Roma. Ore 07:10. Il suono della sveglia del cellulare mi butta giù dal letto; la tecnica di posizionare il cellulare lontano da me per costringermi ad alzarmi funziona sempre e mi permette di evitare di chiudere la sveglia mentre sono semidormiente e semisveglio, cosa che talvolta è accaduta.
Mi alzo, vado a lavarmi e mi preparo una buona colazione.
Sono fresco e riposato, pronto a cominciare questo nuovo giorno.
Esco di casa per andare a lavoro.
Percorro i soliti trecento metri per arrivare alla fermata del tram di Largo Telese, sulla Prenestina.
Sono le 07:53, devo essere in ufficio per le 09:00, un’ora dovrebbe avanzarmi per arrivare all’altezza di Piazza Navona, dove lavoro.
Per fortuna il tempo è ottimo, fa molto caldo ed a Giugno è più che normale, c’è un bel sole che illumina una città che si prepara a vivere un altro giorno della sua storia lunga e gloriosa.
Giunto alla fermata, vedo molta gente sulla banchina, quasi tutti con il viso rivolto verso un tram che pare lontano all’orizzonte.
Mi avvicino, noto che si vocifera, dunque mi decido a chiedere informazioni.
“Mi scusi, è molto che aspetta ?”
“Guardi – mi dice con un sorriso misto di consolazione e sarcasmo – ero un giovanotto quando giunsi a questa fermata, ora ho 56 anni.”
Accolgo con un sorriso l’ironia, ma anziché assecondarlo con un’altra battuta che inevitabilmente genererebbe una discussione polemica sul servizio pubblico, non volendo perdere tempo per non fare tardi a lavoro, ribatto con una domanda seria.
“Ma sa se è successo qualche cosa ?“
“Non si sa nulla, sono passati una decina di tram dall’altra parte, ma da qui sarà almeno mezz’ora che non passa nulla.”
“Ok, la ringrazio.”
Cominciamo ad essere troppi alla fermata, molti hanno cominciato a fumare e di conseguenza anche io, pur non essendo un fumatore, attivo si intende, perché come fumatore passivo sono un veterano.
Quando il mormorio comincia a salire, ecco finalmente intravedersi in lontananza un mezzo che somiglia a un tram, diretto proprio nella nostra direzione. Gli animi lentamente si placano, ma comincia uno strano movimento.
Come nelle migliori strategie del gioco degli scacchi, ogni persona si sceglie una posizione strategica.
Il tram arriva, ma è già stracolmo, vedo delle facce spiaccicate sui finestrini, scompare quasi subito l’illusione di alcuni di trovare posto a sedere, è già tanto se riusciremo a trovare posto per viaggiare, qualcuno probabilmente dovrà restare fuori, aspettando un’altra chance o rinunciando prendendosi un giorno di ferie.
Le porte del tram si aprono a fatica, ma si aprono, c’è qualcuno che scende, non si sa se perché sia giunto alla propria destinazione o per motivi di salute, giunta anch’essa al capolinea.
Il problema ora è che chi volesse scendere non può neanche esercitare tale facoltà poiché non appena è avvenuta l’apertura delle porte, i passeggeri in attesa sulla banchina si iniziano il loro lancio tipo kamikaze. C’è qualche scambio sereno di battute tra chi sale e chi scende, ma il clima è ancora accettabile.
Passano circa cinque o sei minuti di contrattazioni, alla fine quasi tutti siamo riusciti ad entrare nel tram, ma dobbiamo ringraziare il metodo “Tetris” per esserci riusciti.
Il metodo “Tetris” funziona così.
Ogni persona si spinge con forza, nonostante non vi sia apparentemente spazio sufficiente, fino ad entrare per incastro tra una o due persone, l’utilizzo di olio sulle braccia può facilitare tale inserimento. È importante inoltre avere una certa malleabilità e flessibilità, oltre a scegliere di volta in volta il verso corretto per introdursi. Una volta che la persona si è incastrata tra due o più persone, non avrà nemmeno bisogno di reggersi agli appositi sostegni, poiché resterà in piedi qualsiasi cosa accada, anche se dovesse avere un infarto.
Sono le 8:08, finalmente ci muoviamo da Largo Telese, destinazione finale, per me, Stazione Termini, ovvero il capolinea.
L’aria non è molta, siamo davvero tanti, qualcuno più fortunato è alto oltre il metro e ottanta quindi riesce a sfruttare quel minimo di circolazione di ossigeno, ma non oso immaginare come si sta ad un metro e sessanta centimetri.
Ogni fermata sembra una stazione della Via Crucis, ognuno vive la propria passione personale ed ognuno la viva in maniera distinta. C’è chi si arrabbia, chi tace, chi sbuffa, chi mormora, chi fa battute, chi ha gli occhi chiusi, chi dorme, chi è svenuto.
Fortunatamente ci sono anche le distrazioni che aiutano a portare la croce.
Alcune delle possibilità sono:
- ascoltare le storie di vita che si raccontano i due vicini accanto
- se lo spazio lo permette, leggere le notizie sul giornale o un libro
- ascoltare in cuffia un po’ di musica
Può capitare anche di fare due chiacchiere con qualcuno, il che è quasi sempre piacevole.
Il viaggio prosegue molto lentamente perché ad ogni stazione devono ripetersi tutte le operazioni di incastro e disincastro.
La domanda che si sente più spesso in questi casi è: “Scende alla prossima?” , ed è una domanda carica di speranza, speranza che l’altro risponda “Si”.
Mentre il viaggio prosegue, avverto un certo disagio e una delle prima goccia di sudore in fronte mi suggerisce una questione profonda.
“Come mai, pur essendoci almeno 28° gradi ed usufruendo del tanto calore umano a disposizione, tutti i finestrini sono chiusi ?
Possibile che nessuno abbia caldo ?
Possibile che nessuno cominci ad avvertire questo pesantissimo odore di aria viziata ? Possibile che nessuno si accorga che non c’è l’aria condizionata ?”
Da notare che quando capita di avere in funzione l’aria condizionata, i finestrini sono miracolosamente e stupidamente tutti aperti; paradossi della vita che sempre stenterò a capire.
