31 luglio 2014

La non-sconfitta sul Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari. Impossibile parlare di vittoria, ma la riforma c'è

Nel 2010 eravamo dei pazzi, visionari, dei personaggi da cui prendere le distanze. Semplicemente perché chiedevamo un esito europeo, occidentale e civile al mondo della pubblicità outdoor a Roma. Cosa chiedevamo? 

.Che le concessioni venissero assegnate tramite bandi pubblici

.Che in cambio delle concessioni la città ottenesse non solo denaro, ma anche servizi

.Che ai vincitori delle concessioni fosse dato anche l'onere di combattere l'abusivismo

.Che come modello di zonizzazione della città si seguisse quello di Parigi (all'epoca citavamo stesso anche Napoli)

.Che si attuassero le dovute deroghe ai millemila piani paesistici, Codici del Paesaggio, Codice della Strada compreso, vincoli e vincoletti seguendo i quali neppure un solo cartello si sarebbe potuto installare a Roma

Eravamo pericolosi. Molte persone proprio per queste richieste si allontanarono dalla battaglia che il blog Cartellopoli iniziò a febbraio del 2010. Successivamente queste richieste emersero come l'unica strada possibile per restituire decoro e qualità alla città di Roma. Per far sì che, come in tutto il mondo evoluto, la cartellonistica si trasformasse da problema a opportunità e risorsa. All'epoca, quattro lunghissimi anni fa (nel frattempo ci siamo presi da parte delle ditte che oggi le nuove norme dovrebbero spazzare fior di querele e addirittura condanne, e chissà per quanti anni ancora ci sarà da combattere con avvocati e magistrati), eravamo gli unici a dire che in determinate zone non si poteva dire "qui niente impianti pubblicitari", bensì "qui qualche impianto pubblicitario sì, ma a patto che". A patto che siano pochi, a patto che siano belli, a patto che siano gestiti da chi ha vinto una regolare banda internazionale, a patto che questi impianti servano a pagare dei servizi di pubblica utilità (arredo urbano, bike-sharing, manutenzione, toilette pubbliche, segnaletica turistica...).

Su queste tematiche che erano lo spauracchio collettivo, piano piano tutti i fantastici gruppi di cittadini (e qualche rappresentante politico onesto) che hanno compiuto questa battaglia hanno effettuato la loro convergenza. E negli ultimi mesi si è marciati tutti uniti verso il risultato storico di ieri quando l'Aula Giulio Cesare ha approvato, con una ventina d'anni di ritardo (ma non bisogna lamentarsi, ché la città è in ritardo anche di 40 o 70 anni su altre partite, dunque 20 anni rispetto al resto del mondo non sono poi così tanti) il Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari.

Le cose si erano messe molto male, per cui oggi tra associazioni e comitati serpeggia un pochino di ottimismo. E' la strategia della politica: farti presagire la possibilità di un disastro, per poi fare in modo che qualcosa di poco più che mediocre ti risulti accettabile. Il Prip di Roma Capitale è un po' così. Risultato storico (raggiunto grazie all'abilità di Marta Leonori, al ruolo in questo caso strategico del Movimento 5 Stelle, alla capacità di ascolto della Lista Marchini e probabilmente ad interventi dall'alto, molto dall'alto nel PD che hanno permesso di isolare le mele marce di quel partito che avrebbero fatto di tutto per tenere Roma ancora per chissà quanti anni fuori dalla legalità e soprattutto dalla contemporaneità), ma risultato falsato da tutta una serie di macchie di cui ancora non siamo in grado di capire la rilevanza e l'impatto. Risultato storico colto solo all'ultimo secondo quando - grazie soprattutto alle pressioni dei comitati, mai come in questa battaglia lucidi ed efficaci (basti leggere qui l'articolo di Rodolfo Bosi di VAS)

Se si riuscirà a far scaturire da questo Prip una qualità tangibile sul territorio ancora non è dato sapere perché, di fatto, il Consiglio alla fine si è limitato a dare degli indirizzi ed a firmare alla Giunta una delega in bianco sui dettagli (lì si nasconde il diavolo) del dispositivo. C'è la zonizzazione alla parigina, c'è la scadenza di tutte le concessioni al 31.12.2014, ci sono i bandi, ci sono le gare, ci sono i servizi che queste gare potranno 'regalare' alla città. Ma i dettagli sono demandati alla Giunta e, nella compilazione dei Piani di Localizzazione, anche ai Municipi. Non sono dati i tempi, non sono date le modalità. L'unica cosa data sono i pesanti compromessi che sono serviti ad addolcire l'opposizione di centro destra e le mele marce interne del PD. Una fetta enorme del mercato (gli impianti SPQR, il 17,5% della città) saranno assegnati, non si sa come, alle ditte del "Riordino" ovvero di quel condono inventato ai tempi di Rutelli (all'epoca le simpatiche ditte romane, quelle che qualcuno definisce "virtuose" mandarono a fuoco tutti gli archivi cartaceo appena seppero che il Comune voleva digitalizzarsi, così l'amministrazione dovette chiedere a loro quanti impianti avevano e dove), condono che dovrebbe essere condizione per essere esclusi, non per essere facilitati. A Roma, invece, chi ha partecipato ad un condono, ha priorità. E' virtuoso. Davvero curiosissima come cosa. Sono poi stati reinseriti dei formati pubblicitari ridicoli e caotici, solo per far star buone alcune ditte e i loro referenti in Aula, ad esempio in centro saranno ancora possibili i patetici orologi, tanto per dirne una. E forse anche i parapedonali. Ma sono rientrati - grazie ad un emendamento di Alessandro Onorato della Lista Marchini - gli impianti europei che in tutto il mondo le grandi società professionali che gestiscono questo business utilizzano perché eleganti, ben inseribili e sostenibili e che erano stati appositamente esclusi a Roma per tenere alla larga capitali stranieri e investimenti interanzionali. Pensate un po'... Per fortuna anche questa schifezza è stata corretta all'ultimo tuffo.

Quale è il rischio? Che lotti di gara in questo contesto siano poco remunerativi. Nel centro di Roma un cartello europeo atto a pagare il bike-sharing si troverà a confrontarsi con la concorrenza di: orologi pubblicitari, parapedonali, impianti SPQR (per tacere della tanta pubblicità sulle coperture dei cantieri). Quanto valore dunque avrà quell'impianto europeo? E quanti impianti ci vorranno per rendere sostenibile il bike-sharing? Ci sarà la possibilità di destinare a questo servizio (costosissimo, almeno 10 milioni all'anno) un numero di due o tre lotti o sarà escluso? Dove verranno collocati gli impianti SPQR che il Comune cederà dando priorità alle ditte "virtuose" di cui sopra? Infastidiranno gli impianti assegnati nell'ambito degli altri lotti? Questa assegnazione anomala sarà impugnata da qualcuno? Questa eventuale impugnativa inficerà tutto il dispositivo o solo - come sostiene l'Avvocatura Comunale - quella parte dedicata agli impianti SPQR?

