31 ottobre 2014

E adesso commentate voi. Chi riesce a contare il numero dei torpedoni che ogni giorno avvelenano Fori e Valle del Palatino?


Se guardate il video pensate ad un set televisivo magari. Ad una web series. Ad una sit-com. E invece è tutto vero. Succedeva qualche giorno fa a Via di San Gregorio che in qualsiasi posto del mondo sarebbe una strada con marciapiedi enormi, arredo urbano di qualità, limiti a 30 all'ora nella parte centrale, piccola e limitata, dedicata al traffico privato. Quanto ci piacerebbe avere architetti per fare un rendering di questa strada come la concepiamo noi...


E invece no, è una autostrada. Pericolosa e puzzolente. Una superstrada urbana da percorrere a forte velocità e che collega Colosseo, Circo Massimo e Caracalla. Bizzarro, no? Sulla quale, nonostante l'autovelox che ogni tanto ci si installa (purtroppo troppo visibile, così tutti inchiodano), si raggiungono vette di contachilometri invidiabili sempre in attesa del pedone o del ciclista mortoammazzato.
L'altra mattina - godetevi il video - però non si poteva sfrecciare, perché come accade sempre più spesso la strada era completamente bloccata. Trasformata nel più bel parcheggio di torpedoni al mondo. L'unico parking per pullman turistici a poter vantare la vista del Colosseo e dell'Arco di Costantino...
Questo non è turismo. Da nessuna parte il turismo è gestito in maniera così becera, sciatta e violenta. Questo è l'antiturismo. Questo è il motivo per cui - dati di oggi - l'Italia è stata superata dalla Germania come meta turistica. Dalla Germania...

A Roma non ci sono cantieri finanziati dall'Europa. E menomale! Perché quando ci sono sono sprechi. Ecco l'esempio di Piazza Ippolito Nievo e Porta Portese



Come sapete questo blog conferisce una grande importanza alla sosta selvaggia ed al suo contrasto. Questo blog e tutto il resto del mondo, per la verità! A differenza di ciò che pensano i romani e i loro amministratori secondo i quali questo autentico cancro è un male necessario o un male minore secondo la convinzione, falsissima, che si parcheggia male perché mancano i posti.

 

Ciò premesso sottolineiamo che se è grave la sosta selvaggia sulle strade "normali", ancora più grave è la sosta selvaggia nelle strade nuove, appena rifatte. Vedere un cantiere che si apre e si chiude e che lascia dopo di se gli stessi problemi che c'erano prima è umiliante, fa perdere speranza e ci racconta dio una città che non sarà normale e paragonabile alle altre capitali occidentali neppure tra 50 anni. A Roma, infatti, i grandi lavori di risistemazioni stradali si fanno con una frequenza ogni-morte-di-papa. Questo significa ad esempio che se si riqualifica Piazza Ippolito Nievo - come si è fatto in questi giorni - e dopo la riqualificazione Piazza Ippolito Nievo si presenta nelle condizioni pietose in cui stava prima (una piazza solo di nome, in realtà uno spiazzale informe con lamiere dovunque alla rinfusa), si sono perduti soldi ma soprattutto si è perduta ogni più flebile speranza di entrare nella normalità.

E questo è successo. Lavori effettuati, qualità dei lavori ignobile, progetto ignobile, sezioni stradali completamente sbagliate, riconsegnata la piazza che, ovviamente, era brutta come e più di prima. Inservibile per gli essere umani, abbandonata a degrado, sopraffazione, abusivismo e prepotenza di chi parcheggia per fino nel mezzo di un incrocio. In una zona letteralmente piena di parcheggi privati, interrati, in struttura a costi bassissimi e convenienti. E in una zona con ottimi mezzi pubblici.

Con una aggravante ulteriore: i lavori sono stati pagati dall'Unione Europea. Ebbene sì. E' rarissimo che a Roma succeda questo, ma qui è successo nell'ambito del Piano Plus di Porta Portese. Qualcosa come 11 milioni assegnati dall'Europa alla Regione Lazio che li ha girati alla città per realizzare questa importante riqualificazione che si sta procedendo a fare - c'è di mezzo a livello di progettazione anche Risorse per Roma - in una maniera a nostro avviso assurda, dannosa, indecente, lontana da qualunque standard qualitativo accettabile. E se nella zona di Piazza e Via Ippolito Nievo la situazione è quella che potete apprezzare nel video, in altre aree dove i lavori sono già terminati la qualità non è maggiore, come Via Portuense. Qualcosa di buono - andate a vedere e diteci la vostra - si è fatto soltanto a Piazza Bernardino da Feltre.  Insomma soldi dei cittadini europei che arrivano qui e vengono dilapidati. Soldi che si tradurranno in zero qualità della vita, zero qualità urbana. Stanziamenti che serviranno, forse, solo alla ditta che realizzerà lavori sulla base di un progetto inutile e sbagliato. E l'Europa, se mai manderà ispettori a controllare, si guarderà bene la prossima volta di assegnarci nuove risorse. Intanto le nostre strade e le nostre piazze sono condannate a ciò che vedete nel video e nelle foto: essere dei luoghi brutti. Ma perché?

A costo di risultare pedanti vi ripetiamo che i lavori pubblici di oggi ci danno visibilità sulla città di domani. Sulla città dei nostri figli. Sbagliare una mossa oggi significa condannare loro, domani, a esperire una qualità della vita pessima tale e quale a quella che stiamo esperendo noi. Non è giusto.

30 ottobre 2014

Le 6 cose che potrebbero salvare Atac e che il Comune di Roma non ha alcuna intenzione di fare. Riflessioni sul pessimo Piano Industriale di Atac


Tra qualche blando elemento positivo, il Piano Industriale Atac è una cocente delusione che ci condanna a non vivere in una città normale, allineata con le altre città occidentali (e in larga parte italiane), neppure passati i prossimi 5 anni. Da qui al 2019 nulla cambierà insomma (salvo i soliti aumenti per chi paga biglietto e abbonamento), dopodiché il servizio verrà liberalizzato e speriamo assegnato ad altre società interessate a guadagnare e ad erogare servizi di eccellenza, non a mantenere clientele e quieto vivere. Per ora però la situazione sarà questa. Ci si accontenterà di lievi miglioramenti a scapito di una visione e di rivoluzioni che sarebbero indispensabili. Eppure basterebbero questi sei punti per cambiare le carte in tavola. Li abbiamo abbozzati dopo aver letto le slides del Piano Industriale di Atac e dopo aver assistito all'audizione dell'assessore Guido Improta e del capo di Atac Danilo Broggi in Commissione Trasporti.

