenti | dì la tua:
Bhe nulla da dire. Se e' vero che Romeo opera all estero non può essere cosi terribile. Purtroppo Marino non farà mai una gara internazionale per un global service...non fa parte della sua mentalità sinistrorsa cosi come la destra non lo farà mai perché troppo impegnata a proteggere certi feudi e territori clientelari. Non se ne esce.
L'unico modo per uscire dal tunnel, lo ripeto da anni ormai, è farci colonizzare da un popolo più intelligente di noi, ma ciò non succederà mai perché serviamo come schiavi e come mercato.
SOLUZIONE:
Global Service straniero (regolare appalto).
Trasparenza-Comunicazione-Efficienza
Magari ci fondessimo con i crucchi o con i francesi o con gli albionici. Ma non accadrà mai non per oscure macchinazioni ma perché mezza Italia dovrebbe diventare virtuosa....
Io non andrei tanto lontano già a firenze sono più intelligenti oppure, torino , milano hanno cervelli più evoluti dei romani tra gli esseri più stupidi che esistano
Romeo e' uno dei piu' grandi banditi ed ora, per voi, ha vive in capitolo?
si contuinua ancora con il giochino di destra e sinistra .... che tristezza!!
Mafia Capitale non ha insegnato niente, destra e sinistra sono le faccie della stessa medaglia e mentre noi ci scanniamo come tifosi allo stadio dividendoci su tutto loro fanno affari insieme sui problemi dei cittadini che a quel punto diventano un business per loro!!
Aprite gli occhi e mandiamoli tutti a fanc..o!!!
Marco S.
fate qualcosa, mai vista una citta', non solo occidentale, con le strade in questa condizione.
Abbiamo una pressione fiscale pari a quella svedese e sembra di vivere in Burkina Faso, li mortacci vostra !1!1
A volte mi chiedo dove viviamo, se ha ancora senso rimanere in questa fogna di città. Si conoscono i problemi, i personaggi, i sotterfugi e nonostante ciò...si continua a non far niente. Allora qui il problema è radicato proprio in fondo, difficile da estirpare...e qualcuno dice che qui non c'è la mafia, vabbè.
Il problema e' nella mentalità e nell incultura di buona parte della popolazione. La città e' conformata su di loro. Non se ne esce se non si costringe la gente a migliorare.
L'unica soluzione è la Lega...romana. Ovvero tornare a prima dell'Unità d'Italia. Pensate che bello: piemontesi con i savoia, milanesi con gli austriaci, romani, umbri, marchigiani, romagnoli e abbrzzesi con il papa, il sud con i borboni. E visto che siamo generosi, inglobiamo pure il granducato di toscana.
Tutti contenti ed ognuno a casa sua!!
A Roma, il più pulito ha la rogna. Ma davvero pensano che siamo tutti degli smemorati ? Romeo era una delle cause della sconfitta della sinistra e della vittoria di Aledanno. Detto ciò, l'idea che i lavori stradali, dallo scavo e piazzamento dei tubi sino al rifacimento del manto stradale dovessero essere fatti da un'unica ditta è sacrosanta. In una città normale, si fonderebbero insieme i reparti-distaccamenti di ENI, ACEA etc. etc. che si occupano di questo e si creerebbe una ente pubblica, comunale, di medie dimensioni, tipo "Roma Strade"- Pensate quanto si risparmierebbe con la manodopera e con i mezzi. Affittare tutto ad un esterno è, nel giorno di oggi, una emerita stronzata e solo un modo di scaricare le responsabilità
Certo le buche a Roma non sono spuntate con aledanno e non mi pare che con la Romeo le cose all'epoca andassero troppo bene...il problema è che Roma ha troppi km di strade
Megadirettore Galattico Duca Conte Marino,
ma fare strade e marciapiedi in lastre di cemento prefabbricato come si usa nelle grandi metropoli? cosi da ridurre i costi di manutenzione...?
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