Intanto giungiamo ad un’altra fermata. In teoria dovremmo essere al completo e non potremmo contenere altre persone, eppure le persone che in sosta alla fermata urlano:”Andate al centro! Al centro c’è tanto spazio!” ed è a questo punto che si accende un piccolo caos, poiché da una parte le persone che sono sul tram non accennano a spostarsi, e hanno pure ragione poverini, difficile biasimarli, d’altra parte peraltro coloro che si trovano alla fermata hanno tutto il diritto di viaggiare con i mezzi per i quali pagano biglietto o abbonamento. Dunque, la diatriba è aperta: “E’ giusto che chi sta già sul mezzo possa viaggiare e chi invece si trova alla fermata debba aspettare il mezzo successivo, facendo così tardi e per di più col rischio che anche il successivo sia pieno, dovendo quindi sopportare la medesima pena ?”
Come si risolve la cosa ? Molto praticamente, attraverso il metodo “UNZIP”.
Questo metodo consiste nel aumentare la capienza del bus o del tram attraverso la compressione delle persone. Si attua dando forti spinte e facendo pressione sulle persone che automaticamente si appiccicano l’un l’altra diventando, come le prime comunità cristiane dopo Cristo, “un cuor solo e un’anima sola”. In questo caso si arriva a condividere anche il cervello, le braccia, tutto tranne borse e portafogli, gelosamente custoditi e supervisionati da sguardi polizieschi.
A questo punto un ragazzo esclama: “Evidentemente oggi è il giorno della memoria, ricordiamo l’Olocausto”.
Un signore casca in pieno nella battuta, e non comprendendola risponde seriamente:”Davvero? Perché?”
E il ragazzo: “Viaggiamo stretti come gli Ebrei… non vede?”
Beh, con l’assist servito, la battuta non poteva che riuscire, probabilmente è anche un po’ eccessiva, però comprensibile vista la situazione critica a cui siamo sottoposti; dopotutto, il fisico e la psiche sono messi davvero a dura prova.
Intanto un altro ragazzo, rivolgendosi a una ragazza, dice: “Una volta una mia amica è salita su un tram normale ed è scesa incinta.”
Le battute si sprecano, forse si cerca di distrarsi per ammazzare il tempo che sembra essere rallentato dal caldo o forse dall’autista che va a passo d’uomo nonostante la corsia preferenziale. Sta riuscendo a prendere tutti i semafori rossi, quando è verde rallenta e aspetta il giallo, e quando scatta il giallo si ferma e aspetta il rosso. Secondo me se li prende tutti rossi da capolinea a capolinea vince un premio, altrimenti non si spiega questo fatto.
Comincia a mancare l’aria, siamo troppi e troppo stretti. Qualcuno scende per la disperazione.
Siamo così stretti che è facile fidanzarsi, infatti la vicinanza con una ragazza talvolta è tale che nemmeno con la propria fidanzata si è stati così vicini.
Sembra un film di fantascienza, “2007 – Odissea nel tram”.
Cerco di non pensare che giunto a Termini, dovrò prendere un altro autobus e continuare la Via Crucis.
Sono le 08:35 e siamo a Porta Maggiore.
Molta gente scende, ma che succede ? Chiedo a una signora:
“Mi scusi, che succede adesso ?”
“Eh… ogni giorno una nuova, si è rotto il tram… dobbiamo scendere e aspettare il successivo.”
Incredibile. Sconforto. E il ritardo cresce. Scendo tra il mormorio generale.
Fortunatamente il tram seguente arriva quasi subito, ma sfortunatamente è stracolmo di tutte quelle persone che non riuscirono a salire in precedenza.
Nemmeno il miglior Dante poteva immaginare un contrappasso di tale portata.
Adesso noi che siamo giù osserviamo i volti soddisfatti di quelli che sono sul tram e che sorridendo sotto i baffi stanno consumano la loro vendetta.
“In quale girone dell’inferno mi trovo oggi ?” , penso tra me e me.
E mi rispondo anche.
“Il girone dei pendolari a Roma, uno dei peggiori, dove solo i più pazienti e tolleranti sopravvivono… ma chissà per quanto…”
Qualcuno cerca di usare il metodo UNZIP per salire, ma io ci rinuncio, sono troppo stanco e già troppo in ritardo, preferisco arrivare in salute all’ufficio.
Dopo altri cinque minuti giunge un altro mezzo, stavolta c’è spazio, posso riprendere il mio cammino verso la santità.
Non manca molto verso la destinazione tanto ambita, comincio a sentirmi meglio a tale pensiero. Intanto mi godo alcune scene grottesche, di quelle che capitano praticamente tutti i giorni.
Ci sono, infatti, quelli che si piazzano davanti le porte e lì sostano, come se dovessero scendere da un momento all’altro, ma in realtà devono giungere al capolinea; così facendo si beccano ogni due minuti l’insulto da parte del soggetto di turno che deve scendere e si era messo in fila supponendo che colui che gli stava davanti avesse buon senso, e non ponendo la mitica domanda:”Scende alla prossima ?”.
Guai a non fare questa semplice domanda.
Affidarsi alle supposizioni può risultare comodo ma è molto pericoloso oggi giorno, visto che il buon senso non esiste ormai più e siamo nel regno dell’assurdo.
Fermata. Succede quello che temevo accadesse.
Le porte si aprono. Molte persone devono scendere, ma il tizio in sosta (vietata) che sta in prima fila non si muove e blocca tutti.
“Allora si muove ?”
“Perché si mette davanti alle porte se non deve scendere ?”
“Mi fa passare per cortesia!”
“Si sposti!”
Dopo un po’, questo piccolo putiferio si placa, si ripeterà comunque alla fermata successiva se quel genio non si sposterà da lì.
Poi ci sono quelli che stanno seduti e si ricordano solo all’ultimissimo minuto che debbono scendere.
La scena è questa.
Il tram arriva alla fermata, si aprono le porte, la gente scende.
Il tizio è ancora seduto. Le porte cominciano a chiudersi. Improvvisamente lo stesso si ricorda che forse deve scendere, si alza di scatto e, sgomitando e divincolandosi come può, comincia a chiedere:”Permesso! Permesso! Scusate….devo scendere!! Mi scusi, autista, può aprire ??”.
Ora, a questo punto le sorti sono nelle mani del conducente, tutto dipende dalla sua misericordia.