Dunque molto presto per esultare, seppure in un clima i lieve ottimismo e di prospettive migliori rispetto alla vigilia. Perché per lo meno la città non ha escluso la possibilità di fare qualcosa di buono a partire dai cartelloni pubblicitari. Vi è questa chance, da capire se ci sarà la forza di sfruttarla. La palla ora è in mano alla Giunta ed ai suoi uffici. E in mano ai cittadini che hanno dimostrato una forza incredibile e che ora dovranno vigilare affinché quel che di buono c'è in questa grande riforma venga colto nel minor tempo possibile e con la più elevata qualità possibile. 

Roma Termini, un altro video raccapricciante. Il turista circondato da tre malintenzionati e molte altre storie



Ed erano "pochi", perché i vigilantes un po' passeggiavano in giro. Dopo la segnalazione della settima scorsa con video su Roma fa Schifo il capetto non si è fatto più vedere e l'unico maschio presente si guarda bene di "lavorare" e se ne sta seduto davanti alla libreria tenendo d'occhio la situazione. 


Da sottolineare, tra le tante altre cose, il presidio, e non è un eufemismo, nell'area delle macchinette recintata: "guardie" ad ogni lato dell'ingresso. Queste gente si farà intimorire da due tornelli secondo voi? 
Pablo

Il parcheggio di Via Giulia e il grande rischio di un'occasione sciupata. Cosa vogliono (non) fare a Largo della Moretta?









Su Via Giulia e in particolare su quella parte di Via Giulia da ormai troppi anni interessata da un infinito cantiere per la realizzazione di un sacrosanto parcheggio interrato, la città si sta giocando l'ennesima grande occasione. E naturalmente rischia di perderla...
Finalmente, dopo mesi, i lavori per il parcheggio in Largo Perosi\Largo della Moretta (sventramenti frutto di avventate demolizioni fasciste) pare che possano riprendere. Dovrebbe succedere nel mese di agosto. Si realizzeranno alcune centinaia di posti auto, la schiacciante maggioranza dei quali a rotazione, affittati anche a ore come succede, ad esempio, a Piazza Cavour. Ma purtroppo, come succede a Piazza Cavour ,la realizzazione del parcheggio rischierà di non cambiare nulla nelle pessime abitudini del romano-medio. Se non si provvederà a riqualificare l'arredo urbano delle aree circostanti si continuerà immancabilmente a posteggiare in maniera selvaggia, pericolosa, umiliante e degradante in tutta la zona attorno: vicoli, piazze e Via Giulia compresa. Per riqualificare le strade ci sono un milione e duecento euro che il costruttore metterà a disposizione in cambio della concessione per realizzare il parcheggio. Ma basteranno per sistemare Via Giulia, oggi il più bel parcheggio abusivo lineare del mondo? E, qualora bastassero, saranno ben impiegati oppure il Primo Municipio e il Comune opteranno per non torcere un capello al Partito della Macchina nonostante la presenza, finalmente, in zona, di posti regolari e interrati dove fermarsi? Sarà una grande sfida da seguire.

La seconda grande sfida sarà quella della sistemazione superficiale del parcheggio. Le cose si stanno, qui, mettendosi molto male. Ci si orienta (sembra essere di questo avviso il Primo Municipio che, non si sa a che titolo, ha preso in mano una questione che invece dovrebbe essere sotto l'egida dell'Assessorato all'Urbanistica se non in capo al sindaco stesso vista l'importanza) a fare il parcheggio e a non farvi nulla sopra. Nulla. Uno spiazzo. Lasciare gli sventramenti del Ventennio fascista al loro posto, ferite sciatte nel tessuto urbano più avvincente del mondo. Via Giulia non verrà completata, non verrà ripristinata, la ferita non verrà suturata. Si farà il parcheggio – e fin qui ci siamo – e poi sopra una piazza, un giardinetto (per fortuna la Soprintendenza vieta di mettere alberi, e vorremmo ben vedere!), un'area cani. Uno scempio urbanistico e storico, ma anche un azzardo che avrà delle conseguenze pesantissime per questo quadrante di città. I residenti di tutta l'area devono sapere che si stanno per mettere in casa una seconda San Lorenzo, una seconda Pigneto, una seconda Piazza Trilussa, una seconda Trastevere. Una zona relativamente tranquilla si trasformerà – sta nelle cose – in un'area di movida difficilmente gestibile. L'area Perosi\Moretta è ancora più ampia e capiente di Campo de' Fiori ed è direttamente collegata a Trastevere da un ponte. Immaginatevi cosa potrà succedere in uno spiazzo così ampio: caos, manifestazioni, bancarelle, camion-bar, baccano, locali. Non è terrorismo, è quel che succede quando si alimentano le anomalie: e questo spazio sovradimensionato e fuori scala è, appunto, una anomalia. E' uno spazio da riempire.


Ecco come potrebbe essere lo spiazzo: inutile, antistorico, pericoloso, insensato
La cosa allucinante è che il progetto c'è, e azzeccato. Un progetto che si può e si deve fare contestualmente alla realizzazione del parcheggio. L'edificio è stato disegnato dal professor Stefano Cordeschi ed è un oggetto architettonico non particolarmente affascinante e indimenticabile (non siamo in presenza di Renzo Piano o di Herzog&DeMeuron intendiamoci), ma decisamente centrato per quest'area. Via Giulia viene chiusa da una parete verticale decorata con degli elementi di archeologia, una sorta di museo verticale che ha l'ambizione di diventare un landmark di quest'area. Tutta l'area sopra al parcheggio viene edificata con delle architetture tenui e classiche che permettono però di portare in quest'area funzioni importanti: residenziale, alberghiero, ristorazione, urban center, museale, residenze per artisti. Senza dimenticare la presenza di una piazza interna. Un progetto che crea ricchezza, posti di lavoro, spazi di qualità e che può portare al Comune introiti ben maggiori del micragnoso milione e duecentomila euro previsti per il solo parcheggio. Un progetto che scongiura la trasformazione notturna di Via Giulia in un palcoscenico ingestibile e fuori controllo.

Dunque perché non si procede? Perché si dà ascolto a qualche sciocco che, come sempre in questi casi, parla di colata di cemento, speculazione edilizia, ecomostro, casermone e compagnia cantante con tutta la narrazione solo-romana quando si parla di architettura? Perché si opta per “dare ascolto ai cittadini” (si sa, i cittadini farebbero dovunqe aiuole e aree cani, ma non è davvero così che si immagina e si gestisce l'urbanistica di una città, bensì rischiando e osando!)?