1. EVASIONE TARIFFARIA
"L'azione più forte che stiamo portando avanti è la polifunzionalità", dice il capo di Atac Broggi. Tutto contento di puntare a mettere insieme nel nuovo piano industriale di Atac tutti i controllori, sia quelli delle strisce blu, sia quelle delle ztl, sia quelli dei biglietti su bus e metro. Sono 400 tutti insieme e li si vuole rendere polifunzionali (concentrandoli su due turni invece che su tre, confermando la vergognosa totale gratuità dei mezzi notturni, che infatti vengono tagliati dal piano industriale con incentivo per i cittadini all'acquisto dell'auto perché una città dove la notte non ci può spostare con i mezzi è una città che ti obbliga ad avere la tua vettura privata). Polifunzionali, ovvero tutti dovranno poter fare tutto. Aumentando le sinergie. Basta? Basta così! Questo è quello che punta a fare Atac per recuperare le centinaia di milioni di euro l'anno di evasione che l'azienda subisce.
E' evidente che ci si sta prendendo in giro. L'evasione tariffaria la si combatte sulla metro cambiando i tornelli, come diciamo di seguito, e sui bus facendo entrare le persone da davanti, obbligando il guidatore a supervisionare la filiera, molto semplice e banale, secondo cui entra chi paga. Una cosa di una banalità talmente sconvolgente che è adottata in tutto il pianeta. A Londra, addirittura, se disgraziatamente (ma ovviamente non succede mai, il problema si elimina a monte) qualche passeggero entra e non fa bippare l'abbonamento di fronte all'attento conducente, lui spenge il motore e spiega agli altri passeggeri, col microfono, che si riparte quando tutti avranno pagato la corsa. Mettendo così, sacrosantemente, in conflitto gli interessi dei cittadini onesti con quelli dei cittadini disonesti. E visto che gli onesti sono molti di più, è chiaro la fine che fa il disonesto. O paga o viene insultato dagli altri che a causa sua stanno perdendo tempo, soldi, appuntamenti. Non esiste soluzione del problema se non si fa così: si entra da davanti, si paga, si viene controllati. 

Non si può fare perché a Roma i nostri assurdi autobus hanno tre porte invece di due? Bene, innanzitutto si smetta di acquistare autobus a tre porte, che sono una ridicolaggine, e poi se ne tenga semplicemente chiusa una: quella sul retro. Passando ad una sistema per cui si entra da davanti e si esce al centro. L'altra porta si blocca. 
Non si può fare per motivi sindacali? E' una scusa. Lo dimostra il fatto che a Firenze già si fa (forse perché è l'unica grande utility di trasporto pubblico privatizzata?). E poi le leggi sono cambiate. 
Non si può fare perché a Roma i mezzi pubblici sono troppo affollati e ogni fermata durerebbe quindici minuti? Ma i mezzi pubblici sono affollati proprio perché sono de facto gratuiti. Mettili a pagamento e aumenterai l'introito diminuendo i passeggeri vista la mole di passeggeri che viaggiano a scrocco rendendo infrequentabile il viaggio anche e soprattutto di chi paga.

"Quando sono arrivato c'erano una pletora di adesivi 'salta il tornello' nelle stazioni" ha detto l'assessore Improta "dobbiamo fare in modo che questa gente diventi la nostra alleata perché a saltare il tornello si sfascia Atac". Oltre a 'allearsi' (?) con gli imbecilli - ci permettiamo di suggerire all'assessore Improta - c'è un modo molto più semplice per evitare, appunto, di sfasciare Atac: fare i modo che i tornelli non siano saltabili. A Parigi, ma soprattutto a New York, i tornelli non si possono saltare perché sono costruiti per non essere saltati. Ne si può entrare facendo il trenino come accade da noi dove ormai si vedono filotti di persone che entrano in 4 con un solo biglietto o senza neppure un biglietto, accodandosi a te che lo paghi. Altro che "evasione del 15%" come sostiene Atac. E il biglietto - a Londra - si vidima anche in uscita, un'altra cosa che potrebbe abbattere in maniera sistemica e strutturale l'evasione tariffaria. Oltre che elemento fondamentale a livello statistico per capire i flussi (come si comporta l'utente, dove entra, dove esce, quanto tempo passa in metro, insomma big data: sempre più cruciali anche per una buona amministrazione pubblica).

 

L'evasione tariffaria da debellare, inutile sottolinearlo di nuovo, oltre ad un fatto di civiltà, oltre ad un fatto di uguaglianza, oltre ad un fatto economico per l'azienda, è anche un fatto di sicurezza. "La sicurezza e i criminali sono un problema che sta fuori dal perimetro di Roma Capitale" dice Guido Improta sbagliando di grosso. E' vero che di perseguire i criminali si occupa lo stato, la Polizia, i Carabinieri. Ma è altrettanto vero che le azioni di qualità di una amministrazione locale come il Comune di Roma (semplicemente perseguire l'evasione tariffaria) potrebbero ridurre o azzerare i crimini. Non puoi apparecchiare un contesto ideale per il crimine e poi lamentarti che il crimine si generi e che nessuno venga a togliertelo di mezzo. Quando Rudolph Giuliani decise di sistemare New York (che era messa peggio di Roma, leggete qui) partì proprio da lì: colpire chi utilizzava i mezzi pubblici senza pagare. Perché è da quel comportamento che, se impunito, nascono tutta una serie di altri comportamenti antisociali, prevaricatori, potenzialmente criminali. Combattere l'evasione i maniera seria, non come vuole fare Atac rinunziandoci in partenza, è dunque un dispositivo di governo del territorio formidabile. E, qui come nei punti successivi, basta copiare ciò che si fa altrove. Se non fai entrare gli evasori, avrai meno malintenzionati su bus, tram e metro!

I tornelli regolarmente in uso a New York. Prova a scavalcare...

Al contrario la nostra amministrazione propone di andare avanti col sistema dei controllori (inutile: loro salgono, gli evasori scappano via e il bus si svuota; inoltre fanno multe che facilmente nessuno paga e così via), di farli lavorare solo di giorno abbandonando la notte (ci vuole molto a capire che i violenti che affollano i mezzi pubblici dopo il tramonto sono tutti evasori? Beh basta non farli salire invece di caricarseli a bordo), di esporli alla violenza di evasori aggressivi, di concentrarli solo su 40 linee principali abbandonando alla terra di nessuno le altre 300. Una autentica follia che ci condanna a non trasformarci mai in una città normale. E che condanna gli utenti onesti al caos, all'insicurezza e all'umiliazione. Dove è la svolta che ci si aspettava da una giunta 'marziana' come quella di Marino? Qui si procede come al solito, con provvedimenti inutili e con l'imperativo di non torcere un capello all'evasione e di non dare la minima soddisfazione ai cittadini onesti.