Sulla base delle ultime statistiche, nel 93% dei casi l’autista fa finta di nulla, chiude le porte e prosegue il suo viaggio.
Ripartiamo.
Sono le 08:48. Piazza Vittorio Emanuele.
Qui molta gente scende e finalmente si può tornare a respirare e a riprendere l’uso degli arti superiori e inferiori.
Ormai manca poco alla Stazione Termini, da lì prenderò un altro autobus, o due se il 70 non passerà, e giungerò in ritardo all’ufficio, ma almeno arriverò, di questi tempi e con questi mezzi è già qualcosa.
Ore 09:13.
Sono arrivato.
Stanco e sudato.
Roma. Ore 07:10. Il suono della sveglia del cellulare mi butta giù dal letto.
“Azz… ma allora era un incubo ?” – mi chiedo.
Già… doveva essere proprio un brutto sogno, perché la realtà non è questa, per fortuna.
Altrimenti, sai che vita, ogni giorno una giornata in quel modo.
Ogni giorno, vivere una quotidiana follia.
Mi alzo, vado a lavarmi e mi preparo una buona colazione.
Sono fresco e riposato, pronto a cominciare questo nuovo giorno.
Esco di casa per andare a lavoro.
Percorro i soliti trecento metri per arrivare alla fermata del tram di Largo Telese, sulla Prenestina.
Sono le 07:53, devo essere in ufficio per le 09:00, un’ora dovrebbe avanzarmi per arrivare all’altezza di Piazza Navona, dove lavoro.
Per fortuna il tempo è ottimo, fa molto caldo ed a Giugno è più che normale, c’è un bel sole che illumina una città che si prepara a vivere un altro giorno della sua storia lunga e gloriosa.
Giunto alla fermata, vedo molta gente sulla banchina, quasi tutti con il viso rivolto verso un tram che pare lontano all’orizzonte.
Mi avvicino, noto che si vocifera, dunque mi decido a chiedere informazioni.
“Mi scusi, è molto che aspetta ?”
“Guardi – mi dice con un sorriso misto di consolazione e sarcasmo – ero un giovanotto quando giunsi a questa fermata, ora ho 56 anni.”
Accolgo con un sorriso l’ironia, ma anziché assecondarlo con un’altra battuta che inevitabilmente genererebbe una discussione polemica sul servizio pubblico, non volendo perdere tempo per non fare tardi a lavoro, ribatto con una domanda seria.
“Ma sa se è successo qualche cosa ?“
“Non si sa nulla, sono passati una decina di tram dall’altra parte, ma da qui sarà almeno mezz’ora che non passa nulla.”
“Ok, la ringrazio.”
Cominciamo ad essere troppi alla fermata, molti hanno cominciato a fumare e di conseguenza anche io, pur non essendo un fumatore, attivo si intende, perché come fumatore passivo sono un veterano.
Quando il mormorio comincia a salire, ecco finalmente intravedersi in lontananza un mezzo che somiglia a un tram, diretto proprio nella nostra direzione. Gli animi lentamente si placano, ma comincia uno strano movimento.
Come nelle migliori strategie del gioco degli scacchi, ogni persona si sceglie una posizione strategica.
Il tram arriva, ma è già stracolmo, vedo delle facce spiaccicate sui finestrini, scompare quasi subito l’illusione di alcuni di trovare posto a sedere, è già tanto se riusciremo a trovare posto per viaggiare, qualcuno probabilmente dovrà restare fuori, aspettando un’altra chance o rinunciando prendendosi un giorno di ferie.
Le porte del tram si aprono a fatica, ma si aprono, c’è qualcuno che scende, non si sa se perché sia giunto alla propria destinazione o per motivi di salute, giunta anch’essa al capolinea.
Il problema ora è che chi volesse scendere non può neanche esercitare tale facoltà poiché non appena è avvenuta l’apertura delle porte, i passeggeri in attesa sulla banchina si iniziano il loro lancio tipo kamikaze. C’è qualche scambio sereno di battute tra chi sale e chi scende, ma il clima è ancora accettabile.
Passano circa cinque o sei minuti di contrattazioni, alla fine quasi tutti siamo riusciti ad entrare nel tram, ma dobbiamo ringraziare il metodo “Tetris” per esserci riusciti.
Il metodo “Tetris” funziona così.
Ogni persona si spinge con forza, nonostante non vi sia apparentemente spazio sufficiente, fino ad entrare per incastro tra una o due persone, l’utilizzo di olio sulle braccia può facilitare tale inserimento. È importante inoltre avere una certa malleabilità e flessibilità, oltre a scegliere di volta in volta il verso corretto per introdursi. Una volta che la persona si è incastrata tra due o più persone, non avrà nemmeno bisogno di reggersi agli appositi sostegni, poiché resterà in piedi qualsiasi cosa accada, anche se dovesse avere un infarto.
Sono le 8:08, finalmente ci muoviamo da Largo Telese, destinazione finale, per me, Stazione Termini, ovvero il capolinea.
L’aria non è molta, siamo davvero tanti, qualcuno più fortunato è alto oltre il metro e ottanta quindi riesce a sfruttare quel minimo di circolazione di ossigeno, ma non oso immaginare come si sta ad un metro e sessanta centimetri.
Ogni fermata sembra una stazione della Via Crucis, ognuno vive la propria passione personale ed ognuno la viva in maniera distinta. C’è chi si arrabbia, chi tace, chi sbuffa, chi mormora, chi fa battute, chi ha gli occhi chiusi, chi dorme, chi è svenuto.
Fortunatamente ci sono anche le distrazioni che aiutano a portare la croce.
Alcune delle possibilità sono:
- ascoltare le storie di vita che si raccontano i due vicini accanto
- se lo spazio lo permette, leggere le notizie sul giornale o un libro
- ascoltare in cuffia un po’ di musica
Può capitare anche di fare due chiacchiere con qualcuno, il che è quasi sempre piacevole.
Il viaggio prosegue molto lentamente perché ad ogni stazione devono ripetersi tutte le operazioni di incastro e disincastro.
La domanda che si sente più spesso in questi casi è: “Scende alla prossima?” , ed è una domanda carica di speranza, speranza che l’altro risponda “Si”.
Mentre il viaggio prosegue, avverto un certo disagio e una delle prima goccia di sudore in fronte mi suggerisce una questione profonda.
