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Torno a scrivere a questo straordinario blog per riportare alcune foto scattate in un normalissimo giorno feriale. In pieno centro storico.
Non documentano nulla di nuovo ma non mi stancherò mai di denunciare lo schifo che attanaglia la nostra bellissima città. Le etichette le ho strappate a mani nude da pali e muri nei pressi di via IV Novembre. Erano affissi lungo quella via anche i manifesti che ho rimosso e accartocciato a terra (per poi ovviamente essere gettati in un cassonetto). Nello stesso luogo non mancavano neanche auto in sosta sulle strisce pedonali.
Notevoli anche gli adesivi che coprono un cartello di pubblica utiilità quale quello dei Taxi. A piazza Venezia.
Le "lasagne" lasciate a terra (non da me) si trovavano alla fine di via Nazionale, di fronte allo storico palazzo della Banca d'Italia.
L'ultima foto si commenta da sola.
In piazza dell'Esquilino un signore si è fermato mentre strappavo, dicendomi di farmi i fatti miei (e che sono scemo).
Chi fa stampare queste cose sappia che siamo sempre di più a togliere le loro pubblicità abusive. E che non ci fermeremo mai.
Daniele Brundu*No, non ci fermeremo mai e stiamo diventando un vero e proprio esercito. I Caschi Blu anti degrado. Ma ci raccomandiamo a tutti sull'azione di "educational" sui figli di mignotta che prendono, non si sa bene perché, le difese del degrado. Fermateli, chiamateli, chiedete loro di spiegarvi il loro punto di vista. E poi iniziate a fare le domande voi. Umiliateli. Chiedete loro se conoscono le leggi di questo paese. Perché ritengo che le si possano violare. Chiedete loro quale città europea hanno visitato ultimamente, e se lì hanno visto episodi simili. Chiedete loro se conoscono le teorie socio-antropologiche che spiegano, senza tema alcuno di smentita, che il degrado chiama altro degrado e che, in definitiva, chiama prepotenza, violenza, morte, scadimento della vita sociale, morale e soprattutto economica. Chiedete loro cosa ci guadagnano a vivere nell'inciviltà e a difenderla e cosa ci guadagnano a crescere i loro figli in una città dove non esistono regole e rispetto. Registrate le risposte di questi emeriti pezzi di merda. E raccontatecele. Scriveremo un libro. Altro ché
Io speriamo che me la cavo...