2. INFRASTRUTTURE: PREFERENZIALI + BIKESHARING + FERMATE
"Potenziare servizi pensando alle infrastrutture esistenti, non possiamo pensare a voli pindarici" dice Guido Improta spiegando che non c'è una lira per fare nuove metro, non c'è una lira per fare nuovi tram (nonostante le promesse dell'amministrazione e il costo contenuto di questa infrastruttura). Spiegando insomma che il futuro di Atac fino al 2019 (questo l'orizzonte del Piano Industriale) va pensato con queste infrastrutture qui. Già, peccato che ci siano due infrastrutture che costano poco o niente o che, addirittura, fanno guadagnare l'amministrazione. Due infrastrutture fondamentali, poi, per la qualità del servizio e per la qualità generale della mobilità in città. Due infrastrutture che il piano industriale trascura, tralascia, dimentica.
Un piano massiccio di preferenziali (di preferenziali protette, non finte, sebbene quelle finte sembrino piacere ad Improta che per questo ci ha fatto arrabbiare non poco qualche giorno fa) non costa nulla. O costa pochissimo. In compenso sistema e conferisce spina dorsale alle strade, le rende più sicure e ordinate, combatte la sosta selvaggia utilizzando per il trasporto pubblico quello spazio che oggi è utilizzato per la sosta abusiva, rende sopratutto sexy andare con il bus perché il bus corre laddove il traffico è bloccato. E' la scena tipica che l'utente vive a Londra o a Parigi: autobus che sfrecciano e traffico congestionato. A Roma invece l'autobus (e spesso pure il tram) sta impantanato nella congestione in mezzo al traffico privato: un unicum a livello mondiale. Aumentare la velocità commerciale dei mezzi non sembra essere una preoccupazione del Piano Industriale. Nuove preferenziali e protezione delle esistenti con arredo urbano adeguato e telecamere dovrebbero essere la prima cosa da fare dopo il contrasto all'evasione. Invece non è così. I mezzi continueranno ad essere lenti, visti come servizio dedicato a poveri, vecchi, studenti e sfigati. Questa continuerà ad essere l'immagine di Atac. Il nocciolo duro della città continuerà a non utilizzarli a causa della loro inaffidabilità e lentezza (che sono due facce della stessa medaglia). I mezzi continueranno ad ospitare una percentuale bassissima di "classe media" e una percentuale anomala, rispetto alla popolazione della città, di altri frequentatori: se in città c'è un 10% di immigrati, dovremmo aspettarci di trovare sui bus il 10% di immigrati, non il 40 o il 70. E invece le percentuali sono anomale con tutte le conseguenze sul percepito, sull'immagine, sulla reputazione dei mezzi pubblici che facilmente alcuni cittadini derubricano come luoghi "utilizzati solo dagli extracomunitari". A quanto pare le fermate continueranno ad essere piene di auto parcheggiate (anche qui c'è un progetto a costo zero, a proposito di infrastrutture, ma appare bloccato. Leggete qui).
E poi c'è il bike-sharing. Non solo non costa nulla se si dà seguito alle possibilità che esistono ora grazie al nuovo Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari (consigliamo a Guido Improta, e a Carlo Medaglia di dare una bella svegliata a Marta Leonori ed al suo staff, per dire! Proprio oggi è uscito questo articolo che riconferma ancor più la confusione che sul tema regna nell'Assessorato al Commercio), ma può portare guadagni. Che possono ricascare su Atac. Così funziona a Parigi dove il grande sistema di bike-sharing non costa e fa ricavare grazie agli abbonamenti. Abbonamenti che, laddove integrati con quelli degli altri mezzi, possono trainare le vendite anche in modalità cross. Un dispositivo, poi, anche importante per i turisti e uno strumento che decongestiona pesantemente i mezzi pubblici sulle distanze brevi. Roba di nicchia? Un ciufolo! A Parigi dopo l'implementazione di questo servizio (e anche lì ci sono sanpietrini ovunque, auto pericolosissime - più che da noi -, vialoni e saliscendi che al confronto i nostri sette colli sono una fetecchia), pur essendo la capitale francese la capitale delle auto per antonomasia seconda solo a Los Angeles, gli spostamenti su bici sono saliti al 10% del totale. Una roba clamorosa. Un successo tale da contaminare anche settori adiacenti. Un esempio? A Parigi non ha più senso, per gli autisti del mezzo pubblico, fare sciopero. L'ultimo sciopero è mal riuscito perché comunque le persone, potendo servirsi delle bici pubbliche, sono riuscite ad arrivare a lavoro con disagi limitatissimi facendosi beffe di chi voleva bloccarli.

3. ORGANIZZAZIONE E PERSONALE
"Combattere le sacche di inefficienza".
"Bisogna fare un discorso serio sulla produttività".
E così via. Guido Improta e Danilo Broggi appaiono determinati, ma le loro misure limano (sebbene nella direzione corretta, intendiamoci), una situazione che tuttavia andrebbe sovvertita ra-di-cal-men-te. Bene tagliare i permessi sindacali, bene l'aumento delle ore-a-settimana per gli autisti in ottemperanza ai banchmark e al contratto nazionale. Bene tutto, ma qui stiamo parlando di una società che ha 12mila dipendenti e che per ottenere qualche vantaggio in più è arrivata a chiedere agli autisti (già si fa ricorso allo straordinario in maniera massiccia) di aumentare le loro ore, che esulta se trova 400 verificatori condivisi tra strisce blu, ztl e controlli sui mezzi. Ma stiamo scherzando? I dirigenti sono calati, è verissimo e va dato atto. Le consulenze pure. Dove non si riesce a colpire, a quanto pare, è sulla pletora immonda di aree professionali, di quadri, abilmente imbucati in azienda. Ripetiamolo: 12mila dipendenti. Come Alitalia. Solo che Alitalia per lo meno licenzia! Ma quali sono gli standard - visto che si parla tanto di costi e tempi standard - nelle altre aziende al mondo?
Come è possibile che con 12mila dipendenti il numero annuo di ore di condotta netta per agente su tram e metro sia 736 a Roma, 850 a Napoli, 1200 a Milano? Come è possibile che con 12mila dipendenti in estate, causa ferie, i mezzi smettano di erogare il servizio (confermando, a livello di immagine condivisa, altra sciocchezza, che i bus siano un servizio giusto per i giovani studenti privi di patente)? Come è possibile che su 12mila dipendenti non si riescano neppure a trovare le persone per custodire le stazioni, le poche stazioni della rete metropolitana?
E' evidente che c'è da fare scontenta molta gente, semplicemente mandandola a guidare l'autobus visto che negli uffici non serve. Semplicemente mandandola a fare il controllore visto che negli uffici non serve. Questo non si fa, nonostante l'emergenza, questo non si fa: si preferisce aumentare il costo degli abbonamenti pur di non farlo.

4. LE FOLLIE TARIFFARIE
Atac ha una pletora di biglietti al di là dei classici abbonamenti annuali e mensili e al di là del biglietto normale. Questi biglietti hanno prezzi semplicemente assurdi, insensati. Prezzi insensati non fanno altro che portare al mancato utilizzo di questi titoli con conseguenze gravi, specie sull'utenza turistica. La vera follia è il Big, il biglietto integrato giornaliero che al contrario di quello di Milano non dura 24 ore dalla timbratura, ma scade alle 24.‎ E a Milano costa 4,50 invece che 6 euro! A Milano, poi, il settimanale che qui costa 24 euro (ed è il biglietto che utilizzano i turisti migliori, quelli che stanno un po' di più e vedono la città a fondo, non col torpedone), costa 11,30. A Roma il settimanale, insomma, costa la stessa cifra che a Parigi e a New York. Ovvio che i turisti si sentano presi per i fondelli e magari, qualcuno di loro, sia portato (adeguandosi all'andazzo romano) ad evadere.

