Vi siete mai chiesti perché a Roma non c'è una editoria cittadina? Reggono in parte (molti sono falliti in realtà, quelli che rimangono boccheggiano e dunque fanno un prodotto piuttosto scadente) i freepress quotidiano distribuiti sotto la metropolitana, ma non esistono settimanali, non esiste ad esempio un progetto che è utile in tutto il mondo, da Londra a New York passando per il Portogallo, come Time Out. È morto Roma c'è. La città – pur nell'impoverimento culturale che la sta caratterizzando da qualche tempo – continua a proporre tantissimi eventi teatrali, artistici, di aggregazione, continua ad essere un laboratorio interessante per il mondo della ristorazione, continua ad essere percorsa ogni anno da alcune decine di milioni di turisti (una larghissima percentuale è scadentissima e non si informa, certo, però ci sono gli altri), eppure non ci sono organi di stampa che propongano una narrazione su questo. Perché?
Semplice: perché queste realtà
sopravvivono esclusivamente grazie alle inserzioni pubblicitarie e a
Roma il mercato della pubblicità, specie quello della pubblicità
locale, è letteralmente massacrato dalla cartellonistica. Girate il
mondo, andate a New York, a Londra o a Porto (le città che abbiamo
citato sopra, ma questo vale per tutte le città occidentali evolute)
e osservate la città: il paragone con Roma rispetto alla
cartellonistica vi sarà subito evidente. In queste città i
cartelloni quasi non ci sono e quando ci sono solo eleganti strutture
che riportano le grandi campagne di comunicazione nazionale. A Londra
ci sono tre società che si occupano di raccoglie la pubblicità e di
proporla sui pochissimi impianti pubblicitari su spazio pubblico, a
Roma queste società sono quattrocento. Ad ogni angolo ci sono
cartelli, cartellucci, cartelletti, cartelloni orripilanti,
posizionati in spregio del Codice della Strada, riportanti pubblicità
ridicole, che dovunque al mondo sono pubblicate sui giornali e
contribuiscono all'esistenza di società editoriali e che invece a
Roma se ne stanno sulla pubblicità esterna. Trovateci voi una sola
città al mondo dove potete trovare in esterna le affissioni della
sartoria, dell'alimentari, del compro oro, dell'officina dietro
l'angolo, del negozio di quartiere o del sexy shop, della fieretta,
della società che affitta impalcature, della palestra di zona, del
concerto. Ma in quale città al mondo per scoprire che c'è un
concerto te lo ritrovi sulla cartellonistica pubblicitaria esterna?
Non succede nulla del genere da nessuna altra parte del pianeta. Qui,
invece, questa tipologia di pubblicità viene drenata dalle mille
società – spesso in pugno alla malavita – che spadroneggiano nel
mercato della pubblicità esterna. Una concorrenza sleale spietata e
terribile che ormai vede vendere i cartelletti 1x1 (quelli che stanno
sui marciapiedi, rubando suolo pubblico in cambio di nulla, ma
generando delle conseguenze sul piano economico abominevoli) a 1000
euro all'anno.
Ovvio, dunque, che le televisioni siano
costrette a chiudere. Ovvio che non ci sia un mercato editoriale
degno di questo nome. Ovvio che realtà che esistono in tutto il
mondo come Time Out non si sognino neppure lontanamente di sbarcare a
Roma (un tentativo fu fatto dieci anni fa, durato pochissimo) e che
le realtà similari locali (come Roma C'è) siano costrette a
chiudere i battenti.
Vi lanciamo una sfida: trovateci dove in occidente potete trovare, su elementi di pubblicità esterna urbana su suolo pubblico, la reclame di un ristorante cinese, di un centro che stira le camicie, di un negozio di bici o addirittura di un albergo. Ma a che diavolo serve un cartellone per un albergo (a Roma è pieno!)??? Ma che si sceglie un albergo per un cartellone? Nel 2014 con il 95% delle prenotazioni fatte su internet? E' follia pura. Autolesionista tra l'altro per chi acquista le inserzioni. E allora trovateci un altra capitale occidentale dove accade questo, dove centri di recupero scolastico e istituti specializzati in implantologia si pubblicizzano su cartelloni outdoor. E pubblicheremo le foto!
Quanto ancora la città dovrà
sopportare questa stortura dannosissima del mercato dell'advertising?