Da una parte rischio caos, risorse ricchezze e soldi perduti, totale anomalia urbanistica. Dall'altra un edificio di nuova architettura di un progettista italiano, denaro fresco per l'amministrazione (fondamentali per riqualificare tutte le strade del Rione, oggi ridotte a garage abusivi a cielo aperto) e posti di lavoro, spazi di qualità e una città che finalmente rischia, si trasforma (sebbene con molta prudenza), cambia e propone nuove prospettive a chi la vive e a chi viene a visitarla. Qualcuno può avere dei dubbi? Tra l'altro su quest'area il Piano Regolatore prevede costruzioni, la Soprintendenza è d'accordo. E allora? Come si fa anche solo a pensare a un giardinetto, manco fossimo nel centro di Sezze o di Colleferro, con tutto il rispetto.

Chiediamo, a voi pochi (pochi?) illuminati che avete Roma fa Schifo tra le vostre letture quotidiane, di mobilitarvi con il massimo della solerzia per questa partita importante e strategica per lo sviluppo e il progresso della nostra città. Una partita che non vale solo per se stessa, ma che manda messaggi chiari sulla possibilità (o non possibilità) di questa città di evolvere e di seguire, finalmente, le buone pratiche di tutte le altre grandi città occidentali e civilizzate. Mobilitatevi scrivendo all'indirizzo che il Primo Municipio ha messo in piedi per garantire partecipazione su questa faccenda: partecipazioneviagiulia@gmail.com.  

30 luglio 2014

Aventino. Quella stranissima differenza tra il Giardino degli Aranci e il Giardino di Sant'Alessio. Perché?





Mi capita spesso di passeggiare all'Aventino, dove c'è il bellissimo Parco degli aranci, uno dei pochi parchi romani dove il servizio giardini presta sempre un lavoro impeccabile (strano, chissà perché).
Poco più avanti, andando verso l'ordine dei Cavalieri di Malta c'è un altro giardino, di pertinenza della Chiesa di Sant'Alessio che il Comune ha dato in gestione all'associazione culturale 'Trait d'Union' ( http://giardinosantalessio.org/profilo/) con la sicura intenzione di andare a migliorare la situazione. 
Sono passata per 2 volte nel mese di luglio e lo spettacolo è quello di un campo di erbacce incolte, sopra le quali sostano bivaccano bevono mangiano lavano panni dormono, i numerosi senza tetto ed extra comunitari che affollano le vie tranquille dell'Aventino nelle ore dei pasti, in cerca di qualcosa nei numerosi conventi del colle.
Il giardino potrebbe essere splendido, la vista è la stessa del Parco degli Aranci ed è addossato alla Chiesa.
Ho scritto alla presidente dell'associazione, Elena Guerri dall'Oro, su facebook, perchè è l'unico contatto suo o dell'associazione culturale che sono riuscita a trovare in internet, ovviamente non ho ricevuto risposta. 
Nel messaggio chiedevo spiegazioni circa lo stato di totale abbandono, ed anche un chiarimento del perchè un giardino lasciatogli in gestione dal Comune sia ridotto peggio di tutti gli altri che lo stesso gestisce. Ci vorrebbe poco, non è molto grande.
Tutto ciò mi sembra assurdo, oltre che ingiusto.
Forse voi potete aiutarmi?
Giulia C.

La pubblicità esterna è una risorsa in tutto il mondo, a Roma non lo sarà mai. La corruzione del PD e l'inadeguatezza del sindaco per una mediazione al ribasso sulle spalle di tutti voi

Purtroppo in questi giorni tediamo i nostri lettori. Ma l'obbiettivo è che voi capiate, nel profondo dei vostri cuori, quanto è importante il passaggio che in questi giorni, a margine dell'approvazione del Bilancio, la città si sta giocando. 

Il Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari andrà in Consiglio oggi stesso. Se sarà un buon piano le conseguenze (magari indiretta) sulla nostra qualità della vita e sulla qualità della vita dei nostri figli saranno tangibili e Roma potrà ambire a livelli di servizio di altre città europee. Se, come sembra, si arriverà ad un volgare compromesso al ribasso, l'ennesima occasione mancata sarà ferale e imperdonabile. 

La filiera è stata molto semplice: la situazione, dopo gli sfaceli fatti da Alemanno, era inderogabile. Andava affrontata. Marino ha vinto dicendo che l'avrebbe affrontata a ha dato mandato di affrontarla. Subito le lobby hanno iniziato a lavorare. Alcuni consiglieri di maggioranza si sono lasciati circuire dalle lobby e si sono messi al loro servizio. Ciononostante la Giunta ha presentato un ottimo Piano regolatore e dunque ancor di più le lobby, mediante i consiglieri che lavorano per loro e non per il bene della città, hanno proposto modifiche su modifiche per cercare di rendere innocua una riforma invece indispensabile e radicale. Marta Leonori, assessore al Commercio, è stata costretta a mediare, è stata costretta a farlo in un settore dove mediare è pericolosissimo per il semplice fatto che o si fanno le cose come le hanno fatte in tutto il mondo, oppure nulla cambierà. O hai una città pulita e organizzata dal punto di vista delle affissioni, oppure hai una città caotica. Non sono possibili vie di mezzo. 

Roma sta cercando, unica città europea, una via di mezzo che non ci potrà essere. Qualsiasi tentativo di via di mezzo renderà semplicemente impossibile una svolta

Vogliono, bypassando i bandi di gara, premiare non si sa come e non si sa con quali modalità, le ditte che fino ad oggi hanno distrutto la città. Potrebbero farlo regalando loro (se li avessero messi all'asta avrebbero guadagnato mille volte di più, ma tanto poi basta aumentare gli asili nido, la tasi, i musei e le strisce blu e i soldi li prendi da lì, mica devi andarli a chiedere - come si fa dovunque - ai potentati economici che poi ti posson sempre far comodo), regalando loro, dicevamo, gli impianti comunali, quelli marchiati SPQR. Si tratta del 17,5% del mercato, una cosa che non si è mai vista al mondo. Un mercato falsato sin dall'inizio da alcune ditte che partecipano alle gare e pagano le concessioni e altre che ricevono le concessioni in gentile omaggio dall'amministrazione solo per il fatto di essere ditte amiche di qualche consigliere. Una roba che dovrebbe consigliare a Bruxelles di farci uscire dall'Unione Europea.

Vogliono poi inserire una polpetta avvelenata terribile ne Piano Regolatore: vincolare completamente la città storica impedendo di installarvi anche gli impianti dedicati ai progetti speciali, come il bike-sharing. In questo modo il bike-sharing e tutti i progetti di qualità che possono contribuire a cambiare faccia alla nostra disastrata città saranno impossibili. In questo modo il PD mette una gigantesca ipoteca sullo sviluppo di Roma. Per decenni.

Ripetiamolo: con questa scelta il Partito Democratico (sempre più Partito Delinquenti) mette una ipoteca atroce sulla possibilità di sviluppare sul territorio servizi a valore aggiunto e tecnologici che ormai sono la norma in tutte le città occidentali. 