5. CONTROLLO DEI DEPOSITI
"Se i vagoni della Metro C si riempiranno di graffiti è un problema di cultura civica, non di Atac". Falso, caro assessore Improta. E' anche e soprattutto un problema di Atac se i depositi sono perforabili da quattro sfigati, vandaletti, brufolosi, adolescenti spacciatorelli da quattro soldi che si intrufolano e che noi conosciamo e denunciamo da tempo. E' un problema anche di Atac se il deposito della Magliana è il lunapark europeo degli imbrattatori seriali impuniti. Il controllo dei depositi è fondamentale, ma non sembra essercene traccia nel Piano Industriale di Atac. E vale anche per gli autobus. Mezzi pubblici puliti e ordinati danno un messaggio di rispetto e di condivisione invitando gli utenti all'utilizzo. Mezzi pubblici sporchi alimentano umiliazione, repulsione e insicurezza, suggerendo agli utenti che i mezzi pubblici sono luoghi abbandonati (senza controllo di sicurezza e senza controllo sull'evasione, aumentandola), terra di nessuno, frequentati da fasce basse della società. Una percezione del mezzo pubblico che ormai esiste solo a Roma: nelle città civili se sei ricco non hai la macchina, a Roma se sei ricco possiedi la macchina (magari il macchinone). Uno stile di vita di quarant'anni fa. Che Atac non fa nulla per correggere pur avendone il ruolo. Non è dunque solo la rabbia del vandalismo e la bruttezza di uno scarabocchio, è tutto il mondo di percezioni che un autobus sfregiato dall'acido o una metro scarabocchiata si caricano dietro.

6. REAL ESTATE
Atac possiede una serie di ex depositi appetibilissimi che dovrebbero essere sviluppati in maniera intensa, qualitativa e profittevole sul modello dell'unico deposito oggi sviluppato: quello della Lega Lombarda. Leggete qui il nostro articolo e scoprite quante cose belle - col guadagno di tutti, Atac in primis - si possano fare quando si decide di trasformare la città. 
Come si possono aumentare continuamente i costi per gli utenti quando si tengono in abbandono proprietà che, se sviluppate con coraggio e senza stare a dar retta alle cretinate dei comitati di quartiere, potrebbero fruttare decine se non centinaia di milioni tra l'altro contribuendo alla trasformazione urbana di quartieri oggi sfregiati da spazi abbandonati? Solo riqualificando, valorizzando e sviluppando questi spazi Atac potrebbe risanare le sue finanze.

Tutto ciò premesso, l'auspicio è la privatizzazione sul modello fiorentino o, in subordine, il commissariamento e il fallimento dell'azienda. E si ricominci da zero. Viceversa si prefigura una agonia lenta e inesorabile.

Tranquilli: a Barbara Palombelli non è andato di volta il cervello, il suo articolo che fa terrorismo pro-auto è solo un paradosso

Rottamare Roma. Chiuderla, vincolarla, renderla inaccessibile. Farla diventare come quelle città finte di Las Vegas o di Macao: orrendi bar, terribili pizze vendute con cartelloni sandwich che ti impediscono di camminare, camerieri che ti spingono verso quegli antri puzzolenti tanto alle cinque di pomeriggio che alle due di notte. Pullman ovunque, masse che si riversano senza sapere nulla davanti a monumenti presidiati da ogni tipo di camion-würstel, venditori di vomito plasticato colorato che ti lanciano sui piedi ogni genere di schifezza, bolle di sapone rancido che ti esplodono sulla giacca. Un incubo? No, la pura realtà. Sembra una follia. E’ il progetto del sindaco e del suo misterioso e ombroso assessore al traffico (aridatece Walter Tocci. Progettò tutti i treni, gli autobus elettrici e tutte le metropolitane che ancora devono essere conclusi, nessuno ha mai fatto più di lui per noi). Non c’è niente da fare. L’idea della folla in canottiera che sputa nelle fontane deve piacere moltissimo in Campidoglio. Fateci caso. Ovunque spariscono le macchine, arriva l’orrore. Un esempio per tutti, piazza Navona. Era un salotto. La domenica ci si trovava per un cappuccino, al sole. Un paradiso. I miei figli hanno imparato ad andare in bicicletta sull’immensa spianata (c’era un meraviglioso ciclista che noleggiava e aggiustava…), era un luogo tranquillo e amato. Ora è il ricettacolo di ogni ambulante senza arte né parte: improbabili pittori, pupazzi imbiancati, mostri e accattoni di ogni genere. Levi le auto, arrivano le fisarmoniche, gli scippatori, i venditori di fiori inutili, si viene assaliti da falsari di borse e di ogni genere di prodotto. I marciapiedi e le strade, appena liberati dal traffico, vengono attribuiti alle gang di malavitosi con una geometrica precisione: la geopolitica dell’imbroglio trionfa da un’etnia all’altra (naturalmente a capo di tutti i racket ci sono sempre italiche connivenze con le cosiddette forze dell’ordine). Lo stesso si potrebbe dire per la casina Valadier e Villa Borghese: inarrivabili, diventeranno il far west di pericolosi risciò e di ogni zozzeria, come già accade. Le auto, regolate e usate con parsimonia, sono pur sempre una garanzia di sicurezza.

Il Tridente liberato diventerà un girone infernale, altro che Medioevo. Magari. Sarà impossibile avvicinarsi a piazza del Popolo o piazza di Spagna – indifesi e a piedi – mentre ogni categoria di questuanti ci seguirà per strapparci qualche euro o scipparci il portafogli. Nell’indifferenza generale, la marcia distruttiva su Roma prosegue senza sosta: i centri commerciali alle porte della città diventeranno la nuova capitale artificiale. Quella originale, antica, sta cacciando gli ultimi residenti e gli ultimi uffici rimasti. Stanno traslocando tutti: un luogo inaccessibile diventa anche pericoloso. I miei nonni lasciarono via del Babuino, dopo quattro secoli di permanenza ininterrotta – fra i palazzi di famiglia – alla metà dei Settanta, con le prime chiusure al traffico. Avevano paura di restare isolati, di non vedere più i figli. Il loro sguardo di deportati non fu mai più lo stesso di prima. Una città che chiude e caccia i suoi figli compie delitti irreparabili.
Barbara Palombelli - Il Foglio del 29 ottobre 2014


Tanti lettori ci hanno scritto molto, ma molto allarmati. Alla fine, invece di rispondere a tutti, ed erano tanti, abbiamo deciso di fare un post per derimere la cosa complessivamente: è del tutto evidente, vista anche la mole di idiozie e sciocchezze contenute, che l'articolo è una semplice provocazione. Scritta anzi magari proprio per incoraggiare il Sindaco ad andare avanti su iniziative di oggettiva qualità come la risistemazione di Via del Babuino. La Palomba con questo articolo prende in giro chi vuole ancorare la città ad una visione anni settanta, superata dovunque al mondo. Costruisce un paradosso, insomma. L'articolo è così pieno di cretinate e scemenze che - anche vista l'intelligenza della giornalista - non può essere che così. Tranquilli, dunque.
-RFS

Continuano le derisioni del lavoro di Retake Roma. Aree pulite vengono re-imbrattate con sbeffeggi e insulti. Una riflessione


Continuano gli insulti e gli sbeffeggi all'attività dei volontari che si impegnano per far tornare la città al decoro ed al rispetto. Sono una cosa negativa? Niente affatto. Sono una cosa positiva. I paladini dello schifo si iniziano a sentire braccati, reagiscono scomposti, si sentono mancare la terra sotto ai piedi, sono costretti per la prima volta a rincorrere. Si confermano, insomma, degli sfigati cronici. E confermano a tutta la città la loro indole di luridi vandali, non certo di artisti di strada. Nessun artista di strada, ad esempio, farebbe una scritta simile sullo splendido e storico palazzo delle Poste di Via Taranto pulito da pochi giorni da Retake. A risporcare non sono stati interessi economici, non sono stati politici abusivi, non sono stati adesivari e localari. 



