Dopo estenuanti trattative il testo uscito dalla commissione parlamentare vede un Decreto Liberalizzazioni solo leggermente modificato. L'unico ambito dove per il governo è stato impossibile mantenere il punto, tuttavia, è stato quello dei taxi. Il potere, a dispetto dei progetti dell'esecutivo guidato da Mario Monti, rimarrà ancora nelle mani dei sindaci, dunque della politica. I sindaci decideranno quante licenze i taxi dovranno avere, i sindaci decideranno le tariffe. Come abbiamo detto il problema in Italia non esiste (Milano ha uno dei migliori servizi taxi al mondo): il problema è squisitamente romano. E a Roma il sindaco è sovente ostaggio dei tassisti stessi: ne deriva che la persona che deve scegliere su una categoria è sotto scacco dalla categoria stessa. Questa persona farà scelte per il bene comune o scelte per il bene particulare della categoria? Rispondetevi da soli.
L'Agenzia dei Trasporti, che comunque il governo istituirà, potrà eventualmente ricorrere al Tar e speriamo che lo facciamo, ma comunque i suoi compiti sono stati indeboliti grazie ad una serie di emendamenti a firma di un parlamentare letteralmente bavoso la cui imitazione porta all'estremo la bravura di Neri Marcorè.
I taxi esultano perché il loro parlamentino di categoria riesce a spostare le decisioni del Parlamento nazionale consentendo alla categoria stessa di continuare a stare fuori dall'Europa e dal mondo. Ma non sanno che si stanno scavando la fossa da soli. Come dicevamo il problema è romano e l'unica preoccupazione per i tassisti romani è di poter continuare ad esercitare un monopolietto a fronte della ampi richiesta della clientela turistica e business della città. A Roma, infatti, nessun cittadino utilizza il taxi. A differenza di tutte le altre città civilizzate i cittadini si spostano con l'auto privata e il servizio di auto pubblica è esclusivamente vocato a trasportare turisti e businessman. Questo sta bene ai tassisti perché queste figure sono anche quelle più facilmente raggirabili. E le tariffe possono essere mantenute alte e il servizio basso in qualità fintanto che ad una richiesta pari a 100 si risponde con una offerta pari a 40.
I tassisti non hanno considerato però che l'unica loro salvezza sarebbe stata aprire il loro mercato, aumentare il numero delle licenze e contemporaneamente chiedere ciò che non hanno la capacità, la lucidità, il cervello per chiedere: far sì che la gente, la gente normale, i cittadini, non i turisti e gli uomini d'affari, piglino l'abitudine a spostarsi di meno con l'auto privata e di più con l'auto pubblica. Significa più ztl, meno permissivismo per la sosta selvaggia, più preferenziali, più isole pedonali, sgravi ai ragazzi che al sabato escono in taxi e così via.
Questo sarebbe stato il nuovo mercato. Fondamentale, cruciale dal momento che il mercato turistico (sempre meno gente verrà a visitare la capitale più degradata, pericolosa, sgarrupata e decadente d'Europa) e quello business (figurarsi!) sono e saranno in calo notevole.
E fu così che, con nostra gioia, pensando di aver colto una grande opportunità, i tassinari sono riusciti nell'intento di essere unica mafia italiana (così si comportano: interferendo con la politica, minacciando di morte, occupando con violenza) incapace di curare i suoi propri interessi. Ben presto questa gente morirà letteralmente di fame. Vedrete se non azzecchiamo anche questa previsione...