31 agosto 2013

San Giovanni in Laterano. Continua l'incredibile mercatino del rubato






Dalle foto non si capisce molto, ma chi è interessato potrà tornare su Degrado Esquilino, a questo link con video eloquente, che se n'era occupato qualche tempo fa. E' incredibile che nel parco di Via Carlo Felice si svolga, ogni mattina, un mercatino di roba rubata e trafugata dai cassonetti. E' incredibile in se ed è incredibile pensando che siamo di fronte a San Giovanni in Laterano, la cattedrale della città. Come se ci fosse un suk di robaccia rubata davanti a Notre Dame de Paris o a Saint Paul a Londra. E per di più qui siamo in un'area verde, dove giocano i bambini, in mezzo alle pulci ed alle malattie che possono portare i prodotti tirati su dai cassonetti...
(foto Jose C.)

30 agosto 2013

Piazzale Romolo e Remo. La terrazza che affaccia su Circo Massimo ridotta a coacervo di avvilente sciatteria









Seguo spesso il vostro blog e mi ripromettevo da tempo di mandarvi qualche segnalazione di degrado urbano, ma non avevo mai la macchina fotografica a portata di mano, l'altro giorno ne ho avuto finalmente la possibilità. 

Durante una breve passeggiata nella zona del Circo Massimo per godermi la calma ferragostana ed ammirare una Roma finalmente a misura d'uomo, e non d'automobile, sono passato dal Belvedere Romolo e Remo che si trova sul punto più elevato del Circo Massimo. qui il degrado domina da tempo immemorabile, pur essendo un punto di vista ovviamente obbligato per i turisti. 

Tralascio i commenti e lascio la parola alle fotografie, che hanno come oggetto:
- la recinzione in travertino con catena pesantemente danneggiata
- il furgone che massacra la vista dell'Aventino (è autorizzato a sostare lì?)
- l'erba che prospera allegramente
- il cartellone che "dovrebbe" (evidenzio il condizionale) dare informazioni sul cantiere di scavi archeologici all'interno del Circo Massimo

Quello che più infastidisce è che gli interventi di ripristino potrebbero essere fatti rapidamente e senza spendere grandi cifre (la panchina mancante è composta da tre pezzi di travertino, ugualmente di travertino è la colonnetta spaccata della recinzione, il cartellone del cantiere non penso sia una "grande opera" da ripristinare); e vista l'importanza storico-artistica del luogo,  questa sciatteria è ancora più avvilente.
Andrea N.

*Caro Andrea,
se il Belvedere Romolo e Remo fosse a Parigi o a Vienna ci sarebbe una lieve struttura in legno per la somministrazione e alcuni bei tavolini in ferro battuto per poter sorseggiare un po' di champagne osservando le rovine al tramonto. Posti di lavoro, qualità, pulizia, tasse, servizi di livello per i turisti di fascia medio alta. Il tutto occuperebbe circa un terzo dello spazio e avrebbe l'onere, per poter operare, di manutenere la sua area e tutto il resto dell'area anche quella priva di tavolini e libera. Fin tanto che la valorizzazione commerciale e di business del suolo pubblico (unica strada per trovare le risorse per fare qualità) sarà demandata alle mafie (quella dei camion-bar è una) allora il degrado nessuno avrà mai la forza di combatterlo.
-RFS

29 agosto 2013

Roma e l'incubo di quella terribile miscela di ossigeno e idrogeno che si chiama... acqua. Un racconto

27 agosto 2013 - Ore 14.00

Le previsioni parlavano chiaro. L'allerta era stata diramata da giorni.
L'evento da tutti paventato sarebbe avvenuto, non vi era più alcun dubbio in proposito.
Tutto era pronto. La Città Eterna stavolta avrebbe risposto da par suo. Era preparata.
Preparata all'ennesima catastrofe, naturalmente.

Ore 14.30

Alcune zone della Città stavano già iniziando a vivere il dramma. L'evento epocale stava cominciando a materializzarsi: terribili molecole di H2O, aggregate indissolubilmente tra loro da inscindibili legami covalenti a formare enormi ed inquietanti gocce di acqua stavano cadendo inarrestabili oramai da minuti dal cielo plumbeo e minaccioso.
Il mondo intero, da Pomezia a Valmontone, aveva gli occhi puntati su questa tempesta perfetta, in grado di annientare anche il più organizzato ed efficiente villaggio del Bangladesh.
Il popolo pendolare ormai già fremeva, conscio del proprio ineluttabile e drammatico destino.
La pioggia scendeva ormai da un'eternità, ben più di 30 minuti, provocando con la sua immane forza distruttrice, danni alle moderne e innovative strutture di trasporto della Città.
Inevitabilmente queste ultime, nonostante l'elevato e ben noto livello di manutenzione e affidabilità, iniziavano a cadere ad una ad una, come cipressi spazzati via da un'onda d'urto nucleare.
I primi dispacci dalla centrale di controllo trasporti comunale già evidenziavano gli effetti del cataclisma: metro bloccate, strade allagate, bus in panne, treni fermi.