A imbrattare sono stati loro: gli pseudowriter sfigati. Coloro che essendo mentalmente disturbati devono vivere in un ambiente urbano disturbato e caotico; coloro che si trovano a disagio nel rispetto e nell'ordine. Il cerchio si stringe attorno a queste nullità che esalano gli ultimi respiri prima di estinguersi, ormai sempre più accerchiati da cittadini che non ne possono più di vivere nella mancanza di rispetto, nella prepotenza, nella violenza e nel degrado. Ecco perché occorre salutare questi episodi come un segnale positivo: sono gli ultimi vagiti di un mostro che la cittadinanza sta sconfiggendo, sempre più isolato, sempre più piccolo. Sempre più sfigato come è sfigata questa piccola, povera scritta che nel breve volgere di pochissimo tempo verrà cancellata da un cittadino. Che brutta fine, poverini: facevano i duri e minacciavano di morte a destra e a sinistra chi si opponesse al loro stile di vita squallido e adesso si son ridotti a imbrattare coi cuoricini. Si son ridotti a firmarsi "i cattivi" con la faccina. Una pozzangheretta di sfiga che ormai è lo zimbello della città.

VOI, NEL FRATTEMPO, UNITEVI AI VOLONTARI DI RETAKE CLICCANDO QUI E CREANDO IL GRUPPO SUL VOSTRO TERRITORIO

Se una cosa è abusiva e illegale, tutto e il contrario di tutto è possibile. Riflessioni sulle occupazioni

Vorrei sottoporre all’attenzione di tutti un’altra possibile bomba sociale economica e non solo… Situazioni, a mio avviso, più esplosive anche della situazione zingari. Una tematica spesso molto sottovalutata dai media come d’altronde accade per quasi tutte le tematiche inerenti la legalità.
Media prigionieri di una politica falsaperbenista e ipocrita che non affronta nel merito situazioni di degrado. Media (e non solo) che tacciano di razzismo o addirittura di fascismo chi chiede solo e semplicemente legalità.
Trattasi del fenomeno degli edifici occupati. Quella che invio è la foto di un edificio interamente occupato da immigrati. Quale sia la nazionalità è impossibile saperlo. Si sono organizzati con un presidio di vigilanza h 24 che presidia ogni possibile varco. Provate ad avvicinarvi.
Si trova su Via Collatina, poco dopo Tor Sapienza nei pressi di un importante punto vendita di attrezzi per bricolage, proprio sotto la fermata del bus 314 (sicuramente questi soggetti saranno tutti abbonati all'atac). A fianco, proprio a fianco, vi è invece una delle più importanti aziende di produzione di pane e surrogati. Pochi chilometri prima una delle più importanti aziende italiane nel settore delle birre, ancora prima una delle più importanti aziende italiane nella produzioni di dolci.
Situazioni analoghe, anche peggiori, le troverete a Tor Vergata (vicino università e altro grande leader del bricolage), un altro ancora in Via Tiburtina (di fronte un grande centro commerciale).
Facile stimare soltanto in questi edifici la presenza di migliaia e migliaia di immigrati, extracomunitari o anche italiani. Provate solo a contare il numero di antenne paraboliche. Solo dalla foto  se ne contano una cinquantina!
Mi chiedo (o faccio finta di chiedermi), chi controlla questi soggetti, questi soggetti sono censiti, sono monitorati, qual è il rischio di infiltrati, quali sono gli eventuali rischi sanitari. Come sia possibile che possa accadere tutto questo. Mi chiedo se Marino, tanto impegnato nelle trascrizioni, stia anche provvedendo a trascrivere i nominativi di queste persone. Mi chiedo cosa faccia su questa tematica il prefetto, cosa faccia il questore, cosa faccia il ministero dell'interno.
Negli ultimi giorni cresce infatti l’allarme sanitario e quello legato alla presenza di jihaddisti o di terroristi.

Paradossale che tali allarmi vengano spesso lanciati da pseudo politici che hanno appoggiato l’operazione Mare Nostrum. “Politici” che invece dovrebbero essere condannati per danno erariale, emergenza sanitaria e quant’altro. Politici che passeranno alla storia per aver avallato, unica nella storia, un'operazione con la quale un paese si autoinvade con le proprie navi militari, in nome di una politica di accoglienza e solidarietà ipocrita e dannosa priva di qualsivoglia analisi di sostenibilità sociale ed economica. Eccone le conseguenze.
Lettera Firmata

*Sulle occupazioni abusive la nostra posizione è piuttosto nota ed è piuttosto simile, anche se non identica, a quella di questo lettore. Il quale però non fa cenno al racket di chi, tra i gestori delle occupazioni, si "batte" le case praticamente all'asta. Giusto per aggiungere un elemento alla discussione. Perché se esiste illegalità, tutto è possibile e tutto è prefigurabile. Pure che chi occupa case con la scusa dell'emergenza abitativa, poi se le rivenda a chi - a differenza sua - ha realmente bisogno. Da altre parti d'Italia si chiama Camorra, non si capisce perché qui si debba chiamare 'movimento per la casa'.
Oppure che chi occupa accetti o non accetti bisognosi negli spazi che gestisce solo in base al colore politico, alla disponibilità di presenziare a manifestazioni e picchetti, alla disponibilità durante le elezioni. Da altre parti d'Italia si chiama 'voto di scambio' e viene perseguito duramente, non si capisce perché qui si debba chiamare 'movimento per la casa'.
Iniziamo a chiamare le cose col loro nome? 
-RFS

28 ottobre 2014

A Roma gli immigrati sono un problema enorme. Ma mai come lo sono i romani! Questo video ve lo conferma


Guardatevi questo bel filmato di Servizio Pubblico girato a margine delle manifestazioni di Tor Pignattara contro l'immigrazione. Per carità, un popolo ha tutto il diritto ad essere restio ad accogliere popoli di altre nazioni, intendiamoci, ma ci deve essere un buon motivo. Soprattutto non si deve essere attaccabili. Se sei più zozzo, più incolto, più incivile, più violento, più sopraffattore delle persone che ritieni di non poter ospitare allora qualcosa non va. In questo video è dimostrato in maniera plastica, in soli dodici minuti, che la razza (se parliamo di razzismo si deve accennare alle razze) che più di ogni altra crea problemi a Roma è quella dei romani. 
Omertà come manco nelle peggiori regioni di mafia, ignoranza crassa, violenza, razzismo, odio gratuito. Soprattutto tanto pressappochismo, tanta stupidità, tanta sciatteria.

Come fai, concittadino romano, a prendertela col rom, col bengalese, col cinese e con l'africano quando tu ti comporti in maniera addirittura peggiore? Non stiamo dicendo che queste etnie non creino problemi alla città: ne creano e molti anche perché non esiste certezza della pena e la sensazione è quella di una impunità diffusa. Stiamo solo dicendo che i romani ne creano ancor di più.

