Una risposta alla disinformazione di questi giorni
La Città dell’Altra Economia è un luogo del Comune di Roma e appartiene, quindi, a tutti i cittadini romani.
Da un paio di giorni un gruppo di persone, poche, che rappresentano realtà che hanno contribuito a rendere quel luogo così poco accogliente, si vuole arrogare il diritto di sottrarlo a chi legittimamente ha vinto dei bandi pubblici e di conseguenza ai cittadini romani.
Dichiarano di voler restituire alla città quel luogo, come se sino ad ora non avessero determinato negativamente la sua gestione e, quindi, lo occupano e chiudono i cancelli a tutti.
Dichiarano che fanno tutto ciò per tutelare l’altra economia, ma quale? le loro imprese e le loro iniziative sono state un fallimento culturale ed econom ico, e ora impediscono alle imprese che hano vinto i bandi di iniziare le loro attività (fermando assunzioni e possibilità di reddito).
Dichiarano che la destra di Alemanno vuole mettere le mani sull’ex Mattatoio e non dichiarano però che in tutti questi anni nessuno gli ha impedito di fare alcunché (sia l’amministrazione di Veltroni che quella attuale).
Denunciano inciuci e pratiche spartitorie nell’aggiudicazione del bando, salvo poi dimenticare di dire che la Commissione ha valutato i progetti, e la distanza tra il primo e il secondo è di ben 20 punti, e dimenticando di dire che al TAR hanno battuto in ritirata.
Ci accusano di accordi “contro natura” ma la storia di AIAB, Agricoltura Nuova e Coop 29 giugno è una lunga storia di impegno comune nel campo dell’altra economia: quella vera che produce e dà lavoro. E che la “famigerata” Cooperativa Integra ha - sì - una storia culturale e politica diversa, ma gestisce servizi funzionali alla Città dell’Altra Economia da diversi anni, e fino a ieri nessuno si è lamentato.
Un po’ di storia e di fatti per far capire a tutti cosa sta succedendo
Nella Città dell’Altra Economia, aperta nel 2007, si insediarono delle imprese con un contratto triennale, alla scadenza dei tre anni il Comune ha concesso proroghe sino al 31 luglio scorso. Molte di queste imprese hanno però chiuso ben prima delle scadenze contrattuali e, quasi nessuna, ha sfruttato le proroghe concesse.
Con molto ritardo, quindi, l’Amministrazione ha proceduto a fare due bandi pubblici:
Il primo bando ha asse gnato a 10 progetti di impresa degli spazi della Città. Si tratta di 10 soggetti che hanno presentato dei progetti di impresa che il Comune ha valutato come idonei all’insediamento all’interno della Città dell’Altra Economia. Le imprese in questione si occupano di attività di produzione e vendita di prodotti e servizi legati all’Altra Economia: una bottega del commercio equo e solidale, una bottega dei prodotti (agricoli e non) delle cooperative sociali, laboratori artigianali per il riuso di tessuti e oggettistica, un’impresa teatrale con un palco attrezzato semovente, un punto vendita e di dimostrazione sull’edilizia sostenibile, una ciclofficina, un’erborista, una impresa per la promozione delle energie rinnovabili.
Il secondo bando ha riguardato la gestione sia delle principali attività commerciali (negozio dei produttori biologici, bar e ristorante) che delle aree comuni (sala convegni, spazi espositivi e piazzale). I vincitori di questo secondo bando non pagheranno nessun canone ma dovranno in cambio fornire i servizi generali per il corretto funzionamento di tutta la Città (pulizia, manutenzione, guardiania, segreteria e reception) e servizi specifici di formazione e tuttoraggio alle 10 imprese incubate vincitrici del primo bando. Questi servizi avranno un costo minimo di 300.000,00 del quale il nuovo consorzio dovrà farsi carico.
Il Consorzio CAE 2.0
Il Consorzio CAE 2.0, ora promotore delle iniziative di occupazione della Città, pur non partecipando direttamente al secondo bando per la gestione ha sostenuto il raggruppamento d’imprese che è arrivato secondo. Questo raggruppamento con capofila la società Ecosistemi S.r.l. (di cui si dirà dopo) è, infatti, costituito da:
- Agricoltura Capodarco (componente del Consorzio CAE2.0, e gestore - abusivo - nell’ultimo periodo, del ristorante presso la Città sino al 31 luglio scorso);
- Equobio Cooperativa di consumo (componente del Consorzio CAE2.0, un suo rappresentante è anche il Tesoriere del Consorzio stesso, e gestore del bar presso la Città sino al 31 luglio scorso);
- ASud Ecologia e Cooperazione Onlus (componente del Consorzio CAE2.0, una sua rappresentante è anche Vicepresidente del Consorzio stesso, e occupante abusivo di un locale nel Modulo 1);
- Stand Up Società cooperativa (componente del Consorzio CAE2.0);
- Biosolidale Distribuzione S.r.l. (società di distribuzione collegata ad Agricoltura Capodarco).
Questo raggruppamento dopo gli esiti del Bando che li ha visti arrivare secondi (a 20 punti di distanza dai vinc itori) ha presentato ricorso al TAR del Lazio per chiedere la sospensiva nell’aggiudicazione della concessione. Nella seduta del TAR del 25 luglio scorso, gli stessi ricorrenti, viste le memorie difensive presentate sia dai vincitori che dall’avvocatura del Comune di Roma, ha preferito ritirare la richiesta di sospensiva. Si andrà nel merito del giudizio a marzo dell’anno prossimo.
Il presidente del consorzio CAE2.0 e altri componenti dello stesso hanno rivendicato (e forse hanno anche contribuito a sostenerne i costi) l’iniziativa - al momento fallimentare - di ricorso al TAR.