“Come mai, pur essendoci almeno 28° gradi ed usufruendo del tanto calore umano a disposizione, tutti i finestrini sono chiusi ?
Possibile che nessuno abbia caldo ?
Possibile che nessuno cominci ad avvertire questo pesantissimo odore di aria viziata ? Possibile che nessuno si accorga che non c’è l’aria condizionata ?”
Da notare che quando capita di avere in funzione l’aria condizionata, i finestrini sono miracolosamente e stupidamente tutti aperti; paradossi della vita che sempre stenterò a capire.
Intanto giungiamo ad un’altra fermata. In teoria dovremmo essere al completo e non potremmo contenere altre persone, eppure le persone che in sosta alla fermata urlano:”Andate al centro! Al centro c’è tanto spazio!” ed è a questo punto che si accende un piccolo caos, poiché da una parte le persone che sono sul tram non accennano a spostarsi, e hanno pure ragione poverini, difficile biasimarli, d’altra parte peraltro coloro che si trovano alla fermata hanno tutto il diritto di viaggiare con i mezzi per i quali pagano biglietto o abbonamento. Dunque, la diatriba è aperta: “E’ giusto che chi sta già sul mezzo possa viaggiare e chi invece si trova alla fermata debba aspettare il mezzo successivo, facendo così tardi e per di più col rischio che anche il successivo sia pieno, dovendo quindi sopportare la medesima pena ?”
Come si risolve la cosa ? Molto praticamente, attraverso il metodo “UNZIP”.
Questo metodo consiste nel aumentare la capienza del bus o del tram attraverso la compressione delle persone. Si attua dando forti spinte e facendo pressione sulle persone che automaticamente si appiccicano l’un l’altra diventando, come le prime comunità cristiane dopo Cristo, “un cuor solo e un’anima sola”. In questo caso si arriva a condividere anche il cervello, le braccia, tutto tranne borse e portafogli, gelosamente custoditi e supervisionati da sguardi polizieschi.
A questo punto un ragazzo esclama: “Evidentemente oggi è il giorno della memoria, ricordiamo l’Olocausto”.
Un signore casca in pieno nella battuta, e non comprendendola risponde seriamente:”Davvero? Perché?”
E il ragazzo: “Viaggiamo stretti come gli Ebrei… non vede?”
Beh, con l’assist servito, la battuta non poteva che riuscire, probabilmente è anche un po’ eccessiva, però comprensibile vista la situazione critica a cui siamo sottoposti; dopotutto, il fisico e la psiche sono messi davvero a dura prova.
Intanto un altro ragazzo, rivolgendosi a una ragazza, dice: “Una volta una mia amica è salita su un tram normale ed è scesa incinta.”
Le battute si sprecano, forse si cerca di distrarsi per ammazzare il tempo che sembra essere rallentato dal caldo o forse dall’autista che va a passo d’uomo nonostante la corsia preferenziale. Sta riuscendo a prendere tutti i semafori rossi, quando è verde rallenta e aspetta il giallo, e quando scatta il giallo si ferma e aspetta il rosso. Secondo me se li prende tutti rossi da capolinea a capolinea vince un premio, altrimenti non si spiega questo fatto.
Comincia a mancare l’aria, siamo troppi e troppo stretti. Qualcuno scende per la disperazione.
Siamo così stretti che è facile fidanzarsi, infatti la vicinanza con una ragazza talvolta è tale che nemmeno con la propria fidanzata si è stati così vicini.
Sembra un film di fantascienza, “2007 – Odissea nel tram”.
Cerco di non pensare che giunto a Termini, dovrò prendere un altro autobus e continuare la Via Crucis.
Sono le 08:35 e siamo a Porta Maggiore.
Molta gente scende, ma che succede ? Chiedo a una signora:
“Mi scusi, che succede adesso ?”
“Eh… ogni giorno una nuova, si è rotto il tram… dobbiamo scendere e aspettare il successivo.”
Incredibile. Sconforto. E il ritardo cresce. Scendo tra il mormorio generale.
Fortunatamente il tram seguente arriva quasi subito, ma sfortunatamente è stracolmo di tutte quelle persone che non riuscirono a salire in precedenza.
Nemmeno il miglior Dante poteva immaginare un contrappasso di tale portata.
Adesso noi che siamo giù osserviamo i volti soddisfatti di quelli che sono sul tram e che sorridendo sotto i baffi stanno consumano la loro vendetta.
“In quale girone dell’inferno mi trovo oggi ?” , penso tra me e me.
E mi rispondo anche.
“Il girone dei pendolari a Roma, uno dei peggiori, dove solo i più pazienti e tolleranti sopravvivono… ma chissà per quanto…”
Qualcuno cerca di usare il metodo UNZIP per salire, ma io ci rinuncio, sono troppo stanco e già troppo in ritardo, preferisco arrivare in salute all’ufficio.
Dopo altri cinque minuti giunge un altro mezzo, stavolta c’è spazio, posso riprendere il mio cammino verso la santità.
Non manca molto verso la destinazione tanto ambita, comincio a sentirmi meglio a tale pensiero. Intanto mi godo alcune scene grottesche, di quelle che capitano praticamente tutti i giorni.
Ci sono, infatti, quelli che si piazzano davanti le porte e lì sostano, come se dovessero scendere da un momento all’altro, ma in realtà devono giungere al capolinea; così facendo si beccano ogni due minuti l’insulto da parte del soggetto di turno che deve scendere e si era messo in fila supponendo che colui che gli stava davanti avesse buon senso, e non ponendo la mitica domanda:”Scende alla prossima ?”.
Guai a non fare questa semplice domanda.
Affidarsi alle supposizioni può risultare comodo ma è molto pericoloso oggi giorno, visto che il buon senso non esiste ormai più e siamo nel regno dell’assurdo.
Fermata. Succede quello che temevo accadesse.
Le porte si aprono. Molte persone devono scendere, ma il tizio in sosta (vietata) che sta in prima fila non si muove e blocca tutti.
“Allora si muove ?”
“Perché si mette davanti alle porte se non deve scendere ?”
“Mi fa passare per cortesia!”
“Si sposti!”
Dopo un po’, questo piccolo putiferio si placa, si ripeterà comunque alla fermata successiva se quel genio non si sposterà da lì.