Esclusivo: l'unica Tiffany al mondo aperta in una favela. Reportage da Via Cola di Rienzo, la Fifth Avenue romana che fa impressione&disgusto. La strada più elegante della città ridotta ad un suk, ad una bidonville di bancarelle












Prima di tutto complimenti per le vostre brillanti quanto simpatiche (sebbene drammatiche) inchieste e racconti di una Roma Capitale alquanto, Ahinoi, "pittoresca" (per rimanere gentili). Vi dirò la verità: ad oggi non conoscevo il vostro blog ma di qui in avanti lo consulterò spesso, se non altro per sfogare la mia frustrazione o meglio leggere la solidarietà di persone che la pensano esattamente come me su certe tematiche che mi stanno particolarmente a cuore sulla mia città.

È infatti davanti agli occhi di tutti (intelligentemente critici) che una delle città più belle al mondo stia lentamente implodendo nella morsa del degrado, ignoranza, sciattume ed inciviltà, degne di una Capitale del terzo mondo (Con tutto il rispetto per queste altre città che possiedono però un'altra storia culturale rispetto alla nostra "Caput Mundi"). In particolare vi ho scovato perché sono un "disilluso" abitante di Via Cola di Rienzo che oramai di giorno in giorno viene claustrofobicamente imprigionata sempre più, insieme ai passanti innervositi e turisti meravigliati di trovarsi in un baleno ad Istanbul, sul marciapiede tra bancarelle simil suk mediorientale e dell'altra portoni di elegantissimi palazzi dall'ormai irriconoscibile e perduto fascino umbertino!

Dopo aver contattato inutilmente i vigili urbani e l'ufficio del decoro urbanistico e soprattutto scoraggiato dall'indifferenza amareggiata ed impotente dei miei vicini e commercianti sulla questione, mi sono messo a googolare alcune parole chiave su internet ed ho scovato altri "marziani" che, sorprendentemente, la pensano invece esattamente come me.

A parte elencarvi cose che già sapete riguardo la "Fiera degli Obei Obei" romana (attiva 365 giorni all'anno però!) vi vorrei sottolineare che non solo visivamente veniamo disturbati, ma anche l'udito e l'olfatto vengono quotidianamente compromessi da questo indecoro urbano. A volte su Cola di Rienzo angolo via Attilio Regolo vi è una bancarella che vende compact disk (nel 2014 i compact disk...) che esagera con la musica alta alternando le ultime hit discotecare con musica neo melodica napoletana... E poi per non essere da meno vi sono i generatori che oltre a fare un tremendo rumore tipo trattore inquinano perché funzionano a gasolio, con tanto di fumo nero, alla faccia poi di blocchi auto e giornate ecologiche!

Lo scempio prosegue naturalmente dai marciapiedi alla strada perché i furgoni (spesso dei catorci arrugginiti - sorvolo se possiedano o meno la revisione della motorizzazione, assicurazione e patente - valide - di chi le guida) sostano anche in doppia fila o di traverso pure davanti ai cassonetti e fungono da veri e propri magazzini prèt à porter e, vi giuro, anche da dormitori!

Cola di Rienzo sarebbe una delle pochissime strade commerciali europee ed eleganti di Roma, spaziosa ed alberata con una buona qualità di negozi, sartorie ed artigiani. Ma viene del tutto oscurata da quanto sopra descritto. Le attività italiane chiudono tristemente i battenti per riaprire poco dopo con negozi ad 1 euro (cinesi) o alimentari 24/7 gestiti da egiziani e bengalesi.

Il colmo è che la strada avrebbe recentemente pure ri-guadagnato in preziosità per la nuova Coin Excelsior e niente di meno che  grazie a Tiffany, un brand indiscusso del lusso mondiale; peccato che taluna cafonità romana, legalizzata, ci abbia piazzato ben quattro bancarelle che vende casalinghi e stracci nella rotazione del malgusto! Della serie: Tiffany di Roma dovrebbe forse competere per caso con le vetrine della sua omonima di New York ben posizionata invece sulla Fifth Avenue? Per lo meno a Roma abbiamo un record ed un'esclusiva: abbiamo il primo e unico punto vendita di Tiffany al mondo aperto dentro ad una bidonville, ad uno slum.

Infine vorrei fare anche un discorso economico: comprando ad un costo ahimè caro un appartamento in prossimità di Cola di Rienzo sono anche preoccupato di mantenere valido il mio investimento ma con questa amministrazione che sembra invece intenzionata legalmente nel voler trasformare Prati in un "quartiere di periferia" perché all'ombra delle bancarelle ora si sta verificando l'invasione di negozietti alla China town che avanzano inesorabilmente da Via Candia ora sempre più verso il Tevere. Insomma, una situazione geopolitica di migrazione evolutiva del commercio nel pieno centro di Roma!

In breve volevo chiedervi se posso esservi utile in qualche modo essendo io là sul posto e soprattutto sapere se esiste (o si può creare con il vostro aiuto e con quello dei lettori) un comitato o un gruppo per la raccolta firme contro il peggioramento di questo scempio cittadino.
Alexander C.

Una città vittima dei suoi tassisti conigli, pavidi, paurosi. E grazie a loro il racket dell'abusivismo dilaga




Le immagini sono tutt'altro che chiare perché a scattarle abbiamo avuto paura, c'è poco da nascondersi: paura! Paura di cosa? Paura della mandria informe di pseudotassinari\ncc che ti aspetta agli arrivi (nazionali o internazionali che siano) ad ogni terminal dell'Aeroporto di Fiumicino, l'aerostazione che si vanta di accogliere ogni mese un numero maggiore di turisti e viaggiatori d'affari.

Ciò nonostante lo scandalo, unico tra le grandi città occidentali, si ripete ad ogni minuti. "Taxi, serve taxi?" chiedono degli ignobili avanzi di galera col cartellino fasullo al collo che dovrebbe rassicurare i polli. Pronti a portarti a Roma a prezzo di una corsa maggiorata, magari in un auto non autorizzata, insicura, non controllata. Pericolosa. 

Il degno benvenuto in una città scarnificata e presa d'assalto dalle camorrette. Gruppi di potere da quattro soldi, straccioni, pezzenti, ridicoli, che però in assenza dell'autorità diventano potenze. Famiglie zingare che diventano potenti mafiosi, rom abruzzesi che diventano insormontabili imprenditori, farabutti di serie zeta che riescono a impiantare autentici racket a Fiumicino e Ciampino. Se le autorità condiscendono e sono deboli, anche il peggior sfigato, anche il più ridicolo criminaletto di periferia diventa Al Capone. E così capita a Fiumicino: intoccabili.