A Luglio il Consiglio Comunale ha finalmente approvato un importante
Piano Regolatore degli Impianti pubblicitari che dovrà finalmente
spazzare via la situazione attuale e consegnare la città ad una
normalità occidentale per quanto riguarda i cartelloni, mettendoli a
gara in cambio di servizi e di arredo urbano (questa situazione ci
causa anche la mancanza del bike-sharing, di toilette pubbliche, di
mappe turistiche e di mille altre cose). Quanto dobbiamo aspettare
ancora? Le concessioni attuali, che vanno rase al suolo senza se e
senza ma, scadono alla fine di quest'anno. Oggi, con questo sistema,
la città sconta circa 50 milioni di mancati introiti diretti ogni
anno con conseguenze però a livello di indotto (il mondo
dell'editoriale è solo un esempio) difficilmente calcolabili.
Riformare questo settore significa rimettere in moto economie sane e
di qualità. Dovrebbe essere una priorità assoluta
dell'amministrazione (e una priorità assoluta per la stampa visto che questo stato di cose mette la carta stampata, internet e le tv locali alla canna del gas, ma quelle ancora non lo hanno capito). Anche perché sistemare la cartellonistica a
Roma significa togliere un brodo di coltura - anzi una pozzanghera
fetente - alla criminalità ed alla malavita. Che si fa?
moriremo tutti come topi in trappola
RispondiEliminanon abbiamo scampo
non vedo un futuro, non vedo speranza
Sam http://noisefromamerika.org/articolo/sassolini-economici?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+noisefromamerika+%28noiseFromAmeriKa+%3A+Articoli%29
RispondiEliminavedendo questi grafici devo dire che ho paura tu abbia ragione
bat21 e SAM, non vi preoccupate per noi nessuno vi ha detto di mortificarvi per le nostre vite.
RispondiEliminain parole sintetiche, mi sembrate due zitelonne non è che siete due femminucce?
bat21 tu curati la tua Milan!
Sam tu te ne puoi tornar nella tua nazion d'origin, ma nun te magnà tutti i soldi di Roma prima di annartene!
siete due piaghe!
Mi è dispiaciuto parecchio quando ha chiuso Super 3
RispondiEliminaBoh.
RispondiEliminaL'altro giorno in svizzera ho visto il manifesto di un concerto di finti elvis, vari cartelli per indicare ristoranti dietro l'angolo, ecc. ecc.
La differenza è che i cartelli (anche abusivi, tipo quelli dei ristoranti di cui sopra) non sono dappertutto e dove ci sono sono regolamentati.
In Germania hanno l'abitudine di mettere la pubblicità su vecchie biciclette e poi parcheggiarle con lucchetto e tutto.
È un'affissione abusiva, benché formalmente sia solo una bici parcheggiata (per sempre).
Insomma... Io mi concentrerei su quello che non va e va cambiato senza spericolarmi a fare confronti, ceh in genere sono sbagliati.
io e io miei amici e conoscenti più stretti abbiamo deciso di boicottare TUTTE le pubblicità che vediamo sui cartelloni pubblicitari, legali o illegali poco importa (perché solo a Roma lo scempio è così devastante), e di non comprare più NESSUN prodotto su una bancarella, legale o illegale poco importa (perché solo a Roma lo scempio delle bancarelle è così devastante). Invito tutti a fare lo stesso. Per adesso siamo un centinaio di persone. Il problema è che non siamo più tanto giovani e non sappiamo come organizzarci: vorremmo fondare un'associazione o aprire un blog e una pagina su Faceboock
RispondiEliminaAllora comincia a buttare cellulare e pc, le pubblicita' delle compagnie telefoniche sono dappertutto.
EliminaHo trovato questo servizi sul Corriere. Che ne pensate?
RispondiElimina11:51 AM, siete della lega? decisione corale, emozionatissima della vostra decisione. che gruppo meraviglioso!
RispondiEliminache bravi, benvenuti nel gruppo degli eletti della razza RfS
La cartellonistica - meglio se sciatta invadente chiassosa - è più confacente al livello culturale medio del cittadino (mi guardo bene dallo specificare: romano). Il messaggio di comunicazione veicolato tramite un prodotto editoriale di qualità, transita da qualcosa che è necessario avere in mano, aprire e - orrore - leggere. Orticaria.
RispondiEliminaMa chi è sto demente che su ogni articolo commenta i post di bat 21?