Poi ci sono quelli che stanno seduti e si ricordano solo all’ultimissimo minuto che debbono scendere.
La scena è questa.
Il tram arriva alla fermata, si aprono le porte, la gente scende.
Il tizio è ancora seduto. Le porte cominciano a chiudersi. Improvvisamente lo stesso si ricorda che forse deve scendere, si alza di scatto e, sgomitando e divincolandosi come può, comincia a chiedere:”Permesso! Permesso! Scusate….devo scendere!! Mi scusi, autista, può aprire ??”.
Ora, a questo punto le sorti sono nelle mani del conducente, tutto dipende dalla sua misericordia.
Sulla base delle ultime statistiche, nel 93% dei casi l’autista fa finta di nulla, chiude le porte e prosegue il suo viaggio.
Ripartiamo.
Sono le 08:48. Piazza Vittorio Emanuele.
Qui molta gente scende e finalmente si può tornare a respirare e a riprendere l’uso degli arti superiori e inferiori.
Ormai manca poco alla Stazione Termini, da lì prenderò un altro autobus, o due se il 70 non passerà, e giungerò in ritardo all’ufficio, ma almeno arriverò, di questi tempi e con questi mezzi è già qualcosa.
Ore 09:13.
Sono arrivato.
Stanco e sudato.
Roma. Ore 07:10. Il suono della sveglia del cellulare mi butta giù dal letto.
“Azz… ma allora era un incubo ?” – mi chiedo.
Già… doveva essere proprio un brutto sogno, perché la realtà non è questa, per fortuna.
Altrimenti, sai che vita, ogni giorno una giornata in quel modo.
Ogni giorno, vivere una quotidiana follia.
per evitare grossi problemi bisogna uscire molto presto di casa .....
RispondiEliminacapisco e condivido il problema. Da L.go Telese a P.za Navona però sono 7 km. Se vai a piedi 7km in 1h20 li fai comodamente, in bicicletta ancora prima. Sono ironico per non essere isterico
RispondiEliminaStupendo, bravo! E finalmente qualcuno che sottolinea l'imbecillità di molti autisti atac che vanno a due all'ora fregandosene dell'utente che deve andare a lavoro.
RispondiEliminaArticolo molto divertente, mi ha fatto sorridere e amareggiare, perchè mi ha riportato alla mia quotidiana lotta per arrivare in ufficio!
RispondiEliminada largo preneste a piazza navona sono sette kilometri..fatti un motorino e ci arrivi in dieci min..state ancora ad usare sti mezzi pubblici. Muovendomi in moto è vero che rischio la vita,ma almeno il 15 min arrivo in ufficio,lo stesso vale per tornare a casa,e mentre voi siete impantanati in mezzo al traffico o attaccati all'ascella di qualcuno io sono comodamente disteso sul divano del mio salotto...
RispondiEliminametro roma
RispondiEliminanella metro di roma l'estate fai la sauna,
in inverno prendi il raffreddore
tram roma
troppo risicati per l'utenza
cordialità autisti
nessuna domanda è possibile dare , nessuna risposta viene data, siamo considerati solo come animali
autobus roma
impossibile guardare dal finestrino, sedili rotti, mezzi pubblici di 30 anni che ogni mese si rompono,ritardi cronici
costo servizio pubblico roma
scandalosamente caro per il ritorno che ha l'utente, alla fine vedo chiaramente che gli zingari non pagano i tornelli li saltano tutti, suonatori ovunque, indiani che non ne ho mai visto uno che appena sale il controllore rimane con il biglietto in mano e non scappa
giudizio turisti roma
la cosa triste è che i turisti scappano, vedo con i miei occhi gente con gli occhi di fuori che vedono la nostra "capitale" ridotta come un paese del terzo mondo, Turisti che preferiscono andare in Spagna ed abbandonano l'italia
come si affrontano emergenze a roma
avete presente la neve di 3 metri che fa in russia?
ma facciamo pure un esempio banale, neve di un metro a Monaco.Ebbene a Roma basta una grandinata di 15 minuti per BLOCCARE una capitale!!!
a new York fanno uragani con venti di 60kM/H? a roma basta una pioggerellina per bloccare: BUS/treni/tram/metro/
giudizio romani
i romani stanno scappando non se ne può piu, gli indiani vendono e noi andiamo via, tra poco resteranno solo SUK
caro anonimo delle 9,36 sei un signore. Tutti in moto, dai, come a Bangkok, Hanoi, Phnon Phen... Dichiarazione di resa incondizionata alla subcultura della sopravvivenza fine a sé stessa
RispondiEliminapurtroppo il traffico non è altro che lo specchio dei problemi di una città
RispondiEliminaNei paesi sopra citati i trasporti pubblici sono quasi inesistenti, e chi non ha il motorino non potrebbe andare a lavorare, stessa cosa succede a roma, che per riuscire ad andare al lavoro si è costretti ad andare con i mezzi propri,ovviamente congestionando ulteriormente le strade e riempiendo tutti i parcheggi all'inverosimile
Oggi ho ripreso un autobus dopo molto tempo di scooter, dopo aver atteso qualche minuto finalmente intravedo il mio. Il bello è che prima della fermata c'era un bel furgone messo a cazzo (bello chiuso e parcheggiato) che ha bloccato tutto per far deviar il mio autobus...ed'è stato solo il primo (e non ero nemmeno salito dul mezzo) di una lunga serie
RispondiElimina...mai più
Appunto Sam, l'accettazione di un simile modello semplicemente certifica la subcultura a cui roma si è autocondannata
RispondiElimina7 kilometri li faresti in bici in 20 minuti (considerando stop e semafori e una andatura lenta).
RispondiEliminaIl vantaggio rispetto allo scooter è che puoi sfruttare eventuali marciapiedi se la strada è pericolosa o troppo trafficata.
Gli stessi marciapiedi li puoi sfruttare per spingere la bici a mano se ci sono salite e non vuoi arrivare a lavoro sudato.
Quando prendevo l'autobus per andare a lavoro avvertivo, prima di salirci, ansia, stress e un leggero senso di panico.
Una volta dentro, stretto come una sardina, non vedevo l'ora che tutta quella sofferenza finisse
in fretta...
Con la bici ho dimezzato i tempi per andare a lavoro e mi sento molto molto meno stressato.