Il bike-sharing

Una segnaletica turistica di alta qualità

Una segnaletica stradale degna di questo nome, presente dovunque in Europa (e quasi sempre realizzata in accordo con le ditte che gestiscono la pubblicità esterna) e assente a Roma

La manutenzione del verde

Le toilette pubbliche

Mille e uno altri servizi di pubblica utilità

Tutti servizi a costo zero che possono essere richiesti alle società che gestiranno i cartelloni. Il problema per il PD quale è? Il problema è che le dittuncole romane che sostengono il partito non sono e non saranno mai in grado di erogare questi servizi. Si tratta di cose che tipicamente vengono gestite da grandi operatori internazionali. Prendete le pensiline per gli autobus: coperture di design in cambio di pubblicità. Costo zero per l'amministrazione. Sono progetti che solo grandi multinazionali possono realizzare: a Roma l'americana Clear Channel, a New York la spagnola Cemusa e così via. Prendete il bike-sharing: ancora Clear Channel a Milano o a Barcellona, Decaux a Parigi e così via. Si tratta sempre di quelle cinque sei ditte che rendono più belle le città del mondo grazie a progetti molto impegnativi in termini di capitale che però vengono remunerati da mq pubblicitari in un contesto di una città pulita e a grande valore aggiunto: Roma invece vuole rimanere, grazie al PD, per sempre una città brutta. Dove tutto questo non può avvenire. Dove gli investimenti internazionali vengono tenuti alla larga, dove la creazione di centinaia di posti di lavoro viene considerata non una opportunità, ma una minaccia per le clientele elettorali da curare e alimentare. Un danno sconfinato sotto molteplici punti di vista. Come chiamate queste persone se non delinquenti? Trovate voi un altro nome se ne siete capaci... Come chiamare persone che rendono il posto dove vivete un posto sempre più brutto, sempre più inospitale, un posto dal quale i vostri figli dovranno scappare via se non vorranno autocondannarsi ad una vita d'inferno e povertà? Noi li chiamiamo delinquenti. 

Quattro consiglieri si fanno corrompere da quattro straccioni di cartellonari e per colpa di queste otto persone milioni di cittadini ci rimettono, milioni di cittadini rinunciano a servizi di qualità, milioni di cittadini si vedono alzare le tasse, centinaia di cittadini hanno un'opportunità in meno per trovare un buon impiego, milioni di euro verranno investiti in altre città fuggendo via anche loro.. Ma se non scoppia una rivolta per questo, per cosa allora?

Quale scusa hanno trovato per affossare qualsiasi progetto di qualità dunque? Zero impianti pubblicitari in centro, anche se di qualità, anche se di pregio, anche se stanno nei entri di tutto il mondo, anche se necessari a progetti smart. Ogni progetto di qualità, poi, se passeranno gli emendamenti-truffa, dovrà passare in Consiglio Comunale (equivale a dire che non si farà mai viste le paludi dell'Aula Giulio Cesare). Ne consegue che ogni gara di bike-sharing possibile e immaginabile andrà deserta a Roma. Nessuna società seria parteciperà sapendo di non poter installare impianti nella zona più pregiata della città. E nessuna società seria parteciperà sapendo che il resto della superficie pubblicitaria della città sarà divisa in 10 lotti tutti uguali per accaparrarsi i quali i cartellonari romani faranno trust per abbassare i prezzi e dunque potranno avere concessioni lavorando poi di concorrenza sleale.
E così in centro gli impianti pubblicitari che potranno remunerare il bike-sharing e altri progetti di grande qualità e professionalità non ci potranno stare. Ma i parapedonali magari sì, ma gli orologi magari sì, ma gli impianti SPQR (quelli regalati senza bando alle ditte di banditi, ricordate?) magari sì. Un pasticcio più unico che raro. Orchestrato solo per cucire una riforma dei cartelloni in modo da non infastidire i potentati locali e i loro referenti politici. 

Ignazio Marino, votato per la sua impostazione sulla ciclabilità, passerà alla storia come il sindaco che ha messo una ipoteca sulla possibilità per la città di avere un bike-sharing. Che è il servizio che più di ogni altro fa svolta in senso ciclabile la mobilità urbana. Paradossale, no? Più che altro una truffa agli elettori che gli hanno dato fiducia proprio per le cose che non riuscirà a fare, che non avrà la forza e la lucidità di fare. 

In tutto il mondo le città si pongono degli obbiettivi ambiziosi e di qualità e poi, dopo aver trovato le ditte più brave sul mercato a conseguirli, trovano la strada per realizzarli. A Roma si fa esattamente il contrario: si sta fuori mercato, si parte dalle ditte alle quali bisogna garantire un qualche business, e attorno a loro si costruiscono delle norme che non le mettano in imbarazzo. Solo dei partiti delinquenziali, però, possono avallare questa impostazione. E la cosa grave è che domani, una volta approvato il Piano Regolatore, usciranno i comunicati stampa in cui si esulterà per il risultato. State bene attenti a ciò che vi racconteranno.

Non avremo mai un bike-sharing, non avremo mai grandi progetti di arredo urbano, non avremo mai un grande contributo in termini di posti di lavoro da questo settore e il comune non avrà un aumento degli introiti visto che si prospettano 10 gare per 10 lotti tutti uguali alla "chi offre di più", gare dove è evidente che i ras della cartellopoli romana faranno, nomen omen, cartello accaparrandosi le concessioni (cane non morte cane) mettendosi d'accordo ai danni del Comune e dunque di tutti noi. 

Siamo pronti a scommettere che alla fine di questa consiliatura la Giunta Marino non riuscirà a portare a casa nulla: ne un bike-sharing, ne una reale riforma della cartellonistica (se non altro per rendere decente la città a livello estetico), ne nessun nuovo servizio di arredo urbano e di pubblica utilità. Gli investitori continueranno a scappare, il settore continuerà a produrre pochissimi soldi per l'amministrazione (che dovrà rifarsi aumentando altre tasse per i cittadini). E continueranno a scappare anche gli inserzionisti che, già ora, espungono Roma dalle loro grandi campagne di comunicazione pubblicitaria: è un luogo dove mettere fuori un cartellone con una comunicazione commerciale è inutile visto che nel caos, nell'illegalità e nel disordine nessuna comunicazione riesce a colpire nel segno.

Viviamo, vivete, nell'unica città al mondo che si comporta così. Ne pagate enormi conseguenze personali e non ve ne accorgete. Svegliatevi porca miseria, svegliatevi e capite cosa vi stanno facendo. Questo schifo che stiamo raccontando ora per ora in questi giorni è lo schifo che chi amministra è riuscito a fare su una (una!!!) delibera. Ma fanno così su ogni (ogni!!!) delibera. Rendiamoci conto che potremmo vivere nel posto più ricco e piacevole del mondo mentre a causa di questa impostazione stiamo vivendo nella città più inospitale, brutta, malandata, corrotta e spiacevole del pianeta. Sta a noi fargli capire che abbiamo capito. Sta a noi smetterla di rassegnarci alla mediocrità.