Non li toccano le autorità pubbliche (Carabinieri e Polizia) che sono le prime colpevoli (e qui ci soccorre l'esperienza personale: arrivati a Fiumicino sbottiamo contro l'autentico assalto degli abusivi, lo facciamo in presenza di Carabinieri, gli abusivi ci vengono faccia a faccia, ci minacciano, coi Carabinieri presenti, ci urlano che tanto ci avrebbero attesi fuori, coi Carabinieri presenti, noi con una bambina di tre anni. Minacciati di essere seguiti fuori dall'aerostazione. Coi Carabinieri presenti). Non li tocca la società Aeroporti di Roma che ai nostri tweet ogni volta risponde con il classico italiano: "non è di mia competenza". Ma soprattutto non li toccano gli altri tassisti. Se dentro ci sono i criminali, fuori ci sono i fessi, i pavidi, i conigli. Gli abusivi massacrano il loro lavoro e il loro mercato. Violano le norme e umiliano chi si comporta bene, ma chi si comporta bene non reagisce. Gli stessi tassisti dipinti come cattivi e irriducibili quando si tratta di bloccare la capitale del paese per qualche (sacrosanta!) licenza in più da rilasciare, quando si tratta di abusivi se ne stanno tutti zittini. Se glielo fai notare le risposte sono alla romana: "eh ma che dovemo fa", "eh ma che je dovemo annà a menà?", "eh ma che nun ce lo sai che i colleghi nostri che c'hanno discusso stanno ancora all'ospedale?". E quando gli fai notare che per una liberalizzazione - che tra l'altro li avrebbe favoriti - bloccano Roma, mentre il cancro dell'abusivismo che umilia la città e squalifica tutta la loro categoria viene lasciato fare, quando insisti che "Bloccate Fiumicino no, bloccate l'aeroporto contro l'abusivismo, sarebbe uno shock di proporzioni internazionali: manager, politici, capiazienda e cardinali che perderanno voli e appuntamenti, ma almeno la protesta contro l'abusivismo avrebbe un esito e il problema verrebbe risolto, fate battaglie anche dure ma non per difendere i vostri privilegi assurdi di categoria protetta e impenetrabile, piuttosto per difendere la città, la vostra onorabilità, i turisti, l'economia di Roma" cosa fanno?. Abbassano lo sguardo e basta. Consci in cuor loro di essere una delle parti del problema di questa città, non certo una delle parti della soluzione. Potrebbero, ma non lo fanno. Non lo vogliono essere. Cambieranno mai? Si appassioneranno anche loro al bene comune o rimarranno ancorati alla difesa miope di piccoli e inauditi privilegetti di categoria dal fiato cortissimo? Capiranno che allargare il loro mercato è un bene anche per loro - ed una cosa contro la quale non protestare - mentre abolire i cordoli delle preferenziali, non fare multe a chi si parcheggia nelle aree pedonali o, peggio, aprire le ztl un'ora prima è un danno enorme alla loro attività?  Inizieranno, insomma, da categoria centrale e cruciale per la mobilità e dunque per la vita della città, a protestare per le cose per le quali c'è da protestare e non per battaglie di retroguardia dannose in primis per loro? 
Avere tassisti autolesionisti è un danno enorme per tutti, ivi incluso chi il taxi non lo utilizza. Avere tassisti che menano e insultano Uber (un servizio che esiste in tutto il pianeta) e che fanno spallucce contro la camorra di chi si batte le corse dentro l'aeroporto (un fenomeno che esiste solo a Roma) è un danno enorme per tutti, non solo per loro.

*Disclaimer per la schiacciante maggioranza dei tassisti (regolari) che non ha sufficiente materia grigia per arrivarci: questo articolo è a favore del servizio taxi, questo blog - da sempre contrario all'utilizzo del mezzo privato - considera i taxi uno strumento strategico e centrale per la mobilità urbana. Purtroppo bisogna avvisarvi perché non lo capite!

27 ottobre 2014

Prima di pigliare le botte ed essere minacciato di morte a Termini, Jimmy Ghione si era occupato anche dei borseggi ai Fori Imperiali. Ecco il video


Abbiamo trascurato di ripresentarvi questo video di Strisca la Notizia perché gli eventi si sono susseguiti e si è parlato di molto altro, anche riguardo a Striscia la Notizia stessa e alla gravissima aggressione subita dall'inviato Jimmy Ghione nei pressi di Termini. Con i criminali subito ovviamente rilasciati dal giudice di turno. 
Prima di questo Striscia però, sempre sull'orma dei nostri approfondimenti (i video sono gli stessi che pubblichiamo noi da mesi e ci fa enormemente piacere aver convinto anche una realtà così diffusa come Striscia la Notizia a divulgarli), si era recata ai Fori Imperiali ed al Colosseo documentando squallore e borseggi in quella che dovrebbe essere l'area turistica più tutelata e controllata del mondo. E invece...

Video. Dalla Stazione Termini ai Fori Imperiali. Dieci minuti condensanti in questo filmato in 130 secondi di orrore


Dieci minuti tra l'ingresso alla Stazione Termini della metropolitana e l'arrivo al centro servizi turistici di Via dei Fori Imperiali: accattona con bebè, ladre nella banchina direzione Laurentina (ne ho contate dodici), venditori di supporti per selfie all'uscita della stazione Colosseo, legionario romano, accattona che parla tranquillamente con gruppo di borseggiatrici, giovane accattona travestita da anziana e fumando (poveretta), suonatori, pittori e saltimbanchi. Dimenticavo: forze dell'ordine (Carabinieri e Polizia Locale di Roma Capitale) che garantiscono che tutto si svolga nella normalità a cui ci siamo abituati...
Paolo

26 ottobre 2014

Video. Uno scandalo da portare alla luce. I continui sversamenti abusivi nel Parco di Veio


Vi mando un video di sversamenti continui nell'area naturale protetta del Parco di Veio di un camion. Gli autori non dovrebbero essere quelle persone che svuotano cantine. Sono più probabilmente proprietari di camion che si prestano sotto compenso al ritiro di materiali di scarto nei cantieri smaltendo rifiuti speciali a poco prezzo. 
Anonimo

25 ottobre 2014

Retake Roma. Finalmente si parla della filiera criminale che sta dietro agli adesivi. Sono un problema di decoro, ma non solo




Eccellente il lavoro di Basta Cartelloni che ha spedito la web tv a fare un servizio semplicemente magistrale durante l'evento organizzato da Retake Roma per consegnare al Sindaco ed agli assessori competenti (Estella Marino all'Ambiente e Marta Leonori al Commercio) del risultato di tanti mesi di impegno civico sul territorio. I volontari vengono presi per i fondelli sui giornali (avete letto Il Manifesto?), ma questo significa che stanno avendo un impatto notevole sulla città. Questo filmato qui sotto lo dimostra. C'è il giusto tributo all'attività civica di stacchinaggio, ma poi c'è - grazie in questo caso a Basta Cartelloni - la riflessione strategica sul da farsi. E la riflessione strategica, per quanto riguarda gli adesivi, l'abbiamo proposta e sviscerata più volte sui nostri blog: non si tratta solo di un problema di decoro, ma quegli adesivi solo il punto terminale di una filiera criminale e malavitosa. Che è la stessa filiera che porta discariche abusive e sversamenti illeciti nei nostri parchi, nelle nostre aree protette: inquinamento, sprechi, costi, elusione delle tariffe rifiuti. 


Qui il Comune, in realtà, ha già fatto abbastanza: e lo spiega alla perfezione Anselmo Ricci dei Pics. Il Comune ha già chiesto alla magistratura di bloccare le utenze telefoniche che stanno dietro a tutto questo e gli è già stato risposto picche dalla magistratura. E' chiaro che con dei magistrati così non si può andare da nessuna parte e qualsiasi iniziativa atta a ripristinare la normalità si scontra contro un muro di gomma. Un muro di gomma e un contesto che, nonostante ciò che pensi e che dica il sindaco in questo filmato, non succede in tutte le città del mondo. No, sindaco, proprio no. Altrimenti le dobbiamo chiedere di dirci una sola altra città del mondo disseminata di adesivi di serrandari e traslocatori. Ce ne dica una soltanto...

