Tra tutti i muri che ci sono nella borgata Finocchio perché si scelgono quelli del parco realizzato dall'arch. Luigi Franciosini? Opera sensibile di architettura del paesaggio pluripubblicata in Italia e all'estero, ma sopratutto unico segno di qualificazione urbana del quartiere... Sicuro che avesse necessità di un simile abbellimento? Possibile che l'architettura sia una disciplina ignorata anche da curatori e artisti? Qui il video per capire il contesto.
Eugenio
LA COLLINA DELLA PACE Il recupero e la riqualificazione del parco romano confiscato alla mafia La “collina della pace” ci parla di un luogo caratterizzato da una storia lunga e affascinante al contempo. Dopo anni di appartenenza alla criminalità organizzata, l’intera area che si scorge da via Prataporci in picchiata da Frascati verso la borgata Finocchio, finalmente nel 2001, viene liberata. Vengono confiscati alla banda della Magliana ben 13.000 metri quadrati sui quali si ergeva un irrazionale edificio di 20.000 metri cubi. La proprietà viene trasferita al Ministero della Finanza, secondo la legge sulla sottrazione dei beni alla mafia, e successivamente assegnata al comune di Roma per usi pubblici e sociali. Oggi di quello stesso luogo, assaporiamo ben altro, gustiamo l’estro progettuale dell’architetto Luigi Franciosini e dei suoi collaboratori che si è tradotto in una sapiente opera non solo di recupero ma di vera e propria riqualificazione. La prima parte dei lavori ha riguardato la demolizione della struttura in cemento armato per riconsegnare alla vita pubblica la memoria della collina originaria. La seconda parte dei lavori ha invece puntato sulla razionalizzazione dell’assetto del traffico e della mobilità pedonale interna al quartiere per facilitare le condizioni di circolazione, sicurezza dei veicoli e dei pedoni, sulla valorizzazione architettonica delle volumetrie dei casali come dominanti il paesaggio dalla sommità della collina e finalizzate ad attività culturali e sociali e infine sul sapiente ricongiungimento organico tra le due aree verdi presenti per dar vita all’attuale parco urbano caratterizzato da piazze, percorsi pedonali, fontanili e quant’altro. Viene riconfigurato il profilo naturale del sistema orografico originale per rimodellare l’intera area precedentemente sbancata. Il parco oggi si distingue in due grandi aree, un’area si presenta più costruita con terrazzamenti che si susseguono gradualmente fino a colmare il dislivello tra via della Casilina e la sommità della collina. L’alternanza tra rampe e piazze minori contribuisce a creare luoghi dello stare e del percorrere dove la dimensione paesaggistica si caratterizza per la presenza di prati, filari di olivo e di lavanda. L’arrivo alla piazza grande definisce il procedere ascensionale verso la sommità della collina. Dal lungo fontanile prende vita tutto il sistema dei canali. L’altra parte del parco mantiene intatta la sua vocazione a luogo agricolo; slarghi e radure si alternano a viali, sentieri e tratturi ombreggiati da pini, cipressi e cedri. Qui si trova anche l’area attrezzata per i giochi dei bambini. La caratteristica principale del parco è quella di essere frubile al cittadino in quanto tale non rinnegando la sua origine di agro ma rimodellando le sue linee per diventare luogo riconoscibile, iconografico e suggestivo. L’intervento dell’architetto Franciosini ha anche inevitabilmente previsto opere di manutenzione del patrimonio verde del parco dove il preesistente si è conciliato con le nuove piantumazioni di tipo mediterraneo come pini marittimi, cipressi, olivi, siepi di olivello e filari da lavanda. L’esigenza di unitarietà dell’intervento paesaggistico ha dovuto ben sposarsi con la necessità di inserire nel parco essenze resistenti, autoctone e di facile manutenzione. Le principali essenze di nuova piantumazione (lavandula spica, olea olivaster, cytisus scoparius, spartium junceum, arbutus unedo) stabiliscono una relazione coerente e armonica con le alberature di alto fusto svolgendo un ruolo ornamentale e simbolico all’interno del parco stesso. Testo: Barbara Piccolo
*Fondamentale sottolineare come la riflessione che proponiamo qui sia puramente 'urbanistica' e non in polemica con Davide Vecchiato che, invece, reputiamo un bravo artista.
-RFS
anche questo ottimo servizio....
RispondiEliminaSto giardino requisito alla mafia a Finocchio nun se l'è inculato nessuno proprio....
RispondiEliminaTrammy
Partiamo dall'inizio: il parco, un bene confiscato alla mafia e riconsegnato ai cittadini. Poichè il parco era caduto nel degrado (cosa che non succede al centro): l'erba non veniva sfalciata, le pompe e le fontane non funzionavano, i giochi erano rotti, i cestini erano pieni di rifiuti, atti vandalici con bombolette spray e olio....i cittadini hanno preso in carico il LORO parco, abbandonato dall'amministrazione e provvedono allo sfalcio e alla pulizia, alla potatura, all'apertura/chiusura dei cancelli in modo gratuito, volontario. Sapendo quanto è "ostico" il territorio (bene confiscato!) i cittadini nel LORO parco hanno deciso di dare in modo garbato, significativo, inequivocabile un segnale contro illegalità disegnando un bellissimo MURALES ANTIMAFIA di DIAVU' che CERTAMENTE rende concordi TUTTI nel contenuto. Il parco è come un figlio...non lo si cresce secondo le proprie aspettative, ma lo si ascolta,lo si aiuta a crescere, a scegliere e a rispettarlo x le scelte fatte, lo si accompagna nel dolore e nelle difficoltà... insomma deve camminare da solo...eppoi TUTTO nella vita si trasforma non solo urbanisticamente parlando...questo parco che non è solo un luogo di aggregazione e identitario, ma è motivo di consapevolezza di riappropriarsi di ciò che è stato tolto ANCHE dalla mafia (non abbiamo i 9 mq a verdi e servizi previsti e promessi dal PRG), e questo non va mai dimenticato, perciò il parco parla a TUTTI(età, etnie, ceti sociali) con un linguaggio universale dell'arte della comunicazione su muro STREET ART...venite a vedere quanto questo murales ha unito Finocchio...Associazione di Quartiere Collina della Pace odv
RispondiElimina