29 luglio 2014

Marta Leonori non ci cascare! Assessore al commercio e sindaco possono entrare nella storia riformando il settore dei cartelloni. Ma il PD ha pronta un'ennesima trappola


Le immagini della manifestazione silenziosa di ieri in Consiglio Comunale. I cittadini e i comitati che lottano dal 2010 contro la malavita cartellonara romana hanno indossato le magliette "Roma vuole il Prip della Leonori". Per significare che in Aula il Prip deve passare senza modifiche
Rush finale per il Piano Regolatore degli Impianti pubblicitari in Campidoglio a margine della discussione del Bilancio della città. Una battaglia, per noi e per mille altre realtà civiche, che dura dal 2010. Oltre 4 anni di lotta per arrivare a questo punto, immaginatevi che ansia. Se passerà un piano regolatore di qualità, la città potrà entrare in Europa per quanto riguarda gli impianti pubblicitari. Se passerà un piano regolatore pasticciato - quello che vuole parte del PD, e ovviamente anche l'opposizione - allora saremo condannati per altre due generazioni allo schifo che vediamo oggi.

Marta Leonori, deputata che è si è dimessa da Montecitorio per venire a fare l'Assessore al Commercio a Roma, dopo la figura terribile sui camion-bar (le sue corrette scelte sono state impallinate dal Consiglio), ha davvero la possibilità di entrare nella storia della città.

I problemi all'orizzonte fino a ieri erano tre. 

1. Il piano regolatore potrebbe essere stralciato dal Bilancio per essere poi discusso in seguito, domai o ad ottembre.

2. Il piano regolatore potrebbe essere reso artatamente impugnabile al TAR inserendovi una clausola di salvaguardia - palesemente illegale - per alcune ditte "virtuose" (in realtà non è tale neppure una ditta a Roma, vista la situazione di malavita diffusa del settore).

3. Il piano regolatore potrebbe essere inquinato con delle norme che impediscano al piano regolatore stesso di generare servizi di qualità per la città: bike-sharing, segnaletica, toilette pubbliche, mappe turistiche, manutenzione del verde ed ogni altro tipo di progetto speciale.



Di questi tre spauracchi i primi due sembrano scongiurati. Il Prip si dovrebbe discutere. E solo un pazzo (sarebbe un boomerang terribile per Giunta e Sindaco) potrebbe pensare - specie dopo il polverone a seguito dell'emendamento-porcata del PD a favore di bancarellari e camion-bar - di infilarci dentro un emendamento che per fino l'Avvocatura Comunale ha già considerato illegale.
Resta dunque il terzo punto. Pericolosissimo. il Prip potrebbe passare, ma in extremis ci potrebbe essere qualcuno (qualcuno a caso, vedasi l'emendamento-porcata di cui sopra, appunto) pronto ad inserirvi una polpetta avvelenata in modo da rendere il Prip inefficace per produrre servizi e aumentare la qualità della vita di tutti noi. 

In barba a tutte le best practices internazionali (su tutte quella di Parigi, città che fino a qualche decennio fa era nelle stesse condizioni di Roma e che poi è stata sistemata tanto da essere ancora oggi un caso di studio), Roma potrebbe essere l'unica città in cui il settore dell'advertising outdoor - come succedeva trent'anni fa - serve a piazzare cartelloni sui marciapiedi e basta, senza dare nulla in cambio ai cittadini. Vogliono insomma rendere impossibile il bike-sharing. E soprattutto vogliono rendere poco appetibile la città alle grandi società internazionali che si occupano di questo settore. 
Peccato che le grandi società operano in tutte le capitali occidentali, in maniera esclusiva. A Berlino, a Londra, a Madrid, a Lisbona, a Parigi operano, rispettivamente, tre o quattro società. Sempre le stesse grossomodo. Roma fa storia a se: 400 ditte, una peggio dell'altra, una più cafona dell'altra, una più scalzacane dell'altra. La pubblicità esterna è un servizio a rete, una sorta di monopolio naturale. E' naturale, ad esempio, che i pali della luce siano gestiti tutti dalla stessa società (nel nostro caso Acea), nessuno grida al monopolio, nessuno chiede che a 400 aziende elettriche venga lasciato uno spazietto per lavorare alla bell'e meglio, nessuno spinge affinché ogni palo sia gestito da una società diversa (con magari luci diverse, lampade diverse, altezze diverse, materiali del palo diversi e via via pasticciando). Ecco, lo stesso è per i cartelloni. Ecco perché è assurdo parlare di monopolio o di multinazionali. Basterebbe aprire gli occhi e vedere cosa succede in tutto (tutto!) il resto del mondo. 


Ma le cose che funzionano danno fastidio e non servono a chi ci amministra. Se il tuo interlocutore è una dittuncola di "imprenditori" (virgolette d'obbligo) romani il coltello dalla parte del manico ce l'hai tu, politicuccio da strapazzo. Puoi chiedere piaceri, puoi chiedere che per quell'appalto venga usata quella ditta di persone cui devi un favore, puoi segnalare quella data persona per un'assunzione. Tutte cose che sono impensabili quando l'interlocutore è una grande società di professinisti che opera in tutto il pianeta. Ecco perché a Roma operano 400 ditte di affissioni mentre a Londra ne operano 4. E' facile da spiegasi, ma ora la Giunta, finalmente, vuole mettere la parola fine a questo schifo. E Marta Leonori e Ignazio Marino sono pronti ad entrare nella storia.

Marta Leonori per aver riformato un settore che pareva irriformabile. Ignazio Marino perché se il dispositivo passerà senza polpette avvelenate (con la scusa risibile, magari di tutelare il centro storico mettendolo sotto un vincolo che renderebbe impossibile ogni progetto di qualità) ne potrà scaturire un clamoroso schema di bike-sharing (330 stazioni) che cambierà letteralmente faccia alla città dal punto di vista della mobilità. Una occasione che passa una volta nella vita ad un sindaco, ad un assessore, ai cittadini.