Ore 17.00

Non piove più. La terribile miscela di ossigeno e idrogeno, il composto chimico assassino che cade dal cielo e che sarebbe in grado di ridurre allo sfacelo persino la rete trasporti del più moderno aggregato urbano della Papua Nuova Guinea ha cessato di martoriare con i suoi fendenti la Città.
Ma quasi due ore di questo flagello inimmaginabile e apocalittico non possono non aver inferto profonde ferite alle sue seppur consolidate e efficientissime infrastrutture romane (o romaniche?).
Decido di affrontare il mio destino.
Esco dal mio ufficio e mi reco fiducioso verso la prima fermata della metro A, per provare a raggiungere Termini. Cancelli chiusi. Metro fuori servizio.
Sono però state approntate prontamente le immancabili navette sostitutive.
Peccato che sostituire con delle "navette" il trasporto della metro A in un'ora di punta equivale a voler imbarcare i passeggeri del Titanic su un peschereccio.
Mi dirigo quindi a piedi verso la stazione Termini.

Ore 17.30

Giungo in vista di Termini. Sul piazzale sono assiepate migliaia di persone, pendolari, turisti, in attesa delle navette.
Sembra una scena di "The Day After". Manca solo il fungo atomico all'orizzonte e poi il quadretto sarebbe completo. In compenso assisto allo spettacolo delle facce dei turisti, che vagano di qui e di là come palline di un flipper in cerca della direzione e della navetta giusta, esterrefatte, preoccupate per l'accaduto, dubbiose se si sia trattato di un attentato di Al Quaeda o di una guerra lampo scatenata dagli USA contro l'Italia, ora che non c'è più l'amico Silvio a proteggerla e in crisi di astinenza da conflitto, a provocare un tale disastro.
Ovviamente la maggior parte di loro si ritroverà infine in zone sconosciute della Città, dato che nel marasma totale le informazioni latitano più dei capelli in testa a Pippo Baudo: intere famiglie di coreani trasbordati a Pietralata invece che a Via Veneto, frotte di tedeschi in cerca del loro albergo a cinque stelle superlusso a Prima Porta, gruppi di giapponesi che fotograferanno il colosseo quadrato all'EUR, chiedendosi perché in foto è sempre sembrato tondo…
Io proseguo per il mio percorso, verso i binari della zona imbarco bestiame pendolari laziali (binari 25-29).

Ore 18.00

Sono in attesa del primo treno. Dovrebbe partire alle 18.12.
Una sequela di annunci dagli altoparlanti, però, mi fa capire che non sarà così facile raggiungere casa.
Sono tutti annunci che iniziano con "Si avvisa" e terminano con "Ci scusiamo per il disagio". Il tempo in mezzo alle due frasi, di norma, procura in noi pendolari una sorta di angoscia, creata dall'attesa di conoscere se il disagio ci riguarderà e quale sarà la sua entità.
Per ora nessuno degli annunci riguarda il mio treno e dunque salgo e mi siedo speranzoso.

Ore 18.15

Il treno è fermo. E' innegabilmente fermo.
Primo annuncio…"Si avvisa"…"Ci scusiamo per il disagio". In mezzo ci appioppano i primi 15 minuti di ritardo.
Dopo cinque minuti il secondo annuncio. "Si avvisa"…."Ci scusiamo per il disagio". In mezzo 40 minuti di ritardo.
Il regionale delle 18.34 è sul binario a fianco: parte all'unisono il trasbordo del bestiame sul nuovo treno della speranza.
Ci catapultiamo tutti insieme come granelli di sabbia in un imbuto.
Ci avviciniamo ala porta più vicina del treno in "possibile" partenza. Vediamo lì fermo in prossimità della porta un tizio in camicia azzurra a maniche corte con una scritta rossa sul taschino sblusata fuori dai pantaloni.
Ha un borsello al collo.
Camicia azzurra + Borsello: deve essere un controllore o comunque un addetto Trenitalia.
Lo accerchiamo minacciosi: deve rivelarci quale dei due treni partirà per primo. Lo esigiamo e glielo facciamo capire.
Si schemisce.
Somiglia in maniera impressionante a Kurt Russel, ma con venti anni di più e dopo una sbronza colossale. Boh, forse a Trenitalia li prenderanno così per incutere più timore, penso.
"Non so niente! Sono un autista ATAC che cerca di tornare a casa, come voi!", si difende.
Ovviamente in prima battuta non gli crediamo: oramai gli addetti Trenitalia quando si vedono in minoranza e accerchiati preferiscono mentire e gettare la divisa, come soldati disertori, piuttosto che affrontare lo scontro.
"Dai, dicci se parte prima questo!".
"No, davvero sono un'autista ATAC!". Si gira e ci indica con la mano la macchia rossa sulla camicia.
In effetti c'è scritto ATAC…
Non che la cosa dovrebbe preservarlo dalla furia di qualche pendolare incazzato e con i nervi a fior di pelle. In fondo c'è scritto ATAC, dico ATAC, mica Caritas...
Ancora sospettosi, lo lasciamo perdere e lo scartiamo e ignoriamo squallidamente, come un gratta e vinci appena risultato perdente e quindi inutile.