Oltre al fatto che la bici, a differenza di scooter, maghina e mezzi pubblici ti permette di muoverti aggratis..(aspetto da non trascurare in tempi di crisi).
ciao
BICICLETTA ELETTRICA. non si fatica, niente (quasi)manutenzione,niente bollo,niente assicurazione,zero fatica. costano 600 euro...
RispondiEliminase invece preferite subire ogni giorno questo schifo....continuate cosi'!
7km sono quasi fattibili
RispondiEliminama:
-per chi abita lontano? e ci sono persone che abitano a 20km
-per le salite?
-quando piove?
-in inverno? con il gelo?
-ad agosto con 40gradi? tutto sudato?
non sempre è fattibile la bicicletta
OK che con 600 euro ti compri la elettrica che ti aiuta, ma elimini parzialmente il problema, sempre come sopra
io non posso sopperire alle mancanze del comune (SOLDI NOSTRI) con ulteriori spese mie
qualcuno sà dire cosa non è peggiorato da quando c'è marino sindaco ?
RispondiEliminaIn un anno la situazione è precipitata. Non si capisce cosa abbia fatto questo signore genovese in quasi un anno a fronte di un lauto stipendio.
Alemanno è stato oggetto di una campagna feroce (itnendiamoci, spesso giustamente, non sto difendendo nessuno) ma se il sindaco fosse stato ancora lui oggi, con la situazione che ci ritroviamo, ci sarebbero stata ben altra contestazione da parte di cittadini e stampa.
La verità è che oggi Roma è una città assolutamente fuori controllo. Siamo a livello di terzo mondo ma nel vero senso della parola, non come eufemismo.
Cosa sta facendo questa giunta ?
Lo zero assoluto.
Se chi prende il bus piange, di certo chi prende la metro non ride...
RispondiEliminametro A: ore 8 (ora di punta). Stazione Cornelia. Vandalismo assoluto. Metà tra scale mobili, macchine per i biglietti e tornelli fuori uso. Tantissimi entrano dai tornelli aperti. Nessuno controlla.
Sulla banchina immondizia e vandalismo, più un bel lago di piscio nauseabondo lasciato dagli zingari che bivaccano abitualmente. A dipetto del monitor che indica 1 minuto, il treno arriva dopo quasi 4 (cronometrati). La metro arriva già piena praticamente dal capolinea battistini che è la precedente fermata.
La porta si apre con un sibilo ad altissimo volume (ma chi controlla i segnali acustici?) e si entra con grande difficoltà. Gli immigrati sono la metà della gente e se ne farebbe volentieri a meno, speciamente di quelli che si portano borsoni di roba contraffatta.
Si arriva a termini tra sudore e fatica.
A termini immondizia e confusione come al solito. Gente che va contromano. Scale mobili spesso spente. Cambio per la linea B verso rebibbia. Banchina strapiena e gente che bestemmia. Dopo 5 minuti arriva il treno ma è troppo pieno e la gente troppa sulla banchina per riuscire a prenderlo. Apetto il successivo che viene dato a 10 minuti perché nel frattempo c'è quello per conca d'oro. Totale attesa quindi 15 minuti (nell'ora di punta a Londra o Parigi avete un treno al minuto).
Salgo sul treno successivo, ovviamente devastato dai vandali. Anche qui, odore nauseabondo e sudore. Il viaggio viene ulteriormente "allietato" da una cantilena ripetitiva e ossessionante fatta da ben 6 messaggi (in italiano e inglese sgrammaticato) tra una stazione e l'altra. Si arriva a rebibbia. Il piazzale antistante già pieno di venditori abusivi, a ricordarvi che siamo in bangladesh e non in una capitale occidentale.
Anche oggi quindi da parte mia và all'ATAC il mio più sentito disprezzo e profondo odio, nella speranza che la dirigenza ATAC possa morire tra sofferenze indicibili.
A Sam vorrei però dire questo: non è questione di "mezzi vecchi", ma di scarsa manutenzione degli stessi. Questo è il vero problema.
RispondiEliminaLeggendo questi post deduco che gli autobus non passano mai e sono sporchi, la metro ha poche linee e anche lei si fa attendere.Come si fa a biasimare chi prende la macchina ordunque?
RispondiEliminaNessuno biasima chi prende la macchina, si biasima chi parcheggia a membro di cane
EliminaIl discorso sul trasporto pubblico a Roma è complesso, e spazia in vari campi. Possiamo dire che, fondamentalmente, a Roma ha sempre funzionato male (oggi poi non ne parliamo) anche per il principio base sul quale esso era concepito, cioè "portare gli mpiegati al ministero a scaldare le sedie". In città industriali come Torino e Milano, invece, il trasporto pubblico da sempre ha funzionato meglio di Roma perchè era stato concepito per "portare gli operai nelle fabbriche a produrre". Ad ogni modo, a parte queste differenze, purtroppo regna ancora nel nostro paese una certa mentalità provinciale ed individualista (specialmente al centro-sud) secondo la quale muoversi con i mezzi pubblici è da pezzenti, mentre l'automobile è vista come il mezzo di trasporto dei benestanti. In nazioni più evolute, come la Svizzera, la Germania o la Gran Bretagna ed altre ancora, si ha invece una visione totalmente diversa del trasporto pubblico, il quale trasporta veramente tutti, dall'operaio al benestante al politico, e di conseguenza è chiaro che, nelle suddette nazioni, funziona molto meglio.
RispondiEliminaChe poi più gli autobus non passano, più si prende la macchina, ma più si prende la macchina e più si ostacola la marcia dei bus, e quindi il fenomeno si autoesalta.
RispondiEliminaMolta gente farebbe volentieri a meno dall'auto per via dello stress e dei costi ma l'uso dell'auto privata è (purtroppo) in molti casi inevitabile. La rete di trasporti è infatti stra-satura e la metro (unico rimedio veramente efficace) è sottodimensionata, sia in termini di linee che di frequenza. Andrebbero costruite in fretta altre 2 o 3 linee ma i costi e i tempi per fare una linea di metro a Roma sono il triplo (o più) che nel resto d'europa.
RispondiEliminaIl nodo vero è estirpare la corruzione e la burocrazia.
Sto andando a prendere l'autobus con grande tristezza perché non so cosa mi aspetterà. Sempre peggio.