Ora la nuova scusa della banda-del-PD per impallinare l'efficacia del Prip è la tutela della città storica. Vogliono infatti eliminare qualsiasi deroga all'installazione di impianti pubblicitari in centro. Anche se questi impianti fossero dedicati esclusivamente a progetti smart come il bike-sharing. Oggi, ad esempio, abbiamo i 4x3 (i 4x3, sì) a Via Emanuele Filiberto o a Via Liguria a tre passi da Via Veneto, abbiamo i 3x2 a Via Labicana o a Viale Trastevere e mille altri cartelli orrendi e soprattutto inutili per i cittadini, che non danno nulla in cambio: pensate agli indicatori delle strade o agli orologi (su Via Nazionale ce ne saranno tre dozzine e migliaia nel resto della città storica). Domani tutto questo dovrebbe sparire, al posto di questi mq di schifo una quantità molto inferiore di mq solo con impianti di qualità e di design atti a remunerare il servizio di bike-sharing. Ed ecco che qui scatta la trappola: secondo la banda, nel centro storico non ci deve essere neppure un impianto pubblicitario. E' un emendamento facile, colpisce l'immaginario, è semplice da somministrare all'ultimo minuto e da far votare: "ehi, noi vogliamo che in centro non ci siano cartelloni commerciali". E chi ti dice di no!? Chi è che non ci casca!?  Peccato che sia un trappolone che la metà basta. 

Scelta scellerata perché rende antieconomico qualsivoglia progetto speciale (e la città ne ha un bisogno folle!), ma perché soprattutto esclude dalla comunicazione commerciale, istituzionale, civica una enorme quantità di cittadini. La pubblicità esterna è in primis un servizio di comunicazione, se gestita opportunamente. Un servizio usato dalle aziende inserzioniste, ma anche dalla pubblica amministrazione. Esempio: se sono un cittadino che abita in centro e che frequenta solo il centro, secondo gli amministratori che vogliono castrare il Prip io no dovrei vedere mai un impianto pubblicitario, non dovrei mai venire colpito da questo tipo di comunicazione. Perdendomi così una vastissima gamma di informazioni che potrebbero andare dagli sconti su un determinato articolo al centro commerciale su su fino alla comunicazione istituzionale di questo o di quel ministero. Ne sarei completamente all'oscuro. Una scelta che, infatti, non esiste in nessuna città del mondo. Esiste, ad ogni buon conto, il modello Parigi che è già fatto, funziona, è operativo e genera tantissime risorse per la città e tantissimi servizi per l'amministrazione. Oltre a produrre una quantità enorme di posti di lavoro per tutti coloro che lavorano non tanto nella cartellonistica quanto nel bike-sharing. Nei centri storici tutto si può fare, l'essenziale è che sia ben fatto. Ci possono essere auto, basta che siano governate in un certo modo; ci può essere transito di vetture basta che sia fatto in un certo modo; ci possono essere architetture nuove e trasformazioni urbane (pensiamo all'Ara Pacis, alla Teca di Desideri del Palazzo delle Esposizioni o al nuovo edificio di Via Giulia di cui parleremo domani) basta farle cum grano salis; e ci possono essere anche impianti per le informazioni pubblicitarie (commerciali e istituzionali) basta che la cosa sia fatta con criterio. Vietare in toto è una mentalità soprintendenziale morta e sepolta. Utile solo a chi vuole strumenti per tenere alla larga imprenditori seri, che in una città con vincoli assurdi non investirebbero mai. E allora ecco l'ulteriore elemento nelle mani di Leonori & Marino: un Piano regolatore privo di scherzi e efficace è in grado di generare alcune centinaia di nuovissimi posti di lavoro. Tutto questo si può vanificare se passeranno i vincoli per la città storica che bloccheranno tutta la progettualità e se passerà l'idea di giocarsi i bandi di gara con 10 lotti tutti uguali e omogenei a chi offre di più: si rischia di finire solo a concedere spazi per la cartellonistica mentre la sfida dovrebbe essere quella di cambiare faccia alla città con progetti di ampio respiro. Questi progetti però le ditte romane (non c'è nulla di più cialtrone e sciatto al mondo, credeteci!) non sono all'altezza di farli e dunque chi difende questa gente punta a fare di tutto - a danno dei cittadini - affinché questi progetti di qualità siano impossibili da fare "per legge". Affinché le grandi società siano disincentivate dal venire ad investire a Roma, con tutti i danni per la città possibili e facilmente immaginabili.

Insomma alla portata ci sono:

tanti più soldi in tasca al Comune
tanti posti di lavoro
tanti servizi per i cittadini a costo zero per il Comune
tanti problemi di sicurezza stradale (in questi anni ci sono stati diversi morti per i cartelloni abusivi) che si risolvono
eliminazione di un covo di malaffare, di collusione, di connivenza

Cosa altro ci vuole per convincere tutta la maggioranza compatta a votare il Prip senza tentare scioccamente di inquinarlo? Sarebbe imperdonabile davvero. 

28 luglio 2014

Tutte le aree verdi in condizioni vomitevoli e disgustose. Ecco tante foto del Parco Sangalli a Torpignattara




















Volevo segnalare la situazione scandalosa in cui versa il Parco Sangalli a Torpignattara. Le foto scattate in data 26 luglio 2014 testimoniano un degrado spaventoso, in un parco che in qualsiasi altra città, e non solo occidentale, sarebbe tenuto pulitissimo e con fiori e piante ornamentali, visto inoltre il pregio di avere un suggestivo acquedotto romano. Che dire... altre parole non servono se non denunciare a tutte le autorità ed istituzioni competenti una situazione che da troppo tempo ormai è vergognosamente abbandonata e lasciata a se stessa.
Un cittadino disgustato

E ora il PD vuole querelarci e far chiudere Roma fa Schifo! Dopo il regalo agli ambulanti, non hanno digerito le nostre critiche. Minacce e intimidazioni al limite della decenza

Dapprincipio abbiamo pensato ad un scherzo. Poi abbiamo pensato ad intimidazioni di bassa lega. Alla fine, invece, abbiamo capito che stavano facendo sul serio. 
I contatti sono avvenuti via Twitter, tutto nero su bianco, ma non visibile a tutti: tutto giocato tramite messaggi privati. Che però abbiamo conservati, disponibili, registrati. A scriverli e inviarli un importante esponente del PD, uno dei più importanti. "Dovrete dimostrare ai giudici tutto quello che avete detto", scrive. Insomma il PD si è arrabbiato e alcuni consiglieri (forse tutti) sono intenzionati a querelare Roma fa Schifo, a far chiudere il blog, magari a chiedere i danni (quanti soldi desiderate, prego?) in nome di una diffamazione che, tuttavia, non c'è mai stata. A nulla sono valse le richieste di spiegazione e le offerte di eliminare contenuti che fossero risultati come un attacco privato verso qualcuno, come una diffamazione strictu sensu. I nostri interlocutori sono stati fermissimi "vi denunciamo, vi trasciniamo in tribunale, dovrete dimostrare le parole che avete detto davanti ai giudici". Ma dimostrare cosa? Ad ogni modo pensate come sarebbe stata diversa questa città se questi amministratori, se questi consiglieri, se questi eletti, se questi politici adottassero questa stessa fermezza e rigidità che dimostrano contro i cittadini, anche contro le mele marce del loro partito che continuano a operare in nome di un consociativismo che lega destra, sinistra e affari. E invece no, per questi colleghi non si perde tempo, per far chiudere Roma fa Schifo invece si lavora alacremente, anche il fine settimana di luglio gomito a gomito con gli avvocati