Ore 18.35

Il carro, miracolosamente, parte.
Un "Ohhh" di sollievo, ma anche e a più ancora di stupore si alza tra la mandria a bordo.
E' un miracolo. Non può essere.
E infatti non è.
Dopo due minuti un annuncio: ci avvisano che, causa disagi dovuti al maltempo ci saranno probabilmente dei problemi durante la corsa. E' una novità: l'avviso preventivo del capotreno. Il senso è più o meno questo: "E bravi, ma veramente voi credete che dopo un cataclisma meteorologico del genere un carro pendolare Trenitalia possa partire quasi in orario e proseguire senza il minimo intoppo fino a destinazione? Guardate, non so come e perché siamo riusciti a partire, ma non ci credo neanche io che sono il capotreno quindi vi avviso: non fatevi illusioni!".
Detto fatto, dopo cinque minuti siamo fermi a tempo indeterminato alla stazione Ostiense.

Ore 18.50

Ripartiamo.
Arrivo a destinazione verso le 19.40.
Ci ho messo quasi il doppio rispetto al normale.
Più che normale, che ormai non esiste più, rispetto all'orario previsto.
Ma stavolta ci stava. Stavolta era una situazione eccezionale. Stavolta addirittura c'era dell'acqua, ripeto ACQUA, che cadeva dal cielo. E' stato come nei film di fantascienza, come in WaterWorld, una WaterWorld de Noantri.

Mario Menditto

Corviale sommerso di immondizia. Ma non tutti gli abitanti se ne fregano








Spedisco le foto che ritraggono le condizioni "pietose" in cui versa il ponte di Corviale. 
Come potrete vedere da una foto che ho "lavorato", il ponte passa proprio sopra il gruppo dei vigili urbani del mio municipio che se ne fregano addirittura della carcassa della motocicletta (rubata) che hanno sopra le proprie teste. 
La pavimentazione è stata strappata e divelta e accatastata in un angolo insieme alla tantissima mondezza.
Ci sono anche delle cacche di cane che "adeguatamente" i padroni hanno deciso di far "depositare" proprio li e che non hanno ovviamente tolto.
I murales sono l'ultimo dei problemi.
Dovete sapere che questo ponte serve specialmente a bambini ed anziani che senza dover attraversare la strada sottostante, possono passarci per poter poi raggiungere la fermata dell'autobus o le scuole, insomma è un ponte che serve tantissimo a noi abitanti di Corviale.
Sapete la naturale conseguenza di tutto ciò qual'è? Che vengono da ovunque per girare documentari, film e videoclip che sfruttano la zozzeria per rendere più "trash" e d'impatto le proprie opere. Mi sono stufato di tutto questo. Chiedo il vostro aiuto per destare l'attenzione e per dimostrare che non tutti gli abitanti di Corviale se ne fregano. 
Claudio D.

27 agosto 2013

Il Nuovo Mercato Testaccio alle prese con la pioggia. Foto e video di un altro piccolo disastro






D'altronde i commercianti lo hanno detto, no? Per funzionare un mercato romano deve essere 'pittoresco'. Ovvero abbaraccato, zozzo, privo di norme igieniche, umido e così via. E allora non si lamentassero se il nuovissimo Mercato Testaccio dopo 15 minuti di acquazzone era già una latrina di Calcutta...

Marciapiedi, piante, edicole. Tutto lo schifo attorno a Piazza della Repubblica. E gli alberi sono ad oggi un pericolo pubblico notevolissimo










Vi segnalo la situazione di degrado di via Vittorio Emanuele Orlando (tra Piazza della Repubblica e Largo Santa Susanna) dovuta all'attività dell'edicola, di aree non ripulite, la presenza di parcheggiatori abusivi, taxi che parcheggiano sul marciapiede della Fontana del Mosè, alberi tagliati usati come cestini, lavori del marciapiede che hanno rovinato il selciato di sanpietrini, lavori per le cabine telefoniche mal eseguiti, ecc.
In particolare i grossi alberi di quercia presenti nell'area sono fortemente attaccati da insetti del legno (Coleotteri Cerambicidi) e ormai deperienti. Le piante sono quasi secche e, come è già accaduto qualche mese fa (vedi foto), cadranno al suolo (le numerose larve scavano gallerie all'interno del legno che rendono instabile l'intera pianta). Sarebbe urgente un'intervento di riqualificazione dell'area con sostituzione delle piante. Anche le piante lungo tutta la via che porta alla Stazione Termini sono attaccate, io consiglierei di non camminarci sotto in giornate ventose...
Carlo

Vi facciamo vedere in anteprima perché, anche oggi con questa pioggia, la città si allagherà come manco l'ultima delle megalopoli del quarto mondo










Le previsioni del tempo non sono tanto rassicuranti. Previsti temporali e nubifragi a Rom Capitale. Ma per fortuna l'Ama ha lavorato incessantemente durante tutto il mese di agosto per affrontare l'emergenza.
Qui vediamo zona Tuscolana, Palmiro Togliatti, Tor Sapienza... Gonfiate il canotto!
Pierino