RispondiEliminaC'e' sempre... come quelli de i probblemi so artri e se non ti piace cambia città
io a chi risponde insultando i miei commento oramai lo ignoro
RispondiEliminaPurtroppo la mancanza di una rivista come TimeOut e’ anche (come al solito) un fatto culturale. Considerate che TimeOut e’ indipendente, se gli piace un posto lo scrive, se ha qualcosa da ridire lo fa. Anche con la pubblicita’ del locale a fianco. A Roma sarebbe impossibile, si e’ visto qui cosa e’ successo quando qualcuno ha menzionato bar che fanno il tiramisu’ in alternativa a Pompi, un po’ e chiamavano la questura per farvi chiudere.
RispondiEliminaUn mio amico straniero lavora per una guida turistica, pure ben nota, e gira per ristoranti a Roma chiedendo informazioni su orari telefoni menu’ e prezzi. Mi racconta che gli esercenti sono spesso ostili e scocciati, non vogliono dare informazioni, oppure cercano di pagare per avere una recensione favorevole. In ogni caso un fraintendimento fondamentale di come ci si fa una reputazione sul mercato.
D’altronde l’Italia e’ un paese in cui le associazioni degli esercenti osteggiano apertamente un sito di commenti liberi come Tripadvisor. Per carita’ hai visto mai che i clienti si possano apertamente scambiare informazioni. Anzi qualcuno e’ stato pure denunciato per diffamazione per aver detto che un locale vendeva vino che sembrava andato a male.
Sam e Bat l'accoppiata vincente come Tom e Jerry!
RispondiEliminaMa la smettete co ste stronzate?
RispondiEliminaRoma fa schifo non pe du cartelloni in croce. Mettetevi l'anima in pace che quei cartelloni rimarranno così e sticazzi se all'estero si fa diversamente
il nuovo piano regolatore della cartellonistica penalizza al solito solo le piccole aziende e gli onesti: quei 5000 impianti gia' installati con tanto di posizioni fisse, che non hanno voluto valutare e sanare, stanno gia' smantellandoli pena sanzioni amministrative, le agenzie rincarano i prezzi anche del 200% causa numero chiuso e continuano nottetempo le affisioni abusive e lo spuntare di nuovi cartelloni. che grande risultato, vero?
RispondiEliminama perché postit ve fa skyfo???
RispondiEliminahttp://postitroma.it/
articolo falso e in malafede, bravi bugiardi
D.
Sinceramente che a Roma non ci sia il Timeout non mi tocca minimamente, anzi speriamo che mai ci sarà. Non capisco perchè dobbiamo inglesizzarci(ovvero omologarci) su tutto.
RispondiEliminaDal mio punto di vista la capitale offre anche troppa editoria...tanta fatta con i soldi dei contribuenti purtroppo. Non è vero che non ci sono organi di stampa che informano i cittadini sugli eventi della città.
Tuttavia i cartelloni pubblicitari sono un cancro tutto romano. Troppi, pericolosi, brutti e gestiti da mafie varie. Il comune nonostante il nuovo prip approvato non sta facendo nulla per migliorare la realtà sul territorio.
ROMA E' RIDOTTA LA MERDA DI CITTA' CHE TUTTI RICONOSCIAMO PER COLPA DELLA MASSA DI BURINI CHE LA ABITANO!
RispondiEliminaE qui avete detto una cazzata. Dato k mettete proprio la Time Out di Porto si presuppone ci siate stati. Perché in Portogallo ci ho vissuto x 10 anni e - non c'è il compro oro o l'agenzia funebre, ma ci sono si i mega spazi pubblicitari che non sempre sono di classe. E nel 2002, la campagna elettorale del Comune di Lisbona è stata fatta su questi mega supporti, e guarda caso, proprio a rifare il. Verso a una pubblicità di olio per friggere.
RispondiEliminaMa qui piuttosto, la stessa grafica è una merda e offende la gente. I contenuti sono pessimi.
Non venite a dirmi che il compro oro la pubblicità la farebbe su una Time Out, dai e nemmeno il serrandaro. Qua manca proprio la cultura di base per fare riviste del genere, nel senso k in tempo zero verrebbero incastrate da qualche racket del cazzo come succede con il resto della pubblicità o come qualsiasi altra cosa in questa città o paese...
In Italia non c'è Timeout ma c'è Zero che pubblica articoli su eventi e luoghi a Roma, Milano e altre grandi città italiane
RispondiEliminahttp://roma.zero.eu/