Ve lo immaginate il Louvre di Parigi con accanto, a pochi metri, un schifezza del genere in vendita a pochi, miserabili, euro? Noi no, chiaramente.
Siamo al Colosseo, e
precisamente all’Arco di Costantino. Questo accanto è solo uno dei tanti
pessimi “oggetti” che un turista si trova costretto a vedere a
due passi da un patrimonio storico e artistico che non ha eguali nel
mondo.
In un nostro precedente
articolo avevamo segnalato la coraggiosa decisione da parte del
sindaco Marino di porre fine a questa indecenza tutta romana.
In sintesi mesi fa è
stato istituito un “tavolo sul decoro”, un tavolo tecnico con le
Soprintendenze Statali, la Sovrintendenza Capitolina, l’Ufficio
Città Storica, la Polizia Locale, il I° Municipio e il Dipartimento
Attività Produttive, che ha avuto lo scopo di individuare i criteri
per regolare la presenza in Centro del commercio su area pubblica,
dei posteggi fuori mercato, degli urtisti e dei camion bar.
Il tavolo tecnico ha
dichiarato incompatibili la collocazione di 43 urtisti (ovvero i
banchetti di venditori di souvenir), 22 posizioni dove ruotano circa
70 camion bar e 11 fiorai con tutta l'area archeologica centrale che
comprende i Fori, Colosseo, Piazza Venezia, Tridente, Piazza di
Spagna e Trinità dei Monti, Circo Massimo.
Dopo questa decisione i
soliti noti erano scesi in piazza,
denunciando tra le altre cose la “storicità” delle loro attività
e il “diritto” a rimanere al loro posto. Ma l’Italia si sa, è
un paese dove i “diritti acquisiti” diventano rendite di
posizione, sino ai più alti livelli.
Bene, finalmente, dopo
mesi di annunci, ricorsi, ritardi e delibere cadute nel vuoto, una
luce nel tunnel si intravede. La decisione del Tar permette, stando a
quanto
dichiarato dall’assessore al commercio Marta Leonori, di
concludere l’iter, fermo da mesi, di rilocalizzazione dei posteggi.
Ci auguriamo che il Comune
proceda speditamente, e ci consegni almeno per primavera una città
più decente.
Sentiamo però il dovere
di fare qualche altra considerazione:
1) è lecito chiedersi
come sono stati acquisiti nel corso del tempo i diritti di
occupazione del suolo pubblico e perché poche persone (e spesso
anche alle stesse, solite persone) ne dispongano in questo modo
indecente
2) se pure dovessimo
riconoscere tali diritti, chiediamoci in che ordine di importanza
dovrebbero essere rispetto al nostro diritto di poter fruire
liberamente e in modo pulito e ordinato di bellezze
storico/artistiche tra le più importanti della storia non solo
nostra, ma dell’intero occidente e che tutti ci invidiano
3) ci rendiamoci
perfettamente conto che il problema è più complesso e riguarda
anche altri ambiti: proprio ieri in un altro post avevamo segnalato
il piacere di fare lo shopping di Natale in una vera favela,
quella di via Cola di Rienzo! Avevamo postato 30 foto di ambulanti
che oramai stazionano regolarmente, manco fossimo un Suk di
Marrakesh…
Se a questo punto
intravediamo un po luce in fondo (ma proprio in fondo) al tunnel, e
se anni di battaglie sembrano finalmente concretizzarsi, ci auguriamo
che, smarcati urtisti, bancarelle e camion bar, i nostri monumenti
non diventino preda di ambulanti/bibitari e piazzisti di ogni sorta
con buste di plastica colme di paccottiglia al seguito.
La guerra tra bande è
dietro l’angolo, ma servono insomma anche vigili su strada per
monitorare le aree più importanti. E’ inutile nascondersi dietro
un dito.
Marco
Ma si infatti cacciamo via i romani e mettiamoci i Bangladesh ancora co questi che stanno li da 150 anni , tolti loro Roma finalmente sará Caput Mundi . Bah....
RispondiEliminaNella meravigliosa Marrakech non vendono paccottiglia del genere.
RispondiEliminaIl suk di Marrakech, è un posto affollato, pieno di confusione, ma affascinante e dove si vende di tutto, ma non certo la merda che gira per le bancarelle di Roma. Lo stesso vale per la famosa piazza e per luoghi simili delle altre capitali imperiali marocchine. Ma siamo in Africa, mica a Roma.
RispondiEliminaIn Marocco, ma anche in altri paesi, non si sognerebbero mai di massacrare importanti monumenti con certi spettacoli deprimenti