Un inciso su Ecosistemi S.r.l., capofila del raggruppamento arrivato secondo al bando di concessione.
Si tratta di una Società a responsabilità limitata che opera nell’ambito delle consulenze ambientali soprattutto per la pubblica amministrazione, è rappresentata legalmente da Daniele Nembr ini. E’ di proprietà della Fondazione Pegaso di cui è unico rappresentate sempre Daniele Nembrini e ha sede a Bergamo. Daniele Nembrini è anche il Presidente della Fondazione Ikaros che opera in Lombardia nell’ambito della formazione professionale e non solo. Daniele Nembrini è uno stimato professionista, noto per la sua appartenenza a Comunione e Liberazione. La famiglia Nembrini è considerata “benefattrice” del movimento di Comunione e Liberazione.
Non avendo indicato nel loro progetto le percentuali di gestione nel caso in cui si fossero aggiudicati la concessione non è dato sapere quali accordi siano intercorsi tra i mandanti e la capogruppo, ma a norma di legge, questa non può avere meno del 40%.
Crediamo che ogni commento a questi dati di fatto sia superfluo e - sia chiaro! - niente contro il movimento di CL e le sue articolazioni economiche, ma che i duri e puri dell’altra economia, come loro ci vogliono far credere di essere, affidino ad una realtà di questo tipo le sorti future della Città dell’Altra Economia di Roma qualcosa dovrebbe significare... e almeno qualche spiegazione dovrebbero darcela...
E veniamo a noi, i vincitori del Bando per la gestione
Il nostro raggruppamento è costituito da AIAB, Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (capofila), Cooperativa Sociale 29 giugno, Cooperativa Agricoltura Nuova e dalla Cooperativa Sociale Integra.
Siamo soggetti, che in tempi diversi e in varie forme, sono stati presenti nella Città. Oggi l'esito del bando rappresenta anche un riconoscimento di questo nostro impegno. Molti di noi, infatti, sono stati tra i primi a credere e scommettere su questo progetto. Le nostre associazioni e cooperative, con l’ampia rete di partner che ci sostiene, rappresentano un'altra economia che quotidianamente mette in pratica un modello di produzione e consumo basato sui diritti e sulla responsabilità sociale e ambientale e crea lavoro di qualità.
Siamo professionalmente preparati ad affrontare questa sfida e il valore di questo consorzio è dimostrato anche dallo straordinario parternariato che abbiamo messo insieme a livello nazionale e internazionale (oltre 40 tra organizzazione ed enti), il meglio di chi oggi lavora quotidianamente per un modello economico alternativo rispetto a quello dominante, dove lavoro, qualità ambientale, coesione sociale, rispetto dei lavoratori e sostenibilità economica stanno insieme.
Oggi la Città dell’Altra Economia ha bisogno di un profondo rilancio. E’ sotto gli occhi di tutti lo stato di abbandono in cui versa. La Città deve, finalmente, aprirsi a tutti i cittadini romani, e allargare lo sguardo a tutti i cittadini italiani ed europei che si rispecchiano nei valori dell'atra economia, per diventare effettivamente il luogo in cui riflettere su un modello alternativo di sviluppo e in cui mettere in pratica l'altra economia. Il nostro progetto rappresenta un'occasione storica per il movimento dell'altra economia di dimostrare che una strada diversa e alternativa è possibile.
Siamo convinti delle enormi potenzialità del luogo, cureremo in particolare il rapporto con il territorio, coinvolgendo i cittadini e le loro forme associate, le famiglie e gli anziani. Il nostro Progetto vuole dimostrare che è possibile fare impresa (garantendo giusta ed equa redditività, lavoro stabile e non precario) ma anche fare cultura nel senso ampio del termine, cioè prom uovere stili di vita e comportamenti all’insegna del rispetto della persona e dell’ambiente in cui vive, promuovendo anche momenti di incontro e svago.
Questo vogliamo fare, nessun snaturamento della vocazione della Città, nessun accordo fatto sottobanco, inciuci o altro. Abbiamo messo insieme le giuste professionalità e abbiamo un programma di attività e di servizi da attivare che potrà rilanciare la Città dell’Altra Economia. Un progetto, il nostro, aperto e inclusivo, per rendere la Città uno spazio publico, uno spazio accogliente e accessibile a tutti.
Al Comitato di indirizzo, promosso dall’ampio partenariato che sostiene il nostro progetto, saranno invitati a partecipare tutte le realtà interessate allo sviluppo dell’altra economia. Uno strumento concreto di partecipazione e inclusione.
E infine un appello
Sinora abbiamo pensato che rispettare le procedure dai bandi di gara, rispondere con gli avvocati ai ricorsi presso il TAR e aspettare che le procedure amministrative facessero il loro corso fosse la strada giusta.
Però ora ci troviamo davanti a chi le regole e le procedure le usa solo quando fanno comodo, è inaccettabile!
Noi Consorzio concessionario e le 10 imprese che devono insediarsi abbiamo diritto ad iniziare le nostre attività, ci si giudichi per quello che faremo, saremo trasparenti, disponibili al dialogo con tutti e inclusivi, ma i soprusi sono inaccettabili.
Ci appelliamo all’amministrazione, alle forze sociali e anche a quelle politiche affinché facciano il loro dovere, ognuno per quanto gli compete.
E a tut ti voi che ci leggete e che volete essere partecipi del rilancio di una Nuova Città dell’Altra Economia chiediamo di aiutarci a diffondere questo messaggio.
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Consorzio Città dell'Altra Economia - CAE
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