Clamoroso: Marta Leonori diventa nuovo assessore alla mobilità di Roma. Riflessioni sulle imbarazzanti scelte della Giunta sulla Ztl. Ovvero: aridatece Alemanno!


Il Comune una cosa buona aveva fatto: spostare la chiusura della ZTL dalle 18 alle 19. Dando un'ora di respiro in più al centro storico e a chi lo percorreva per fare shopping

"La Giunta Capitolina ha stabilito, per quanto riguarda la ZTL, di tornare all'orario invernale in occasione dell'entrata in vigore dell'ora solare; i varchi saranno quindi attivi fino alle 18 e non più fino alle 19.00. Questa scelta viene incontro alle esigenze delle attività commerciali e anche di quanti si recano in centro per vivere la città nelle ore pomeridiane, per lo shopping o per partecipare a iniziative culturali. Coniugare la necessita' di regolamentare il flusso di auto verso il centro, quella di preservare la qualità dell'aria che respiriamo e le istanze delle attività produttive che insistono nelle aree centrali è una priorità per il governo della città"

Con questo comunicato la Marta Leonori e la Giunta mette una pietra tombale sul suo ruolo, sulla sua efficacia, sulla sua visione, sulla sua lucidità, sul suo futuro. Affermare che le attività commerciali hanno bisogno dei clienti che arrivano in macchina fin dentro al negozio è falso, dannoso, superato, fuori dal tempo e dal mondo. E' un messaggio terribile, datato di quarant'anni, che la Giunta dà alla città. Un autentico peccato in un momento in cui l'esecutivo cittadino stava dando tutta una serie di segni di discontinuità (pagando, giustamente, ma con coraggio, anche in termini di consenso: ma chi perde consenso a Roma significa che sta operando bene e per il bene comune e della città e del suo futuro). Con questa apparentemente semplice e banale dichiarazione della Leonori si ripiomba indietro di anni.
 
E infatti guardate chi esulta!?

Siamo tornati esattamente ai tempi della Giunta Bordoni-Alemanno, quando i provvedimenti di mobilità invece di prenderli l'assessore titolato, li prendeva l'assessore al commercio. Con il risultato che, ovviamente, il commercio è andato in questi anni totalmente a gambe all'aria. Con il risultato che Roma è l'unica città tra i grandi agglomerati europei ad avere pil negativo. Col risultato delle chiusure continue delle attività al dettaglio specie in zone ad alta intensità di traffico (vedi l'Appia, desertificata) a riprova che non solo non c'è relazione tra maghine e affari, ma che anzi dove ci sono troppe maghine, troppo smog, troppo caos, troppa sosta selvaggia i clienti alla fine scappano via. Uccidendo il business. Perché è ovvio che se la proposta dell'amministrazione è una città dove si va a fare shopping in centro storico con la macchina posteggiata in doppia fila in mezzo ad un vicolo o ad una piazza tutelata, è chiaro che tutti andranno al centro commerciale. I patiti della macchina comunque si sentiranno sacrificati, e coloro che vorrebbero passeggiare in un centro storico civile e tutelato invece si sentiranno comunque cinti d'assedio dalle lamiere. Risultato? Nessuno sarà contento e non lo saranno neppure i turisti. Ergo: negozi ancora più in difficoltà perché i clienti migliori fuggiranno via da un territorio amministrato in questa maniera. E, chiaramente, tutti a comprare su internet che si fa prima e costa meno. L'unico stop che si può mettere a questa tendenza è rendere la città un luogo piacevole dove camminare, passeggiare, rilassarsi. Tutto il contrario dell'invasione di auto auspicata dai commercianti (che infatti si suicidano) e accettata dall'amministrazione.

Un provvedimento, insomma, che danneggia il commercio, non lo coadiuva come sarebbe invece nelle intenzioni del Comune. A coadiuvare il commercio sono invece i casi di qualità di limitazione o eliminazione del traffico privato, come per quanto riguarda Via del Babuino dove gli affari sono saliti tra il 30 e il 40% a seguito della riqualificazione della strada e, udite udite, a seguito della relativa chiusura dovuta al cantiere stesso.

Ma poi Marta Leonori (nuova assessora alla mobilità) ci deve spiegare una cosa: come si può pensare di aiutare i commercianti facendo entrare cani e porci in auto nel centro storico quando nel centro storico non vi sono posti auto dove fermare le vetture? Si dà per assodato e scontato che le vetture dovranno posteggiarsi in maniera illegale, pericolosa, di intralcio al traffico o alla mobilità pedonale, o addirittura nelle isole pedonali? No perché se questo provvedimento aumenterà - come aumenterà - ancor di più la sosta selvaggia, allora qualcuno ne dovrà rispondere. 

Marta Leonori dà il via libera al traffico privato più sfrenato per favorire i commercianti. Speriamo che non impallini una corretta implementazione del Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari per favorire i cartellonari. Speriamo che non ritardi la inflessibile norma su camion-bar e urtisti per favorire gli ambulanti e così via. Perché? Perché la questione è molto semplice: se la Giunta Marino si deve comportare nella medesima maniera indegna con cui si è comportata la Giunta Alemano, allora aridatece l'originale. Almeno era composto da gente più alla mano e meno spocchiosetta. 

Per scrivere a Marta Leonori facendole presente l'autogol che sta facendo questa è la mail: marta.leonori@comune.roma.it. Fatelo.

24 ottobre 2014

L'aggressione a Jimmy Ghione a Termini e la Teoria delle Finestre rotte. Ecco il video




Quello che succede attorno, dentro e fuori alla Stazione Termini è l'esempio perfetto di Teoria delle Finestre Rotte a Roma. Consenti a qualcuno di pisciare per strada, consenti a qualche sbandato di cacare in mezzo alla stazione, consenti ad altri di farsi un giaciglio attorno al secondo scalo ferroviario più importante d'Europa e avrai, come risultato, violenza. Una escalation di degrado che chiama altro degrado e che trasforma tutto questo in violenza e criminalità. Il video di Striscia La Notizia (guardatelo qui) lo sintetizza magistralmente. Prima i piccoli episodi di degrado scambiati da molti per necessaria tolleranza al disagio e solidarietà. Poi ecco i piccoli furti, poi i grandi furti (essere privati della valigia e del portafoglio è un danno terribile), poi le minacce e poi le violenze per cui se provi a documentare la cosa vieni aggredito, malmenato (e gli autori del pestaggio sono tutti italianissimi eh) da chi - sic stantibus rebus - considera la zona come di propria legittima proprietà. 
Finestre Rotte: se nessuno dice nulla a questi che si accampano, se nessuno dice nulla a quelli che pisciano, se nessuna interviene se qualcuno caca, allora questa è decisamente terra di nessuno. E se è terra di nessuno io me ne posso impossessare e difenderla, con le buone o con le cattive, dagli altri. Lo step successivo sono gli omicidi. Per ora ce ne sono pochi, se non si prenderanno provvedimenti radicali e inflessibili, aumenteranno.
Non serve neanche dirlo, ma questi criminali, arrestati, sono stati dopo un giorno e mezzo rimessi in libertà. Sono già tornati a Termini a controllare il loro territorio. Forti di magistrati e soprattutto di leggi che, unico paese al mondo, stanno dalla parte dei carnefici e non delle vittime.