RispondiEliminaMi è venuto in mente che, qualche anno fa giravano autobus Atac a Metano, ma che fine hanno fatto?
RispondiEliminaAnkara (Turchia):
RispondiEliminanegli ultimi venti anni sono state costruite 3 linee di metro e altre 2 sono in costruzione avanzata
Roma (Bangladesh):
negli ultimi venti anni sono stati costruiti 2 prolungamenti per un totale di 8 stazioni
Metro di Ankara: pulita, efficiente, in attivo finanziario (se non paghi ti stangano)
Metro di Roma: lercia, con frequenza da treno regionale, in passivo finanziario (non paga il biglietto il 40% dei viaggiatori, nessuno controlla)
Per Caterpillar: gli autobus a metano circolano tuttora a Roma, e sono di due tipi: IVECO CityClass Cursor CNG (4101-4500 e Citelis (4501-4525).
RispondiEliminaA proposito di metropolitana: leggete questo articolo, scritto da un mio amico, su questo stesso sito:
RispondiEliminahttp://www.romafaschifo.com/2013/12/che-differenza-passa-tra-la-metro-b-e.html
E non è finita. Date un'occhiata a quest'altro link:
RispondiEliminahttp://it.wikipedia.org/wiki/File:StazionePiscinola26.jpg
Allora, quella che si vede nella foto è la stazione di Piscinola-Scampìa, sulla metropolitana Napoli-Aversa. Notate la pulizia della stazione e la sua luminosità (e siamo a Scampìa). E riconoscete il treno. E' un convoglio ex metro A, ceduto a Napoli e totalmente risistemato, che effettua un ottimo servizio.
Sto parlando di Napoli, Campania, Italia
Stupefatto dalla metro di Scampia.
RispondiEliminaBasterebbe quello per farci un post intero.
Per Caterpillar: voglio stupirti ancora di più. Dai un'occhiata a quest'altro link sulle stazioni dell'arte della metropolitana napoletana, linee 1 e 6.
RispondiEliminahttp://www.metro.na.it/metro/index.php?option=com_content&task=view&id=687&Itemid=212
Aggiungo che sulla linea 1 napoletana, nonostante il deposito sia vicino a Scampìa, non circola neanche un treno imbrattato o sporco, perchè la MetroNapoli (ora confluita in ANM) non ammette treni imbrattati sulle linee da lei gestite.
RispondiEliminaE addetti di stazione e vigilanza controllano e come!
Si dovrebbero chiamare ufficio dei Mali culturali. Se ci fosse qualcuno, un pezzi di novanta in quest'uffico, e dovesse prendere quel tram, potreste stare tranquilli che qualcuno si fosse mosso già. Ma visto che il tram serve soltanto a noi, pecore mortali, non puo interessare a "questi signori"! Avessere tanto interesse nelle aree archeologiche (al Forum in particolare) che sono quasi sempre strapieni di spazzatura da messi e anche da anni. Che si vergognino!!! Queste sono le riforme, ANCHE, le riforme che pretendiamo. Basta burocratici negli uffici!!
RispondiElimina3 ore di pappardella immonda nel raccontare particolari e luoghi comuni....ma fatte na bicicletta e non rompere i cogli0n1 :D
RispondiEliminaOppure una Smart...
RispondiEliminaCerto, come no: continuiamo a riempire Roma di automobili, automobiline e quant'altro; poi però non lamentiamoci di inquinamento, traffico e consumo di spazio...
RispondiEliminaQuoto! Non si biasima chi usa la macchina ma chi la usa parcheggiando senza rispettare nessuna regola.
RispondiElimina(Ps poi c'è anche la sottospecie di quelli che la guidano senza nessuna regola).
Sì, ma il problema è che più automobili girano e meno autobus passano, perchè più traffico si crea e più diminuisce la velocità commerciale dei bus; questo si traduce in minori corse e maggiori costi di esercizio (che paghiamo noi...)
RispondiEliminaEsatto, e non solo: più traffico si crea, più i servizi di pronto intervento (ambulanze, vigli del fuoco e forze dell'ordine) possono intervenire con minore celerità.
RispondiEliminaSì, e poi si è costretti a fare le "domeniche ecologiche" per abbassare il tasso di inquinamento atmosferico creato dal traffico automobilistico privato...provvedimento che, poi, non risolve il problema alla radice.
RispondiEliminaSmettessero con le domeniche ecologiche, rompono solo i coglioni.
RispondiEliminaSì infatti: come ho detto, non risolvono il problema di fondo.
RispondiEliminaPotete ancora sostenere che il servizio pubblico non funziona perché la gente prende la macchina? Gli autobus non ci sono! Sono strapieni, quindi chiaramente in quantità insufficiente.
RispondiEliminaP.S. sono d'accordo che il traffico privato ostacoli quello pubblico, ma nella velocità di transito, non nella sua frequenza.
Ma la frequenza di una linea dipende anche dalla velocità commerciale: se una vettura copre un percorso in minor tempo perchè non trova traffico, può automaticamente fare anche più corse. Di conseguenza, in una linea inserita nel traffico, avere una frequenza elevata richiede l'utilizzo di più vetture rispetto ad una in sede propria, quindi automaticamente i costi di esercizio di una linea di autobus in sede promiscua sono maggiori rispetto ad una con corsia protetta.
RispondiEliminaEsatto, confermo quanto ha detto Anonimo febbraio 25, 2014 10:59 PM. Poi, per chi volesse approfondire alcuni concetti su trasporti e mobiltà urbani, consiglio di leggere questo articolo:
RispondiEliminahttp://www.uniroma2.it/didattica/TUM/deposito/D1_Classificazione_e_Prestazioni_sist._TC.pdf
Poi è chiaro che il trasporto pubblico romano funziona male non soltanto per il traffico automobilistico, ma per tutta una serie di altri motivi, che sarebbe troppo lungo elencare.
RispondiEliminaPotete elencarli lo stesso? Grazie delle risposte.