Certo abbiamo detto loro che sono un partito di delinquenti, abbiamo detto loro che con provvedimenti-porcata come quello sugli ambulanti (abbassate le tasse previste ai camion-bar, completamente congelati gli aumenti a tutti gli altri ambulanti) stanno svendendo la città alle mafie e ai racket. Ma si tratta di valutazioni politiche, come si può pensare anche solo lontanamente di rispondere con gli avvocati? "Dovrete dimostrare ai giudici che gli ambulanti sono la mafia" strepita l'alto dirigente del PD romano che fa fatica a capire non solo che sì, a suo modo, a Roma, il mondo dell'ambulantato è una mafia (ma questo lo sa anche l'ultimo dei cittadini meno informati), ma fa soprattutto fatica a capire che qui non è che si parla di "Mafia" nel senso di Cosa Nostra siciliana, si parla di un atteggiamento mafioso in senso figurato. E poi come mai tutta questa foga per difendere gli ambulanti?

Insomma solo atti d'accusa politici, ai quali in qualsiasi modo si può rispondere fuorché andando a scomodare un giudice. Parole grosse, ma intese politicamente. E' come se un cittadino affermasse che tutti i politici sono ladri e arrivasse l'ultimo dei politici a chiedere un risarcimento per la diffamazione. E' come se Matteo Renzi querelasse Beppe Grillo perché gli dà dell'ebetino. E' evidente che lo fa politicamente parlato e che non accusa la persona Matteo Renzi di essere ottusa di mente.

"Io sono una persona per bene e non mi faccio sporcare da voi", rincara la dose il politico PD di lungo corso che non comprende, però, che una persona per bene non vota certi provvedimenti, che non comprende però che se una persona per bene non vuole farsi sporcare, prendere le distanze dal modo ignobile, consociativo, colluso con cui il PD sta continuando a governare la città.

Ma è più forte di loro perché è quello che fanno da anni e anni. Prendiamo solo il settore dell'ambulantato dal quale la polemica ha preso avvio (ma ci potremmo spostare in dozzine di altri settori). E' un comparto importante perché grazie anche e soprattutto agli ambulanti Roma ha un aspetto da città sottosviluppata che ogni altra città occidentale (e non parliamo di Parigi, Vienna o Londra, ma anche Lisbona o Atene) sconosce totalmente. Infatti se Piazza dei CInquecento è una barzelletta internazionale, se Via Cola di Rienzo fa scappare anche il più affezionato cliente delle boutique che infatti muoiono, se sulla Tuscolana non si può più camminare, se il Policlinico Umberto I è invisibile dietro una coltre di venditori e dei loro furgoni lasciati in divieto, se le stazioni metro di Ponte Mammolo o Anagnina sono qualcosa che è difficile raccontare, se Viale Trastevere lo percorri col tram 8 e non riesci a vedere le vetrine e le insegne (pagate, peraltro) di un solo negozio, se le "holdings" dei mutandari arrivano a fatturare (fatturare?) oltre 20 milioni di euro a famiglia a chi lo devi se non al PD? La città stata nell'ultimo 25ennio totalmente sfigurata, resa irriconoscibile, non frequentabile, non vivibile, lontanissima dagli standard di qualsiasi capitale occidentale. E salvo i 5 anni di Alemanno (micidiali anche quelli) hanno amministrato sempre loro. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, non serve neppure perderci troppo tempo per raccontarli, basta affacciarsi alla finestra. La sinistra (prima assieme alla DC, poi assieme al centro destra berlusconiano che infatti ha votato l'emendamento-porcata che salva ambulanti e camion-bar), ha sempre amministrato in questa maniera: ignoranza, zero conoscenza degli standard internazionali, corruzione, collusione, sciatteria. Ma sta volta qualcuno lo fa notare, sta volta qualcuno sottolinea l'anomalia, sta volta le cose escono ed emergono perché non c'è più solo la stampa prezzolata (anche lei fa parte del sistema economico e corrotto che regge tutto), ma ci sono i blog, i social network, Twitter. Non è un caso che le minacce o gli annunci di querela provengano da Twitter. E' il luogo dove le malefatte si mettono in piazza e chi da decenni compie malefatte (o chi ha compagni di partito che le compiono e si sente da questi squalificato) potrà da ora in avanti - avvocati o no - trovarsi molto, molto a disagio. E magari sarà costretto a iniziare a comportarsi in maniera onesta come fanno tutti i pubblici amministratori nelle altre capitali occidentali dove si guarda prima al tornaconto collettivo, comune, pubblico, non certo alle convenienze personali e degli amici degli amici. "Non si governa sparando nel mucchio" ha scritto sul suo Facebook il consigliere PD D'Ausilio cercando - anche lui in maniera estremamente goffa, tra l'altro accusando la Giunta di essere un organismo che, appunto, spara nel mucchio visto che il riferimento era al provvedimento degli aumento agli ambulanti che la Giunta aveva approvato e che il Consiglio ha modificato -, cercando dicevamo di difendersi dallo scandalo-emendamento che nel frattempo grazie a noi era emerso con fragore. Evidentemente quando si deve aumentare la TASI, la tariffa degli asili, quando si devono tagliare le risorse ai bambini handicappati e all'assistenza anziani, quando si deve alzare il costo della ZTL e delle strisce blu e addirittura dei cimiteri e dei musei allora lì sì che si può sparare nel mucchio, quando invece si tratta di chiedere ad un camion bar che incassa 1500 euro al giorno di contribuire in ragione di 30 euro allora è uno scandalo, allora si rischia il ricorso al TAR. Chi crede più ormai a questa versione dei fatti? Neppure i militanti del PD ci credono.
Il PD forse per la prima volta ha capito in questi giorni che non può più fare pastette di infimo livello senza essere finalmente smascherato. Senza che questo modo raccapricciante di amministrare arrivi ad un livello di visibilità nazionale. E, capendolo, ci è rimasto molto ma molto male. Fino a ieri tutto è coperto: si facevano schifezze inaudite e poi zero stampa, silenzio. E in casi estremi (peraltro rarissimamente verificatisi) si finiva in Tribunale dove si azionava il dispositivo "Porto delle Nebbie" e tutto quanto ciò che di scomodo poteva emergere veniva insabbiato. Una pacchia per chi sguazza nella pozzanghera dove si mescolano politica, affari, interessi privati e odio del bene comune. La pozzanghera dove a Roma sguazzano tutti i partiti (così diamo elementi di querela anche agli altri, che il PD non si senta solo!).

Ma abbiamo citato Alemanno, riprendiamo il discorso da lì. Nella scorsa consiliatura lo abbiamo, semplicemente, massacrato. Ogni santo giorno. Quello che abbiamo detto agli esponenti del PD è un passatempo da educande rispetto a ciò che siamo stati capaci di scrivere su Alemanno e sui suoi. Alemanno (come attualmente il PD) stava amministrando male la città e da cittadini eravamo convinti di avere il dovere - e il diritto! - di criticare con la massima durezza. Se dicevamo ad Alemanno che era schiavo delle mafie dei bancarellari e dei cartellonari glielo dicevamo in senso politico, significavamo che era politicamente in pugno di questa gentaccia, non è che insinuavamo che Gianni Alemanno era affiliato ai corleonesi o che andava a sedersi al tavolo con Matteo Messina Denaro. E ovviamente Alemanno lo ha capito: in cinque anni di attacchi continui gli scontri sono stati tantissimi, ma sempre sul piano politico. Nessuno si è mai sognato lontanamente di minacciare noi, semplici cittadini impegnati in una battaglia civica, di ritorsioni legali. Il PD, invece, lo ha fatto al primo attacco (peraltro motivatissimo e sacrosanto).

Riteniamo che un politico che querela un cittadino sia qualcosa di estremamente grave. Quanti soldi vorrà, di risarcimento, un politico da un semplice cittadino? Cosa farà, in caso di vincita, con questi soldi? Chi gli pagherà l'avvocato? Magari il partito attingendo ai fondi del finanziamento pubblico pagato, beffa delle beffe, con gli stessi soldi che il cittadino querelato ha profumatamente versato di tasse?

Detto ciò, come avrete capito, noi questa denuncia e, tutto sommato, anche questo rinvio a giudizio lo attendiamo come una manna dal cielo. Un regalo inatteso. Una cosa del genere avrà un tale richiamo che ci permetterà di far fare un salto enorme alla nostra battaglia civica. La città cade letteralmente a pezzi e la maggioranza politica che l'amministra pensa a querelare (con l'intento di farla chiudere, di fiaccarla, di zittirla) l'unica - l'unica! - voce scomoda che sta aprendo gli occhi a decine di migliaia di cittadini. Una notizia che farà il giro del mondo contribuendo ad uno dei nostri obbiettivi: portare al livello internazionale il caso-Roma (cosa che abbiamo già fatto negli ultimi mesi, pensate alle grandi uscite sul Der Spiegel, su Le Nouvel Observateur, sulla radio nazionale austriaca ecc ecc). Prenderemo spunto per trasformare l'attacco giudiziario in una battaglia campale contro la malapolitica, il consociativismo, la collusione ci cuciremo addosso una vasta raccolta fondi, un crowdfunding che vedrà coinvolte le migliaia di persone che hanno reso "scomodo" il nostro blog e che ogni giorno lo animano. 

E poi il tribunale sarà fantastico, finalmente, portare questi temi. Parlare di rapporti tra gli amministratori di questa città e alcuni settori delle attività produttive. Chiamare teste a dire la loro e così via. Potrebbe uscirne qualcosa di francamente molto interessante. 

Insomma, l'unica cosa certa sarà il bagno di sangue a livello di immagine - l'ennesimo - per il PD. Ci si domanda se i vertici nazionali del partito sono al corrente delle azioni, delle minacce, delle intimidazioni che i loro rappresentati sul territorio pongono in essere. Il PD governando in questa maniera sta dilapidando il consenso enorme costruito solo un anno fa grazie alla delusione di Alemanno. Sta regalando la città alla destra. Sta mettendo in difficoltà il governo centrale. Sta perdendo decine di migliaia di voti. Lo fanno 'autorizzati' dal Nazareno o vanno a suicidarsi e a suicidare il partito di testa loro? E Nicola Zingaretti, forse destinato ad amministrare la nuova Area Metropolitana, è conscio di quel che stanno combinando in Campidoglio? E le migliaia di militanti? Cosa ne pensano? Nelle sezioni, nelle sedi, dai Giubbonari all'Alberone. Cosa pensano migliaia di persone del fatto che siano in una manciata a decidere, a metterli in cattiva luce, a costringerli a far parte di un Partito Delinquenti (delinquenti politicamente eh, non vi offendete sul personale), a mettere una seria ipoteca sullo sviluppo, il progresso, la crescita e il riscatto della città? Sono tutti d'accordo con i loro dirigenti?

Auguriamoci che almeno questo fine settimana "con gli avvocati" (così ci hanno giurato via Twitter le teste d'uovo del PD romano) sia servito a distogliere l'attenzione dei piddini sulla nuova pastetta vergognosa che a quanto pare starebbero preparandoci per la giornata di oggi o di domani: lo stralcio o l'inquinamento della delibera relativa al Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari. Dopo aver devastato le corrette riforme della Giunta sugli ambulanti, infatti, i consiglieri comunali avrebbero in serbo l'asfaltatura della delibera sul Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari (PRIP). L'assessore al commercio ha prodotto un PRIP di buona qualità, che finalmente toglierà un settore strategico per la vita, i servizi e l'economia della città dalle mani di noti malfattori e lo riconsegnerà al mercato con enormi vantaggi per tutti noi (finalmente bike-sharing, finalmente arredo urbano, finalmente mappe, segnaletica, toilette pubbliche e tutte quelle mille cose che trovate in tutte le città occidentali esclusa Roma perché pagate coi soldi della pubblicità che qui è un settore ingestibile) e con enormi vantaggi per la cosa pubblica (tanti soldi in più per il Comune, che oggi da tutto questo settore ricava la vergogna di 15/17 euro benché il comparto ne valga almeno 4 volte tanto). Ma loro non ci stanno a rinunciare a campagne elettorali pagate, a cartelloni gratis quando occorrono e a tutti gli altri privilegi di avere amici potenti e milionari. E allora puntano a far saltare tutto. O togliendo le delibere sui cartelloni tra quelle propedeutiche al bilancio. Oppure inserendo dentro una polpetta avvelenata, un emendamento dell'ultimo secondo (come fatto per le tariffe degli ambulanti) che inserisca nel dispositivo qualsiasi cosa che lo indebolisca o, peggio, che lo renda impugnabile. Così alcune delle 400 ditte che operano nel comparto a Roma (a Madrid, Parigi, Londra, Lisbona, Berlino sono massimo 4, a Roma 400 grazie ancora una volta alla incapacità, corruzione, collusione, connivenza di chi ha amministrato negli ultimi decenni) potranno ricorrere al TAR e tutta la riforma si arenerà per anni e anni ancora. Speriamo si siano distratti per cercare di far del male a Roma fa Schifo e che non abbiano trovato il tempo di massacrare anche questa importante riforma.

In fondo basterebbe solo governare bene, smetterla di pensare al denaro, alle lobby, ai poteri forti. Tanto, se la città si rimette in carreggiata, diventiamo tutti un po' più ricchi indirettamente, non c'è bisogno di farsi e mantenersi nei decenni degli amici potenti. Anche voi del Partito Democratico potete provare a ragionare così.