RispondiEliminaAllora, cerchiamo di sintetizzare i discorsi. I motivi del malfunzionamento del trasporto pubblico romano sono molteplici, e spaziano in vari campi. Prima di tutto la rete di trasporto romana è inadeguata alla domanda che viene chiamata a soddisfare: troppe linee di autobus e troppo lunghe, nonchè troppo poche linee su rotaie e scarsità di percorsi in sede propria, e questo è un motivo di carattere tecnico. Poi ci sono motivi di carattere sociale e politico: la realtà è che in Italia (centro-sud in special modo), ancora abbiamo una visione dell'automobile (al di là di effettive comodità che essa può offrire) di tipo "status-symbol", ossia la vediamo ancora come un simbolo di appartenenza ad un determinato ceto sociale e/o di benessere, anzichè di puro strumento di trasporto da usare in certi casi, e questo porta talvolta ad un suo uso eccessivo. Di conseguenza, è chiaro che il trasporto pubblico, inserito in questo contesto, tende a perdere la funzione primaria di sistema portante di mobilità urbana per limitarsi a svolgere quello, molto più modesto e riduttivo, di trasportare essenzialmente chi non può permettersi di andare in automobile. Ecco allora che (e qui passiamo nel discorso politico) anche la politica tende a non fare investimenti seri e mirati sul trasporto pubblico, e quest'ultimo non può che funzionare male, come logica conseguenza di tutto questo. A tutto ciò aggiungiamo anche che i politici nostrani non usano i trasporti pubblici, a differenza di quelli d'oltralpe, ed ecco che il quadro è completo (negativo, appunto).
RispondiEliminaLa cosa ironica di tutto questo, poi, è che Roma, nel campo del trasporto pubblico, in passato ebbe vari primati, talvolta anche in campo mondiale. Ad esempio, ebbe: il primo tram elettrico italiano (1890); il primo tram a carrelli italiano monodirezionale (MRS) progettato da un ingegnere dell'allora ATAG, Roberto saglio, nel 1926; nel 1938 l'ing. Mario Urbinati, direttore die esercizio della STEFER (lontana antenata della Met.Ro., poi confluita in ATAC) progettò per le tramvie urbane Termini-Capannelle e Termini-Cinecittà un tram rivoluzionario ad alta capacità di trasporto, articolato in due sezioni collgate con un sistema di snodo brevettato con la ditta Stanga di Padova (giostra Urbinati) ed applicato, per la prima volta al mondo, su un tram per Roma, la vettura 401 della STEFER (tuttora esistente ed in corso di restauro in Piemonte: circolerà poi a Torino come tram storico); nel luglio 1949 venne inaugurato sulla ferrovia Roma-Lido il primo treno navetta italiano con locomotore completamente telecomandabile dalla carrozza opposta onde rendere possibile la guida bidirezionale, progettato dal direttore di esercizio dell'epoca, ing. Giovanni Sirletti, con il capo servizio trazione p.i. Andrea Buranelli; nel 1955, la metropolitana linea B Termini-Laurentina fu la prima metropolitana in Italia a tutti gli effetti, e così via.
RispondiEliminaComunque, per chi fosse qui interessato ad approfondire il discorso storico-tecnico sul trasporto pubblico romano, ci sono diversi siti internet che ne parlano in modo abbastanza esaustivo. Uno è questo:
RispondiEliminahttp://www.tramroma.com/tramroma/
Questo articolo, poi, chiarisce qualche altro piccolo punto sulla situazione romana:
RispondiEliminahttp://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_dicembre_20/metro-c-l-incompiuta-imbarazzante-ec4ba3ec-6948-11e3-95c3-b5f040bb6318.shtml
...con ulteriori dettagli qui...:
RispondiEliminahttp://www.tramroma.com/att_roma/proclami/metro_c.htm#ult_metroc
...e qui:
http://www.tramroma.com/common/letteratura/docs/alesse.htm
come vedete, "non ci resta che piangere..."
ho la matematica certezza che se ci fosse l'obbligo di pagare il biglietto, la metà della gente (specie sulla linea che passa su via prenestina) resterebbe a terra e si viaggerebbe in maniera decorosa.
RispondiEliminaaltra piaga è la lentezza dei carri bestiame chiamati tram causata anche dalla incompetenza degli autisti. questi non capiscono o non sanno proprio di svolgere un servizio pubblico di trasporto, no loro guidano il tram, sono pagati per guidare non per trasportare le persone 2642633
Finché non faranno le corsie preferenziali per i mezzi pubblici , mezzi di soccorso , ecc ecc.. Roma sarà sempre così... Non è colpa delle troppe auto.. Ma dell'inciviltà di che le guida senza rispetto , parcheggiando in doppia fila oppure ostruendo il passaggio... ( ultimamente non ricordo dove , ne hanno dovuta spostare una a mano se non erro ) personalmente poco tempo fa, essendo senza auto nell'attesa di acquistarne una , mi è capitato di prendere dei mezzi pubblici ed ho notato con dispiacere che non è cambiato nulla ( anzi ) da quando 15 anni fa , andavo a lavoro tutti i giorni con i mezzi pubblici.
RispondiEliminaA quanto pare Roma sembra ingestibile... ed io che credevo in Marino la panacea di tutti i mali..
Qui serve qualcuno con gli attributi veri, che vada avanti per la sua strada senza guardare in faccia nessuno.. Ma dopo si sa.. Passi per quello cattivo.
Purtroppo, all'atto pratico, il politico di turno non vuole prendere
RispondiEliminataluni provvedimenti restrittivi perchè teme di trovarsi l'opinione pubblica contro e, quindi, di non essere più votato. E questo vale in tutti i campi, non solo in quello trasportistico.
scusa, ma perchè non usi una bicicletta per andare da largo telese a piazza navona? prova con una pieghevole, la potresti parcheggiare anche sotto la scrivania o dentro un armadio.
RispondiEliminaper stare alle nove a piazza navona usciresti alle 0830, credimi.
Il problema dell'utilizzo della bicicletta a Roma, secondo me, è nell'inciviltà degli automobilisti, che rende alquanto rischioso l'utilizzo di questo mezzo di trasporto, a meno che non si hanno piste ciclabili nelle immediate vicinanze. Io stesso, che possiedo una mountain bike, per un certo tempo l'ho usata nel traffico, ma poi la utilizzo esclusivamente sulla pista di viale Angelico, dove abito. Tra l'altro, il problema è che non tutti possono avere il fisico adatto per andare in bicicletta (anche se fa bene andarci, ovviamente).
RispondiElimina3grazie mi hai fatto piegare in due dalle risate!
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